martedì 19 settembre 2017

Lo stupro quotidiano.

Le analisi sociologiche, psicologiche sono importanti solo se non sostituiscono i fatti nella percezione dei lettori, di coloro che sono chiamati ad una mediocre esegesi, alla luce di convincimenti indotti fin dalla prima infanzia, come quelli di uno stupro in potenza, da subire o da infliggere.
Sfugge ai più lo stupro quotidiano che si consuma sulle coscienze fin dai primi anni di vita, nei quali sono già presenti gli stigmi della morale di classe - nei due sensi - e quindi di ambiente e di prospettive.
Lo stupro si concretizza nelle  dinamiche apparenti di gruppi omogenei oppure omogeneizzati, nei confronti dei diversi, di coloro che si disprezzano e che si vogliono emarginare ed espellere.
Lo stupro, una sorta di pedofilia ritardata non si consuma più materialmente, l'annichilimento dell'alieno, per questo aggredibile dal branco non riconosciuto, anzi tutelato, avviene ogni volta che l'assuefazione non sia più sopportata, se vengono meno i precedenti attestati di fedeltà, se il controllo a distanza, informatizzato, di un'organizzazione speculativamente orientata solo al profitto dell'unico azionista noto, rileva scostamenti non documentati in qualsiasi specie pretestuosamente aggredibile.
E' la ritorsione squadristica verso chi, dopo anni di collaborazione aprioristica, trova nella sua mutata configurazione familiare e, quindi, personale, gli elementi insostenibili di una prassi che se ne frega di tutto quanto non è funzionale al suo tornaconto e minaccia, perorandolo, il getto della spugna.
L'incentivazione minacciosa alle dimissioni, essendo difficoltoso il licenziare, se il candidato si difende.
Fino ad allora, la percezione del proprio ruolo, all'interno del modello era stata diversa: poi si è dovuto dire la propria ed ecco la reazione predisposta, il costume aggressivo e artefatto, che non conoscerà requie neanche dopo sbugiardanti sentenze della magistartura, ma si prolungherà, fra cavilli e ricorsi, all'infinito, a ribadire un vetero costume di provincia e di sfruttamento, per di più presuntuoso.
La modernità, tante volte invocata, non alligna nelle mercantili pretese dei capitalisti  e dei loro stipendiati, secondo escludenti criteri clientelari, che, ovviamente, negano.
Memento negare semper, anche l'evidenza.
Sono cose nostre, l'analisi degli esclusi è vana. sterile.
O con noi, alle nostre condizioni oppure fuori o ai margini.
Meglio se fuori e, ad onta della meschinità riduttiva dei salari, a fronte di pretese fuori dalle norme, si ricorre anche contro chi li aveva sconfessati, alla ricerca di un altro pretesto, l'ennesimo, per riprendere il filo dell'abuso e indurre patologie psichiatriche nelle vittime.
Nonostante questo, si mettono in campo sperimentazioni psicologiche, ad uso del padrone e si propongono consulenti anziani che hanno riciclato la loro esperienza pratica in consigli per essere sempre più plagiati nel contesto dello sfruttamento.
La stessa tipologia umana dei primi manager ideologici, in parte pensionati dell'industria, in gran parte costituiti da improvvisati predicatori.
Si trovavano a Milano periodicamente per dividersi i guadagni.
Contestualmente vennero i tagliatori di teste  all'interno delle aziende, capi del personale con budget sulle decapitazioni, con il supporto di vecchi arnesi dell'ispettorato informale.
L'analisi di Karl Marx, a centocinquant'anni dalla sua faticosa pubblicazione, non è mai stata più attuale, anzi, è destinata a rinascere come un mito salvifico, ogni volta che il capitale autoriproducentesi e la destra politica, anche nella sua versione plebea, si erge in sua difesa, per lucrare per sé posizioni di rendita.

Come la mafia al sud, sia nelle sue espressioni storiche, sie nelle proposizioni attuali. 
Insomma, storie ricorrenti di violenze  e congiure meccaniche, ad escludendum, fra congiurati di carriera e substrato clientelare strettissimo.
Se così non fosse, l'isolamento di coloro che sono stati messi in difficoltà non sussisterebbe. 
Fra stupratori e stuprati la veste è cangiante, ma la sorte inflitta è la spada di Damocle di ciascuno perché vi sarà sempre una coesione riflessa, i cui presupposti esistono, ma sono celati, contro chi sconfina.
Non esiste in questi contesti una tutela che non sia di testimonianza e non debba adattarsi a perorazioni private: la negazione del senso di appartenenza ad una classe e ad una condizione vicaria.
Se l'unica aspirazione è di essere cooptati, anche in ruoli non inquadrabili, senza attribuzioni e responsabilità, se si è disposti a tutto in queste more, a ranghi ridotti e dispersi, la contrapposizione è impossibile e lo stupro quotidiano continuerà, per queste ragioni, a prodursi.  


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