domenica 28 gennaio 2018

La sagra.

Sono più di centomila i giovani italiani che vanno a lavorare all'estero. Ai soliti migranti poveri, che continuano ad intasare il nord e i suoi ospedali, continunano ad appaiarsi l'europa, ogii unitaria e il nord america e l'Australia. Non è cambiato niente in termini strutturali, si è solo ritratta un'onda lunga di favori, clientele e crescita sovvenzionata con il deficit. le grandi aziende se ne sono prontamente andate, anticipando la tendenza, le medie e piccole territoriali hanno chiuso, tutte le altre, vecchie, nuove e trasformate, impiegano mano d'opera all'estero o rivendono prodotti di unica fattura assemblati in paesi sottosviluppati.
Anche il sottosviluppo assune forme nostrane: in nazioni defedate, nuclei, entità, luoghi, hanno conosciuto uno sviluppo drogato, tutto il resto è stato confermato nella miseria, anzi vi è sprofondato ancora di più al confronto.
Sotto traccia, il costume, la mentalità e gli usi atavici si riproducono silenti, come dei tumori recidivanti, e impediscono l'instaurarsi del regime della serietà.
Si sta riproponendo la più bolsa e infelice campagnia di mistificazione degli ultimi trent'anni, spacciata per politica: proposte di fortificazione dei privilegi e parole al vento a sottolineare l'inconsistenza socio-economica delle persone a cui sono rivolte.
Le famiglie, ridimensionate nel loro tenore di vita, conducono noiose domeniche nel nulla domestico, mentre il lavoro non qualificato trascina il suo tempo in speranze infondate, ad onta delle quali si continua a procreare e distruggere vite inermi.
Col senno di poi, i protagonisti si renderanno conto dell'insulsaggine dei loro furibondi accanimenti, delle loro astiose dispettosità, dei loro distruttivi divorzi economici, consumati nella prospettiva di tempi lunghi, nella velleità di cambiarne il contenuto o, più spesso, di vendicarsi sul coniuge, sul socio in affari, trascinandoli nel gorgo della punitiva insoddisfazione.
Nello stesso tempo, la mortificanti relegazioni, le crudeli esclusioni, lo sfruttamento portato all'estremo, i guadagni facili e insensibili, si sono fatti ordinari, basilari, concorrenzialmente vessatori.
Le maestranze extracomunitarie sono mal pagate, pagate con ritardo, non pagate, discriminate sulla base dell'adesione a uno sciopero, dell'iscrizione ad un sindacato anzichè ad un altro. Spesso si organizzano per appartenenza etnica, con logiche e gerarchie interne imperscrutabili.
Dal punto di vista dietetico stiamo diventando delle pattumiere, da punto di vista relazionale sempre più superficiali e disordinati.
Quanto più l'educazione si fa selettiva e l'istruzione dirimente, tanto più i suoi destinatari si confermano ereditari e coloro i quali, con grande merito personale, sarebbero in grado di spendersi alla pari con i figli di famiglia, devono cercare il riconoscimento, attraverso una contesa non subordinata a favoritismi d'arbitrio, con i mercati evoluti ed in espansione, nei quali le competenze non sono onorificenze ma strumenti ricercati e ben pagati.
Il fatto è che il sottostante è ancora feudale e, nell'europa continentale, destinato a non essere mai messo in discussione, a favorire la stratificazione sociale preesistente ed a conservare la debolezza verso le potenze più dinamiche e libere.
Questa realtà sarà solo ridisegnata nella pubblicità spartitoria del supermercato politico.

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