sabato 24 giugno 2017

Le rivoluzioni apparenti e le apparenti opposizioni.

La Chiesa cattolica non è una democrazia, ma un sistema mondiale di natura feudale. Di questo assetto è composta la Curia romana, costituita da ministri plemnipotenziari di tutto il mondo: la burocrazia del Papa che è il Sovrano assoluto dello Stato della Città del Vaticano e dell'interpretazione dottrinaria degli esegeti del Vangelo.
E' noto che Papa Bergoglio si propone di scardinare e sovvertire gli equilibri consolidati della Curia che dovrebbe affiancarlo e che invece è profondamente divisa sull'atteggiamento politico ed ideologico da assumere nei suoi confronti.
Di fatto, i dogmatici che si opppongono alle riforme interpretative di Francesco I, tendono a ristabilire un equilibrio, prima che una nuova configurazione del governo spirituale e materiale della chiesa possa risultare uno stato di fatto.
Dal punto di vista della dottrina, le loro osservazioni non sono infondate, ma lo scopo è principalmente di mettere da un canto Bergoglio, del quale i contestatori non sono stati certamente degli elettori, divisi come sono stati gli ultimi due conclavi fra Ratzinger e Bergoglio, che gli è succeduto dopo la rinuncia. I Vescovi tradizionalisti sono rimasti, a quel punto, spiazzati e, insieme a tutta la destra politica, informativa ed ecclesiale, si sono posti all'opposizione nella speranza di contenerne gli effetti e di creare, anche al livello dei fedeli, una corrente di opposizione conservatrice al magistero papale.
Ne consegue che, riuscendovi, la modifica strutturale dell'apparato curiale si ricomporrebbe e rinsalderebbe, tale e quale a prima.
La Chiesa dunque torna alle sue storiche divisioni, non spese sul versante filosofico, bensì su quello delle gerarchie alla Bertone ed alla dominanza psicologica sui fedeli residui, attraverso la dogmaticità di tre istituti sacramntali: il matrimonio, la confessione e l'eucarestia.
Il gesuita Bergoglio ritiene invece che la rappresentanza evengelica nell'europa scristianizzata vada rivolta agli ultimi della terra, in via di vorticoso incremento, vuole quindi non una Chiesa di dignitari satolli, tali perché difendono un'interpretazione, trasformata in dottrina, nella quale trovavano prestigiosa e comoda identità.
La Chiesa non sta conoscendo la democrazia, non è nella sua genetica, bensì una lotta fra feudatari, nella quale la maggioranza silente, espressa dai Quattro Cardinali conservatori, sembra voler mettere in "stato d'accusa" il suo sovrano. A disconoscerlo, non tanto progettando una scissione, ma un sistematico lavoro di logorio contro un Papa, che, svincolandosi dalle dimore lussuose abitate dai suoi predecessori, ha mantenuto un'autonomia che ora vuol far valere, troviamo quattro portavoce di ampie sezioni della medesima Chiesa ufficiale, che a loro volta si scontrano in maniera sempre più accesa, pur fra mille salamelecchi confermativi della devozione che si è appena finito col non dimostrare, espressa attraverso pubbliche lettere richiedenti spiegazioni, come se il Papa dovesse o volesse inanellare le spire di un interminabile dibattito, che non si esaurirebbe con la disamina della "Amoris laetitia ".
Si prolunga, solo in parte manifestamente, un duello d'altri tempi.
Allora si concludeva sempre con la rovina delle correnti ostili al papato, sotto l'attenta regia dei gesuiti.
Vedremo se Bergoglio sarà in grado di fare altrettanto o se la cricca curiale riuscirà a invalidarne l'opera.

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