giovedì 1 febbraio 2018

Amor che a nullo amato amar perdona.

La base naturale dei nostri comportamenti, ovvero dei criteri ai quali siamo devoti nell'agire e nel giudicare soggettivamente, sono stati il frutto culturale, archetipico e simbolico di circa quattromila anni - ma per talune civiltà, come quella egizia si parla di settemila - rielaborativi di fantasmi, figurazioni e paure che hanno accompagnato l'evoluzione e la nostra prima stabilizzazione nota: quella dell'homo sapiens.
Perché dunque osservarli, officiarli?
Il diritto oggettivo, custode dell'organizzazione sociale, dottrinariamente autonomo dalle contingenze politiche, conseguenza interpretativa delle congiunture economiche. è la sovrastruttura della dominanza classista nelle sue varie declinazioni. Ne è lo strumento di gestione falsificatorio. I magistrati sono i sacerdoti del verbo laico, positivista, idealista, autoritario, totalitario, materialista, empirico e via trasformandosi, con una veste di oggettiva inflessibilità.
In tempi recenti, si sono manifestate mitigazioni in itinere della sanzione, attraverso processi di dismissione, più utili alla liberazione di posti per i numerosi candidati alla detenzione, che a una catarsi ideologica ed astratta che i costretti non sanno neppure che cosa sia e che rientra, invece, nella presunzione, ingenuamente strumentale, dei derivati ipocriti della valorialità di cui si è nutrita la scuola e trapassati, per inerzia, negli studi specialistici universitari.
E' vero che la valorialità è ignorata nella prassi, ma solo da parte di chi si trova in favorevoli condizioni socio-economiche, mentre per gli altri agisce in una sbruffoneria infondata che li porterà inevitabilmente alla relegazione coattiva.
Eppure, il disagio della civiltà si fonda proprio sulla dicotomia fra l'Io e l'Es: il Super Io è un occhio indagatore che non sussisterebbe se non fosse stato trasmesso, sotto mentite spoglie, per un tempo indefinito, o meglio, per una serie incalcolabile di generazioni, scomparse e dimenticate, ma trasmettitrici delle giustificazioni di un agire alienato e del loro contenimento. 
Quanto più si è ignoranti, tanto più si costituisce l'avanguardia dei guardiani del luogo comune, i contrappunti dei quali sono i devianti, i peccatori, gli estranei, i non riconoscibili.
Solo in sede di proiezione o di miraggio, gli uni e gli altri sono raffigurabili.
Non c'à moto, azione, premura o sollecitudine che non nasconda un fine recondito, psicologicamente capzioso, egoistico e non si tratta di nuocere materialmente - talvolta - su chicchessia, tanto che queste rimozioni si annidano spesso in famiglia.
L'impronta, quindi, che il proprio crogiolo di crescita ha lasciato, l'influenza che le figure adulte hanno cercato di dissimulare, la metabolizzazione imitativa, la predigestione inconscia, il rifiuto di quel modello mentre lo si adotta, la maledizione contro chi lo ha apportato, senza rendersi conto di essere divenuti tali e quali.
C'è un antidoto: l'affettività, prima ricevuta e poi elargita.
Chi ne è stato privato non può svilupparla da sé, o meglio, se stentamente ci prova, trova la reazione falsificata di chi non la possiede e la contrasta.
Questi ultimi/e tendono ad imporre un costume autoreferenziale, di esclusione, autorelegazione e, quindi, di solitudine, speculare al loro.
Molte incongruenze, non colte durante il fidanzamento, esplodono in divisioni o frustrazioni e rancori.
Esistono poi uniformi e tristi, arcigne coppie.
Il contesato educativo e di accoglienza, a cominciare dalla famiglia, è decisivo.
La famiglia deve assicurare conforto e protezione, indirizzo nella crescita per infine..abbandonare in età adulta il neo uomo o la neo donna al suo progetto.
Solo così, l'incongruenza fra natura, cultura e ataviche influenze, maldestramente trasformate in regole, possono trovare la loro felice accettazione.
In buona sostanza, solo attraverso l'amore e la capacità di manifestarlo.

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