lunedì 25 dicembre 2017

Soli per convenienza o per necessità.

Per chi è solo ed è sopravvissuto ad essa, la festa volge finalmente al termine.
Le chiese orientali festeggeranno più avanti la natività, mentre le pasque cristiane sono state unificate.
L'istituzione ecclesiastica è stata osteggiata e combattuta, in occidente, dal pensiero liberale, di supporto alle baionette e recuperata negli slogans dal fascismo plebeo, in una non dichiarata alleanza/disalleanza/ rialleanza, come nella politica bellicista dei secoli scorsi, ridotta oggi alla sua parodia mentecatta, mediocremente avida e diabetica, anzichè sanguinosa.
Il sacrifico rimane solo per gli animali, riprodotti per essere mangiati.
Capisco che la sorte dell'animale uomo non sia significativa, ma la sovrastruttura culturale, ancella di quella monetaria, la rende intollerabile e consente a chi può valersene e ai suoi illusi clienti, di osservare con scherno, l'inane insopportazione di chi vi è soggetto.
Oggi è stato tutto un rinovellare di luoghi comuni, di ricordi ed esperienze superficiali: il gioco e il superamento dell'officio i sono sostenuti a vicenda ed ora, col senso della vacuità e della menzogna, si può riattendere al consueto.
So però che, per antico ricordo, il Natale può essere una parentesi di gioia e di sospesa illusione, purtroppo consapevole della sua imminente dissoluzione.
Rimane il simbolo inavvertito di un discrimine onnipresente, tragicamente subito e rimosso da masse di festeggianti pagani per i quali il mito serve solo al divertimento, del quale i destinatari ( del mito ) sono gli alimentatori. 
In fondo, chi è rimasto da solo, vinto l'unflusso nefasto del vuoto, da taluni riempito dalla lotta per sopravvivere, a qualche cosa è sfuggito.

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