martedì 21 febbraio 2017

Ciò che non appare e che, quando appare, non si può più raccontare.

Ogni giorno, in ogni circostanza ordinaria, il senso di sicurezza prevale sulla vigilanza, sulla prudenza e la prontezza nel reagire. Si rischia l'insopportazione, il giudizio più scontato e più convenzionale, quello cioè sul quale tutti i superficiali ed stranei, appartenenti ad un ambiente concordano.
Quando si deve constatare il danno subito, il tradimento, non tanto della fiducia, quanto della proiezione della propria onestà - sia detto senza presunzione - su coloro che ci circondano, fra i quali molti coltivano sentimenti di estraneità, pulsioni negative, avidità, talvolta autogiustificata con il bisogno, se ne constata la teatralità, che permane anche a posteriori, deridendo sotto i baffi gli umiliati. Queste persone sono irriconoscibili e sono soggette a trasformarsi, al ricorrere, in sincrono, di situazioni adatte all'esplicazione di una malignità mascherata dalle convenzioni e dai luoghi comuni. Il furto, l'appropriazione indebita, la violenza, la speculazione sono stati reali, dei quali ci si rende conto solo quanndo ci colpiscono e ci colpiscono quando siamo deboli, distratti da altre incombenze, certamente più significative ed importanti: di queste approfittano gli estranei di contorno. Il nostro prossimo. In questo senso, fiduciariamente e fiduciosamente, i principi morali sono fuorvianti, comuni solo nell'ostentazione. Anche l'accoglienza, la filantropia, la pietà sono abbassamenti delle difese, già troppo spesso labili  contro la prepotenza e l'arroganza, che possono esercitarsi sui malcapitati fuori contesto.  A loro resta solo l'impotente amarezza della vittima ghermita dal predatore, ultimo dolore prima della fine.

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