venerdì 24 febbraio 2017

"Beato" chi ci crede.

Il presidente proprietario sella Roma A.C., l'italo americano Pallotta, ha dichiarato che senza uno stadio di proprietà, venderà tutti i giocatori migliori. Dev'essere per questo che l'italo candese Saputo non si perita neppure di acquistarli e punti tutto su di una speculazione immobiliare e possibilmente di servizi.
Il modello industriale applicato allo spettacolo calcistico ha prodotto un impoverimento tecnico del nostro campionato e ha relegato le società minori ad una mediocrità declinante. I progetti contrabbandati sono identici a quelli di tutte le altre aziende private, nelle quali si chiede molto in cambio del minimo sindacale e, talvolta, neppure di quello. In realtà, l'obiettivo è solo quello dell'imprenditore di ottimizzare i suoi profitti, mettendo alla stanga tutto il personale di base e chiedendo ai sostenitori di seguire la squadra a prescindere. Venuto meno il parterre di visibiltà, da spendere in politica o da collegare ad altri affari, ecco che, per ottenere una visibilità pari alla loro ricchezza, sbarcano nei grandi club i cinesi, gli avvocati americani si fanno mediatori per investimenti nel pallone nostrano e, con le buone uscite, si comprano anche squadrette da sfruttare mediaticamente in uno scenario delizioso.  Ma i giocatori più importanti non sposano il progetto interminabile dei presidenti-imprenditori, vogliono tanti doldi, maledetti e subito, per una carriera che li ha sottratti per caso ad un avvenire da operai o da disoccupati, se non peggio e che non durerà a lungo. Tutte le altre sono "palle", che solo chi detiene, a qualsiasi titolo, tanti denari, può avvertire, scoprire e fuggire. 

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