domenica 19 febbraio 2017

La mascheratura della festa.

Lo splendido scenario bizantino che ha ospitato le maschere veneziane, salvo quelle impegnate nelle feste private, ha restituito il senso angosciante della festa sadica, immolatoria. Lo aveva ben rappresentato Stanley Kubric nel suo ultimo film e di maschere è intrisa la storia dei vizi e della diplomazia rinascimentale.
A dire il vero, se alle maschere preziose si alternano le sembianze reali dei partecipanti, viene spontaneo raccomandare le maschere, però, le medesime, servono proprio a nascondere l'anima nera di ciascuno di noi, a celare la mediocrità, a colpire e tramare a man salva, a non riconoscersi ed imbarazzarsi nelle orge iniziatiche.
Sono mascherati gli officianti dei riti satanici, sono mascherati fino al disvelamento finale, i massoni, quando accolgono un nuovo adepto in una delle tante camere tecniche.
All'apparenza convenzionale deve affiancarsi un potere non manifesto, che le persone comuni non capirebbero e che, proprio per questo, sono destinate a rimanere tali.
Il satanismo, i baccanali pagani erano invece uno sfogo proletario e, insieme, un "embrassons nous" delle latebre ormonali ed alcoliche dell'ignoranza. In queste occasioni, la maschera era il transfert, il ghigno, l'ubriachezza, il sesso in uno spiazzo cerimoniale, a cui si è sostituita la "dark room" dei club privée attuali, nei quali gli accoppiamenti casuali avvengono al buio.
Nella maschera veneziana rivivono e si celano tutte le ambiguità della politica, del potere e della interiore natura della vita, il "daimonion ti" di Platone, il demoniaco, trasformato filosoficamente, del cattolicesimo, non tanto di quello maturo, quanto di quello originario, protrattosi per cinque secoli.
La mascheratura ricca ed elegante, angoscia eppure attira irresistibilmente; per taluni rappresenterà il viottolo d'ingresso nel mondo comodo, a cui sacrificare, in segreto, dignità e personalità, per tanti altri costituirà solo la strumentalizzazione della loro vita e lo spreco delle loro intime risorse, volontariamente sacrificate, per un tentativo suicida.

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