mercoledì 10 gennaio 2018

La ὕβϱις.

La ὕβϱις, cioè la tracotanza, la ferocia, la prepotenza e la soverchieria, oltre che essere stato un topos della tragedia greca  classica, è il propellente dinamico ed entropico della vicenda umana, così come la racconta la Storia. 
La storia e la ὕβϱις sono culturalmente connesse, ma non sono avvertite, tranne che nella carne, dai loro figuranti, eternamente ed assurdamente riproducentisi. 
Se non lo facessero, il diletto dei forti sui deboli, la loro stessa ricchezza che deve sempre incrementarsi per alimentare la loro forza e il loro svago compiaciuto, cesserebbe, perché si basa sul moltiplicatevi! 
Dal loro punto di vista, almeno, mentre l'utopia che viene dal basso, sovvertita nel suo significato dall'intimazione, ne rovescerebbe in positivo il significato.
Nel richiamo dogmatico al realismo se ne ristabilisce il potere e il suo ordine.

Tutta la diplomazia parolaia e guerresca ne vellica il Circo Massimo, ogni alleanza e disunione si basa su convenzioni rituali e accelerazioni barbare.
Ogni esaltazione illusoria, sempre provocata dai persuasori palesi delle organizzazioni profittatrici, trasferisce nel popolo il riflesso del sentimento conquistatore; solo il sentimento perchè sarà il popolo ad interpretarne assurdamente il ruolo sacrificale.
Tutto si tiene solo in questo senso; la massa sottostante, che può perire a milioni, perché per altrettanti si riprodurrà per istinto precettualizzato e falsificato, consentirà il piacere, la retorica, l'etica, la morale e i dogmi.
Quanto valga l'umanesimo ufficiale lo attestano gli schiavi, né nuovi, né vecchi, di tutti gli itinerari senza scopo che non sia immaginario, in fuga per istinto di sopravvivenza, per mancanza di coraggio che porterà allo stesso esito, dopo una tortura, quella sì, veramente infernale.
Nella sua prima omelia dell'anno, in Santa Marta, l'ostello dove risiede, il Papa ha tradotto la naturale, freudianamente infantile, malvagità umana nell'espressione provata della presenza del Demonio.
Il  δαιμόνιον - provenienta dagli dei, traslitterato nel latino, attraverso gli archetipi di diverse civiltà, diverse solo nelle apparenze sovrastrutturali delle culture è ciò che agita l'uomo e quindi non ha un significato univocamente negativo, ma la dogmatica cattolica individua in questo percorso tortuoso l'ispirazione di Satana e gli attribuisce il male che gli uomini si infliggono l'un l'altro per la loro immodestia. 
Mitologicamente affascinante, se non fosse che l'immodestia, che non sia di maniera, non alligna effettivamente nei cuori e nei cervelli, tanto che la preminenza di uno dei due organi sull'altro ne nega la funzione idealizzata.
L'osservazione empirica della natura animale  ne svela i meccanismi non benevoli ed i valori millantati dall'homo sapiens-sapiens sono i derivati, i precipitati delle gerarchie materiali, socialmente officiate e idolatrate in simboli.
Fra chi subisce la ὕβϱις. in corpore vivo e chi crede di poterla cogestire da una posizione mediocre, corre il necessario tramite fra chi trae i frutti e chi li crea.
La mediocrità senza lo sfuggente vantaggio di potersi adagiare scomodamente sul letto di Procuste, costituito dal popolo agonizzante eppur continuamente riproducentesi, non potrebbe sussistere e anche l'impalcatura per classi, sostanzialmente tripartita, crollerebbe, riconsegnando gli assurdi neandertaliani che si avvitano su se stessi da un tempo assurdo, alla magia della divinità immanente verso la quale solo loro sono soggetti.
Il diavolo, questo diavolo, in questa accezione, esiste realmente e la ὕβϱις. ne è il derivato e lo strumento. 


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