lunedì 25 dicembre 2017

La gravità dello spirito verso sera.

Oggi è stato un giorno di sospensione, nel quale la vox clamans in deserto è potuta risuonare, dispersa dal vento e riportata dall'eco.
L'atavico ammonimento e il sorriso redimente hanno perso di pregnanza e di influenza nelle società secolarizzate, mentre continua a tormentare, di ora in ora, con i suoi richiami, le società sottomesse, non più dalla religione politica, ma dalla declinazione politico/popolare dell'islamismo, non del suo pensiero, non difforme dall'omogeneità con gli omologhi concorrenti, sotto traccia bellicista come quello cristiano, mentre l'ebraismo, che li ha creati, se ne difende, individuando in essi una cangiante della minaccia che lo sovrasta. 
La sospensione è durata poco: il tempo della preparazione, del trasferimento alla chiesa più vicina o preferita, il trasferimento al desco. Tutto disolventesi sotto l'abbiocco post prandiale. 
Il crepuscolo involve nel riannodare sottovoce, lentamente e pigramente la trama del consueto, lasciato per un attimo.
Domani si replicherà con maggior leggerezza , all'alba insignificante dell' inerzia.

Soli per convenienza o per necessità.

Per chi è solo ed è sopravvissuto ad essa, la festa volge finalmente al termine.
Le chiese orientali festeggeranno più avanti la natività, mentre le pasque cristiane sono state unificate.
L'istituzione ecclesiastica è stata osteggiata e combattuta, in occidente, dal pensiero liberale, di supporto alle baionette e recuperata negli slogans dal fascismo plebeo, in una non dichiarata alleanza/disalleanza/ rialleanza, come nella politica bellicista dei secoli scorsi, ridotta oggi alla sua parodia mentecatta, mediocremente avida e diabetica, anzichè sanguinosa.
Il sacrifico rimane solo per gli animali, riprodotti per essere mangiati.
Capisco che la sorte dell'animale uomo non sia significativa, ma la sovrastruttura culturale, ancella di quella monetaria, la rende intollerabile e consente a chi può valersene e ai suoi illusi clienti, di osservare con scherno, l'inane insopportazione di chi vi è soggetto.
Oggi è stato tutto un rinovellare di luoghi comuni, di ricordi ed esperienze superficiali: il gioco e il superamento dell'officio i sono sostenuti a vicenda ed ora, col senso della vacuità e della menzogna, si può riattendere al consueto.
So però che, per antico ricordo, il Natale può essere una parentesi di gioia e di sospesa illusione, purtroppo consapevole della sua imminente dissoluzione.
Rimane il simbolo inavvertito di un discrimine onnipresente, tragicamente subito e rimosso da masse di festeggianti pagani per i quali il mito serve solo al divertimento, del quale i destinatari ( del mito ) sono gli alimentatori. 
In fondo, chi è rimasto da solo, vinto l'unflusso nefasto del vuoto, da taluni riempito dalla lotta per sopravvivere, a qualche cosa è sfuggito.

Il paradosso della libertà.

Solo il pensiero straniero può riempire il vuoto, la sterilità della gestione dell'inesistente.
L'unico pensiero estraneo è quello di Francesco I.
Anche ha oggi ha profferito una verità politica apparentemente profetica, ma che ha in realtà solo rilevato la nevroticità di una contraddizione in mala fede. "questo modello di sviluppo  che sta per essere superato e che nei pochi decenni di infatuazione pubblicitaria ha apportato solo povertà e disgregazione, razzismo"  e populismo di destra.
Populismo di destra non lo ha detto, ne è una conseguenza minore, ma la prima parte della frase è sua e attinge all'analisi dialettica della fine dell'utilità, solo per chi la proprugna, di un modello economico o di un regime politico.
Ancora una volta è stata una parte della Chiesa a cogliere il punto di rottura e ad anticiparlo.
La ferita, per molti mortale, è stata inferta e il prossimo futuro dovrà essere democratico.
Per poterlo essere dovrà collocarsi necessariamente all'opposizione e questo il gesuita Bergoglio, ma non la gerarchia e qualche pretino appiccicato a qualche vescovo utilitaristicamente conservatore, lo ha compreso e promulgato.
Fallita la riforma ratzingeriana della Curia, il vecchio Bergoglio l'ha proseguita con ridotti risultati, stante la potenza fortificata della chiesa rotaryana, ma l'ha ampliata portandosi, con evangelica decisione, sulla zattera dei declassati disprezzati, il cui numero si mantiene costante, quando non si incrementa, di generazione in generazione, agli angoli delle strade e nelle retrovie nascoste della disperazione.
L'unico a riscattare il pensiero è il Papa che ricolloca, attraverso la fede che spiana le montagne, la Chiesa apparente ai vertici del pensiero indipendente: è un paradosso, uno dei tanti, nel quale la cultura  ibrida, attinta dal rovesciamento della prassi ebraica, alla quale è strettamente connessa, si ritrova profeticamente a fianco dei deboli contingenti.
Culturalmente pescatrice di uomini.
Con la stessa disinvolta eterogenesi potrà domani tornare al fianco del trono per poi litigarvi, perchè è una sintesi evoluta e coltivata per secoli al riparo da un libero dibattito, che si svolge, ma senza la sua partecipazione intorno ad essa, ma non dentro di essa.
Al di dentro, come in qualsiasi corte si muovono le congiure di potere, che non possono concepire che la salvaguardia dei privilegi e l'agitarsi proselitistico e raggruppante delle parrocchie.
Pur non credendo che questo sia l'esito del bimillenario, ondivago percorso, sono a supporto di questa figura rara e preziosa,in quanto paradossalmente libera.

lunedì 18 dicembre 2017

Le tante varietà di italiani.

Sono italiani gli appartenenti alla comunità ebraica?
Sono italiani i lobbysti monarchici così ben impersonati dall'ultimo discendente della casa reale, che  sfottono ed irridono questi concittadini?
Sono italiani i conservatori di ritorno per ogni occasione, focalizzati quasi esclusivamente al sud e in ristretti e feudali ambiti del piemonte sabaudo?
Sono italiani i reduci della partigianeria che non hanno praticato in armi, gli ex comunisti, gli oppositori e i sostenitori del regime fascista?
Ciascuna di queste categorie - e me ne sono sfuggite certamente molte altre - rappresenta uno spicchio incompatibile della nazione e, soprattutto, l' a- democratica particolarità non comunicante e neppure accettante le altrui diversità.
Mentre ufficialmente si propugna l'omologazione di tutto, le virulente appartenenze, un tempo di sinsitra, oggi di destra, emergono, giudicano, offendono e svalutano per poi ritrarsi nel proprio alveo, tutt'altro che omogeneo e pacifico.
Un gesto reliquiario - ponderato o non ponderato? - ha rinfocolato gli animi strumentali, che forse del re fellone, come i suoi discendenti, non si curano affatto, ma del suo travisato vessillo fanno il loro per una riapparizione apparentemente miracolosa.
Lo Stato italiano ha ancora una sua caratteristica costituzionale che, per essere stata, più volte, non rispettata, ha rivelato la forte presenza di culture e sensibilità difformi da quelle in essa contenute e che aveva solo coperto. le metastasi della scoordinatissima società italiana frazionaria.
Da tempo, in un crescendo di simbologie proposte e di conseguenze messe in atto impunemente, sono sul proscenio e vi sostano con volgarità di linguaggio, di sentimenti e d'incultura.
Lo specchio di quanto è potuto accadere...fino ad ora. 

domenica 17 dicembre 2017

La precarietà del crimine integrato.

Igor, dalla campagna triste della bassa, ai campi dell'Aragona. Una vocazione, un addestramento a districarsi nei terreni aridi o acquitrinosi.
Adesso che è stato preso, la sua evidente sopranatura di Rambo militare viene riconosciuta: è un titolo di vanto per la giustizia e la moralità aver reso innocua l'ennesima impersonificazione del male.
Che sia capace di districarsi in condizioni di estrema inferiorità l'ha dimostrato facendo fuori due carabineros della famigerata Guardia civil franchista.
Ci ha rimesso le bucce anche un massaro che stava guidando i due militari alla cattura di un presunto ladro.
L'hanno preso solo perchè ha avuto un incidente, altrimenti sarebbe ancora a zonzo.
E' riuscito a sopravvivere alle ferite riportate ed a fuggire fino alla Spagna, dove si è scoperto con una rapina in villa di pochi giorni fa.
Se non sarà processato in Italia e riconosciuto colpevole, gli eredi degli uccisi recenti non potranno ottenere nessun indennizzo.
La taglia su di lui resterà senza assegnatario.
La vita randagia, sorretta dall'addestramento inutile alla vita civile, continuava ad essere la sua etologia, in attesa della sua morte, che, a differenza della sorte riservata ai terroristi, gli è stata sottratta, perché potesse diventare un'icona della nemesi giustizialista.
Incarcerato, in attesa della comminazione di tanti ergastoli quanti sono stati i suoi omicidi, non parla, non collabora, è estraneo a qualsiasi interazione con altri animali ecosistemici che lo hanno neutralizzato senza eliminarlo, secondo la volontà degli ordini verticali.
Adesso è un animale in gabbia che resta estraneo al sistema, una personalità autoreferenziale estranea perché estraniata dalla società civile, dopo essere stato disumanizzato da un addestramento omicida e da una ruvida scuola di sopravvivenza.
Si presume che sia comunque inserito in un network criminale internazionale, ma, se anche così fosse, viene sempre colto da solo, alla guida di furgoni, pick-up, pronto alla fuga a piedi o in bicicletta, lo stesso mezzo che ha usato per cinque anni lungo i canali delle tristi terre irrigue padane.
Estrapolato dal suo ultimo, deserto insediamento, dove continuava a vivere da esule, non ha trovato difficoltà a trasformarsi-confermarsi in un uomo senza meta, itinerante e a replicare tecniche ed atteggiamenti uniformi di una limitata coazione a ripetere.
Igor sembra impossibilitato a vivere fuori da contesti nei quali si trova solo, si nutre con rapine e furti di dozzina, secondo tecniche di sopravvivenza che lo hanno portato anche a contendere una ciotola di cibo ad un cane.
In che cosa consiste la vagheggiata internazionale del crimine just in time, se i suoi adepti e Igor in particolare devono vivere così e ripetere continuamente gli stessi gesti. Anche stavolta è stato intercettato su un furgone rubato, ma mentre nella prima occasione, pur ferito nel precedente scontro a fuoco con le guardie ecologiche, era riuscito ad eclissarsi, come non gli è riuscito stavolta a causa di un incidente stradale che lo ha stordito.
Che Igor sia capace di combattere e di mimetizzarsi è provato:la sua tecnica bellica non è quella di uno sprovveduto malvivente, la sua condizione di vivere alla macchia in zone sperdute, pur essendo in grado di confondersi con torpedoni di pellegrini, ne attestano l'addestramento specifico.
Se esiste, che razza di terreno di coltura è mai questo che lascia a disposizione anonimi sicari e li recluta all'occasione, consentendo loro di valersi di una rete di solidarietà operativa? 

L'improprietà.

C'è molto di improprio nel reimpatrio delle ossa di re sciaboletta ( come lo chiamavano i fascisti che aveva fatto entrare a Roma ), subito dopo quella della sua triste consorte dinastica, belga, triste e socialista, senza che nessuno l'avesse annunciata ed a bordo di un volo di Stato, miltare per di più.
Da anni si parlava di questa ipotesi simbolica: il significato storico dell'esilio non ne modificava la realtà temporanea, ma ne metteva in evidenza la negatività politica e l'inettitudine istituzionale, comprovata, alla fine, dall'ingloriosa fuga a Brindisi, in quel sud sanfedista che voterà massicciamente per la monarchia al referendum che detronizzò il re di maggio.
La comunità ebraica ne ha colto tutto il significato recondito, aggravato e reso possibile dai tempi che corrono: si è ridato risalto e riconoscimento al sovrano dcadente ed abdicante che istituzionalizzò anche l'alleanza bellica con il nazismo, il colpo di Stato di Badoglio, per poi darsi alla latitanza, deposto dall'incalzare del vento del nord: quello salubre, non quello salviniano.
E' una mossa scoordinata e rivelatrice di una dicotomia assoluta fra l'Italia laboriosa e resistenziale e quella sanfedista e reazionaria che aprì la strada alla dittatura, mentre ne poteva evitare l'insorgenza.
La monarchia, come il fascismo sono stati parentesi storiche di un'Italia pura espressione geografica che la monarchia non unificò.
Quella dicotomia è ancora presente, anzi è insuperabile: è un rientro improprio di un fascismo risorgente in un paese decaduto.
E' stata sancita istituzionalmente, respingendo nel puro movimentismo di massa la difesa della democrazia.
Avviene da molto tempo.

mercoledì 13 dicembre 2017

L'opera da tre soldi.

Come se niente fudesse, la marcia di avvicinamento alle elezioni si nutre di divagazioni, battute, compiacenze, sottolineature, retorica popolare e rimozioni benestanti e ben pensanti, avalutative di tutto quanto precede.
Il gioco d'arena o salottiero si vale di coinvitati, propagandisti; gli usi abusati di qualche anno fa tornano ad essere celebrati: si parla d'altro per coinvolgere nello scherzo e far credere partecipi, come in un film comico da dozzina, gli spettatori.
Le maschere di codesto carnevale sono mutevoli, chi se ne cela emerge dalle retrovie di un potere ostruito, improvvisamente liberatosi per il superamento del vecchio guitto della commedia dell'arte che ha tanto successo perchè i protagonisti, gli attori, sono la proiezione democratica, di una Polis inetta e non necessaria.
Non vale più neanche la denuncia luterana dei mali o dell'imbecillità del mondo e dei suoi sistemi dissimulatori: se la rivalsa non è a sua volta, anche inconsapevolmente strumentale, perde di efficacia e di rappresentabilità.
Il popolo elettore si comporta individualmente negli stessi termini e, comunitaramente ne fa un'ideologia scettica dietro la quale confondere una moralità sbandierata, retaggio di un'infanzia ben educata.
Anche su questo brodo insipido, su questa mostarda rancida, si riece a cibarsi dell'identificazione plebea del popolo sovrano, diviso da chi ne rappresenta ed interpreta la beceraggine, proponendosi ad icona del luogo comune.
Anche Bertold Brecht era un retore della dissimulazione, un prete del rito antico ed accettato, che ora non avrebbe appigli al suo dire.
Lo spettacolo è alla sua ennesima replica: il mondo sta per cambiare ed a muoverlo sono quei simulacri di idee in cui tutti  possono riconoscersi, senza convenire su nulla.

martedì 12 dicembre 2017

La sconvenienza.

Mondo convenienza è un network del mobile a prezzi stracciati per abitazioni non architettoniche, che vanno a ruba e fanno una concorrenza avvertibile all'IKEA.
La mobilia, di esclusivo uso pratico, una volta acquistata attraverso l'aattribuzione di un numero di prenotazione, come in molte altre rivendite molto frequentate, come le farmacie, ad esempio, ed aspettando che una voce megafonica ( strumento tipico dei regimi e della loro propaganda ), chiami il numero o addirittura  il cognome, deve essere attribuita come il premio di una lotteria.
E' giunto il momento di accorrere, senza indugio, alle cassa e pagare il corrispettivo dell'acquisto comprensivo della consegna nel giorno ed all'ora stabilita, compreso il montaggio che i trasportatori multi uso effettueranno con i tempi dei cambia pneumatici della formula uno automobilistica.
Economico, pratico, essenziale.
Dopo la brutalizzazione della proprosta e dell'acquisto, i gonzi felici se ne vanno contenti di aver limitato i danni, intesi come spesa.
Un'eccellenza commerciale, comi si suole dire di ogni istantanea stupefazione, purtroppo applicata anche alle prestazioni frettolose delle Aziende sanitarie locali, dove non è più chiaro se ci si riferisca alle cure o alla velocità delle dimissioni, dopo visite contingentate nei tempi, interventi chirurgici semi-istantanei e rarissimi ricoveri eccedenti un giorno: prestata un'osservazione standard tarata su codici cromatici: fuori dai piedi, per far posto a nuovi utenti, beneficiari di siffatte cure.
Lo stesso per gli aspiranti a un'assunzione qualunque, che affollano le anticamere - anche quelle on-line - fuori uno, dentro un altro, a tormentone.
Intanto le chiamate si fanno giornaliere, settimanali, ben peggio del costume della casa madre dell'innovazione post moderna, post tutto, anarchicamente.
Tornando ai magazzini delle occasioni, quanto precede è reso possibile, anzi redditizio per l'impresa, da straordinari obbligatori, perdita dei benefici di anzianità di servizio, mai un riposo nei giorni festivi e stipendi ridotti.
Senza tutele contrattuali, o mangiar questa minestra o saltar dalla finestra.
Senza curarsi delle patenti contraddizioni, adattandosi con sequenzialità alle innovazioni, mordendosi la coda della convenienza vantata, quegli stessi lavoratori a basso reddito, messi alla frusta nell'ambito del proprio lavoro, accorrono a compensare la mediocrità del salario e, purtroppo, non solo, con acquisti nelle ridotte dello sfruttamento, che loro stessi, in forme uniformi e monotome, subiscono.
Così la ruota della profittabilità gira su se stessa, l'ignoranza impera e la base di consenso, anzi di entusiasmo, si disperde fino all'accantonamento di ogni riferimento, sull'abbrivio della propaganda aziendale, sempre più simile a quella delle entità totalitarie, per l'accessibilità di prodotti di rivalsa anche per i poveri e per il sollievo dall'invidia che è sempre presente nelle comparazioni dei poveracci.
Il malanno contagia coloro che dovrebbero rappresentarne l'antidoto.
L'analisi di parte classica trova la sua sconosciuta conferma, mentre l'invocazione di un'analisi imparziale sancisce, senza ammetterlo, l'adattamento alle posizioni ed alla subordinazione operosa, onesta, etica, responsabile, senza dignità e priva della valorizzazione concreta del proprio apporto alla creazione della ricchezza del proprietario, assumendo la veste sbrindellata e dispregiata che permette l'esibizione del magister elegantiarum.

sabato 9 dicembre 2017

La scelta di parteggiare.

Gerusalemme è simbolo di contrasti nei quali la religione è solo il carburante dei rivoltosi a mani nude, che fanno da schermo ai poteri costituiti in governo o milizie armate e contro i quali fa muro Israele, mentre reprime poliziescamente i moti delle spianate.
Lo fa come un qualunque Stato di diritto contro una plebaglia bisognosa di sfogo.
L'amministrazione americana ha fatto la scelta di investire, anche ufficialmente, Israele quale potenza regionale e di ribadirne il ruolo di alleato fondamentale per un'area ancora strategica e fortemente instabile.
Ha scelto di contraddire tutta l'inconcludente politica democratica in materia.
Penso che le manifestazioni di queste ore fossero previste, anche perché si è scelto di dichiarare Gerusalemme capitale d'Israele, il giorno del trentennale della prima Intifada.
Non credo che sia stato un caso, bensì un esercizio opzionale significativo.
Nessuno dei paesi fuori dalla N.A.T.O. e non toccati dal terrorismo islamico ( a parte le comunità indipendentiste dei Ceceni e degli Uiguri in Cina ), ha citato e si è posta all'opposizione della scelta, per loro strategicamente indifferente.
I Russi, per ora, hanno difeso con spregiudicatezza ed efficacia ( come non faceva l'Unione sovietica ) i loro specifici interessi, i Cinesi sono in tutt'altre faccende affacendati.
I piccoli e presuntuosi Stati europei e l'Italia si sono dissociati, senza rivoltarsi, per paura e si sono abbarbicati su una posizione mediana adatta a conciliare capre e cavoli.
La decisione di sancire, per quel che li riguarda, la preminenza storica dell'ebraismo, riconoscendo e legittimando il sionismo ( che è un diverso ed ulteriore aspetto di una vicenda irrisolvibile per l'icompatibilità caparbia delle parti ) culturalmente ci sta del tutto, politicamente non: è stata una comprensibile decisione per rompere gli indugi.
Contrari i piccoli paesi europei che hanno già saggiato l'ira giustificata degli arabi espropriati delle loro ricche risorse energetiche dalla corrotta leadership nazionale, al soldo di chi può pagare e pagarli.
La stasi è stata rimossa, gli israeliani si sono ritrovati affiancati dal loro  partner più importante.
Loro non possono disconoscere se stessi perché spesso sono oggetto di attentati e di guerriglia urbana.
E' una scelta politica da parte di chi può permettersela, mentre l'esposizione dei piccoli alleati, evidentemente non più strategici, in particolare dopo la loro unione distruggitrice delle tutele interne, a cominciare da quelle del lavoro ( non più necessarie dopo la fine della guerra fredda e con l'Unione sovietica nei pressi di casa ) aumenta e li rende ancor più insicuri perchè ignorati e messi in secondo piano, rispetto agli israeliani, nella chimica certosina delle opzioni geo-strategiche..
E' una decisone in linea con la volontà di Trump di essere solo il presidente degli Stati uniti e non più il lord protettore dell'europa centro-occidentale, ancora poco incline ad assumersi gli oneri della sua difesa.
Chi è incerto e succube, adesso non sa più a che santo votarsi e teme, non solo per la sua incolumità, ma pure per la sostenibilità del suo contraddittorio sistema che ha chiarito i veri rapporti di forza fra le componenti dell'alleanza guglielmina, adesso che l'intifada potrebbe coinvogerli, non per la nomina di Gerusalemme a capitale dgli ebrei, ma per le guerre neo coloniali che hanno portato alla caduta o al ridimensionamento di regimi politici, dopo la scomparsa dei quali la situazione è peggiorata ed a conflitti sotto traccia alle quali ciascuna fornisce il suo contributo, militare e logistico, per non essere tagliata fuori dalla spartizione delle spoglie.
Per questo e per quanto precede, per gli europei e per l'O.N.U., Israele è una seccatura che dovrebbe piegarsi  a un compromesso debilitante con nemici acclarati, atavici, storici e contemporanei. 
L'illusione che la differenziazione su una questione di principio li possa esimere da ritorsioni, è contraddetta da recentissimi fenomeni che si sono verificati ben prima che Trump e la sua amministrazione prendessero l'ultima decisione. .   

La differenza.

Sui marciapiedi al coperto, almeno dalle precipitazioni, sotto i portici, in centro, dove l'umanità di passaggio, in tutti i sensi, si coagula, ci sono tanti mendicanti.
Sono riconoscibilissimi: molti sono organizzati in triste combriccola, sono disposti in modo da raccogliere lungo il percorso quanto sfugge a chi li precede; altri ancora vanno su e giù lungo i corsi chiedendo l'elemosina, chi in abito da strada, chi travisato da pagliaccio che ride come quelli di Ruggero Leoncavallo.
In che cosa sono simili?
Nella compagnia, nel gruppo miserabile - alla Victor Hugo - che costituiscono, durante la loro giornata lavorativa, oppure, a fine turno, nell'accampamento gitano o per profughi.
Non è affatto detto che siano individualmente solidali: sono soggetti solo alla legge del gruppo e, in maniera più variegata, dell'ambiente in cui sono inseriti, in cui si sono trovati e dal quale non sono potuti uscire, adagiandovisi.
Ma ve ne sono altri, d'aspetto più incivilito e di età media e giovane, oltre ai sempiterni vecchi abbattuti, che dormono per strada, che chiedono inutilmente l'elemosina durante tutta la giornata, prima di ricoprirsi con un piumino o un assortimento di panni sporchi e una cuffia sul capo.
Sono i rifiutati dalla crisi, messi in strada da un padrone speculativo e buono solo a far di addizione e di sottrazione: l'algoritmo lo delega.
La cronaca dei morti quotidiani e il loro numero, una vera e propria strage da macello animale, per nutrirne altri, ci rammenta le decimazioni delle malattie virali che la storia, ma soprattutto la letteratura, hanno descritto e tramandato.
Non è cambiato niente, al di fuori del volano pubblicitario e ben lo sanno i frettolosi passanti, che accelerano e assumono espressioni caparbie, quando stanno per passargli accanto.
Gli unici che fanno qualcosa di concreto - con tutti i limiti e l'occasionalità, per chi ne fruisce, - sono i volontari, laici e religiosi che vi si dedicano.
Una piccola percentuale testimone.
Per tutti i bisognosi, la differenza consiste o nella solitudine o nella compagnia.
Nella compagnia si riproducono tutte le differenziazioni e le sopraffazioni della nostra natura animale, trasferiti in una convenzionale cultura, solo per questo imposta; nella solitudine si agitano tutti i fantasmi dell'esclusione da una condizione di relazione che si conosce e dalla quale ci si sente espulsi per una qualche incongruità.
L'incongruità, in questo caso, è insita nell'essere precipitati in una condizione ignota, insospettabile, anche se fino ad allora così evidente ma rimossa, della quale non esiste riconoscimento né solidarietà alcuna: raramente qualche centesimo.
E' da questa paura che fuggono i passanti assenti, ma non inconsapevoli, che danno per scontato che l'immolazione si sia compiuta e che non bisogni farsi coinvolgere in una situazione precipitata.
Per cui, per chi è solo, l'unica soluzione, per noi e per loro, è la morte, che già vivono nell'unico inferno materiale e, soprattutto, esistenziale, mentre una massa di auto-purganti, inconsapevoli di essere sottosposti a clistere, si involvono in spire senza esito, mentre il paradiso pagano, culturalmente archeologico di quello in uso, è appannaggio di chi li ha ridotti così.
Non ancora per chi, ( per averne vissuto in qualche modo la condizione? ), continua a soccorrerli.

L'equilibrio.

La destra sociale aumenta perchè la sinistra non esiste più, o meglio è relegata in una testimonianza archivistica di nessuna influenza sulla realtà sociale disgregata.
E' proprio in funzione della scomparsa dei riferimenti empirici della sinistra storica che sono tornati in auge quelli della destra squadristica, per ciò stesso popolare e sociale.
La Costituzione che vieta la ricostituzione del disciolto partito fascista: nulla recita riguardo al revival cronachistico di questi anni.
Il fascismo è liquido, come tutto il resto, ma onnipresente.

Talune case editrici hanno riproposto, limitandosi al solo testo, i manifesti di propaganda politica degli anarchici, del nazismo.
In questi proclami, spesso ben scritti e politicamente adeguatamente focalizzati, riemergono molti dei temi all'ordine del giorno, abusati da una destra multiforme e intersecati da una sinistra sedicente: sul piano mediano si tratta della base ideologica e pratica del neo fascismo.
La società dei consumi low cost scivola autonomamente ai margini, ma le fasce marginali si adagiano sul riconoscimento strumentale dei movimenti politici sociali, anche se si tratta del solito manipolo affiancatore degli interessi economici censitari.
La destra in agguato nelle caserme dei carabinieri e nelle ridotte della polizia si è spostata nelle strade e aggredisce le fonti critiche, certamente borghesi, della società e del suo assetto economico.
Ormai si propongono e si credono i vessilliferi della condizione marginale della società, a supporto di quella dominante e zittiscono - o almeno ci provano - la borghesia illuminista, per precipitato elitaria.
Da I ragazzi di vita e da Una vita violenta, così ben immedesimata da Pasolini nei suoi romanzi romani, ai ghetti di sempre, insuperabili, anzi riproducibili in serie per avere un esempio negativo, un diavolo, un nemico, alle marginalità consortili delle nostre latitudini, attraverso le espressioni sassaiole di Palestina, in magliette da pallone o in parti di griffate tute sportive e ciabatte: lo stesso abbigliamento delle vie e dei campi sportivi dell'Africa che i reportages ci tramandano.
Destra e sinistra, per la strada sono sensazioni ibridabili, ingannevoli, strumentalizzabili.   
L'illusione assume a volte forme devote, ispirate, altre agitazioni interiori violente.
Entrambe parziali.

venerdì 8 dicembre 2017

Le declinazioni dell'uso.

Declinare il lavoro è diventato ozioso.
In senso proprio, stante la frenesia senza scopo personale dei galoppini che inseguono un sempre più faticoso e misero stipendio.
E' chiaro: i giovani, disoccupati e sottoccupati, sposano l'ideologia dominante, per bisogno reddituale e mancanza d'alternative.
Almeno quelli che non sono in grado di emigrare, che si accontentano della tutela familiare, da cui ricavano anche una sorta di demando reddituale di sussitenza.
Lo sfruttamento è alla base della concorrenza ed il 50% per cento della forza lavoro è impiegata con contratti a termine.
Tutti gli aborti legislativi che hanno accompagnato la controriforma, si sono accodati al neo sistema classista, nel quale le competenze acquisite restano succedanee del clientelismo familiare e possono trovare mercato solo all'estero.
Il classismo italiano riassume il suo storico carattere di consequenzialità con il privilegio dinastico, mentre gli schiavi efficientisti si sfigurano e si spolmonano dietro risultati sempre inferiori, studiatamente inferiori, al loro sforzo.
La fine del comunismo ha provocato il superamento delle attività produttive, all'interno delle quali gli operai avevano acquisito un peso politico altrimenti utopistico e, soprattutto, ha introdotto un mero calcolo di valori presunti, finanziariamente stimati.
Ora, in tutti gli ambiti, la classe lavoratrice non c'è più e lo sfruttamento è libero, eppur di nuovo ricercato, per farsi speranzosamente prendere per il naso.
Durante la contrapposizione fra due sistemi, di cui uno spregiudicato e dinamico e l'altro statico e  culturalmente alimentato, le attività produttive, le fabbriche, erano il recinto controllato per la realizzazione di guadagni, la base controllata dal sindacato marxista, oppure, ad est, lo stato uniformante di un modello chiuso ed autoassorbente.
Fra i due mondi, così analizzati, correvano solo più o meno suggestive autocelebrazioni.
Un metodo che, ora, esercitato solo ad una via, irreggimenta i suoi artefici, li gratifica con galloni di ottone, con i quali in coro si celebrano i riti ragionieristici.
Il ritorno annunciato ai confini interni dell'Impero statunitense, potrebbe provocare degli effetti interessanti e non soltanto negativi, come preconizzato ufficialmente dagli stati europei unitari.
Dal disordine al ritorno sui propri passi, con un processo che potrebbe durare altri venti o più anni: tanti quanti ci ha messo il neo sermone a crearsi le proprie volatili basi.
L'attuale non è la prima generazione di senza lavoro, già dagli anni '80, lo yuppismo fece da staffetta alla demolizione dei preesistenti equilibri e comportò una  rattrappimento dell'energia lavorativa che non riusci ad esplicarsi.
Siamo dunque al perfezionamento parziale di un contro progetto liberatorio dei comunque salvaguardati interessi esclusivi ed ereditari, mentre sono gli immigrati a prendere il testimone , culturalmente alieno, delle vecchie clsasi deproletarizzatesi.
Saranno i loro discendenti..italiani a mettersi sul groppone la merce da portare ai mercati capitalistici ed ai mercatini dei nostri provinciali speculatori.
La loro alterità sarà a metà materiale, come già per gli italiani poveri, ma avrà anche un'altra connotazione  spirituale ed educativa che la  caratterizzerà.
Sarà comunque un ghetto, una categoria arrabbiata e rancorosa, ma perdente, secondo uno schema conservativo che contempla l'assimilazione ipocrita e fin dove fa comodo, la messa in soggezione di chi dovrà aderirvi, facendo loro sentire come anomalia e peccato, infine reato, ogni interiore esigenza di rivalsa e, ottenuto tutto questo, provvederà con il braccio armato della legge e le sentenze dei suoi pigri, comodamante o esteticamente, funzionari: l'ultima ricca e saccente categoria di statali.
Il Santo Sinedrio del diritto.
In fondo l'ozio si fonda sul lavoro, purché non sia il proprio.
E' logica elementare.

giovedì 7 dicembre 2017

La tutela.

La destra popolare cresce.
Quanto sia numericamente importante non so, ma sta di fatto che di maggioranze e minoranze non si è mai occupata la gladiatoria politica social-nazionale.
La destra di strada ha preso a cuore, ma anche in consenziente custodia, la plebe delle periferie urbane, laddove non ci sia mai stata od abbia preso a svanire l'assistenza abitativa e cooperativistica che stabilizza i voti e la depressione assistita.
Al sud, ma anche nei vasti comprensori ex operai della Lombardia, il fascismo riverbera prepotentemente e si pone alla testa di un miope movimentismo contro tutti i pretesti della propaganda politica.
Adesso, come faremo?
Non c'è più il comunismo, la CGIL se la suona e se la canta, l'europa con i conti a posto non vuole farseli sconvolgere dal clientelismo latino.
Quindi, comunque contro!
Che si tratti di un'opposizione elettorale e falsificatrice, tempo per tempo non interessa.
Gli elettori tradizionali non votano più, la plebe inclina tatticamente verso tutti i pifferai, alla disperata ricerca di una pretestuosa salvezza.
Il magma fascista riconvertito alla globalizzazione, mentre punta su di una base nazionalsitica o di quartiere, regione area geografica più estesa ma comunque circoscritta, si vale di collaborazioni,facendo da mosca cocchiera alle più disparate e politicamente spurie attività commerciali.
Esiste un'imprenditoria della trasformazione del trasformismo che interseca alcuni paesi europei, in sinergia destrorsa, affaristicamente disimpegnata se non nell'accaparramento del denaro estorcibile.
Quando questa galassia cangiante è stata analizzata dal giornalismo d'inchiesta, costituitosi in network transnazionale.
Gli squadristi, raccoglitori delle briciole degli affari, si sono mesi a disposizione dell'imprenditoria neo fascista, come, conservativamente, fanno i mafiosi e chi ne condivide la mentalità, con le gerarchie borboniche, nelle terre d'origine.
Altrove, attraverso l'emigrazione, hanno modificato la percettibilità, ma non le metodiche, coinvolgenti, altrimenti minacciose, volte all'omertà censoria.
L'informazione è, per forza di verità, il primo baluardo da abbattere e la preoccupazione del presidente Mattarella, per fatti gravi, lascia interdetti: il fascismo è bandito nella costituzione, è la società che è lassa e contraddittoria, per questo il sempiterno fascismo nazionale ha coagulato le sue sembianze.
Sta di fatto che, riservatamente e dissimulatamente, fanno parte del network fascista imprenditori a vari livelli, cartelli imprenditoriali, professionisti a latere, con una base crescente di consenso fra i pigri diseredati dei quartieri ghetto, in via di crescente espansione sui teritor urbani, anche di medie o piccole dimensioni.
Gli sponsor politici sono interni alle democrazie in crisi, ma i flirt con i nazionalismi oppositivi - come la Russia, ad esempio, - si intersecano con i finanziamenti e gli impieghi mercenari.
Anche la dissolvente politica italiana si presta a sfarinarsi facilmente ed a subordinarsi affaristicamente alla marea, non più circoscritta, ma montante, del business valoriale, religioso, patriottico e le intersezioni elettorali promosse dai compromessi, prima legislativi e poi d'intesa, sono in costante miscelazione, mentre l'elettorato civile è tagliato fuori e, astenendosi, lascia fare.
Solo la tutela egemonica dell'Europa che conta e degli Stati Uniti, se questa deviasse dall'unum sentire degli interessi imperialistici, stringendo l'Italia nella camicia di forza che si è meritata, potrà tenere sotto controllo, sul piano politico-istituzionale, questo squadrismo incentivante, che, per il resto, tracimerà il suo esclusivo concime su troppe terre fertili della sociologia indigena.