domenica 25 giugno 2017

Fra lo ius soli e lo ius sanguinis.

La genitorialità quale attributrice anche dell'Ego nazionale oppure, come tutte le legislazioni e le dottrine giuridiche laiche affermano, la nazionalità culturale che verrà per chi nasce su di un suolo diverso da quello dei genitori?
E' stato dato per scontato che sia cittadino chi inizia e cresce in una nazione della quale sarà chiamato, ma non in interiore homine, a interpretare i connotati acquisiti, dopo averli sperimentati.
Anche interiorizzati?
Non è escluso, ma certamente sarebbe un processo contraddittorio, influenzato dal clima, dal sentimento e dalle diverse tradizioni della famiglia, fino all'incongruità del senso religioso, soprattutto quando è il prodotto di una radice comune, che anche per questo ha dato frutti in conflitto, potenzialmente fagocitantisi.
In realtà, sia pur attraverso una rimozione-finzione, il problema non si porrebbe se i figli dei migrati fossero pochi, distribuiti sul territorio in un numero esiguo.
Il fenomeno diventa molto più impegnativo e i sacri principi non più applicabili, quando le migrazioni, le invasioni, anche se per sottomettersi ad un lavoro ingrato, sono di massa ed a maggior ragione quando lo scarto delle guerre da noi stessi prodotte ed incrementate, va rancorosamente verso i lidi dei vincitori, in cerca di sussistenza , insieme all'angoscia di aver perso i propri approdi.
L'arricchimento, l'imborghesimento in loco, è stato tentato ed è fallito per la pronta reazione dei costumi e dei simboli di potere minacciati ( che sono, invece, rimasti intonsi ); adesso si tratterà di tentarli sui luoghi d'importazione di questa mano d'opera  che, in forme tribali, replicherà la lotta di classe delle categorie etniche subordinate, "forti" solo di una religiosità rivendicativa e riappropriativa, di un'irrazionalità che, non adattandosi, porterà scompiglio e ghettizzazione insieme.
All'atto pratico, antropologicamente, le cose non cambieranno: non possono cambiare, ma la ecclesia dei paria riaccostumati non sarà più il partito comunista dei lavoratori di tutto il mondo...industriale, ma, di nuovo, le moschee o più dimessi luoghi di riunione e di terapia di gruppo o autocoscienza partecipata.
Non a tutti la terapia servirà, ci sarà sempre qualcuno a differenziarsi, a ritrovarsi solo e ad agire disperatamente contro un nemico immaginario, che non si ritiene tale. Eppure differenza ed emarginazione, in un contesto alieno, sono dati reali.
La storia dell'emigrazione conosce per la prima volta, non l'affluenza di ex colonizzati in casa del colonizzatore, ma un esodo, un cambio di continente, che si porta appresso una cultura irriducibile ed aliena.
Provvederanno le condizioni di vita che, sia pur insufficientemente e faticosamente accettabili, terranno a freno la violenza rivendicativa, oppure, se insostenibili, la libereranno.
L'esito di un principio giuridico, che si era affermato, spesso apparentemente, attraverso la modernizzazione e il miglioramento relativo delle condizioni di vita e del costume, affrancandolo dall'appartenenza bio-culturale, è di nuovo traballante, quale che sia il risultato delle stantie ed imitative votazioni parlamentari.

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