lunedì 5 giugno 2017

Lungo il cammino.

Ci sono circostanze, incontri e situazioni, nelle quali si avverte la natura malevola, quando non malvagia, di persone e di ambienti nei quali cercano di dominare, con riserve mentali, autoconvinzioni inconfessabili, apporti culturali allogeni, etnici, linguaggi criptici, insinuandosi negli accordi combriccolari, concorrendo alle esclusioni arbitrarie e nutrendone le presunzioni malevole che ne derivano.
E' una condizione etologica, prima che diventi pseudo-culturale.
E' ravvisabile negli asili, nelle case protette, nei cortili abbandonati delle case popolari e, con particolare malignità, laddove si creino gerarchie o le si ereditino, facendole valere per un riflesso naturalistico.
Il modo si porsi, di allearsi, di subire o di reagire, sono gli antefatti identici delle contese sociali, o presunte tali, in democrazia.   
A volte, da queste situazioni non si può evadere, tal'altre non si vuole, legittimamente, ma ci si espone al gioco perverso di nature squallide.
La mentalità, l'ambiente formativo, le relazioni, senza o insieme al possesso immeritato di denaro anche in età precoce, mettono in circolo dei delinquenti, prima potenziali e poi in atto, responsabili di abusi , emarginazioni ed esclusioni, che passano a man salva sotto la tutela implicita e quindi omertosa, degli scenari sociali in cui si collocano.
Queste impressioni rimangono in fondo alla psiche, nell'inconscio e riemergono quando non ci se lo aspetta, allorquando, nelle connessioni nascoste dell'habitat adulto, ci si imbatte in talune di queste dissimulate, ma non imperscrutabili personalità, spesso in grado di impaurire, di inibire e quindi di prevalere, all'ombra di un pretesto e di una malizia inglobata in un contesto formalisticamente dissimulato e coeso, sia pur superficialmente, per escludere apporti non cinici.
Desiderio di non frequentazione, disagio, talvolta paralizzante, per passate frequentazioni, meccanismo che non consente di appartarsi senza esserne distrutti o accettati in veste insignificante o subordinata: gli stessi effetti che aveva sancito l'abusante, organico al sistema ed al modello, verso il quale, proprio per questo, sono - o sono ritenute - impossibili reazioni che rimettano le personalità violate in una sicurezza, non più, per ingenuità, repulsa, ma integrata.
L'integrazione, a questo punto, non è più possibile.
Il subconscio sociale si coalizza silenziosamente contro di lui.  
Queste persone sono immediatamente riconosciute dalla parte profonda dell'anima, dalla quale (ri)emerge un senso di insicurezza e di percezione di ostilità occulta che attivano il freno a mano dell'incertezza.
Sono personalità nevrotizzanti, perché malevole.
Sono personalità contagiose: lasciano il "corpo" malato, ma non sovvertito, in un perenne squilibrio, apportatore di dolore e di fallimenti.
L'adattamento ad un'esperienza ( di base ) perversa, perverte la percezione del giusto  e la adagia nel conformismo senza principi.
Da questo deriva il possibile pervertimento, del normale costume relazionale.
 

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