venerdì 9 febbraio 2018

Incoesi

Nella percezione e nell'illustrazione dei già migrati c'è una discrasia di riferimenti propagandati, acriticamente recepiti e rilanciati in una circolarità fine a se stessa.
Alla condizione materiale di irricevibilità dei coloni potenziali di una civiltà già occupata, privi di riferimenti univoci, che non siano mafie etniche, non possono scalzarla e a loro volta relegarla: lo hanno fatto gli israeliani in palestina, dietro mandato e perchè ebrei, titolari cioè di un'identità sentita da religiosi ed agnostici in qualunque parte del mondo si trovino a vivere e coagulata nel sionismo.
I migrati ( non ancora i migranti ) sono illusi in fuga da una insoddisfazione materiale, scacciati dai loro rifugi domestici, indifferenti agli indigeni, fiduciosi in un'accoglienza spontanea che li possa mettere in condizione di acquisire gli standard televisivi degli ospitanti.
Un esodo religioso e speranzoso; per questo la Chiesa li sponsorizza.
L'esodo interminabile degli ebrei è stato e rimane senza speranza che non consista in un eterno movimento ed in una coesione tanto profonda, quanto inconscia.
I migrati vanno invece a costituire delle discariche di rifiuti, in prossimità delle quali a loro volta risiedono.
Quanto ne deriverà non sarà difforme dall'humus sul quale sono cresciute le male piante autoctone, facenti parte dell'extra comunitarismo puramente formale di qualsiasi società.
Il comunismo primitivo non trova applicazione nell'empiria dell'esistenza e a una condizione non può che succederne un'altra identica o del tutto analoga.
L'ambiente nel quale questa infelicità viene a sinergizzarsi, è prossimo al sotto proletariato urbano, che però non lo riconosce, non lo accoglie, scoprendo e difendendo in armi l'etnicità delle assegnazioni semi gratuite, dei servizi sociali di sostegno, un senso di appartenenza mai provato sino ad ora, un senso di appartenenza contro.
L'illustrazione che viene propalata o nella migliore delle ipotesi proposta, di questa umanità estranea, perciò inferiore, in quanto povera - ben diversa sarebbe l'accoglienza e la piaggeria disponibile se fossero titolari di ricchezze e di approdi raggiungibili - è novellistica, fra il libro cuore e il cuore di tenebra.
Intanto, nella pancia del popolo qualunque gorgoglia quel che non miscela nel cervello e la scusa di avere un nemico non protetto da una retorica comune li libera come dei martiri della razza, di una delle tante italie della paranoia senz'altri strumenti che un'arma.
Giudizi e giustificazioni, in campagna elettorale, sono derivati delle indagini demoscopiche sui potenziali elettori.
L'errore mortale dei migranti, non ancora migrati, consiste nell'invidualità dei loro atti volontaristici, estesi solo alla propria famiglia.
Una volta abbandonato il terreno di coltura del loro ambiente insediativo, si rendono conto che senza nessun legame - fosse anche solo avvertito - profondo, di popolo, interiorizzato, proprio perché sbalzati fuori dal loro guscio improvvisamente e - ritengono - per una sola volta nella vita: la loro, la speranza è stata vana. 
Così, comunque vaghino, non troveranno mai approdo, anzi, la loro evidenza di sradicati senza prospettive li metterà alla mercé dei reclutatori di manovalenza per ogni genere di opera e del rigetto di coloro che vivono in una condizione di mediocrità stabile.
Manca poco a che sia trascorsa l'esperienza dei primi precari in patria.
Saranno come loro.
Incoesi.

Nessun commento:

Posta un commento