martedì 27 febbraio 2018

L'Italia triste.

Nell'Italia artificiale che mischia le sue tossine al revanscismo fascista si accompagna la tristezza delle periferie urbane del nord.
Sterrate di centinaia di chilometri che assommano diverse province, vuote o riempite di poli commerciali, industriali ridimensionati, con eccezioni comunque desolanti nell'ambito della città metropolitana di Milano.
Alligna il vuoto estremistico, la giustificazione falsificatrice di una violenza fine a se stessa.
Le proiezioni riguardo alle competenze da produrre nell'impero guglielmino e, lato sensu, internazionale sono sempre più esclusive e, nel nostro paese, censitarie.
Lo scarto scolastico e il mancato accesso all'Università hanno raggiunto percentuali altissime.
Nelle scuole tecnico-professionali, al termine del primo anno durante il quale si rimuovono le incongruenze con una scuola strumentale, gli esclusi vengono destinati d'ufficio alle sotto sezioni di avviamento al lavoro: un remake dell'Italia post bellica.
Come volevasi dimostrare.
La dilapidazione del patrimonio democratico va a braccetto con il riconoscimento e la valorizzazione delle potenzialità che, in maniera sempre più crudelmente selettiva ( sempre e solo sul piano dei privilegi ), vengono ridotte a una raggiera di prestazioni ed incarichi riservati.
La massa, non più necessariamente compensativa, è finita nell'immondezzaio e il pensiero razzista, in ogni sua declinazione, ha ripreso ad essere il punto di riferimento della sintesi e non dell'analisi sociologica.
Il fascismo stradale è popolare, si occupa del popolo, becero fin che volete, ma sul campo, laddove la sinistra comunista non c'è più.
La neo formazione politica di Potere al popolo è invece la prima forma istituzionale assunta dalla galassia disomogenea dei centri sociali e, in questo senso, rappresenta una realtà nuova.
Dal sottobosco ignorato delle riunioni carbonare all'apparizione sul proscenio, il passo è stato significativo.
Vedremo quale sarà il prossimo. Non è detto che sia pacifico ed allora l'ipocrita opinione ambientale dovrà, casomai ammiccando, schierarsi.
Nessuna novità all'orizzonte. 
La destra fascista e la sinistra comunista tornano a confrontarsi senza infingimenti - almeno all'inizio - mentre i rispettivi filamenti si intrecciano disgustosamente ( perché sono sfacciatamente visibili, ma ci sono sempre stati ) nel poltronificio esclusivo, che però ripresenta ( non è certo una novità, bensì una costante storica ) ai suoi lati i gruppi avanguardistici contrapposti, potenzialmente armati e, sia pure in un solipsismo da cenacolo, in marcia verso la demolizione di se stessi, scambiata per la demolizione del sistema.
Questo soprattutto per la parte comunista, che nel fascismo ritrova la sua veste resistenziale e solo idealmente rivoluzionaria, mentre le squadre nere conservano e rilanciano la loro natura conservatrice, elemento tutt'altro che estraneo al popolo.

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