giovedì 30 novembre 2017

La mancanza di principi morali ed i suoi esiti. Contro gli altri o, in caso di sconfitta, contro se stessi.

Il generale croato che si è suicidato in aula a l'Aja ,  come un condottiero classico o un maestro di pensiero, come Socrate, ha rivendicato un onore del tutto ambientale e ha accusato i suoi giudici di applicare criteri politici.
Casomai i criteri politici hanno ispirato le leggi che questi magistrati sono stati chiamati ad applicare.
Il generale si è accanito contro i kosovari, come i Serbi: lo ha fatto in forme barbariche, quelle che il suo aspetto suggeriva.
I musulmani kosovari sono stati sacrificabili nella parte simbolica di un popolo mafioso: bastavano duemila dollari a testa per mettersi in salvo. Solo chi ne disponeva ha potuto farlo.
Molte famiglie hanno divaricato il loro destino solo per questo.
Il generale slavo ha fatto proprie le attitudini e le metodiche dei criminali nazisti. Chi non aveva speranze spesso si suicidava.
Nell'antichità - solo per convenzione diacronica -  chi perdeva, in senso lato, l'onore, faceva altrettanto, ma solo dopo aver tentato di distruggere il male impersonato dagli altri, anche se inermi, a coronamento di una mitologica esegesi storica.
"Non sono un criminale di guerra! Avevo ragione !"
Poteva dire qualcosa di diverso? Era convinto di quanto diceva?
Simbolicamente, la distruzione del ponte moresco di Mostar, ricostruito, ma snaturato come il ponte sulla Drina , svilito al rango delendo di un semplice ponte, fratturava artificialmente una vicinanza storica, mai digerita, irrisolta, ma nella quale gli interessi economici sottintendevano i risibili pretesti razziali e culturali, buoni per il popolo credulo.
Il generale ha agito per il suo Paese e per sé, sperando di averne un imperituro riconoscimento.
Così non è andata e, anche se nei normalizzati, ma non convinti acquartieramenti regional-nazionali non sono mancati gli apprezzamenti, che confermano i presupposti insinceri, ma diffusi fra chi cerca sempre un capro espiatorio per lo spettacolo popolare, il vecchio gerarca ha voluto morire teatralmente, confermando il nichilismo retorico del militarismo e dei gesti criminali paludati.
Da ieri, nessun colpevole sarà offerto in espiazione.
Viva la morte, la sua unica credenza.

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