sabato 10 giugno 2017

Per ritornare dal produttore al consumatore.

Jeremy Corbyn ha perso, Theresa May ha vinto, ma il primo ha scalfito la sua sicumera, costringendola ad allearsi con gli undici deputati nord irlandesi.
Niente di anomalo: anche gli "unionisti" fanno parte, del Regno unito, sull'onda dell'appartenenenza etnico-religiosa.
Come farà la Chiesa cattolica a convincere questi europei, isolani e frazionisti, ad ecumenizzarsi?
Il modello culturale cattolico è più prossimo al mondo latino, di origine agreste e meridionale.
Theresa May fa bene a tirare diritto, il suo non è un governo italiano e a Helmut Koll bastò, per un'intera legislatura, un solo parlamentare per fare la maggioranza, con la quale realizzò l'unificazione tedesca e amministrò la discrasia completa fra le due esperienze post belliche, oltre che storico-culturali con la Prussia.
La May, casomai, è screditata dalle sue sbandate spericolate, pur di cavalcare una carica, anche una carica qualsiasi: prima paladina della permanenza della Gran Bretagna nell'Unione europea, poi vessillifera della Brexit più dura, non appena il pronostico su cui aveva puntato era stato sovvertito.
Ora resta in sella, come i risultati le consentono, ma il suo terzo azzardo l'ha ridimensionata come meritava.
In Inghilterra si vota di giovedì e solo per appartenenza stanziale alle diverse contee, ma non è la prima volta che la forzatura, in base a statistiche presuntive ( come la legge britannica consente al Premier ) si sono risolte in un "contrappasso".
In questo caso ha solo perso la maggioranza assoluta che deteneva: credeva di essere Erdogan...o Renzie?
L'Inghilterra sceglie, il gioco è desacralizzato e, per questo, imprevedibile. Dopo non ci si mette d'accordo con qualche pretesto retorico. 
Corbyn, anziano e socialista, inviso a buona parte del suo partito, ( come Trump negli Stati Uniti, per l'incerto rifugio centrista dei partiti frastornati ) ha attratto una fetta imprevista di elettori e, soprattutto, ha messo in dubbio l'acritica adesione ai dettami, contraddittoriamente liberisti ( non liberali ) e dirigisti che allignano nella ex sinistra europea continentale.
Certamente questo non è avvenuto nel povero P.D. italiano.
La ventata riformista - quanto impetuosa, si vedrà, giunge ancora dalla triste ( per i lavoratori ) patria del capitalismo e, secondo l'opportunistica visione del politico - non necessariamente di quello che salta sul carro del vinvitore - fa supporre alla parte appiattita o emarginata delle sinistre internazionali, che si possa e si debba essere rappresentativi delle esigenze e del mandato popolare.
"Denaro per il popolo, non per le banche".

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