sabato 5 agosto 2017

Una versione locale della guerra a spezzoni. O a tappe?

La guerra ai migranti in fuga dalla guerra si intensifica, anche nella sua propalazione mediatica, proprio ora, a metà dell'estate e, come tutte le guerre, si alimenta di una offensiva propaganda. Nel caso in esame, contro le organizzazioni volontaristiche che assistono le persone senza difesa in ogni parte del mondo.
Si vogliono imporre le truppe a bordo dei loro natanti, ben sapendo quali sono le regole d'ingaggio di questi rambo.
Ricordate i due fucilieri di marina, Girone e La torre ( mi pare ) mandati dal ministro fascistissimo La Russa a presidiare le navi private e mercantili, sulle coste del Kerala, in India?
Dopo qualche anno di orchestrazione diplomatico-giudiziaria, fin troppo ampiamente incensata dalle gazzette e dai telegiornali, con la quale si dipingevano i due sparatori inconsulti come martiri della sicurezza contro una barchetta di pescatori, i due tiratorri scelti se ne sono tornati a casa.
Ebbene, sarebbero personaggi consimili ad ostacolare l'attività degli ospedali galleggianti di Medici senza frontiere.
Anche Gino Strada è stato ripetutamente oggetto di boicottaggi pubblici, dato che la voce dei suoi assistiti non era udibile e non sarebbe stata ascoltata.
Se alcune ONG operano sotto mentite spoglie , non si può asserire solo adesso, a giustificazione di un blocco navale con filtraggio - questo si, ad opera delle autorità politico-militari - che si è deciso alla fine di mettere in atto.
Berlusconi lo aveva appaltato a Gheddafi, rovesciato a cura della neo coloniale Francia, con l'appoggio dietro le quinte di Hillary Clinton e i buoni uffici, per non essere da meno, del compagno Giorgio Napolitano.
Ci stiamo quindi sostituendo a Gheddafi, anche per imitare-contrastandola la Francia, che si riporta su quei lidi "al solo scopo di creare dei centri di accoglienza sul teritorio libico, nei quali operare la selezione dichiarata dei migranti.
Pare che lo faremo, in concorrenza, anche noi.
La contesa economica e strategicamente energetica con la Francia pare essere alla base di queste improvvise iniziative dell'ex compagno Minniti.
Anche Erdogan, in Turchia, si era assunto il compito di contenere e respingere i migranti via terra e quando ha minacciato l'Unione europea di smettere, è stato oggetto di un maldestro tentativo di colpo di Stato. Forse è per questo che - risulta - non ha ancora smesso.
I nomadi, che hanno perso la loro identità e il loro radicamento territoriale, trovano sul loro acqueo itinerario le corvette e gli incrociatori della marina, le ONG, a prescindere, non possono più adoperarsi, i rambo armati prendono il soravvento, con le stesse capacità che hanno dimostrato nelle tre province emiliane, quando andavano per paludi a caccia di Igor.
Le organizzazioni senza fini di lucro non potranno più contrastare l'opera di respingimento neppur dichiarata e non potranno apportare un minimo sollievo ai profughi se non sotto il controllo aramato di stolidi vigilanti, agli ordini di un'ufficialità con l'aria condizionata e, proprio per questo, inclini al rambismo compensativo.
Nulla di originale: i derelitti, scacciati in patria vengono respinti su coste non in guerra, ma in competizione fra di loro, per non lasciarsi subornare e respingere, a loro volta, in un'area di crisi irreversibile, dove i solidarissimi partner dell'Unione europea li relegherebbero, togliendo loro ogni risorsa.
Come hanno fatto con la Grecia e come la Francia, con la sorridente Germania, sta cercando di fare con noi, per tentare un'impossibile psrtnership col barbaro dominatore.
Alla latina: almeno subordinatamente accettabile.
E che vada pure al diavolo l'Italia, come la Grecia.
Il dado - per ora - è tratto: al diavolo, definitivamente, ci andranno le sue vittime.

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