sabato 23 settembre 2017

Il contagio dell'alienazione.

Lo stillicidio quotidiano di violenze sessuali, pur costituendo una preferenza giornalistica  di gran cassa mediatica, ha una cadenza ed un'estemporaneità, pur non ignote, ma sconcertanti.
Insieme agli omicidi in senso fisico, ne vengono riportati altri, mirati alla psiche, da lasciare lacerata e deformata su chi ne è vittima.
L'educatore operante a Bologna, con il suo post su facebook, ha solo espresso un'opinione che credeva neutra e che si fondava su di un'ignoranza ...madre di tutte le cattiverie, sia che si esprima dal basso, sia che discenda dall'alto.
La violentata, dopo aver messo a partito il pisello, si calma...Ed è propri in quella fase di rassegnazione che l'inconscio immagazzina il trauma che poi elaborerà.
E' possibile che, dopo i soccorsi e le cure, nell'immediatezza del sopruso patito, la destrutturazione dell'anima non sia ancora presente alla coscienza, che sembra intonsa, dopo un evento così umiliante ed estraniante. Si, estraniante dall'umanità.
Sarà di lì a breve, tempo pochi mesi, che si manifesteranno paure, interruzione delle relazioni sociali, l'avvertita impossibilità di intrattenere rapporti sentimentali, una chiusura nei confronti del sesso.
Si cominerà a non uscire più di casa, a temere il fantasma o i fantasmi che si sono materializzati quella notte, in quella corcostanza, si altererà la percezione della realtà per coniugarla solo nella banalità del male assunto a criterio interpretativo.
In questo risiede la differenza fra chi ha subito un'offesa così radicale e chi ne discetta solamente, anche al dichiarato fine di portare solidarietà e tardivo soccorso, quando ormai la persona oltraggiata non ha più fiducia nelal comprensione umana e sente di essere manipolata, a torto o a ragione, da una sollecitudine, ma anche un'invadenza non risanatrice, non risarcitoria, carente anche di comprensione.
Per questo riflesso, che si manifesta subito dopo il fatto e che resta costante per tutta la vita, le vittime si chiudono, non parlano, non credono di poter ottenere una punizione rassicurante dal sistema giudiziario e una solidarietà partecipe ed accogliente, senza pregiudizi, del sentimento sociale e anche amicale, almeno in termini superficiali.
Sanno che, come è potuto avvenire, così costituirà sensazione di compiacimento e di orgoglio nei suoi aguzzini e che i loro sentimenti saranno nascostamente condivisi dalla platea potenziale della sua mortificazione.
Da questo la necessità di fuggire dal mondo, interrompendo e compromettendo ogni progetto di vita e di evoluzione personale.
Limiti indotti che la società reale, quella organizzata non perdonerà, relegando le menomate in ruoli, in senso lato, conformi allo stato ignobilmente provocato.
Anche in questo, la vittima individuerà i caratteri della violenza estesa.
Al di là della retorica di maniera, l'abusata e l'abusato bambino restano irrimediabilmente sconfitti e la loro vità mutilata, ridotta a sofferenza ed a disturbi psichici, come ha voluto, neppur tanto e forse affatto  inconsapevolmente, chi l'ha provocata.
Chi compie questi gesti è in preda all'odio, un odio coltivato; gli ormoni ne sono solo il propellente.
La pena, spesso non comminata o inflitta in termini blandi - soprattutto se si tratta di giovani di famiglie agiate -, come se avessero il diritto di curare il proprio futuro, dopo aver indifferentemente compromesso quello di un'altra, raramente ignota, persona.
Oltre all'occasionalità bestiale, che normalmente viene identificata in breve tempo, c'è sotterraneo e spesso quotidiano o prolungato, l'abuso amicale, famigliare e parentale, ancillare e lavorativo.  
La nobiltà e bellezza dei termini si traduce in una paratia, in un mascheramento, in una relegazione della quale non si deve dare visione all'esterno, nella quale si sarebbe certamente coinvolti/e nel venir meno dell'ipocrisia sociale ed ambientale, nella quale si sperimenterebbe la natura strumentale degli istituti, che, in termini affettivi e sentimentali, possono e devono sussistere come incontro  sentimentale e identificatorio o/e come progetto, che non ha bisogno, in assoluto, di istituzionalizzazioni.
Lo stillicidio quotidiano - si diceva - di cronache repellenti, pornografiche, ma coltivate in forme dissimulate da persone di ogni età e condizione, appartiene ad una forma specifica di violenza endemica, etologica, nella quale si dimostra che la bontà della natura è una falsità dominatrice.
Per questo, chi se ne frega di chi è dominato, escluso, emarginato e relegato?
Una percentuale mai volutamente  investigata, mai volutamente assistita, nessun apprezzamento per chi ha subito e subisce, anzichè per chi pratica violenza.
Emblema specifico, ma estendibile.
In fondo, una pratica normale, scontata ed attesa ed anche uno strumento di punizione delle predestinate e devianti indifesi, da parte dei deviati.
Come le morti inutili, come il sacrificio - per noi umani ritualmente immolatorio - gli scarti prodotti continueranno ad affastellarsi.
Non sono una novità e nessuna norma li impedirà.
L'insignificante esecrazione della colpa confonderà le acque, perché sarà ed è un giudizio di maniera, apparentemente da tutti condiviso, mentre le violenze continuano.
Non si tratta di violenze aliene

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