sabato 9 dicembre 2017

La scelta di parteggiare.

Gerusalemme è simbolo di contrasti nei quali la religione è solo il carburante dei rivoltosi a mani nude, che fanno da schermo ai poteri costituiti in governo o milizie armate e contro i quali fa muro Israele, mentre reprime poliziescamente i moti delle spianate.
Lo fa come un qualunque Stato di diritto contro una plebaglia bisognosa di sfogo.
L'amministrazione americana ha fatto la scelta di investire, anche ufficialmente, Israele quale potenza regionale e di ribadirne il ruolo di alleato fondamentale per un'area ancora strategica e fortemente instabile.
Ha scelto di contraddire tutta l'inconcludente politica democratica in materia.
Penso che le manifestazioni di queste ore fossero previste, anche perché si è scelto di dichiarare Gerusalemme capitale d'Israele, il giorno del trentennale della prima Intifada.
Non credo che sia stato un caso, bensì un esercizio opzionale significativo.
Nessuno dei paesi fuori dalla N.A.T.O. e non toccati dal terrorismo islamico ( a parte le comunità indipendentiste dei Ceceni e degli Uiguri in Cina ), ha citato e si è posta all'opposizione della scelta, per loro strategicamente indifferente.
I Russi, per ora, hanno difeso con spregiudicatezza ed efficacia ( come non faceva l'Unione sovietica ) i loro specifici interessi, i Cinesi sono in tutt'altre faccende affacendati.
I piccoli e presuntuosi Stati europei e l'Italia si sono dissociati, senza rivoltarsi, per paura e si sono abbarbicati su una posizione mediana adatta a conciliare capre e cavoli.
La decisione di sancire, per quel che li riguarda, la preminenza storica dell'ebraismo, riconoscendo e legittimando il sionismo ( che è un diverso ed ulteriore aspetto di una vicenda irrisolvibile per l'icompatibilità caparbia delle parti ) culturalmente ci sta del tutto, politicamente non: è stata una comprensibile decisione per rompere gli indugi.
Contrari i piccoli paesi europei che hanno già saggiato l'ira giustificata degli arabi espropriati delle loro ricche risorse energetiche dalla corrotta leadership nazionale, al soldo di chi può pagare e pagarli.
La stasi è stata rimossa, gli israeliani si sono ritrovati affiancati dal loro  partner più importante.
Loro non possono disconoscere se stessi perché spesso sono oggetto di attentati e di guerriglia urbana.
E' una scelta politica da parte di chi può permettersela, mentre l'esposizione dei piccoli alleati, evidentemente non più strategici, in particolare dopo la loro unione distruggitrice delle tutele interne, a cominciare da quelle del lavoro ( non più necessarie dopo la fine della guerra fredda e con l'Unione sovietica nei pressi di casa ) aumenta e li rende ancor più insicuri perchè ignorati e messi in secondo piano, rispetto agli israeliani, nella chimica certosina delle opzioni geo-strategiche..
E' una decisone in linea con la volontà di Trump di essere solo il presidente degli Stati uniti e non più il lord protettore dell'europa centro-occidentale, ancora poco incline ad assumersi gli oneri della sua difesa.
Chi è incerto e succube, adesso non sa più a che santo votarsi e teme, non solo per la sua incolumità, ma pure per la sostenibilità del suo contraddittorio sistema che ha chiarito i veri rapporti di forza fra le componenti dell'alleanza guglielmina, adesso che l'intifada potrebbe coinvogerli, non per la nomina di Gerusalemme a capitale dgli ebrei, ma per le guerre neo coloniali che hanno portato alla caduta o al ridimensionamento di regimi politici, dopo la scomparsa dei quali la situazione è peggiorata ed a conflitti sotto traccia alle quali ciascuna fornisce il suo contributo, militare e logistico, per non essere tagliata fuori dalla spartizione delle spoglie.
Per questo e per quanto precede, per gli europei e per l'O.N.U., Israele è una seccatura che dovrebbe piegarsi  a un compromesso debilitante con nemici acclarati, atavici, storici e contemporanei. 
L'illusione che la differenziazione su una questione di principio li possa esimere da ritorsioni, è contraddetta da recentissimi fenomeni che si sono verificati ben prima che Trump e la sua amministrazione prendessero l'ultima decisione. .   

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