domenica 3 settembre 2017

Il ballo in maschera della violenza.

Da che mondo è mondo, i poveri si portano in prossimità dei ricchi per riceverne condivisione degli scarti.
Qualcuno delinque, si appropria di una minima parte dall'altrui posseduto, ma turba un ordine gerarchico, un'educazione al mantenimeto del privilegio, di una cultura secolare, ancorché poco conosciuta, conforme.
Anche gli altri animali, quando hanno fame, non si fanno remore ad aggredire ed a mangiarsi gli animali miti, erbivori.
Sembra l'esatto contrario di quanto avviene fra gli umani, ma non è così: la sottocultura sedimentata alla base di sistemi uniformi nella sostanza e - oggi molto meno che pria - diversi nell'aspetto, ha creato un confine, una frattura, un respingimento, verso chi non sta al suo posto - anche se non può - nel gregge.
Su ogni faglia protetta dall'invasione dei  poveri incongrui rispetto a quelli indigeni, frutto del modello che non conosce amore, i caduti sono numerosi, una strage biblica ininterrotta, numeri senza storia e senza memoria, vite di troppo, che cercano solo la loro sopravvivenza e non sono di nessuna utilità, anzi reclamano di cibarsi e, poi chissà, suggestionati dalle luci della pubblicità di un mercato non gratuito, di un falso paese dei balocchi.
Questi poveri non sono organizzati, troppe ideologie gli hanno impedito, oltre ad una sana e coltivata ignoranza, di riconoscersi ed agire sulla base di una coesione.
Manca una classe illuminata che possa guidarli ( l'istruzione non è distinguibile, nelle società primitive, dal censo e altrove è sterilizzata nell'inutilità ).
Il torto e la ragione si semplificano in quelle dei più forti, mentre quelle in fieri declinano, per non essere sovvertite, in una corsa ad una diversa e più elementarmente materiale dittatura.
Provarci, soprattutto in buona fede, costa caro.
In cattiva fede, molto meno...spesso.
Con ingenuità ed ignoranza, sulle emozioni di una vastissima ma sguarnitissima platea delle conoscenze, porta a subire dure mortificazioni e angherie.

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