venerdì 26 gennaio 2018

Memento, che sempre così sarà.

Domani sarà il giorno della memoria dell'antisemitismo italiano.
La nostra memoria non sarà diversa da quella ricorrente, storica, contingente che ci accompagna tutt'ora in ogni riedizione di privilegi, esclusioni, prevaricazioni, disconoscimento simbolico di chiunque non sia dei nostri.
Le leggi razziste italiane privarono della cittadinanza i connazionali ebrei, ma l'ostracismo sociale si alimenta ancora della scelta contro, anziché per, dell'esclusione per autonomia di pensiero e di obiettivi, per incongruenza con la settarietà delle formazioni sociali, delle clientele, degli apparati e delle pelose appartenenze.
So bene che, nella fattispecie, si trattò di un adeguamento infarcito di retorica, alla dottrina nazista, ben più radicale nelle sue conseguenze.
Noi privammo, dalla sera alla mattina, gli ebrei del lavoro, della loro certificatissima presenza in tutti i gangli della cultura, delle scienze, dell'insegnamento e li relegammo in quella terra di nessuno, nella quale sono abituati a stare, chiusi nella loro eccellenza senza potere, che cercammo di anestetizzare perché non potesse influenzarci.
Si, perché gli ebrei, proprio a causa della loro minorità politica nella diaspora, hanno, a tutti gli effetti, una marcia in più nel mondo della comprensione e dell'approfondimento, ben inteso come necessario nel ghetto della diversità.
Da quel ghetto hanno vinto, in ogni specialità, ogni tipo di Premio Nobel e primeggiato in ogni disciplina, di ciascuna delle quali hanno una conoscenza ben più approfondita della media.
Per questo, anche per questo, sono avvertiti come una setta dai settari denigratori.
Come se bastasse privarli dei titoli formali, delle attività di sostentamento, dato che hanno, per forza, una rete solidale di supporto, come se bastasse non riconoscerli, per cancellarli.
Tanto è vero che i nazisti cercarono di provvedere..per sempre.
Ma essere ebrei esula da qualsiasi unzione sacramentale: si è ebrei, in tutto o in parte quando se ne condividono i fondamenti culturali e, in questo senso, tutti potrebebro essere ebrei, un po' ebrei e traditori degli ebrei, come Giuda lo fu di Cristo.
Per cui, neppure questo crudele quanto demenziale tentativo, non sarebbe comunque riuscito.
Il sionismo ha ribaltato, per poche anime, questo assunto.
L'Italia di ieri e di oggi, prevede la relegazione, il disconoscimento superficiale e cattivo, l'invidia paralizzante, il far quadrato contro il non convenzionale, il riferirsi all'ovvio spartitorio, il rinchiudersi in un ghetto più grande, ma molto più sterile e provinciale.

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