martedì 6 marzo 2018

La politica liquida.

Beppe Grillo, nel festeggiare la vittoria della sua creatura mediatica, con interdizione sciolta solo di recente di offrirsi alla platea e al trattamento dei critici, ha teorizzato la politica liquida della quale il suo movimento è stato il purgante: "li abbiamo biodegradati, disciolti in una impetuosa dissenteria che li ha miscelati dopo averli mal digeriti".
L'immagine ci sta tutta.
I suoi vaffanculo hanno sortito i loro effetti e, d'ora in avanti, non saranno più pronunciati.
Non è vero che l'ideologia non macina più.
Non è più materiale, è diventata liquida.
Assorbendo i movimenti e defecandoli, il M5S - ha detto - è diventato un partito.
Un partito ameba, perché comprendendo ex comunisti, ex democristiani, ex fascisti ( meno, perché sono quasi tutti in servizio permanente nella coalizione di destra ), ex astenuti, può potenzialemnte essere un contenitore neocorporativo di storica fattura.
Non credo proprio che il M5S possa costituire una novità, che sia privo di antenati e di genitori e la sua organizzazione interna gestita dal centro elettronico della Casaleggio & Co. lo rende potenzialmente, ma non originalmente, inquietante.
L'incultura civile vi ha riposto la sintesi combusta delle frustraziooni storiche, in una società senza lavoro stabile ha nostalgicamente richiamato un senso comune patriottico del reddito da non lavoro, da riguardo distributivo, da vendetta, in realtà confermatoria, verso chi non è più in grado di spandere favori.
Una riedizione demenziale della valorialità perduta, anche se mai creduta, un nuovo pretesto utile a illudersi di aver gettato nella merda chi era stato sempre sul bordo superiore della cloaca.    

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