giovedì 25 maggio 2017

Eppure il vento soffia ancora.

Lukas Papademos,, chi è costui?
Pare che sia un ex premier e governatore della banca centrale ellenica e che si sia adoperato, nelle sue vesti intercambiabili, di politico e di economista - come Guido Carli, Carlo Azeglio Ciampi - per ridurre alla fame la Grecia.
Chi lo ha fatto saltare in aria questo pomeriggio, o meglio chi gli ha dato fuoco per incenerirlo, non si è perso in onanismi giustificativi - sempre possibili - di una serie di fatti empirici, provocatori di una realtà tangibile e non giustificabile e, implicitamente, ha respinto l'accantonamento della democrazia, per inspiegate "ragioni oggettive", del tutto aliene dalla vita dei cittadini.
La violenza vendicativa e risarcitoria, il terrorismo, conosce anche versioni autoctone e forse domani d'area (dis)omogenea. In ogni caso in Europa e non nelle stesse forme delle "torri gemelle" negli Stati Uniti, date le loro tattiche capacità di coinvolgimento e condizionamento economico e poi militare, in tutte le aree strategiche.
Il rogo del "povero" censore pubblico, silente al tempo della corruzione endemica, anzi fondativa del piccolo Paese "orientale", spacciato per inventore della democrazia, che fu, invece, solo un'applicazione ionica, al livello di una Città-Stato, è un'altra catarsi simbolica.
Una democrazia basata sui traffici commerciali, quindi sul capitalismo, foriero dell'unica forma di democrazia che si sia mai conosciuta e che si conosca nell'esperienza storica, tanto poliedrica e maliziosa da poter assumere ogni veste, anche la più bieca ed ingiusta, adducendo una giustificazione morale, fornendo l'indicazione del suo potere nella violazione delle sue stesse presunte norme. Presunte, perchè si tratta di un'anarchia formalmente e legalmente dissimulata.
Quando l'impronta puritana, pur fasulla, non "tutela", anche con la pena di morte, l'estremismo giustiziere, basato sulla condivisione e l' approvazione popolare del diritto consuetudinario, la malafede nella finzione sovrastrutturale non rimossa, provoca i disastri levantini che anche noi conosciamo, pur nel galleggiamento compensativo  della nostra cultura.   
L'azione politica torna a tingersi di sangue, alla violenza travisata nell'oratoria, cominciano a seguire ritorsioni mirate.
Come quelle dell'Isis a Londra ieri.
Le strategie globaliste trovano infine degli oppositori determinati e lo sdegno ufficiale è tanto autoreferenziale, quanto ignorato, salvo che non subentri la preoccupazione...di andarci di mezzo, passando per caso, mentre di casuale non c'è niente.
Oggi la N.A.T.O. ha firmato l'atto di guerra all'Isis, negando nel contempo che di guerra si tratti. Volendo svalutare il competitore, ha svalutato se stessa e l'intelligenza degli uditori, o meglio se ne è fregata.
Più guerra di così...e guerra, sia ben chiaro, di interessi, maldestramente condotta fin dalla presidenza Bush junior, alla quale sono succeduti tutti i conflitti attuali per gemmazione contraria, della quale le nazioni non chiamate a combattere, non essendoci più la coscrizione, si turbano e si scandalizzano, non essendo più coinvolte nell'ansia e nell'angoscia che le guerre combattute sul campo apportano ai militi, alle loro famiglie, coinvolgendo in esse tutta la popolazione.
In alternativa, ci pensano le bombe scalze, ignare dei meccanismi che li portano al suicidio, vittime di una fede di cui l'aldilà è solo il propellente consolatorio e i periodici insorgenti civili delle nazioni ripetutamente vendute, nell'ozio e nell'austerità.

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