mercoledì 17 gennaio 2018

Le lamentazioni.

La Chiesa e non solo Bergoglio, da qualche lustro chiede perdono di tutto: più ne faccio, più mi perdoni.
Ormai la sanatoria degli offesi che non ci sono più non conosce sosta: il peccato l'accompagna fin dalle origini e il perdono viene sempre da chi non ne è stato vittima.
In realtà nessuno perdona quel che non fa parte della sua esperienza diretta o indiretta, riguardo a quanto viene svelato, dichiarato, denunciato e, decontestualizzato, ammesso, l'idifferenza regna sovrana.
Con codesta catarsi iterativa i preti ricelebrano il rito stantio della confessione: so già cosa ripeterai e con quattro ciance afflittive, vai, pentiti, proponiti di non rifarlo, rifallo e torna qui che ricominciamo.
L'officio rappresentativo è consimile al cartellone di Broadway: viene riproposto in continuazione per un pubblico potenziale stimato in milioni di persone.
Non si accerta se qualcuno è realmente misericordioso o se, al limite, i rimettitori dei peccati che non li hanno riguardati sono sempre i medesimi, milites gloriosi in servizio permanente effettivo.
Questa dunque sarebbe la rivoluzione bergogliana?
Senza il rigetto dell'ordinamento non esiste rivoluzione ma solo riconferma, peccati e sofferenze comprese.
Uscendo dalla sfera soggettiva e focalizzandosi su quella politica, nella quale la Chiesa è parte attiva dalla sua costituzione, vien fatto di chiedersi in che cosa  possa consistere un pentimento gesuitico per azioni belliche indirette, di scelta strategica, di connubio fra il trono e l'altare, sviluppatesi nel corso dei duemila anni ( in realtà un po' meno ) di partecipazione e condizionamento, di opposizione e di ripulsa quando veniva rifiutata o messa all'angolo, come fanno e faranno le altre potenze immanenti che non si vantano di avere una missione divina da compiere.
Casomai affermano retoricamente di adoperarsi  in una missione storica, alla luce di principi che si sona dati da sole, per ergersi a paladine di quanto le sottende.
Mussolini voleve inaugurare un'era: durò vent'anni come le coalizioni d'avanspettacolo dei nostri giorni.
Il gioco misterico, iniziatico continua a reggere tutte le omertà che non consentono di mettere al corrente la platea di quanto avviene dietro le quinte e per questo, la militanza religiosa, quella politica servono solo al rafforzamento delle rispettive istituzioni, quelle che ci sfruttano e che vorrebbero continuare a nascondersi dietro ad un mandato irresponsabile, contrario alla delega ricevuta.
Se non la ottenessero eserciterebbero lo stesso potere con metodi dittatoriali, già del resto presenti nella tutela sovranazionale delle commissioni brussellesi, come da noi lo fu la sovrapposizione della chiesa cattolica nella politica del dopo guerra, all'epoca dei blocchi.
Se strategicamente credere e votare sono opzioni e proiezioni prive di contenuti è perché nel credere è negata la democrazia delle opinioni e nel votare non si individua più nessun agone democratico.

Nessun commento:

Posta un commento