Questa notte ho compiuto il mio genetliaco faticoso, all'origine. Una nascita con il forcipe, andata a buon fine.
Forse, come dicevano gli antichi, stelle non benevole presiedevano all'evento, non benevole circa le menomazioni della vita, nelle sue espressioni non presidiate.
A un esito premonitore, ma contingentemente fortunato, eppur asfissiante, del faticosissimo superamento di un'ostruzione - che forse era un tentativo di salvezza - è seguita, con feroce impronta, la menomazione dell'etologica cattiveria della natura, in forme inutilmente pensate, inutilmente umane, rivolte al suo contrario presunto, ma solo in parte, ideologicamente.
Il dolore mi è noto. Ne rimane il ricordo, il segno.
Quell'evento biologico, drammatico per mia madre e - mi dicono i medici - anche per me, che rischiavo di non nascere, ormai pronto per vivere - ha già conosciuto la sua conclusione, sia per mio padre, ormai da ventinove anni e anche per mia madre, la mia genitrice, diciassette mesi or sono.
Dalla lacerazione fisica della nascita di un altro, è passata, come mio padre, attraverso altri dolori, ancora apportati, per parte sua, dall'impellente che premeva alla porta impedita, allora, per l'impulso, tutt'altro che edificante di affermarsi, come in seguito, conseguenza delle menomazioni, sfuggite all'inizio, al primo compimento e poi causate da avvenimenti meno fortunati.
Vedere in questo un segno, una conferma?
Nascita, sviluppo - evoluzione?, ma di che genere? -( riproduzione ) e, subito o dopo decenni, morte.
Ricorrenza e commemorazione.
Commentari.
Come commentare questa giornata uggiosa, a primavera inoltrata, prima che i raggi UVA scatenino un'afa senza misericordia?
Quella
misericordia, prodotto di una cultura umanistica post classica, che non
l' ha sovvertita, ma che si propone come alterità, ma non umana. Almeno
nei termini noti e vissuti da ogni generazione, frutto di un peccato
d'origine, o intrinseco, ma suscettibile di ritornare umana nelle
profondità incontaminate dell'animo: non dell'esperienza sensibile.
Due
costruzioni logiche e analitiche, concluse in se stesse, l'una prodotta
dal demoniaco, l'ES, l'altra da un amore sacrificale.
Demandi e rimandi a culture monogenetiche, entrambe senza esito storico o più banalmente esperienziale.
Due
simbologie, delle quali la materiale ed empirica conduce la maggior
parte degli uomini all'insoddisfazione, all'angoscia e alla
disperazione, mentre l'altra, anche se non prospetta una soluzione
credibile, appunto perché irreale, conferisce a chi se ne vale, una
forza interiore che lo può portare a risultati altrimenti
irraggiungibili; se sul piano delle realizzazioni pratiche o solo su
quello della robusta ( e successivamente disgregata? ) struttura
interiore, lo dirà il resto della vita, quella dopo l'idealismo o la
furia adolescienziale.
Resteranno valide ed alternative, nella
nostra cultura, tutte e due e avranno vita parallela nella prassi,
perché, se vengono a contatto o se addirittura la più debole cerca
spazio nel perimetro mobile della più forte, lo scontro, in forme non
esclusivamente belliche, ma comunque violente ed annichilenti, non
conoscerà né pietà, ne rimorso.
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