giovedì 7 dicembre 2017

La tutela.

La destra popolare cresce.
Quanto sia numericamente importante non so, ma sta di fatto che di maggioranze e minoranze non si è mai occupata la gladiatoria politica social-nazionale.
La destra di strada ha preso a cuore, ma anche in consenziente custodia, la plebe delle periferie urbane, laddove non ci sia mai stata od abbia preso a svanire l'assistenza abitativa e cooperativistica che stabilizza i voti e la depressione assistita.
Al sud, ma anche nei vasti comprensori ex operai della Lombardia, il fascismo riverbera prepotentemente e si pone alla testa di un miope movimentismo contro tutti i pretesti della propaganda politica.
Adesso, come faremo?
Non c'è più il comunismo, la CGIL se la suona e se la canta, l'europa con i conti a posto non vuole farseli sconvolgere dal clientelismo latino.
Quindi, comunque contro!
Che si tratti di un'opposizione elettorale e falsificatrice, tempo per tempo non interessa.
Gli elettori tradizionali non votano più, la plebe inclina tatticamente verso tutti i pifferai, alla disperata ricerca di una pretestuosa salvezza.
Il magma fascista riconvertito alla globalizzazione, mentre punta su di una base nazionalsitica o di quartiere, regione area geografica più estesa ma comunque circoscritta, si vale di collaborazioni,facendo da mosca cocchiera alle più disparate e politicamente spurie attività commerciali.
Esiste un'imprenditoria della trasformazione del trasformismo che interseca alcuni paesi europei, in sinergia destrorsa, affaristicamente disimpegnata se non nell'accaparramento del denaro estorcibile.
Quando questa galassia cangiante è stata analizzata dal giornalismo d'inchiesta, costituitosi in network transnazionale.
Gli squadristi, raccoglitori delle briciole degli affari, si sono mesi a disposizione dell'imprenditoria neo fascista, come, conservativamente, fanno i mafiosi e chi ne condivide la mentalità, con le gerarchie borboniche, nelle terre d'origine.
Altrove, attraverso l'emigrazione, hanno modificato la percettibilità, ma non le metodiche, coinvolgenti, altrimenti minacciose, volte all'omertà censoria.
L'informazione è, per forza di verità, il primo baluardo da abbattere e la preoccupazione del presidente Mattarella, per fatti gravi, lascia interdetti: il fascismo è bandito nella costituzione, è la società che è lassa e contraddittoria, per questo il sempiterno fascismo nazionale ha coagulato le sue sembianze.
Sta di fatto che, riservatamente e dissimulatamente, fanno parte del network fascista imprenditori a vari livelli, cartelli imprenditoriali, professionisti a latere, con una base crescente di consenso fra i pigri diseredati dei quartieri ghetto, in via di crescente espansione sui teritor urbani, anche di medie o piccole dimensioni.
Gli sponsor politici sono interni alle democrazie in crisi, ma i flirt con i nazionalismi oppositivi - come la Russia, ad esempio, - si intersecano con i finanziamenti e gli impieghi mercenari.
Anche la dissolvente politica italiana si presta a sfarinarsi facilmente ed a subordinarsi affaristicamente alla marea, non più circoscritta, ma montante, del business valoriale, religioso, patriottico e le intersezioni elettorali promosse dai compromessi, prima legislativi e poi d'intesa, sono in costante miscelazione, mentre l'elettorato civile è tagliato fuori e, astenendosi, lascia fare.
Solo la tutela egemonica dell'Europa che conta e degli Stati Uniti, se questa deviasse dall'unum sentire degli interessi imperialistici, stringendo l'Italia nella camicia di forza che si è meritata, potrà tenere sotto controllo, sul piano politico-istituzionale, questo squadrismo incentivante, che, per il resto, tracimerà il suo esclusivo concime su troppe terre fertili della sociologia indigena.

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