sabato 27 maggio 2017

La dissociazione globale.

Il Papa ha parlato agli operai dell'Ilva di Genova, come un leader politico, capace di etica e coerenza e conseguente moralità.
Certo, la sua perorazione, in uno dei luoghi della schiavistica condizione operaia è stata impregnata di amore, espresso in contenuti concreti.
Il dotto, ma semplice gesuita non ha fatto eccezione alla missione del suo ordine ed ha fatto risaltare l'incongruenza, anche costituzionale, della realtà accentuatamente subordinata del lavoro residuo alle dinamiche lobbystiche e selvaggiamente concorrenziali sul piano della redditività.
Ha negato la natura democratica della nazione italiana, che, prima di lui, nella storia contemporanea, nessun pontefice aveva apprezzato.
Bergoglio sa che la "rinascita" della Chiesa passa per il ritorno alla sua natura evangelica e la rivendica in faccia al mondo.
Anche se si può interpretare questa solitaria presa di posizione come una proiezione politica ed un'opposizione militante alla infame prospettiva, chiara a tutti, ma da tutti ignorata e sulla quale si incista la più volgare speculazione, se anche fosse, sarebbe l'unico ad investirsene, ponendo, finchè avrà vita, la Chiesa cattolica sulla trincea degli sfruttati e degli espulsi dal lavoro.
Ha anche detto che il lavoro è dignità, mentre oggi questo elementare presupposto è vilipeso e sbeffeggiato ed ha infine condannato il "reddito di cittadinanza", l'elemosina per chi, nei prossimi decenni, almeno ( anche se il regime evanescente della finanza lo preconizza per sempre, come tutti i regimi nascenti ) non lavorerà più, riducendolo ingenuamente al mantenimento stentato di una ideale famiglia.
Ci sarà invece molto di peggio e sarà represso dalla violenza dello Stato, che individuerà negli esclusi i propri menici.
La vita è paradosso.
A Taormina, mentre le sue prime - per discendenza - e terze signore sfoggiavano tradizionalmente le "mises" a favore dei fotografi, Donald trump ha reiterato la sua scontrosità, che non è detto che non trovi giustificazioni e che sia integralmente negativa.
Non è' negativa rispetto ad un conformistico adeguamento ai rapporti di forza, in aree circoscritte, verso ex alleati - alcuni dell'ultimo momento - che furono liberati da una missione transoceanica.
La sua manifestà ostilità verso la Germania, di nuovo leader continentale e verso la medesima Unione europea, trovano riscontro istituzionale solo nelle sue parole e nei suoi atteggiamenti, che, per questi aspetti, condivido.
Non condivido l'insensibilità verso il clima che, come la Cina, vede come uno strumento competitivo a sua sfavore, verso l'economia statunitense, pur già ridimensionata, mentre approvo la "nuova" politica dei dazi all'importazione, che la comunità europea non si sogna, neanche lotanamente, di applicare alle "ciofeche" provenienti dalla Cina.
Il protezionismo trumpiano, in questa fase storica, è legittimo: serve a riattribuire un ruolo ed una veste di creatori di reddito, alle imprese nazionali ed ai lavoratori indigeni.
Per quello che riguarda la accentuata miseria globale e i conseguenti flussi migratori, li individua, almeno implicitamente, nell'immaterialità dell'economia di carta ( le tigri di carta di Mao ), e, per via del suo superamento, ne postula il termine e prova a dimostrarne la fallacia.
Gli oposti apparenti, talvolta, invece, si toccano.

Nessun commento:

Posta un commento