lunedì 26 febbraio 2018

Il valore nullo.

L'isola di Lesbo, che fu patria della poetessa Saffo, che espresse letterariamente, cinquecento anni prima di Cristo,  l'amore fra donne, un'isola delle femmine, grecamente isola delle lesbiche, è oggi l'avamposto reclusorio dei migranti che riescono a sfuggire alle maglie turche ( tre miliardi di euro perché vi si prestasse, quanti a Gheddafi prima della presa diretta malferma del potere franco-americano? ).
Sono siriani, iracheni e tracce sparse che vivono in container, dispongono di una latrina ogni centocinquanta persone e di una doccia ogni trecento.
Le donne non si lavano mai e non escono dagli alloggi di fortuna, anche i bambini non possono andare alle latrine.
La violenza incombe e le famiglie, spesso numerosissime, passano tutto il tempo abbarbicate.
Non c'è riscaldamento, le malattie rimosse dalle comodità sono invece ben presenti nel ghetto, dove i rifugiati sperimentano l'illusorietà dell'accoglienza, l'assurda speranza di essere reinseriti in un percorso lavorativo affannoso e spesso carente anche per gli indigeni indigenti.
Questa fotografia misera della relegazione ci viene periodicamente rappresentata, ma del percorso esistenziale verso il nulla nessuno parla se non per sentito dire.
Il calvario dei popoli rifiiutati, rimossi, si trascina a piedi dalle loro case distrutte attraverso territori lungo i quale, all'impervietà dell'ecosistema si aggiungono le violenze, la vendita come schiavi, l'uccisione per l'asportazione di organi che saranno impiantati velocemente a chi può permetterseli e per i quali sono allestiti i macelli imprenditoriali, è la sorte dei senza patria, speculare alla realtà simbolica dei cittadini minori all'interno delle società strutturate e delle sue imprese private, funzionali solo al lucro.
Il primo contatto avviene sui bastioni militari di taluni approdi geostrategici per gli insofferenti paesi d'approdo.
All'ombra dell'O.N.U. ci sono gli acquartieramenti assitenziali e medici.
Spesso le cure si risolvono in amputazioni degli arti inferiori; nella migliore delle ipotesi rabberciano gli sventurati.
Taluni continuano il loro viaggio, il cui esito si trova nell'isola di Lesbo e nei punti di detenzione francesi e italiani in Libia, altri, ai quali gli arti sono stati tagliati solo spiritualmente, tornano sui loro passi lungo un percorso pieno degli stessi rischi già corsi e, all'andata, superati.
A che prezzo, per loro?  
Puramente soggettivo, ben lo sanno i loro aguzzini, gli speculatori sui loro corpi; non sono nessuno e a chi è nessuno il valore d'uso viene estorto e gli avanzi sono rigettati in una terra di nessuno, proprio come loro che, in parte vi si reinoltrano nei due sensi, mentre il loro è inesistente.

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