mercoledì 22 novembre 2017

Il progresso basato sullo sfruttamento.

C'è un bel libro di Marta Fana: Non è lavoro, è sfruttamento, che analizza le leggi eversive dell'ordine lavoristico, affermatesi negli ultimi venticinque anni.
La ricercatrice ne sviscera i dati statistici, le percentuali d'incidenza sulla degradazione del lavoro e sul suo rinnovato sfruttamento, cardini della vittoria incontrastata del capitalismo nel confronto equilibristico con il lavoro produttivo, politicamente organizzato.
 E' stata proprio l'esigenza organizzativa a determinarne nel tempo la sconfitta, nei confronti dell'indistinto mondo del capitale e della finanza, che ha superato, abolendola, la classe operaia.
I sovietici avranno fatto sparare a Giovanni Paolo II, dalla la mafia turca ( come avviene per la mafia italiana e, credo, per qualsiasi altra forma mafiosa in giro per il mondo ), ma fra i suoi nemici nazionalisti annoverava anche il Papa polacco che aveva colto l'opportunità di partecipare alla preannunciata dissoluzione della patria dei lavoratori, inserendovi il cuneo della diplomazia vaticana, fra le varie cancellerie.
Il vero artefice della vittoria fu il rozzo ed ignorante presidente Ronald Reagan, che mise in ginocchio la periclitante economia della lesina con l'installazione dello scudo stellare  nell'atmosfera, capace di intercettare i missili avversari, ma anche di farli grandinare sulla testa degli impertinenti.
Da allora, tutto il mosaico di diritti e guarentigie lavorative è stato smantellato, con la tardiva e comoda resipiscienza della sola CGIL, che vi aveva invece contribuito all'epoca degli esecutivi presieduti da Romano Prodi.
D'ora innanzi farà gioco di sponda con Bersani, D'Alema e Pietro Grasso, che conferirà una veste istituzionale sia a MDP, sia alla CGIL.
Sarà solo un'apparenza minoritaria e.. fino a quando? 
La lucida disamina di Marta Fana resterà - è ovvio - fine a se stessa; una dispensa universitaria di supporto a qualche esame, finalizzato proprio a evitare il destino descrittovi.
Su base familistica e censitaria, non certo culturale.
Fu Margaret Thatcher a lanciare il peana dall'Inghilterra, patria del capitalsimo e di Adam Smith.          La destra europea continentale ha riscoperto il fascismo sociale, praticato a condizione dell'acquiescenza,  a favore dei ghetti periferici delle città metropolitane, con un successo particolare nella grande Roma.  
Nella metropoli  slabbrata e primitiva. i pischelli coatti di Pasolini, che di Roma è stato mentore non esornativo, né celebrativo, ( ma romano non era ), si sono riconvertiti ai tempi.
Non c'è più il riccetto, con solo una camicia bianca, che esce dalla sua baraccopoli, la domenica, per andare a fare la prima comunione, dimentico per un'ora della violenza intrinseca fra i brutti, sporchi e cattivi e del suo non riconosciuto sfruttamento sessuale.
Adesso albergano nel sottosuolo, come a Timisoara e a Bucarest e ripetono le esperienze narrate una generazione fa nei "Ragazzi dello zoo di Berlino".
Immigrati e italiani senza famiglia o con una famiglia da rigettare, che li ha ignorati e trattati come un'insopportabile impiccio, convivono: qualche bambina è incinta.
Ha smesso di drogarsi, in una resispiscenza sentimentale di un'idealità morale e sentimentale di cui è la negazione più triste, ma alla quale non vuole rassegnarsi, anche se, mentre  la gravidanza va avanti, preconizza il momento della nascita, quando la bambina o il bambino le sarà tolto.
L'indifesa precarietà attira i pedofili, comuni personaggi altrimenti mimetizzati nella vita di ogni giorno, spesso professionisti, spesso con rispettata famiglia.
Un pedofilo americano, un ingegnere in trasferta, come a Manila e a Bangkok è stato prosciolto dalle provate accuse di abusi su di una ragazzina di tredici anni, perché nessun genitore ha sporto denuncia.
Ma come? Questi abominii, sotto specie di reati, non si perseguono d'ufficio?
Si vive anche così, in una primitività senza senso, eclusi ed usati da  crudeli ben pensanti, in una costrizione disperata e senza vie d'uscita, fra i topi e i profittatori.
Il giustiziere della notte a Roma non c'è, ma il film è piaciuto ad una generazione ormai anziana, solo per la sua violenza a trecento sessanta gradi, ad opera di mentecatti scimmieschi e per vendetta verso di loro, di un marito e di un padre.
In questo caso, sono i mariti e i padri ad abusare di inermi disprezzati per rimozione ed autoapprovazione.
A scalare verso il basso, la società declina e la corruzione materiale e morale è da terzo mondo, raggiunto a ritroso.
Permanendo un potere d'acquisto, sempre più concentrato, nelle nostre società di vulgata mercantile, i corpi e le psiche si comprano, come in tutte le énclaves infernali delle città troppo grandi e popolate per non riservare una quota di reietti, recuperati al sadismo irreprensibile di chi ha la facoltà di soddisfarlo, nell'indifferenza e nell'interpretazione rimuovente di un canone che dovrebbe essere automatico ed obbligatorio. 
                                                                                                                                             

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