mercoledì 3 maggio 2017

Cittadinanza infima.

Il contrabbandato reddito di cittadinanza è un sostituto cosmetico, urticante e low cost e uno spregio al diritto del lavoro, che per basse ragioni, strettamente politiche ed infime, viene agitato in faccia ai derisi.
Per evitare che molti lo percepiscano come un diritto inalienabile, nella bozza si afferma che, "stanti i vincoli di spesa pubblica", la mancia per le bibite, probabilmente alcooliche, sarà emergenziale, quindi temporanea.
Che cosa implica?
Che la lunghissima congiuntura economica, dalla quale non usciremo che a tempo indeterminato e in chissà quali condizioni, implica un precetto morale: l'accettazione, anzi l'obbligo di acconsentire ad una sottoretribuzione.
Il sogno realizzatosi degli imprenditori privati.
Chi è povero è escluso dal mercato del lavoro e, di conseguenza, può usufruire di un sussidio temporaneo, a condizione che si pieghi alla medesima logica economica che ha fatto di lui un povero.
Un circolo perverso, comprensivo di una pedagogia moralizzatrice, propagandata senza sosta e qualche apparente variazione, con circolazione ad una sola via.
Questa ideologia consolida nei più distratti - quasi tutti - l'idea sottocutanea, per la quale la povertà è una colpa e la mercede una magnanimità.
Il reddito di cittadinanza è un equivoco indegno, fa "pendant" con la "meritocrazia" regime utopico e, nel reale, antidemocratico - e instilla il falso convincimento che le diseguaglainze economiche e sociali siano qualcosa di naturale.   
Dietro ai pifferai che imboniscono le menti con sotto-culture dominanti, per mancanza di opposizione e di spirito critico dei destinatari, sembra formarsi una presunta opinione di massa - le recenti vicende referendarie hanno dimostrato il contrario e fatto emergere che il"mainstream" è solo la giaculatoria delle classi privilegiate e dei loro stipendiati - che "invocherebbe" meno tasse e meno spesa pubblica, quindi ancor meno servizi, al netto delle ruberie, azzeramento dello Stato sociale e gioioso passaggio al Welfare bancario e assicurativo privati, meno controlli sui capitali evasivi - meno di quelli attuali, che permettono sempre il parcheggio delle sostanze, prima che cominci la caccia alle povere streghe - superamento dei "lacci e lacciuoli" e, infine, come inevitabile corollario, meno diritti per i lavoratori.
Quest'ultimo è un mantra: i lavoratori sono privi di guarentigie e hanno perso anche la possibilitù di lavorare decorosamente. 
La poverta, con il reddito di cittadinanza e non solo, viene aggravata da continui supplementi unidirezionali, anche psicologici, consistenti nell'interiorizzazione dell'ideologia acritica - come tutte le ideologie - del liberismo di ultima emissione, (ri)attribuendogli una moralità censitaria, anzi una pedagogia intimidatoria.
Con l'enensima coniazione espressiva si va ad aggiungere un altro anello alla lunga catena retorica del "meno", della penuria, come condizione di vita e di collocazione sociale, nell'ambito della compagine "edificanda".  

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