sabato 4 novembre 2017

Divo Giulio.

Piccolo, grande Giulio, un anno fa, di questi tempi, giacevi in una culla, boccheggiante come un pesce sottratto alla sua amniosi, sulla quale era recata una data di nascita diversa, forse lascito di un precedente occupante.
Intorno a te si affastellavano i vaniloqui dei parenti e degli amici convenuti: in fondo, tutti se ne fragavano di te e celebravano, per l'ennesima volta, i loro offici logorroici, vacui e ripetitivi.
Anche tu, apparentemente, non te ne curavi, non mostravi disturbo per quel chiasso inconsulto.
Pare che non sia così, che la sensibilità precoscienziale sia presente, che incameri messaggi non decifrati secondo una chiave convenzionale che cercherà di influenzare anche la vita cosciente, che sarà contraddetta da quella profonda, nella quale sono sedimentate le semplici impronte pre civili, la cui inosservanza provocherà nevrosi, demando alla divinità salvifica, perenne contraddizione interiore, senso di insufficienza, sentore di falsità e di onanistica elaborazione, falsa ma continuamente riaffermantesi.
Dopo quasi un anno vissuto con un contagioso sorriso e una felicità manifesta, gli usi ineluttabili e incongrui alle esigenze vitali, tradotti nei termini economici, ti hanno esposto, fatto conoscere il contagio della socialità coatta, del nido da dove hai importato germi a ripetizione, li hai diffusi, vendicandotene, in famiglia.
Le vaccinazioni, di cui sono fautore, ma non nei termini istantanei nei quali sono somministrate, senza cura delle influenze sul sistema immunitario, a soli fini efficientistici scolastici, stanno facendo il resto e tu battezzi il tuo primo genetliaco col morbo inaspettato, che ti restituirà ai convenevoli più compreso di te stesso, ma probabilmente meno radioso.
E' scontato che i momenti di felicità, di sorriso e di gioia saranno ancora di gran lunga prevalenti, ma la cacciata dal paradiso è avvenuta: la pretesa di adeguare la natura in una convenzione, in usi consuetudinari acquisiti, scambiati per la natura delle cose, ti ha reso infermo e poco importa se, nell'ecosistema non modificato, saresti stato esposto all'inedia o alla sopraffazione, all'annullamento precoce.
Credi forse, credono i tuoi cari, che questa etologica condizione sia stata rimossa per sempre?
Rimossa, appunto.
Dimenticavo, tu non credi ancora nulla, eppure ti sovverrà inconsapevolmente di assumere tutti gli impulsi inconsciamente ricevuti, sovrastati dagli insegnamenti che qualcuno crederà di impartirti a prescindere dalla diversa e faticosa percezione evolutiva della realtà, nella quale alla primordiale ferinità, si sovrapporrà l'ingenua credenza, la mitezza che solleciterà l'istinto predatorio, che non mi sembra che sia nei tuoi geni e coltivato nel tuo ambiente.
Questa complessa dicotomia, tricotomia, quadricotomia, intersecherà il tuo cammino e richiederà semplificazioni utili o comode, tarate sulle possibilità, per vagheggiare una felicità studiata, un'aspirazione all'immortalità che i meno confusi altri animali non conoscono e non è detto, per questo, che siano sfavoriti rispetto a noi.
La febbre alta che ti accompagna, insieme a malanni vari, da quando sei uscito dal bozzolo felice della tua casa, delle già celebrate vacanze al mare e ai monti, dormendo sereno e a lungo, è già prevalsa, appena ti sei affacciato alla condivisione competitiva degli scarsi beni della terra, presentati nelle forme cangianti di un'infinitezza in realtà immutata, prodotti industrialmente per fornire l'illusione del possesso alla maggior parte degli uomini, mentre servono, nella loro reiterazione, a far ricchi solo chi li produce e, per mediazione, chi li vende. 
E' ancora presto, ma il senso del tuo futuro risiederà in obiettivi immaginifici, faticosi ed apportatori di convinti perseguimenti; poi passerà alla complicatisssima fase introduttiva ed attuativa nella quale spesso il gioco è truccato e lascia senza patria i nomadi creati dall'epica del globalismo, all'interno del quale i particolarismi si rapprendono per riflesso e grifagna esclusività.
Ho scorso un tratto troppo lungo del percorso; per adesso limitati al delirio della febbre alta, senza approfondirne i contenuti.    

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