mercoledì 25 ottobre 2017

Si eredita quel che c'è.

Per poco che serva, il vescovo ( con la minuscola ) di una terra accudita, prima dalla solidarietà contadina, non scevra di cattiverie ed invidie, poi dal comunismo scandinavo delle amminsitrazioni post resistenziali, in un empito di riflusso, riveste nuovamente l'attitudine nascosta al soccorso, che  diventa pubblica, strategica di quell'alleanza che il papa aveva preannunciato.
E così il vescovo si porta dietro il sindaco in un tour fra i senza tetto della rinomata provincia, che i suoi poveri li aveva nascosti, ma che ora non può fare finta che non ci siano e che il loro numero ne impedisca l'amministrazione. per cui è diventato necessario frequentarli di persona, non per interposto servizio, non per ideale carità, ma con diurno e notturno impegno nel raccogliere i cocci ed i rifiuti di una società che non prevede sconfitti.
Il fenomeno non sarà superato, non si cerca utopisticamente di superarlo, ma di testimoniarne la solidarietà negata, si.
In termini idealistici, utopistici appunto.
Servirà alla salvezza dell'anima dei soccorsi o dei soccorritori? E come va intesa codesta salvezza?
In termini immanenti, quindi politici, anche se senza lucro evidente.
Si affiancano i derelitti, ma si fa anche simbolo di una vicinanza che, anche se non risolverà niente fra le schiere ignorate dei vinti, sarà a loro di compagnia, si spera senza tentativi di coinvolgimento, né politico, nè religioso.
La loro libertà consiste nella loro inutilità: saranno disperatamente liberi, fino alla decadenza fisica, prima ancora che alla morte, che, come la nascita, non li riguarda.
La loro libertà miserrima viene agita dai soccorritori inaspettati, non invocati, respinti fino a che la debolezza ha il sopravvento, la solitudine rimanda al nulla incombente.
Anche il cagnolino ignaro, sottratto improvvisamente al gioco con i neonati fratellini per essere portato in una casa lontana per fungere da compagnia, che si innamora di chi lo accudisce ed apprezza la comodità del rifugio, si arrende al suo straniamento e ama chi lo ha trasformato in un amico, si adegua, ma il suo assurdo vivere lo richiama, a prescindere, da un atavico contesto nel quale sarebbe lui ad avere compagnia.
Una compagnia fatta di naturale cattiveria, da prevaricazioni ed abusi ed infine dalla morte violenta e gratuita o dall'equivalente abbandono al momento della sua progressiva inabilità.
Comunque utopisticamente si può far del bene, mentre l'algida razionalità lo esclude a priori, ma quel bene si può esercitare solo in termini primordiali, immaturi e quindi solo entro i limiti di una condizione acclarata o di una regressione intervenuta, attenuandosi le quali, verrebbe proprzionalemnte scalzato, diversamente respinto, avvertito come un'interferenza  e non più come un appoggio-
L'efficacia è quindi strettamente correlata allo status quo.
Insomma: la pratica del bene resta monca, insufficiente, la sua premessa è l'immutabilità dell'infelicità, con accentuazioni a volte spirituali o, come di questi tempi, materiali.
Gli uomini del fare passano dalle imprese lucrative al lavoro di strada, i pensieri astratti vengono, per ora, ignorati, la predicazione si fa con i fatti e i vecchi burocrati del comunismo dismesso viaggiano a fianco, ma sostanzialmente a rimorchio di una chiesa con le mani in pasta, anche se maleodorante e putrescente - la pasta e la Chiesa -  raffigurata in uomini, per tutta la parte precedente della loro vita, relagati negli anfratti dell'esistenza, insieme ai loro reietti, che vengono ora offerti sul proscenio, avendo cura di non insignirli di paramenti principeschi, confermando la loro francescana  dimensione popolare, vicaria rispetto al potere, che Francesco abbandonò mentre loro non l'hanno mai conosciuto e, per questo, intrisa di dolore assimilato e piagato lavoro.
L'impegno sarà profuso direttamente sul campo, l'eventuale consolidamento od arricchimento che la carità comporta, sarà riscontrabile solo domani e l'eventuale istituzionalizzazione degli enti preposti, degli strumenti organizzati della relegazione assistenziale, sarà rilevabile solo a cose fatte.
Nel frattempo, il bene accordato non potrà essere contestato e possibilmente neppure messo in dubbio, pena l'anatema sociale, popolare e falsamente sdegnato presso un'aristocrazia tanto vuota e superficiale, quanto ereditaria.
Così i poveri erediteranno, di generazione in generazione scartata, la terra.
Ad accompagnarli, per un breve tratto ci sarà la mitologia cristiano-cattolica, temporaneamente sottobraccio alla sinistra, anzi più marcatamente sinistra evengelica dell'esangue e bisognoso di sostegno crogiolo di indeterminatezze, nelle quali la parte periferica, senza interessi estrinseci, si fa strumento di un'evangelizzazione che domani cambierà riferimento.
In fondo l'amore è mediazione illusoria e maliziosa di credenze originarie rimiscelate nell'occasione e destinate all'usura da noia immobilistica una volta che ci si sia fatti catturare.
A Bologna potrebbe essere diverso. 

domenica 22 ottobre 2017

Festa...per tutti? Ancora non si sa.

Scorrono davanti agli occhi nella confusione degli itineranti verso un obiettivo, a cui ne seguiranno altri, fino al ripiegamento, alla decadenza e alla morte.
Vi attribuiranno un senso, lo tramanderanno, in via dinastica ai figli, ne terranno menzione sulla tomba. 
E mentre sciamano, un passeggero si accascia sul taxi sul quale era appena montato e, riverso, viene massaggiato pesantemente dal taxista ( che ha fatto un corso all'uopo ), sostituito in corsa da un infermiere sopraggiunto, mentre le sue gambe, ancora riverse sul sedile posteriore, restano inerti.
Non se ne accorge quasi nessuno, pochi volgono lo sguardo distrattamente, in altri ancora l'egoismo affonda nel vuoto dello sguardo davanti a loro.
Cerimonie di laurea: le famiglie sciamano con la corona d'alloro e mises femminili richiamanti una freschezza d'altri tempi.  Mignotteria senile.
I congratulanti veri sono pochi, mentre la maggior parte si congratula con se stessa e prova una  felicità riflessa.
La cordata dei laureati si avvia ai luoghi di ritrovo, senza sapere ancora come l'organizzazione dipendente o libero professionale, li cucinerà.
Le raccomandazioni, mentre loro festeggiano, già si dispiegano.
Mentre i coriandoli volano, le acconciature circensi si stampano sul viso dei neo laureati, le bottiglie di spumante per brindisi di plastica sparano tappi ed eiaculano spuma.
Sulla piazza antistante la storica mensa universitaria, alcuni senza tetto, alle undici del mattino, ancora giacciono sotto le coltri raccattate non si sa dove, non più dormienti, ma depressi.
I festeggiamenti, il disordine sovrapponentesi delle foto, degli abbracci e dei baci, non li riguarda come non riguarda gli astanti.
Gli extracomunitari si congratulano e, quando constatano che non riescono a vendere niente, chiedono un obolo per mangiare.
Un'anziana con "Piazza grande" si congratula e poi inneggia: " dottore, dottore del buco del culo, va' a fa'n cul.."
 A f'an cul c'è andata lei insieme a tutti quelli, laureati o non, che si sono fermati prima del termine accademico degli studi o non hanno neppure intrapreso il cammino oppure che se lo sono sudati da poveri o da lavoratori, senza spostare di "un'acca" la loro condizione, anzi accentuandone la frustrazione.
L'invidia, coniugata con la debolezza, completeranno il mosaico dissestato.

Oppure no: gli ambulanti così son nati e così vivranno, apparentemente sereni, nonostante la povertà,  più degli irrealizzati, degli invidiosi, degli arrivisti e dei/le vanitosi/e.
Casomai, di un giorno.  
Da sotto le coltri s'intravede il volto contrariato, ma silente, di uno degli sdraiati, mentre i suoi compagni di camerata, neppure aprono gli occhi: isolati da ogni contesto, del quale effettivamente non fanno parte e dal quale sono ignorati.
Almeno non c'è nessuno che ne chieda la rimozione.
Gli studenti percorrono le vie laterali ed i portici da e verso il centro, in un via-vai  ad una sola corsia per tragitto: sguardi compresi ed espressione chiusa per coloro che vanno verso..e poi ritornano in ridanciana compagnia, in attesa di ripetersi, questa volta festosa.
Poi, poche vie si affiancheranno ancora; per tutti gli altri le vie divergeranno e le corsie saranno solo concorrenziali.
Sempre fra stuzzichini o intorno a un desco, la giornata e poi la notte si alimenteranno di grida, sorrisi, alcool e stupefacenti. Gli abitudinari dell'eros mercenario impiegaranno parte dei denari ricevuti in una ripetizione , ma per l'occasione..come tante altre. I fidanzati o compagni daranno la stura a propositi di investimento prossimi e copuleranno, come a capo d'anno, gratuitamente.
Finché lite non li separi.
Ma che importa?
L'oggi è l'oggi e l'unica realtà o tradizionale cerimonia è qui ed ora.
Il resto è programmabile, ma basterà un terremoto o uno squilibrio, casomai portatosi dietro da età primordiali, a compromettere un sogno.
Oppure ed è quanto auguriamo ai corridori di un lungo itinerario, giunto al traguardo, gli alti e i bassi della vita si sperimenteranno ad un livello materiale comunque più confortevole di quello dei mendicanti e di chi dorme all'addiaccio.
Questi ultimi hanno in parte scelto o si sono trovati nel limbo di chi non lotta più, si estrania e cerca rasserenazione nell'assenza, mettendo in gioco una vita biologica che non gli interessa.
Forse i corridori, giunti al traguardo, si sono conquistati un ruolo nel quale non dovranno prendere ordini da tutti.
O forse ancora, questo avverrà per i tutelati, in favore dei quali sono già partite le telefonate.
Per oggi, festa per tutti.  
  

giovedì 19 ottobre 2017

Senza titolo.

Le cronache della nostra vita, da quelle recitate a quelle letterarie, esulano dalla malattia implicita, nascosta, ma ben presente nella psicopatologia quotidiana.
I pensieri compulsivi, gli effetti dei traumi, l'influenza pesante della famiglia d'origine, tutto quanto è sedimentato nella psiche dall'infanzia, quando le esperienze materiali e morali non sono ancora filtrate da un'ideologia adattatoria e le impressioni si imprimono nell'anima, mentre verranno sepolte, ma non spente, nel profondo, da una serie di ragionamenti e di cultura superficiale, in quanto incapace di fotografare e trasmettere la verità del nostro essere.
Le rimozioni sono diverse: da quella ambientale, sociale, sovrastrutturale, al senso di violata dignità, all'inferiorità indotta da coalizioni formali e non, di esclusione e manipolazione.
Frequenti anche i gesti di pura criminalità precoce, nella quale il senso del danno e dell'umiliazione dei più esposti e deboli, è ben presente agli aguzzini, che non ne traggono alcuno scrupolo e la cui messa in opera non necessita di alcuna rimozione.
Quando l'evolversi della loro vita lascerà quell'approdo crudelmente immaturo, il ricorso mnemonico compiaciuto resterà a concimare l'orgoglio offensivo, accompagnato dal compiacimento per aver colpito a man salva.
Per questo la nostra biografia pubblica non darà mai conto né degli abusi, né delle capitolazioni e le une e le altre saranno escluse dalla valutazione comune.
Sottotraccia, però, le diverse nature, maligne e benigne, si riconoscono, ma solo le prime si metastatizzano, interagiscono in un corpo multimembra, in un'altra figurazione della dea Kalì.
C'è un mondo celato, a volte avvertito, ma mai dichiarato, banalmente noto ad altri, capace di alterare le dinamiche vitali di chi ne è stato l'oggetto, a deformarne la mente e le condotte, in genere autoafflittive.
Fra il provocatore/i e la società morale, corre una solidarietà criminale non dichiarata che fa di ogni profittatore, opportunista, ingannatore, abusante, un elemento perfettamente integrato nel suo ambiente sociale, dopo aver escluso da ogni forma di integrazione, i bersagli di una specifica cattiveria.
Si perché la malvagità trova accoglienza e tutela in ambiti coerenti nei quali la riconoscibilità è la condizione per essere esclusi dalle persecuzioni, per le quali, anzi, si viene arruolati, come prova di affiliazione.
L'originalità, il nervosismo, l'asocialità sono prodotti derivati, ignoti o rimossi, che lasciano indifese le vittime, per le quali qualunque sentimento morale si trova nella condizione di abbandono, gravata da una sterile indifferenza.

mercoledì 18 ottobre 2017

Fantasmagorie.

Fantastici, quegli anni! Scriveva ormai diversi anni fa, Mario Capanna. il mancato architetto della contestazione fra il 1968 e il 1977, diventato scrittore ed attempato esegeta di una falsa rivoluzione, che aggiornò solo i costumi culturali della borghesia.
Ciò non ostante, che la borghesia radicalizzantesi fosse l'unica autentica forma rivoluzionaria storicamente nota, lo diceva lo stesso Karl Marx. La sua prospettiva di superamento dialettico verso l'affrancamento degli schiavi ed il socialismo liberatorio, si inscriveva nel vasto gurgite dell'utopia , così come ingenuamente creduloni furono gli operai che vi si impegnarono in una prospettiva illusoria.
Tanto è vero che i poveri sono rimasti, ma la classe operaia non c'è più.
Neppure il mito è sopravvissuto a se stesso.
Eppure di miti e di fantasticherie bugiarde si alimentano a tutt'oggi i banditori aggiornati dell'eterna menzogna, lanciati fra l'anatema pseudo luterano e l'appropriazione degli elettori espropriati dei loro pelosi rendimenti e dei loro risparmi, da parenti, amici e sodali dei ridicoli epigoni della politica rapinatrice.
In questo senso non c'è soluzione di continuità fra la prima repubblica e l'attuale, tanto che la lotta si è ridotta al contrasto fra i commensali della medesima greppia, ciascuno rivendicante il proprio posto a tavola.
Salvo poi cercare, dopo anni di complice ( nei due sensi ) silenzio, un capro espiatorio, deputato ad una vigilanza che, dai primordi dell'anemica storia repubblicana, è stato autonomo dagli intrallazzi politici e bancari, come ognuno può trarre dalla cronaca.
Ebbene, lo sfacciato Renzie, amico della Boschi e figlio di tanto padre, il suo P.D., affermano che i dissesti e le malversazioni bancarie ( solo le ultime, riguardanti banchette ), sono da ascrivere al tutore dell'ordine mancato, anziché ai ladri.
" Ho sempre lavorato d'accordo con il governo " ha sinteticamente ribattuto il Governatore della Banca d'Italia, quindi, in primis, con la coppia Renzie & Primavera Boschi.
Siamo al dispetto scoutistico, alla marachella celata e disconosciuta, al miraggio del nuovo appetito dei giovani fagocitatori, senza neppure lo straccio di un pretesto politico.
Se la Banca d'Italia non ha mai agito, è stato proprio per la sua subordinazione od impotenza verso una classe politica qualunque, raccogliticcia, a sua volta nominata.
Adesso, con l'ausilio del Casini del caso, se ne cercherà un altro e lo si troverà facilmente, disposto a coprire ancora, a concorrere esternamente in associazione mafiosa, fino a quando gli impenitenti lo scaricheranno.

sabato 14 ottobre 2017

Senza prospettive.

Di scorporo in scorporo, di fusione in fusione, di vendite a spezzatino, di chiusura in chiusura, si dipana da decenni il ridimensionamento dell'Italia e delle sue imprese.
I quattro milioni di posti di lavoro, vantati dal governo con le sue leggi inibitrici dell'art. 18 e con il Job's act, sono tutti precari e le richieste di sussidio temporanee affrettano il prosciugamento delle casse previdenziali.
La bulimia tassaiola di un governo senza poteri e prestigio, le casse dell' I.N.P.S. saccheggiate, per le continue richieste di indennità di disoccupazione, sono lì a dimostrare che il liberismo imprenditoriale, senza coinvolgimento pubblico, adegua le esigenze fondamentali della cittadinanza agli utili azionari ed alla ferina lotta per salvarsi...e di continuare a lucrare sull'alienazione e lo sfruttamento di risorse umane, nell'aggiornamento della schiavitù.
Eppure, il contrasto dialettico, le manifestazioni oppositive del proprio scontento e delle condizioni precarie che la precarietà lavorativa necessariamente induce, si sfoga nelle rivendicazioni legal-umanitarie, nella rappresentanza degli esclusi fin dalla nascita: i figli degli immigrati, lo Jus soli, una banalità giuridica, dato che la cittadinanza per nascita è già prevista dal diritto internazionale.
La lotta si trasfigura in contesa fra il diritto per nascita a quello arcaico, archetipico dello Jus sanguinis, che ha una forte pregnanza e statitistica percentuale, in parte inconsapevole, nelle popolazioni indigene.
E' comunque chiaro che la cittadinanza ope legis implicita e fisiologica, introdurrà, fin dalle basi del diritto, un'ibridazione culturale, più strutturata ed archetipica, simbolica, della già presente ibridazione fra le classi sociali e le diverse apparenze culturali, che altro non sono che archetipi di costumi di riferimento delle appartenenze e delle opportunità, spesso imitative nelle classi confinanti.
Per queste guise, sostanziali adeguamenti ad un costume esportato da struture adattative sovrazionali, diventano ideologia imperiale, mantenendo, senza manifestazioni rilevabili, insofferenza, incredulità, ma polverizzate nell'indistinto corpus, nelle sue componenti, nella loro inosservanza e filtraggio.
Su tutto ciò si appoggiano le particolarità, riemerse dal sottosuolo nel quale erano state confinate e i particolarismi storici, alimentati popolarmente da pregiudizi, si rifanno sotto, si valgono della mobilitazione, della rappresentanza parlamentare accentrata e degli strumenti formali del diritto pubblico, pifferai magici di un volgo disperso, alla ricerca di un'utopistica omogeneizzazione in ambiti ristretti.
D'altra parte, anche le costruzioni statuali, le nazionalità non sentite, sono prodotti storici forzosi, hanno conosciuto dissoluzioni, si sono ricostituiti, attraverso spostamenti e conflitti succedanei ed ora stanno subendo una nuova dilatazione espansiva, prodromica allo scioglimento od alla frattura dei lacci.
Le lingue, svalutate in dialetti, tornano ad essere parlate nelle e dalle istituzioni, casomai affiancate alla lingua dell'altrà metà dei territori, come si è fatto con il francese nei consessi internazionali, nella diplomazia e come si fa ora con l'inglese a tutto tondo, trascinato dall'economia senza confini e senza regole, idioma di una concorrenzialità demolitrice, continuamente tesa alla distruzione, alla conquista ed alla vittoria, di un giorno, di un anno, di un periodo.
Le previsioni della Pizia sono facili conseguenze di premesse note, rassicurazioni tradizionali per chi le formula e mostri spaventosi per chi le subisce o paventa, a breve, di doverle, a sua volta, subire. 
Qui, infatti, si sospende l'analisi, in assenza di prospetti stabili.

                                                                                                                                                                                         

domenica 8 ottobre 2017

Il delirio virale.

C'è un'epidemia di demenza che tracima nel web.
Nulla di imprevedibile, se non che l'uso e l'abuso diretto delle lievitazioni immaginifiche, viene rilanciato acriticamente da legioni di disonesti e di ignoranti.
L'ignoranza è madre della cattiveria e l'uso plebeo dei social network ne è una dimostrazione.
La leggenda, basata su convenzioni pregiudizievoli, interseca le masse, le chiama a raccolta, le fomenta e le costituisce in movimento, che neppur sa verso cosa si muove, anche se avverte, in cuor suo, che solo la sua rabbia e frustrazione ne sono il propellente.
Aver compagno al duol è mezzo gaudio e così le peggiori accolite delle cause prime ed ultime ad uso dei riflessi più irriflessi, si danno la voce, inanellano una catena di sant'Antonio dietro l'altra, allo scopo di trovare consenso immediato, attraverso i loro filtri.
Dopo il passaggio delle dittature, l'analisi critica dei fatti era stata affidata, per quanto attiene alla cronaca, ai giornali più qualificati ed alle sue firme prestigiose. Vi si abbeveravano in pochi, ma agli sconvolti restavano solo il barbiere, il bar, il mercatino rionale e le sacrestie.
La malìa era oppressiva e discriminatoria e si esercitava vigliaccamente su obiettivi vicini.
Si rifaceva ad un dogma, ad un'ideologia diffusa, desunta a priori da aprioristiche dottrine, ma non aveva agio che di presumersi uniformemente condivisa, essendo impossibilitata ad espandersi.
I riferimenti totalizzanti sono oggi internazionalizzati, attraverso l'omogeneizzazione del cretinismo in Rete che, pur non essendo in grado di far danni nei confronti di chi ha risorse esegetiche o semplicemente critiche, può alimentare l'embrassons nous di movimenti populisti, di dittature mediatiche volatili come gli asini che volano, infingitrici, infondate, palesemente assurde eppur mistificabili all'occasione.
Una ribollita fatta di scarti, per palati rozzi.
Il web veicola superficialmente l'informazione pettegola e popolaresca e la pone al servizio delle retroguardie di tutte le più becere influenze politicamente coagulatrici di una riconoscibilità nell'assurdo.
Un utilizzo alleggeritore dell'onere di pensare e di cercare riscontri e negazioni di un'ipotesi, per le masse ignoranti non è proponibile.
Casomai diversamente ignoranti, ma unite nella lotta.
Non è neppur proponibile la coerenza logica, perché è usufruibile solo la superficialità dell'assunto aprioristico.
I sentimenti più reazionari, più egoisticamente agitabili convergono nella furia alienata di una comunità di sconosciuti, coalizzati nell'improperio e nell'indicazione dei capri espiatori della loro pretestuosità.
Eppure anche le ideologie si presumevano diffuse, ma lo erano solo laddove l'influenza e la sovrapposizione neppur dichiarata, al seguito di nazioni profane o di masse immaginarie, solo culturalmente desunte, lasciava il campo ai conquistatori ed alle loro scolastiche asserzioni.
Catechistiche, scolastiche, sovrastrutture dell'assurdo giustificativo di ogni illogicità e di ogni presa d'atto dell'apparenza empirica, ora di destra, nelle sue formulazioni più evolute, come quella nazista e in quella comunista, nella sua ventiseiennale esperienza staliniana.
Un coevo di Hitler.
La Chiesa cattolica poggiava le basi del suo nuovo gregge inconsapevole e suggestionabile, al seguito delle potenze coloniali, contro le quali aveva combattuto, per fini propri assolutamente profani, valendosi di alleanze variabili ed essendo mollata, ripresa, scaricata.
Eppure, per grazia gesuitica, è ancora lì a galleggiare e a modulare il Vangelo secondo le sue esigenze politiche. Politica della quale è intrisa molto più che della religione.
Insomma, le studiate strategie di illusione, illuminazione e controllo viaggiavano più sui dogmi di riferimento, dei quali, dove non erano praticati, si parlava in termini demoniaci.
Adesso l'inutilità del web è ricercata nella massificazione dei contributi, così affini alla pubblicità per i gonzi.
Per questo, la Rete non può essere contrabbandata come strumento di governo.
Il grano e il loglio devono rimanere, senza che nessuno, da nessun punto di vista debba investirsi della sua tutela, del censorio controllo pro domo sua. 
In ogni cosa soccorre lo spirito critico, la conoscenza progressiva della complessità.
Per la maggioranza, la canea ghettizzatrice dell'orda primitiva, del primo senso comune, così diverso dalla mitologia del buon selvaggio.

Temporeggiando...si dimostra che non si vuole concludere.

Se Quinto Fabio Massimo, temporeggiando, salvò l'Impero, la colla giudiziaria romana si appiccica sulla procedura processuale  relativa a Stefano Cucchi, ucciso in una stazione di polizia, con il contributo dei medici dell'ospedale dove era stato, pro forma, ricoverato.
A meno di un anno dalla prescrizione dei reati, per la quale premono gli organi di polizia ed alla quale si acconciano, come i medici dell'ospedale Pertini, i giudici di merito collaborano, omettendo di scegliere una presidente di collegio diversa da quella che aveva già diretto il primo processo.
Così la collusa magistratura romana - a tutti i livelli, come ben sapeva Cesare Previti - asseconda l'illegalità istituzionale come fa da sempre con quella para-istituzionale, in senso lato.
Di quel povero tossicomane a chi doveva importare: quattro stupidi cialtroni in divisa, buoni solo a menar le mani, i medici omissivi per non scontentare gli assassini in divisa e non trovarsene i sodali addosso, la magistratura corrotta, come tutto il canceroso tessuto romano.
La ricerca della decorrenza dei termini è da sempre espediente da dozzina degli avvocati dei malviventi; la magistratura gode di un pregiudizio usurpato, ma aprioristico.
A contatto con il potere burocratico, anche se omicida, non ci si perita neppure di nasconderlo, ma lo si giustifica con le omissioni procedurali.
In nove anni il processo non è giunto alla sua definitiva chiusura; l'oggettività corente dei fatti con i protocolli privilegia questi ultimi e, atto definitivo, relega nell'oblio un uomo inutile, passibile di ogni sevizia e lascia liberi e moralizzatori degli assassini in divisa.
Il pestaggio, da parte di questa gentaglia è prassi quotidiana e, quando diventa colposamente omicida, l'apparato della giustizia, in questo caso, serra i ranghi e ricorre agli espedienti che sottendono l'infedeltà, l'abiura o, più semplicemente, la falsità per contrappasso, della giustizia, non quella filosofica, ma quella da Jus...prescrivibile.     

sabato 7 ottobre 2017

La fidelizzazione del cliente e la vendita o l'accaparramento di beni ormai inutili.

Andavo al cimitero, nella mia veste di cliente dei Servizi cimiteriali, quando mi è caduto l'occhio su un manifesto pubblicitario che invitava coloro che avevano beni da impegnare a rivolgersi al Banco siciliano, insediatosi in via Riva di Reno, in pieno centro, a quest'unico scopo.
Dopo i compro oro gli incettatori di beni privati.
Vengono anche dalla Sicilia ( analisi di marketing, copertura di nuovi business, estensione orizzontale della povertà? ): ogni pretesto speculativo è valido.
Da generazioni, a parte le opere  pietose e pelose della Chiesa, trasformatesi poi in Banca del Monte di pietà, circoscritta alle province di Bologna e di Ravenna, come l'ancora attiva e celeberrima Opera pia dei vergognosi, per i vecchi indigenti, ai quali ora prendono ogni mese la pensione, una simile involuzione pauperistica non si era più vista a Bologna. Eccola riemergere sulla pelle dei più ignoranti, prima che dei più poveri, con aperta competizione, fra l'altro.
Si è sempre speculato sulla guerra fra i poveri.
Cessate le attività del Monte bancarizzato, era subentrata, presso il Banco di Santo Spirito, la Cassa di Risparmio di Roma, detentrice del più grande Monte di pietà d'europa.
L'attuale capo gruppo ed acquirente Unicredit l'ha assorbita e conservata.
Un buon giro ci dev'essere.
Adesso arrivano anche i siciliani: non è la società che cambia; in realtà precipita.
Lo sfruttamento, l'istruzione universitaria prefessionale privatizzata serrano di nuovo i ranghi del privilegio e lo perpetuano.
Al cimitero attendo di essere ricevuto per una vaga questione relativa all'illuminazione dei tumuli e delle tombe, che un addetto, al telefono, all'ora di pranzo, mi aveva approssimativamente sollecitato.
C'è stato un equivoco, dovuto ad una presunzione visiva, legata al monopolio del servizio.
Come immaginato, solo una perdita di tempo.
Mentre attendo, allo sportello è in corso una vivace contesa, condita da apprezzamenti ed insulti fra un reclamante l'urna con le ceneri di un congiunto e l'impiegata che lo ha fatto andare lì già tre volte: Si accusano, in un crescendo di improprietà, di carenze, negligenze e improvvisazione.
Un altro impiegato, imbarazzato per il confronto a suo favore dichiarato dal ricorrente, si affretta alle firme e alle fotocopie: "poi le dò subito le ceneri".
Mentre un funerale senza lussi costa mediamente 3.500 euro, uno medio 5.200 euro e uno sfarzoso fra i  7.500 e gli 11.000 , escluse le spese degli addetti al cimitero, le tasse sulle inumazioni, le mance ai muratori, ecc., una cremazione con consegna delle ceneri prevede, tutto compreso, poco più di 400 euro, incluso il maldestro lavoro amministrativo, la consegna dell'urna attribuita al defunto.
Chissà se viene e in che percentuale, disguidata, come i neonati nelle nurseries degli ospedali..come gli orfani.
Se non la si depone in una teca marmorea al cimitero e la si porta a casa, con pochi spiccioli, il feticcio in polvere è confezionato.
Come nelle società animistiche, ancora riscontrabili in Africa ed in Asia e, secondo l'eterno ritorno, ora anche da noi.
Col passare degli anni e delle generazioni, quelle ceneri faranno una fine incerta, come le spoglie di chi marcisce in un tumulo, fatte salve le tombe di famiglia o i mausolei auto attribuiti con regolare contratto di acquisto immobiliare ed attestato di proprietà.
Poi succede, come nella vita che precede l'archiviazione, che i monumenti abbandonati all'incuria - come nella parte storica della Certosa, illuminino, nella loro disconnessione pavimentale, la silente necropoli di fuochi fatui.
I più resisteranno poco alla definitiva, panteistica dissoluzione del memento. Torneranno nel ciclo biologico e forse neppure, dato che provvede da sé, con la forza dell'eros, a rigenerarsi prima di abdicare a thanatos.
Chi è stato, semplicemente non c'è più.
Sogni e aspirazioni, amore e psiche, violenza e abuso, affettività riservata ma sempre in bilico, ancora sui palchi; non certo di nuovo.  
Qualche crematore economicista butterà il vasetto fuori dal finestrino, ne disperderà il contenuto, non nell'apposito pavée circondato dalle panchine, riservato a questo sciamanesimo, oppure stanco, infastidito o superstizioso, ne getterà il contenuto nel cesso.
Insomma, di che cosa si è preoccupato il suo collega: non mi risulta chiaro?
Ha ancora il numero? Certo eccolo.
Ma è....
Si alza ed esce. Dopo qualche minuto rientra: Tutto a posto, ha visto una cosa che lo ha messo in sospetto di una concorrenza che la concessione esclusiva non prevede.
Si tratta di un arredo non elettrificato.
Sembrava che ne fosse necessaria l'attivazione e la sottoscrizione.
No, nient'affatto e poi lei è già un nostro cliente.
La e- mail è sempre quella e anche il numero di telefono?

venerdì 6 ottobre 2017

Lo stratega.

Durante i tre discorsi tenuti a Bologna dal Papa, è stata rischiarata la sua strategia politica su quel suolo italiano di cui riconosce le differenze e le particolarità, meglio dei leghisti.
Mi ero chiesto che cosa avesse mandato a fare a Bologna un Vescovo scalzo, un assistente dei poveri emarginati, rimuovendolo da una sede urbana intrisa di diseredati come Roma, per una provincia dove il numero dei senza tutela e speranza è stato fino ad ora limitato. E' pur vero che è in via di rapido aumento, ma le proporzioni sono incommensurabili.
Poi Francesco è venuto a parlarci - più che a parlare a tutto il gregge - del modello emiliano, a lodarlo ed a riconoscerne l'ormai quasi storica efficienza ed utilità
Ha apprezzato il metodo cooperativistico, ha parlato utopisticamente agli universitari - secondo me, i più restii ad accettarlo, a parte le lobby anche lì diffuse ed influenti.
Ha infine definito l'anima cittadina, identificandola con la Chiesa, il Comune e l'Università.
Non ha citato le periferie ex operaie, ora in crescente colonizzazione della criminalità immigrata ed autoctona.
Si è rifatto al costituendo nucleo storico cittadino, all'insegna della solidarietà elitaria, intellettuale, ma, bisogna riconoscerlo, suffragata dall'impegno- parziale - della Chiesa di Monsignor Zuppi.
E' stato archiviata la " Bologna sazia e disperata " del cardinale Biffi, pur proveniente dalle case di ringhiera milanesi e l'aristocrazia teologica di Caffarra, conservatore e dubbioso sull'operato del Papa, l'uno e l'altro esponenti della contrapposizione istituzionale ecclesiastica all'humus della énclave da sempre ribelle - come la definì - quel popol pravo - Bonifacio VIII, la cui statua celebrativa giace nei magazzini comunali, dopo aver troneggiato in Piazza maggiore.
Così come è toccato a Vittorio Emanuele II, a sua volta sfrattato dal Centro e ricollocato a cavallo all'ingresso sud dei Giardini Margherita, con l'omissione di "Regina" che resta però nella denominazione ufficiale.
Ecco che la Chiesa francescana - un Francesco politicamente finissimo - torna sui suoi passi. 
Il comunismo è alle spalle - e si può ripresentare col saio laddove sembrava(?) espulsa, fortemente minoritaria e riproporsi come leader di un sistema accogliente ( anche troppo, tanto da costituire la sua debolezza sociale, ma da essere il vanto dell'amministrazione ).
Qualche decennio fa, sul Corriere della Sera, il direttore Piero Ottone fece scrivere che " Bologna è in Scandinavia ".
L'istituzione cattolica vi era allora ai margini, almeno della condivisione popolare, sostituita efficacemente dall'organizzazione comunista e dalle ottime disposizioni che avevano consentito alle famiglie operaie di godere di due redditi ( attraverso l'istituzione e la diffusione degli asili nido gratuiti  ) e di precostituire un avvenire meno fatalistico ai propri discendenti, migliorando il clima dell'intera città.
Un clima tollerante ed ironico, ma senza sarcasmo, che attrasse ed attrae, purtroppo non solo chi era ed è alla ricerca di comprensione ed inserimento, ma anche coloro che, orgogliosi e presuntuosi, pieni di pregiudizi e di portati borbonici, si approcciavano e si perpetuano per sfruttare la realtà locale disprezzandola e giustificandone l'offesa.
Per questi avremmo e dovremmo essere meno accoglienti.
Ma i tempi sono rapidamente cambiati e la Chiesa sociale si offre di contribuire, anzi no: di cogestire con ruolo di preminenza, il modello infranto.
Qui sta il limite della laicità non più spendibile popolarmente, dato che di laicità e sociologia cattolica non si sa niente a Borgo Panigale, a San Donato e alla Bolognina.
Per generazioni si è tramandato, nelle famiglie, che i fascisti - e Bologna fu una delle città più fasciste d'Italia, prima di convertirsi con prontezza trasformista in comunista - si riunivano nelle sacrestie e che  la Chiesa fu al loro fianco nella nostra regione.
Il Papa è francescano e spera, a sua volta di essere accolto. Ma non da solo.
Ha già ringraziato.
In tutto questo ha avuto influenza l'asse con il Vescovo- assistenziale ( con encomio sincero ) ed ecco la gesuitica mossa sulla scacchiera.
Bologna, in passato aveva sperimentato la contrapposizione politica con la Chiesa, nei preti volanti del cardinale Giacomo Lercaro, che interferivano con i comizi della lista " Due torri " per il Comune e della bandiera nazionale semicoperta dal drappo rosso con la falce e il martello ( gli attrezzi ) del comunismo nazionale nel gurgite vasto dell'internazionalismo.
La Giunta del Sindaco Guido Fanti gli conferì in seguito la cittadinanza onoraria, che fu accettata e che gli costò la mancata elezione al Soglio di Pietro nel successivo Conclave.
La " Civiltà cattolica " è presente, in abbonamento, presso tutte le cancellerie mondiali, a prescindere dalla loro cultura, religione o cifra ideologica: è uno strumento intepretativo, stimato e considerato, di analisi politica e di base strategica; in primis della Chiesa cattolica.
Il tono belante della vecchiezza e quello ambiguo e fremente dell'ecclesialità giovane, la gravità, ora sicura, ora frustrata, dell'età di mezzo dei preti, viene adesso convogliata verso l'universalismo evangelico, ma non rifugge dalle esperienze storiche, anche se un po' traballanti, di controllo sociale alternativo, affiancandosi e collaborando al loro mantenimento, nell'attesa eventuale di un loro smottamento.
E' nelle cose.
La giornata bolognese del Papa non è stata esclusivamente pastorale - qui i cani da guardia avevano cambiato casacca - ma intrinsecamente politica.
Ha colto, insieme a parte della Curia e degli uffici apostolici, il sentore di una difficoltà crescente e la perdita di identità del modello emiliano e lo ha esortato a conservarsi, con l'appoggio o appoggiandosi alla Chiesa apparente, come la politica, del suo pontificato.
Chiesa, Comune a Università.
L'Università, nelle sue facoltà professionali, può offrire, al massimo, una devozione opportunistica , se il cattolicesimo di sempre, in foggia d'occasione, favorirà  prebende, affari e carriere. Comunione & fatturazione ha già una forte influenza nelle facoltà degli affari e delle professioni ed interseca,  rappresenta il mondo delle discendenze della ricchezza delle conoscenze e del prestigio, facendo intravedere agli altri la possibilità di accodarsi e, per i meno ingenui, l'opportunità di contendersi a suon di ruffianerie, delle posizioni vicarie, per sè e per la famiglia.
Resisteranno testimonialmente parte delle inutili facoltà umanistiche e, in senso lato, astratte, come la dottrina della Chiesa, culturali ma non assolutiste come è il cattolicesimo, che, sotto traccia, resta immutato.
Anche in quest'ambito la conquista convertitrice sarà esercitata pesantemente, non diversamente da quanto faceva il comunismo realizzato con i corsi di ateismo, ma vi troverà il suo naturale, relativistico contraltare.
La trincea dialettica va presidiata e il dialogos - tranne che nelle famiglie, purtroppo - non si potrà interrompere.
Il pampa-Papa parla bene, con profondità e semplicità ma è sempre l'esponente, per di più osteggiato dalla sua stessa Curia e da ampia parte del clero, dell'eterna controriforma cattolica.
La società bolognese, soprattutto quella colta, esclusi i professori universitari, che trasmigrarono in massa, dopo la guerra, dal fascismo tutelante al comunismo che gli consentiva di mantenere i ruoli di tranquillo privilegio, collocandosi all'opposizione e interpretando l'egemonia culturale  del P.C.I., conoscerà non nuovi, ma riproducentisi agoni sommersi
La cultura cortigiana degli accademici e degli intellettuali panteisticamente minuziosi ed organici, .è traditrice, inaffidabile.
Quella priva di interessi connessi non è effettivamente inutile: non dà pane, ma salvaguarda una importantissima categoria di vetta, disconosciuta nutrice delle attuali o future declinazioni del meglio.
Sarà la propaganda incensatoria, di tutto e del suo contrario, senza cambiare gli incensatori, a (ri)cominciare a svilirla.
La carriera va portata a termine.
Che ne sarà di Francesco?
Al massimo sarà santo.

lunedì 2 ottobre 2017

Cammino alla cieca.

E' implicito nella finanziarizzazione della ricchezza e nel dissolvimento degli Stati nazionali, che ha, fra l'altro, riaperto la porta ai secessionismi in scala, l'abbandono temporaneo - come tutto - della produzione autoctona e della sua natura competitiva, che si basava sulla qualità.
La finanza espropria, provoca il fallimento di tutta l'economia precedente o la sua radicale riduzione in cifra assoluta e nelle dimensioni.
Così, l'importanza delle classi sociali ed il loro riferimento politico vengono meno.
Il mestiere di " laudatores temporis acti " risulta storiografico; si deve ricorrere all'analisi dei mutamenti recenti che, sotto la spinta di un globalismo che non poteva che essere finanziario, hanno sancito l'accantonamento, ridotto ad una nicchia difficile da mantenere, la base vampirizzata del suo progetto o circostanza.
Il processo, ancora in corso, non è stato istantaneo; non si è voluto o saputo ponderarne la crescita sostitutiva, né di provare a correggerlo, contestualmente ad una riformulazione pratica e alla ristrutturazione conseguente dei propri interessi.
In questo senso, le vecchie strutture capitalistiche, dall'impresa produttiva industriale, al suo venuto meno finanziamento affidatario bancario, ai sindacati, si sono suicidate, legate le une alle altre.
Ecco che, al netto delle (ri)conversioni personali, più o meno efficaci e caudatarie, tutti gli equilibri sociali sono andati in frantumi insieme alle facoltà identitarie che, mentre credevano di contrastarli e, nella prospettiva di un miraggio, di sovvertirli, li sorreggevano.
Conseguentemente al fallimento delle imprese sono venuti meno anche i lavoratori e il " nemico di classe " si è dissolto come una nuvola di fumo.
Le nuove generazioni di lavoratori si trovano ad interpretare e soprattutto se privi di sostanze economiche e culturali familiari, a ricadere nella condizione periodica di neo schiavi, altrimenti denominati, alla luce di un modello più astratto che sostanziale, che non li affranca.
Concetti quali uguaglianza, pur a loro volta prodotti dal dissolvimento dello stato feudale che aveva provocato lo scardinamento dei privilegi immobili della rendita fondiaria, politica, nobiliare, vengono contingentemente riattribuiti ad un un inesistente stato di natura, tradizionalmente giustificativo dello sfruttamento e dell'irrilevanza delle classi subordinate.
Le attribuzioni in parola si riferivano soltanto ad un'uguaglianza formale, giuridica, in una costituenda società divisa, eppur articolata, in classi.
Le classi, nel senso noto, sono sparite, si sono rimassificate e solo la gestione dei capitali liquidi, meglio ancora, matematicamente espressi, ha " creato " un diverso metodo di quantificazione del  "valore " e un rivolgimento riformulatorio, appena iniziato, della cultura "ancella", di sostegno, senza che ancora se ne apprezzino gli strumenti da privilegiare, da tutelare e di cui valersi.
Attraverso lo sconcerto per uno scenario improvvisamente desertificato, il popolo è ripiombato ( ma le nuove generazioni non ne hanno coscienza, solo disagio ) nel vuoto pneumatico dell'inutilità, tranne che occasionalmente e nella precarietà delle mansioni elastiche, per le quali la pletorica offerta non trova più un'organica e speculare domanda.
Mentre il modello sociale appare ancora fratturato e disarticolato, nella realtà sottostante è già stato cancellato.
Non sarà così per sempre, le forme che verranno assunte non ci possono appartenere.
Le mutazioni non passeranno del tutto inosservate ma, nell'impotenza, saranno assimilate al Fato, al destino, le apparenze prevarranno a lungo prima di svanire nelle delusioni.
I tempi sono imprevedibili, soprattutto da chi non ne vedrà la configurazione.
La palla di vetro è solo un oggetto privo di vista, è una scorciatoia per chi non è capace neppure di cogliere sintomi ed anomalie di un processo (in)interrotto, che interseca il succedersi delle generazioni.