sabato 2 settembre 2017

Estate di calma piatta in Israele, dopo che era sembrato - ma solo sembrato - che l'intifada potesse ricominciare, dopo l'ennesima costrizione religiosa e culturale al culto antagonista dei musulmani.
La reazione scomposta agli scomposti bombardamenti sulla Siria e l'Iraq - quasi quarantacinquemila morti in due anni - si è esercitata a metà agosto, sulle ramblas catalane di Barcellona.
Le ho percorse anch'io.
Non c'è diversità fra i maciullati siriani ed iracheni e quelli europei e le modalità con cui si conducono gli attentati ( che altro sarebbero i bombardamenti dall'alto, senza rischio? ), così come non c'è difformità fra le intenzioni non dichiarate dei bombardatori e quelle di chi organizza il sacrificio kamikaze di chi agisce e di chi occasionalmente soccombe.
Bambini, affetti, prospettive e speranze, sacrificate negli uni e negli altri casi.
La differenza casomai consiste nella sicura morte dei terroristi canonici, rispetto all'impunità, anzi alla cariera degli assassini, degli angeli sterminatori, tecnicamente formati ed insensibili a quello che fanno.
L'informazione è puramente propagandistica: le espressioni retoriche si sprecano, il buon sentimento superficiale e occultatore si spende a cascata, nella cronaca non si citano mai, sinteticamente e con chiarezza, i termini di quanto avviene, si confermano le vulgate, le veline ufficiali e si omette di render conto dell'aridità dei fatti, senza trascurare, dubitevolmente, delle interpretazioni, ma solo sulla base dei fatti empiri, oggettivi.
La Catalogna ha cantato il suo inno nazionale e rivendicato, oltre alla sua natura turistica di "città aperta", la sua precaria indipendenza demandata al referendum di Ottobre.
Sarebbe terrorizzata dalla sua insufficienza economica, ma vedrebbe ridere, dietro le quinte, gli speculatori della e sulla società comune, democratica.
Il mondo liquido, vulcanico ha paradossalmente rimesso in gioco - casomai tramite internet - non le masse, ma le moltitudini e i poteri tradizionali, usurpatori di una valorizzazione assente del loro grottesco esibirsi in un proscenio senza scenografia, di utillizare i sempre servili strumenti della propaganda giornalistica per tenere insieme le trame sfilacciate di una tela inconsistente e riaffermare prospetticamente, per i loro eredi, quindi, il controllo sociale che, altrimenti si affrancherebbe dal suo giogo e tornerebbe al libero gioco.
Non sia mai!
Ciascuno ha le sue tradizioni da perpetuare, tradizioni privilegiate; agli altri toccherà (ri)vivere un'utopia basata solo su un apparente buon senso, di generazione in generazione e di riempire ciclicamente le culle e i loculi cimiteriali.
Qualcuno avrà mausolei, altri, molti altri, la nuda terra o un forno crematorio.
Quelli incorniciati in un mausoleo, testimonieranno, monumentalmente, il demoniaco sottostante delle contrabbandate utopie e dei principi stessi, prostituiti proprio da loro per farsene riconosciuto emblema, marcatore subculturale del loro tramandando potere.
Quello di aver potuto vivere in barba all'umanità, retorica e vuota espressione del nulla antropologico.    

Nessun commento:

Posta un commento