giovedì 30 novembre 2017

Il non pensiero.

L'uniformità e l'oggettività, falsificazioni per definizione, strumenti ideologici e sopraffazioni psicologiche, sono di tutti i sitemi totalitari.
Tanto si è combattuto contro questa pretesa, quando aveva focalizzazioni politiche, quanto la critica culturale predica invano contro il non pensiero unico  commerciale.
Le false facilitazioni e gli aggiornamenti continui delle medesime facilitazioni apparenti, fermi restando il vincolo contratto, reiterano all'infinito gli stessi strumenti e gli stessi servizi, venduti come prodotti non oggettivi, ma puramente evanescenti ed evasivi.
L'assistenza tecnica, a cose fatte, non è più fornita. Gli eventuali e non garantiti tempi di intervento e di sostituzione, sono demandati a una struttura apposita per provincia, dalla quale si possono comperare gli oggetti più banali che si sono guastati, oppure attendere, come minimo, una ventina di giorni.
Lo stesso dicasi per l'assistenza tecnica sugli impianti durante e, soprattutto, all'atto dell'installazione.
Considerata l'interconnesione di questi strumenti in ogni ambito della vita moderna, si ottiene una nuova versione del bene strumentale, si sottoscrive subito la variazione di contratto e si paga anche una penale, anche se il gestore e il distributore non cambiano.
Fra il pagar prima o l'attendere senza impegni da parte dell'officina o del laboratorio del venditore, di solito si corre alla sostituzione del pezzo e si paga il divorzio dal vecchio.
Quando il pacco è stato rifilato, si passa al successivo, senza posa, secondo budget continuamente aggiornati perché non diventino troppo premianti.
Quanto ancora esula da questa dottrina, è svilito, privo di riconoscimento, più intercambiabile dei pezzi di ricambio meccanici e tecnologici.
Dal lavoratore povero, all'identità occasionale,  just in time, ci si perde e si sprofonda e, soprattutto, non si danno più contestazioni efficaci, direi neppure possibili.
L'animus pugnandi si ripiega sulle competizioni interpersonali e, data la labilità dell'identità lavorativa e sociale, si traduce in una paralisi indotta e mantenuta fra i non protagonisti di questa nostra era.
Per me seconda e certamente ultima. 
Considerato che, da che storia è storia, i caratteri della condizione umana, troppo spiritualizzata rispetto alla prosaicità del reale, sono stabili, immutabili e che la frustrazione degli irrisolti li porta a sposare terapeuticamente, utopie, sogni e peana guerreschi, la terza età porta con sé la presa d'atto, anche energetica, della semplice verità dei fatti,senza attribuzioni qualificatorie che non siano fuorvianti.
La fortuna occasionale è solo apparente, come la sfortuna: le cause rimosse ci sono.
Si passa dalla disperazione dell'apparir del vero, al termine dell'adolescenza, all'ingresso nella vita adulta, che si trascina sulle ali della giovinezza, nella maggior parte dei casi, al di fuori delle conferme dinastiche, su di una strada sterrata.
Molti di costoro cercano delle possibilità all'estero, dove, al di fuori di una cinetica applicazione commerciale delle professionalità, si può aspirare, al massimo, ad una gavetta analoga e ad un inserimento successivo ( a quale livello o con quali possibilità, resta da testare con l'esperienza ).
La sagra delle vanità sostitutive o compensative infuria: non è certamente una novità, né sono originali le sue caratteritiche, ne sono solo cambiate le forme, le sembianze, come per tutte le illusorie profferte delle piccole fiammifferaie, dei mendicanti organizzati sotto i porticati, delle etére stradali od internaute, dei venditori di pezzi di ricambio, come facevano i poveri fra di loro, liberi ma depressi professionisti dell'auto mercificazione o, peggio, della mercificazione lavorativa a chiamata, a beneficio dei mercanti.
Ci si è tanto scandalizzati delle aste dei migranti in grado di servire in Libia, ma il non pensiero imperversa uniformemente.
La merce riprodotta è inesauribile.

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