sabato 25 febbraio 2017

La terapia dell'anima.

Quando il cervello divaga ed è occupato, in ogni momento, da influssi non attinenti ad uno scopo pratico e contingente , si vive inavvertitamente una nevrosi, suscettiblie di trasformarsi in depressione. La ragione "magica" per la quale, fin dai tempi più antichi, si attribuisce il colore azzurro ai maschi e quello rosa alle femmine, consiste nella convinzione, di qualche cultura d'esportazione, attribuente significati ai colori, che l'azzurro proteggesse dalle interferenze degli spiriti e che gli uomini in fieri ne fossero più soggetti. Vien fatto di dubitarne: con espressioni molto diverse l'impazzimento domina gli umani e  le umane, in forme incompatibili e competitive, dopo periodiche "lune di miele" od una sola, allorquando, nella migliore delle ipotesi, i coniugi diventano, invecchiando, dei buoni amici, ma non di rado delle persone arricciate in se stesse e che non si sopportano, unite solo da una socialità interindividuale, perché economica. Ho riletto da poco "Un amore" di Dino Buzzati e sto rileggendo "Il male oscuro" di Giuseppe Berto, due ottime narrazioni della nevrosi "dall'interno", in un infernale continuum di associazioni d'idee, se così si possono chiamare, di condizionamenti o assenza di qualsiasi riferimento ai costumi sociali, all'emersione-sommersione di contrasti inconsci con figure affettive, di status o parentali, in un caleidoscopio di sovrapposizioni, rimozioni, superamenti in via di fatto o semplice ignoranza, scalzata da riesumazioni improvvise ed inaspettate. Non è forse solo questo, ma il nevrotico è certamente anche questo; il suo morbo sacro, la sua infermità, del tutto analoga a qualsiasi altro organo non pensante, ma influente organicamente sul cervello, espressa inappropriatamente con delle parole dall'etimologia diversa, omologate in traduzione secondo archetipi riconoscibili, colonialisti, che ne alterano e ne nascondono la genesi profonda, da dove riemergono le sensazioni e le induzioni inconsce, per questo misconosciute, che producono  una sofferenza inafferrabile - per i profani - e interminabile.
La terapia psichiatrica e psicanalitica ( a quella psicologica credo poco: è interessante solo come oggetto di studi accessibile ) è, dovunque, strettamente privata. Esistono, è vero, dei presidi territoriali di salute pubblica, è vero che forniscono farmaci ai pazienti indigenti, ma è altrettanto vero che queste casematte terapeutiche sono praticate da medici frettolosi, per i quali il presidio è uno dei tanti impegni a pagamento, di norma una volta alla settimana, che non approfondiscono, se non attraverso i sintomi, la cause del disagio dell'anima, Psiché.  Infatti, la psicanalisi richiede una cultura adeguata,a  cui si associa, anche se non sempre, un reddito adeguato. Se c'è solo il reddito, la "pazzia impazza". Il tema de "Il male oscuro" è strettamente autobiografico ed è un excursus apparentemente disordinato, ma condotto da un filo (psico)logico, di una logica cioè strettamente intrinseca, ai luoghi oscuri, ma non per questo paurosi, dell'inconscio. Interiormente, le convenzioni significanti della nostra vita, i sensi di colpa o di infervoramento, d'inferiorità e di superiorità, d'indifferenza e di autosegregazione, vengono messi in crisi da libere e caotiche alla coscienza interazioni intervenienti ed inaspettate, di un'indagine senza esito, senza obiettivo, sull'essenza vissuta o non vissuta, sognata o vagheggiata, negata e contraddetta, in una aspirazione a liberarci dei condizionamenti stretti e arbitrari , a cominciare da quelli della propria famiglia d'origine, dalle figure parentali, per poi trapassare a quelle amicali, sociali, della nostra costituta famiglia e dell'interazione discosta e competitiva fra famiglie, accompagnati cioè dal tarlo di un'identità soffocata e messa in crisi dal disagio della civiltà.  Fra l'altro, una civiltà accessibile a tutti, o meglio da tutti adottabile: una civiltà insoddisfacente.   
    

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