lunedì 25 dicembre 2017

La gravità dello spirito verso sera.

Oggi è stato un giorno di sospensione, nel quale la vox clamans in deserto è potuta risuonare, dispersa dal vento e riportata dall'eco.
L'atavico ammonimento e il sorriso redimente hanno perso di pregnanza e di influenza nelle società secolarizzate, mentre continua a tormentare, di ora in ora, con i suoi richiami, le società sottomesse, non più dalla religione politica, ma dalla declinazione politico/popolare dell'islamismo, non del suo pensiero, non difforme dall'omogeneità con gli omologhi concorrenti, sotto traccia bellicista come quello cristiano, mentre l'ebraismo, che li ha creati, se ne difende, individuando in essi una cangiante della minaccia che lo sovrasta. 
La sospensione è durata poco: il tempo della preparazione, del trasferimento alla chiesa più vicina o preferita, il trasferimento al desco. Tutto disolventesi sotto l'abbiocco post prandiale. 
Il crepuscolo involve nel riannodare sottovoce, lentamente e pigramente la trama del consueto, lasciato per un attimo.
Domani si replicherà con maggior leggerezza , all'alba insignificante dell' inerzia.

Soli per convenienza o per necessità.

Per chi è solo ed è sopravvissuto ad essa, la festa volge finalmente al termine.
Le chiese orientali festeggeranno più avanti la natività, mentre le pasque cristiane sono state unificate.
L'istituzione ecclesiastica è stata osteggiata e combattuta, in occidente, dal pensiero liberale, di supporto alle baionette e recuperata negli slogans dal fascismo plebeo, in una non dichiarata alleanza/disalleanza/ rialleanza, come nella politica bellicista dei secoli scorsi, ridotta oggi alla sua parodia mentecatta, mediocremente avida e diabetica, anzichè sanguinosa.
Il sacrifico rimane solo per gli animali, riprodotti per essere mangiati.
Capisco che la sorte dell'animale uomo non sia significativa, ma la sovrastruttura culturale, ancella di quella monetaria, la rende intollerabile e consente a chi può valersene e ai suoi illusi clienti, di osservare con scherno, l'inane insopportazione di chi vi è soggetto.
Oggi è stato tutto un rinovellare di luoghi comuni, di ricordi ed esperienze superficiali: il gioco e il superamento dell'officio i sono sostenuti a vicenda ed ora, col senso della vacuità e della menzogna, si può riattendere al consueto.
So però che, per antico ricordo, il Natale può essere una parentesi di gioia e di sospesa illusione, purtroppo consapevole della sua imminente dissoluzione.
Rimane il simbolo inavvertito di un discrimine onnipresente, tragicamente subito e rimosso da masse di festeggianti pagani per i quali il mito serve solo al divertimento, del quale i destinatari ( del mito ) sono gli alimentatori. 
In fondo, chi è rimasto da solo, vinto l'unflusso nefasto del vuoto, da taluni riempito dalla lotta per sopravvivere, a qualche cosa è sfuggito.

Il paradosso della libertà.

Solo il pensiero straniero può riempire il vuoto, la sterilità della gestione dell'inesistente.
L'unico pensiero estraneo è quello di Francesco I.
Anche ha oggi ha profferito una verità politica apparentemente profetica, ma che ha in realtà solo rilevato la nevroticità di una contraddizione in mala fede. "questo modello di sviluppo  che sta per essere superato e che nei pochi decenni di infatuazione pubblicitaria ha apportato solo povertà e disgregazione, razzismo"  e populismo di destra.
Populismo di destra non lo ha detto, ne è una conseguenza minore, ma la prima parte della frase è sua e attinge all'analisi dialettica della fine dell'utilità, solo per chi la proprugna, di un modello economico o di un regime politico.
Ancora una volta è stata una parte della Chiesa a cogliere il punto di rottura e ad anticiparlo.
La ferita, per molti mortale, è stata inferta e il prossimo futuro dovrà essere democratico.
Per poterlo essere dovrà collocarsi necessariamente all'opposizione e questo il gesuita Bergoglio, ma non la gerarchia e qualche pretino appiccicato a qualche vescovo utilitaristicamente conservatore, lo ha compreso e promulgato.
Fallita la riforma ratzingeriana della Curia, il vecchio Bergoglio l'ha proseguita con ridotti risultati, stante la potenza fortificata della chiesa rotaryana, ma l'ha ampliata portandosi, con evangelica decisione, sulla zattera dei declassati disprezzati, il cui numero si mantiene costante, quando non si incrementa, di generazione in generazione, agli angoli delle strade e nelle retrovie nascoste della disperazione.
L'unico a riscattare il pensiero è il Papa che ricolloca, attraverso la fede che spiana le montagne, la Chiesa apparente ai vertici del pensiero indipendente: è un paradosso, uno dei tanti, nel quale la cultura  ibrida, attinta dal rovesciamento della prassi ebraica, alla quale è strettamente connessa, si ritrova profeticamente a fianco dei deboli contingenti.
Culturalmente pescatrice di uomini.
Con la stessa disinvolta eterogenesi potrà domani tornare al fianco del trono per poi litigarvi, perchè è una sintesi evoluta e coltivata per secoli al riparo da un libero dibattito, che si svolge, ma senza la sua partecipazione intorno ad essa, ma non dentro di essa.
Al di dentro, come in qualsiasi corte si muovono le congiure di potere, che non possono concepire che la salvaguardia dei privilegi e l'agitarsi proselitistico e raggruppante delle parrocchie.
Pur non credendo che questo sia l'esito del bimillenario, ondivago percorso, sono a supporto di questa figura rara e preziosa,in quanto paradossalmente libera.

lunedì 18 dicembre 2017

Le tante varietà di italiani.

Sono italiani gli appartenenti alla comunità ebraica?
Sono italiani i lobbysti monarchici così ben impersonati dall'ultimo discendente della casa reale, che  sfottono ed irridono questi concittadini?
Sono italiani i conservatori di ritorno per ogni occasione, focalizzati quasi esclusivamente al sud e in ristretti e feudali ambiti del piemonte sabaudo?
Sono italiani i reduci della partigianeria che non hanno praticato in armi, gli ex comunisti, gli oppositori e i sostenitori del regime fascista?
Ciascuna di queste categorie - e me ne sono sfuggite certamente molte altre - rappresenta uno spicchio incompatibile della nazione e, soprattutto, l' a- democratica particolarità non comunicante e neppure accettante le altrui diversità.
Mentre ufficialmente si propugna l'omologazione di tutto, le virulente appartenenze, un tempo di sinsitra, oggi di destra, emergono, giudicano, offendono e svalutano per poi ritrarsi nel proprio alveo, tutt'altro che omogeneo e pacifico.
Un gesto reliquiario - ponderato o non ponderato? - ha rinfocolato gli animi strumentali, che forse del re fellone, come i suoi discendenti, non si curano affatto, ma del suo travisato vessillo fanno il loro per una riapparizione apparentemente miracolosa.
Lo Stato italiano ha ancora una sua caratteristica costituzionale che, per essere stata, più volte, non rispettata, ha rivelato la forte presenza di culture e sensibilità difformi da quelle in essa contenute e che aveva solo coperto. le metastasi della scoordinatissima società italiana frazionaria.
Da tempo, in un crescendo di simbologie proposte e di conseguenze messe in atto impunemente, sono sul proscenio e vi sostano con volgarità di linguaggio, di sentimenti e d'incultura.
Lo specchio di quanto è potuto accadere...fino ad ora. 

domenica 17 dicembre 2017

La precarietà del crimine integrato.

Igor, dalla campagna triste della bassa, ai campi dell'Aragona. Una vocazione, un addestramento a districarsi nei terreni aridi o acquitrinosi.
Adesso che è stato preso, la sua evidente sopranatura di Rambo militare viene riconosciuta: è un titolo di vanto per la giustizia e la moralità aver reso innocua l'ennesima impersonificazione del male.
Che sia capace di districarsi in condizioni di estrema inferiorità l'ha dimostrato facendo fuori due carabineros della famigerata Guardia civil franchista.
Ci ha rimesso le bucce anche un massaro che stava guidando i due militari alla cattura di un presunto ladro.
L'hanno preso solo perchè ha avuto un incidente, altrimenti sarebbe ancora a zonzo.
E' riuscito a sopravvivere alle ferite riportate ed a fuggire fino alla Spagna, dove si è scoperto con una rapina in villa di pochi giorni fa.
Se non sarà processato in Italia e riconosciuto colpevole, gli eredi degli uccisi recenti non potranno ottenere nessun indennizzo.
La taglia su di lui resterà senza assegnatario.
La vita randagia, sorretta dall'addestramento inutile alla vita civile, continuava ad essere la sua etologia, in attesa della sua morte, che, a differenza della sorte riservata ai terroristi, gli è stata sottratta, perché potesse diventare un'icona della nemesi giustizialista.
Incarcerato, in attesa della comminazione di tanti ergastoli quanti sono stati i suoi omicidi, non parla, non collabora, è estraneo a qualsiasi interazione con altri animali ecosistemici che lo hanno neutralizzato senza eliminarlo, secondo la volontà degli ordini verticali.
Adesso è un animale in gabbia che resta estraneo al sistema, una personalità autoreferenziale estranea perché estraniata dalla società civile, dopo essere stato disumanizzato da un addestramento omicida e da una ruvida scuola di sopravvivenza.
Si presume che sia comunque inserito in un network criminale internazionale, ma, se anche così fosse, viene sempre colto da solo, alla guida di furgoni, pick-up, pronto alla fuga a piedi o in bicicletta, lo stesso mezzo che ha usato per cinque anni lungo i canali delle tristi terre irrigue padane.
Estrapolato dal suo ultimo, deserto insediamento, dove continuava a vivere da esule, non ha trovato difficoltà a trasformarsi-confermarsi in un uomo senza meta, itinerante e a replicare tecniche ed atteggiamenti uniformi di una limitata coazione a ripetere.
Igor sembra impossibilitato a vivere fuori da contesti nei quali si trova solo, si nutre con rapine e furti di dozzina, secondo tecniche di sopravvivenza che lo hanno portato anche a contendere una ciotola di cibo ad un cane.
In che cosa consiste la vagheggiata internazionale del crimine just in time, se i suoi adepti e Igor in particolare devono vivere così e ripetere continuamente gli stessi gesti. Anche stavolta è stato intercettato su un furgone rubato, ma mentre nella prima occasione, pur ferito nel precedente scontro a fuoco con le guardie ecologiche, era riuscito ad eclissarsi, come non gli è riuscito stavolta a causa di un incidente stradale che lo ha stordito.
Che Igor sia capace di combattere e di mimetizzarsi è provato:la sua tecnica bellica non è quella di uno sprovveduto malvivente, la sua condizione di vivere alla macchia in zone sperdute, pur essendo in grado di confondersi con torpedoni di pellegrini, ne attestano l'addestramento specifico.
Se esiste, che razza di terreno di coltura è mai questo che lascia a disposizione anonimi sicari e li recluta all'occasione, consentendo loro di valersi di una rete di solidarietà operativa? 

L'improprietà.

C'è molto di improprio nel reimpatrio delle ossa di re sciaboletta ( come lo chiamavano i fascisti che aveva fatto entrare a Roma ), subito dopo quella della sua triste consorte dinastica, belga, triste e socialista, senza che nessuno l'avesse annunciata ed a bordo di un volo di Stato, miltare per di più.
Da anni si parlava di questa ipotesi simbolica: il significato storico dell'esilio non ne modificava la realtà temporanea, ma ne metteva in evidenza la negatività politica e l'inettitudine istituzionale, comprovata, alla fine, dall'ingloriosa fuga a Brindisi, in quel sud sanfedista che voterà massicciamente per la monarchia al referendum che detronizzò il re di maggio.
La comunità ebraica ne ha colto tutto il significato recondito, aggravato e reso possibile dai tempi che corrono: si è ridato risalto e riconoscimento al sovrano dcadente ed abdicante che istituzionalizzò anche l'alleanza bellica con il nazismo, il colpo di Stato di Badoglio, per poi darsi alla latitanza, deposto dall'incalzare del vento del nord: quello salubre, non quello salviniano.
E' una mossa scoordinata e rivelatrice di una dicotomia assoluta fra l'Italia laboriosa e resistenziale e quella sanfedista e reazionaria che aprì la strada alla dittatura, mentre ne poteva evitare l'insorgenza.
La monarchia, come il fascismo sono stati parentesi storiche di un'Italia pura espressione geografica che la monarchia non unificò.
Quella dicotomia è ancora presente, anzi è insuperabile: è un rientro improprio di un fascismo risorgente in un paese decaduto.
E' stata sancita istituzionalmente, respingendo nel puro movimentismo di massa la difesa della democrazia.
Avviene da molto tempo.

mercoledì 13 dicembre 2017

L'opera da tre soldi.

Come se niente fudesse, la marcia di avvicinamento alle elezioni si nutre di divagazioni, battute, compiacenze, sottolineature, retorica popolare e rimozioni benestanti e ben pensanti, avalutative di tutto quanto precede.
Il gioco d'arena o salottiero si vale di coinvitati, propagandisti; gli usi abusati di qualche anno fa tornano ad essere celebrati: si parla d'altro per coinvolgere nello scherzo e far credere partecipi, come in un film comico da dozzina, gli spettatori.
Le maschere di codesto carnevale sono mutevoli, chi se ne cela emerge dalle retrovie di un potere ostruito, improvvisamente liberatosi per il superamento del vecchio guitto della commedia dell'arte che ha tanto successo perchè i protagonisti, gli attori, sono la proiezione democratica, di una Polis inetta e non necessaria.
Non vale più neanche la denuncia luterana dei mali o dell'imbecillità del mondo e dei suoi sistemi dissimulatori: se la rivalsa non è a sua volta, anche inconsapevolmente strumentale, perde di efficacia e di rappresentabilità.
Il popolo elettore si comporta individualmente negli stessi termini e, comunitaramente ne fa un'ideologia scettica dietro la quale confondere una moralità sbandierata, retaggio di un'infanzia ben educata.
Anche su questo brodo insipido, su questa mostarda rancida, si riece a cibarsi dell'identificazione plebea del popolo sovrano, diviso da chi ne rappresenta ed interpreta la beceraggine, proponendosi ad icona del luogo comune.
Anche Bertold Brecht era un retore della dissimulazione, un prete del rito antico ed accettato, che ora non avrebbe appigli al suo dire.
Lo spettacolo è alla sua ennesima replica: il mondo sta per cambiare ed a muoverlo sono quei simulacri di idee in cui tutti  possono riconoscersi, senza convenire su nulla.

martedì 12 dicembre 2017

La sconvenienza.

Mondo convenienza è un network del mobile a prezzi stracciati per abitazioni non architettoniche, che vanno a ruba e fanno una concorrenza avvertibile all'IKEA.
La mobilia, di esclusivo uso pratico, una volta acquistata attraverso l'aattribuzione di un numero di prenotazione, come in molte altre rivendite molto frequentate, come le farmacie, ad esempio, ed aspettando che una voce megafonica ( strumento tipico dei regimi e della loro propaganda ), chiami il numero o addirittura  il cognome, deve essere attribuita come il premio di una lotteria.
E' giunto il momento di accorrere, senza indugio, alle cassa e pagare il corrispettivo dell'acquisto comprensivo della consegna nel giorno ed all'ora stabilita, compreso il montaggio che i trasportatori multi uso effettueranno con i tempi dei cambia pneumatici della formula uno automobilistica.
Economico, pratico, essenziale.
Dopo la brutalizzazione della proprosta e dell'acquisto, i gonzi felici se ne vanno contenti di aver limitato i danni, intesi come spesa.
Un'eccellenza commerciale, comi si suole dire di ogni istantanea stupefazione, purtroppo applicata anche alle prestazioni frettolose delle Aziende sanitarie locali, dove non è più chiaro se ci si riferisca alle cure o alla velocità delle dimissioni, dopo visite contingentate nei tempi, interventi chirurgici semi-istantanei e rarissimi ricoveri eccedenti un giorno: prestata un'osservazione standard tarata su codici cromatici: fuori dai piedi, per far posto a nuovi utenti, beneficiari di siffatte cure.
Lo stesso per gli aspiranti a un'assunzione qualunque, che affollano le anticamere - anche quelle on-line - fuori uno, dentro un altro, a tormentone.
Intanto le chiamate si fanno giornaliere, settimanali, ben peggio del costume della casa madre dell'innovazione post moderna, post tutto, anarchicamente.
Tornando ai magazzini delle occasioni, quanto precede è reso possibile, anzi redditizio per l'impresa, da straordinari obbligatori, perdita dei benefici di anzianità di servizio, mai un riposo nei giorni festivi e stipendi ridotti.
Senza tutele contrattuali, o mangiar questa minestra o saltar dalla finestra.
Senza curarsi delle patenti contraddizioni, adattandosi con sequenzialità alle innovazioni, mordendosi la coda della convenienza vantata, quegli stessi lavoratori a basso reddito, messi alla frusta nell'ambito del proprio lavoro, accorrono a compensare la mediocrità del salario e, purtroppo, non solo, con acquisti nelle ridotte dello sfruttamento, che loro stessi, in forme uniformi e monotome, subiscono.
Così la ruota della profittabilità gira su se stessa, l'ignoranza impera e la base di consenso, anzi di entusiasmo, si disperde fino all'accantonamento di ogni riferimento, sull'abbrivio della propaganda aziendale, sempre più simile a quella delle entità totalitarie, per l'accessibilità di prodotti di rivalsa anche per i poveri e per il sollievo dall'invidia che è sempre presente nelle comparazioni dei poveracci.
Il malanno contagia coloro che dovrebbero rappresentarne l'antidoto.
L'analisi di parte classica trova la sua sconosciuta conferma, mentre l'invocazione di un'analisi imparziale sancisce, senza ammetterlo, l'adattamento alle posizioni ed alla subordinazione operosa, onesta, etica, responsabile, senza dignità e priva della valorizzazione concreta del proprio apporto alla creazione della ricchezza del proprietario, assumendo la veste sbrindellata e dispregiata che permette l'esibizione del magister elegantiarum.

sabato 9 dicembre 2017

La scelta di parteggiare.

Gerusalemme è simbolo di contrasti nei quali la religione è solo il carburante dei rivoltosi a mani nude, che fanno da schermo ai poteri costituiti in governo o milizie armate e contro i quali fa muro Israele, mentre reprime poliziescamente i moti delle spianate.
Lo fa come un qualunque Stato di diritto contro una plebaglia bisognosa di sfogo.
L'amministrazione americana ha fatto la scelta di investire, anche ufficialmente, Israele quale potenza regionale e di ribadirne il ruolo di alleato fondamentale per un'area ancora strategica e fortemente instabile.
Ha scelto di contraddire tutta l'inconcludente politica democratica in materia.
Penso che le manifestazioni di queste ore fossero previste, anche perché si è scelto di dichiarare Gerusalemme capitale d'Israele, il giorno del trentennale della prima Intifada.
Non credo che sia stato un caso, bensì un esercizio opzionale significativo.
Nessuno dei paesi fuori dalla N.A.T.O. e non toccati dal terrorismo islamico ( a parte le comunità indipendentiste dei Ceceni e degli Uiguri in Cina ), ha citato e si è posta all'opposizione della scelta, per loro strategicamente indifferente.
I Russi, per ora, hanno difeso con spregiudicatezza ed efficacia ( come non faceva l'Unione sovietica ) i loro specifici interessi, i Cinesi sono in tutt'altre faccende affacendati.
I piccoli e presuntuosi Stati europei e l'Italia si sono dissociati, senza rivoltarsi, per paura e si sono abbarbicati su una posizione mediana adatta a conciliare capre e cavoli.
La decisione di sancire, per quel che li riguarda, la preminenza storica dell'ebraismo, riconoscendo e legittimando il sionismo ( che è un diverso ed ulteriore aspetto di una vicenda irrisolvibile per l'icompatibilità caparbia delle parti ) culturalmente ci sta del tutto, politicamente non: è stata una comprensibile decisione per rompere gli indugi.
Contrari i piccoli paesi europei che hanno già saggiato l'ira giustificata degli arabi espropriati delle loro ricche risorse energetiche dalla corrotta leadership nazionale, al soldo di chi può pagare e pagarli.
La stasi è stata rimossa, gli israeliani si sono ritrovati affiancati dal loro  partner più importante.
Loro non possono disconoscere se stessi perché spesso sono oggetto di attentati e di guerriglia urbana.
E' una scelta politica da parte di chi può permettersela, mentre l'esposizione dei piccoli alleati, evidentemente non più strategici, in particolare dopo la loro unione distruggitrice delle tutele interne, a cominciare da quelle del lavoro ( non più necessarie dopo la fine della guerra fredda e con l'Unione sovietica nei pressi di casa ) aumenta e li rende ancor più insicuri perchè ignorati e messi in secondo piano, rispetto agli israeliani, nella chimica certosina delle opzioni geo-strategiche..
E' una decisone in linea con la volontà di Trump di essere solo il presidente degli Stati uniti e non più il lord protettore dell'europa centro-occidentale, ancora poco incline ad assumersi gli oneri della sua difesa.
Chi è incerto e succube, adesso non sa più a che santo votarsi e teme, non solo per la sua incolumità, ma pure per la sostenibilità del suo contraddittorio sistema che ha chiarito i veri rapporti di forza fra le componenti dell'alleanza guglielmina, adesso che l'intifada potrebbe coinvogerli, non per la nomina di Gerusalemme a capitale dgli ebrei, ma per le guerre neo coloniali che hanno portato alla caduta o al ridimensionamento di regimi politici, dopo la scomparsa dei quali la situazione è peggiorata ed a conflitti sotto traccia alle quali ciascuna fornisce il suo contributo, militare e logistico, per non essere tagliata fuori dalla spartizione delle spoglie.
Per questo e per quanto precede, per gli europei e per l'O.N.U., Israele è una seccatura che dovrebbe piegarsi  a un compromesso debilitante con nemici acclarati, atavici, storici e contemporanei. 
L'illusione che la differenziazione su una questione di principio li possa esimere da ritorsioni, è contraddetta da recentissimi fenomeni che si sono verificati ben prima che Trump e la sua amministrazione prendessero l'ultima decisione. .   

La differenza.

Sui marciapiedi al coperto, almeno dalle precipitazioni, sotto i portici, in centro, dove l'umanità di passaggio, in tutti i sensi, si coagula, ci sono tanti mendicanti.
Sono riconoscibilissimi: molti sono organizzati in triste combriccola, sono disposti in modo da raccogliere lungo il percorso quanto sfugge a chi li precede; altri ancora vanno su e giù lungo i corsi chiedendo l'elemosina, chi in abito da strada, chi travisato da pagliaccio che ride come quelli di Ruggero Leoncavallo.
In che cosa sono simili?
Nella compagnia, nel gruppo miserabile - alla Victor Hugo - che costituiscono, durante la loro giornata lavorativa, oppure, a fine turno, nell'accampamento gitano o per profughi.
Non è affatto detto che siano individualmente solidali: sono soggetti solo alla legge del gruppo e, in maniera più variegata, dell'ambiente in cui sono inseriti, in cui si sono trovati e dal quale non sono potuti uscire, adagiandovisi.
Ma ve ne sono altri, d'aspetto più incivilito e di età media e giovane, oltre ai sempiterni vecchi abbattuti, che dormono per strada, che chiedono inutilmente l'elemosina durante tutta la giornata, prima di ricoprirsi con un piumino o un assortimento di panni sporchi e una cuffia sul capo.
Sono i rifiutati dalla crisi, messi in strada da un padrone speculativo e buono solo a far di addizione e di sottrazione: l'algoritmo lo delega.
La cronaca dei morti quotidiani e il loro numero, una vera e propria strage da macello animale, per nutrirne altri, ci rammenta le decimazioni delle malattie virali che la storia, ma soprattutto la letteratura, hanno descritto e tramandato.
Non è cambiato niente, al di fuori del volano pubblicitario e ben lo sanno i frettolosi passanti, che accelerano e assumono espressioni caparbie, quando stanno per passargli accanto.
Gli unici che fanno qualcosa di concreto - con tutti i limiti e l'occasionalità, per chi ne fruisce, - sono i volontari, laici e religiosi che vi si dedicano.
Una piccola percentuale testimone.
Per tutti i bisognosi, la differenza consiste o nella solitudine o nella compagnia.
Nella compagnia si riproducono tutte le differenziazioni e le sopraffazioni della nostra natura animale, trasferiti in una convenzionale cultura, solo per questo imposta; nella solitudine si agitano tutti i fantasmi dell'esclusione da una condizione di relazione che si conosce e dalla quale ci si sente espulsi per una qualche incongruità.
L'incongruità, in questo caso, è insita nell'essere precipitati in una condizione ignota, insospettabile, anche se fino ad allora così evidente ma rimossa, della quale non esiste riconoscimento né solidarietà alcuna: raramente qualche centesimo.
E' da questa paura che fuggono i passanti assenti, ma non inconsapevoli, che danno per scontato che l'immolazione si sia compiuta e che non bisogni farsi coinvolgere in una situazione precipitata.
Per cui, per chi è solo, l'unica soluzione, per noi e per loro, è la morte, che già vivono nell'unico inferno materiale e, soprattutto, esistenziale, mentre una massa di auto-purganti, inconsapevoli di essere sottosposti a clistere, si involvono in spire senza esito, mentre il paradiso pagano, culturalmente archeologico di quello in uso, è appannaggio di chi li ha ridotti così.
Non ancora per chi, ( per averne vissuto in qualche modo la condizione? ), continua a soccorrerli.

L'equilibrio.

La destra sociale aumenta perchè la sinistra non esiste più, o meglio è relegata in una testimonianza archivistica di nessuna influenza sulla realtà sociale disgregata.
E' proprio in funzione della scomparsa dei riferimenti empirici della sinistra storica che sono tornati in auge quelli della destra squadristica, per ciò stesso popolare e sociale.
La Costituzione che vieta la ricostituzione del disciolto partito fascista: nulla recita riguardo al revival cronachistico di questi anni.
Il fascismo è liquido, come tutto il resto, ma onnipresente.

Talune case editrici hanno riproposto, limitandosi al solo testo, i manifesti di propaganda politica degli anarchici, del nazismo.
In questi proclami, spesso ben scritti e politicamente adeguatamente focalizzati, riemergono molti dei temi all'ordine del giorno, abusati da una destra multiforme e intersecati da una sinistra sedicente: sul piano mediano si tratta della base ideologica e pratica del neo fascismo.
La società dei consumi low cost scivola autonomamente ai margini, ma le fasce marginali si adagiano sul riconoscimento strumentale dei movimenti politici sociali, anche se si tratta del solito manipolo affiancatore degli interessi economici censitari.
La destra in agguato nelle caserme dei carabinieri e nelle ridotte della polizia si è spostata nelle strade e aggredisce le fonti critiche, certamente borghesi, della società e del suo assetto economico.
Ormai si propongono e si credono i vessilliferi della condizione marginale della società, a supporto di quella dominante e zittiscono - o almeno ci provano - la borghesia illuminista, per precipitato elitaria.
Da I ragazzi di vita e da Una vita violenta, così ben immedesimata da Pasolini nei suoi romanzi romani, ai ghetti di sempre, insuperabili, anzi riproducibili in serie per avere un esempio negativo, un diavolo, un nemico, alle marginalità consortili delle nostre latitudini, attraverso le espressioni sassaiole di Palestina, in magliette da pallone o in parti di griffate tute sportive e ciabatte: lo stesso abbigliamento delle vie e dei campi sportivi dell'Africa che i reportages ci tramandano.
Destra e sinistra, per la strada sono sensazioni ibridabili, ingannevoli, strumentalizzabili.   
L'illusione assume a volte forme devote, ispirate, altre agitazioni interiori violente.
Entrambe parziali.

venerdì 8 dicembre 2017

Le declinazioni dell'uso.

Declinare il lavoro è diventato ozioso.
In senso proprio, stante la frenesia senza scopo personale dei galoppini che inseguono un sempre più faticoso e misero stipendio.
E' chiaro: i giovani, disoccupati e sottoccupati, sposano l'ideologia dominante, per bisogno reddituale e mancanza d'alternative.
Almeno quelli che non sono in grado di emigrare, che si accontentano della tutela familiare, da cui ricavano anche una sorta di demando reddituale di sussitenza.
Lo sfruttamento è alla base della concorrenza ed il 50% per cento della forza lavoro è impiegata con contratti a termine.
Tutti gli aborti legislativi che hanno accompagnato la controriforma, si sono accodati al neo sistema classista, nel quale le competenze acquisite restano succedanee del clientelismo familiare e possono trovare mercato solo all'estero.
Il classismo italiano riassume il suo storico carattere di consequenzialità con il privilegio dinastico, mentre gli schiavi efficientisti si sfigurano e si spolmonano dietro risultati sempre inferiori, studiatamente inferiori, al loro sforzo.
La fine del comunismo ha provocato il superamento delle attività produttive, all'interno delle quali gli operai avevano acquisito un peso politico altrimenti utopistico e, soprattutto, ha introdotto un mero calcolo di valori presunti, finanziariamente stimati.
Ora, in tutti gli ambiti, la classe lavoratrice non c'è più e lo sfruttamento è libero, eppur di nuovo ricercato, per farsi speranzosamente prendere per il naso.
Durante la contrapposizione fra due sistemi, di cui uno spregiudicato e dinamico e l'altro statico e  culturalmente alimentato, le attività produttive, le fabbriche, erano il recinto controllato per la realizzazione di guadagni, la base controllata dal sindacato marxista, oppure, ad est, lo stato uniformante di un modello chiuso ed autoassorbente.
Fra i due mondi, così analizzati, correvano solo più o meno suggestive autocelebrazioni.
Un metodo che, ora, esercitato solo ad una via, irreggimenta i suoi artefici, li gratifica con galloni di ottone, con i quali in coro si celebrano i riti ragionieristici.
Il ritorno annunciato ai confini interni dell'Impero statunitense, potrebbe provocare degli effetti interessanti e non soltanto negativi, come preconizzato ufficialmente dagli stati europei unitari.
Dal disordine al ritorno sui propri passi, con un processo che potrebbe durare altri venti o più anni: tanti quanti ci ha messo il neo sermone a crearsi le proprie volatili basi.
L'attuale non è la prima generazione di senza lavoro, già dagli anni '80, lo yuppismo fece da staffetta alla demolizione dei preesistenti equilibri e comportò una  rattrappimento dell'energia lavorativa che non riusci ad esplicarsi.
Siamo dunque al perfezionamento parziale di un contro progetto liberatorio dei comunque salvaguardati interessi esclusivi ed ereditari, mentre sono gli immigrati a prendere il testimone , culturalmente alieno, delle vecchie clsasi deproletarizzatesi.
Saranno i loro discendenti..italiani a mettersi sul groppone la merce da portare ai mercati capitalistici ed ai mercatini dei nostri provinciali speculatori.
La loro alterità sarà a metà materiale, come già per gli italiani poveri, ma avrà anche un'altra connotazione  spirituale ed educativa che la  caratterizzerà.
Sarà comunque un ghetto, una categoria arrabbiata e rancorosa, ma perdente, secondo uno schema conservativo che contempla l'assimilazione ipocrita e fin dove fa comodo, la messa in soggezione di chi dovrà aderirvi, facendo loro sentire come anomalia e peccato, infine reato, ogni interiore esigenza di rivalsa e, ottenuto tutto questo, provvederà con il braccio armato della legge e le sentenze dei suoi pigri, comodamante o esteticamente, funzionari: l'ultima ricca e saccente categoria di statali.
Il Santo Sinedrio del diritto.
In fondo l'ozio si fonda sul lavoro, purché non sia il proprio.
E' logica elementare.

giovedì 7 dicembre 2017

La tutela.

La destra popolare cresce.
Quanto sia numericamente importante non so, ma sta di fatto che di maggioranze e minoranze non si è mai occupata la gladiatoria politica social-nazionale.
La destra di strada ha preso a cuore, ma anche in consenziente custodia, la plebe delle periferie urbane, laddove non ci sia mai stata od abbia preso a svanire l'assistenza abitativa e cooperativistica che stabilizza i voti e la depressione assistita.
Al sud, ma anche nei vasti comprensori ex operai della Lombardia, il fascismo riverbera prepotentemente e si pone alla testa di un miope movimentismo contro tutti i pretesti della propaganda politica.
Adesso, come faremo?
Non c'è più il comunismo, la CGIL se la suona e se la canta, l'europa con i conti a posto non vuole farseli sconvolgere dal clientelismo latino.
Quindi, comunque contro!
Che si tratti di un'opposizione elettorale e falsificatrice, tempo per tempo non interessa.
Gli elettori tradizionali non votano più, la plebe inclina tatticamente verso tutti i pifferai, alla disperata ricerca di una pretestuosa salvezza.
Il magma fascista riconvertito alla globalizzazione, mentre punta su di una base nazionalsitica o di quartiere, regione area geografica più estesa ma comunque circoscritta, si vale di collaborazioni,facendo da mosca cocchiera alle più disparate e politicamente spurie attività commerciali.
Esiste un'imprenditoria della trasformazione del trasformismo che interseca alcuni paesi europei, in sinergia destrorsa, affaristicamente disimpegnata se non nell'accaparramento del denaro estorcibile.
Quando questa galassia cangiante è stata analizzata dal giornalismo d'inchiesta, costituitosi in network transnazionale.
Gli squadristi, raccoglitori delle briciole degli affari, si sono mesi a disposizione dell'imprenditoria neo fascista, come, conservativamente, fanno i mafiosi e chi ne condivide la mentalità, con le gerarchie borboniche, nelle terre d'origine.
Altrove, attraverso l'emigrazione, hanno modificato la percettibilità, ma non le metodiche, coinvolgenti, altrimenti minacciose, volte all'omertà censoria.
L'informazione è, per forza di verità, il primo baluardo da abbattere e la preoccupazione del presidente Mattarella, per fatti gravi, lascia interdetti: il fascismo è bandito nella costituzione, è la società che è lassa e contraddittoria, per questo il sempiterno fascismo nazionale ha coagulato le sue sembianze.
Sta di fatto che, riservatamente e dissimulatamente, fanno parte del network fascista imprenditori a vari livelli, cartelli imprenditoriali, professionisti a latere, con una base crescente di consenso fra i pigri diseredati dei quartieri ghetto, in via di crescente espansione sui teritor urbani, anche di medie o piccole dimensioni.
Gli sponsor politici sono interni alle democrazie in crisi, ma i flirt con i nazionalismi oppositivi - come la Russia, ad esempio, - si intersecano con i finanziamenti e gli impieghi mercenari.
Anche la dissolvente politica italiana si presta a sfarinarsi facilmente ed a subordinarsi affaristicamente alla marea, non più circoscritta, ma montante, del business valoriale, religioso, patriottico e le intersezioni elettorali promosse dai compromessi, prima legislativi e poi d'intesa, sono in costante miscelazione, mentre l'elettorato civile è tagliato fuori e, astenendosi, lascia fare.
Solo la tutela egemonica dell'Europa che conta e degli Stati Uniti, se questa deviasse dall'unum sentire degli interessi imperialistici, stringendo l'Italia nella camicia di forza che si è meritata, potrà tenere sotto controllo, sul piano politico-istituzionale, questo squadrismo incentivante, che, per il resto, tracimerà il suo esclusivo concime su troppe terre fertili della sociologia indigena.

giovedì 30 novembre 2017

La mancanza di principi morali ed i suoi esiti. Contro gli altri o, in caso di sconfitta, contro se stessi.

Il generale croato che si è suicidato in aula a l'Aja ,  come un condottiero classico o un maestro di pensiero, come Socrate, ha rivendicato un onore del tutto ambientale e ha accusato i suoi giudici di applicare criteri politici.
Casomai i criteri politici hanno ispirato le leggi che questi magistrati sono stati chiamati ad applicare.
Il generale si è accanito contro i kosovari, come i Serbi: lo ha fatto in forme barbariche, quelle che il suo aspetto suggeriva.
I musulmani kosovari sono stati sacrificabili nella parte simbolica di un popolo mafioso: bastavano duemila dollari a testa per mettersi in salvo. Solo chi ne disponeva ha potuto farlo.
Molte famiglie hanno divaricato il loro destino solo per questo.
Il generale slavo ha fatto proprie le attitudini e le metodiche dei criminali nazisti. Chi non aveva speranze spesso si suicidava.
Nell'antichità - solo per convenzione diacronica -  chi perdeva, in senso lato, l'onore, faceva altrettanto, ma solo dopo aver tentato di distruggere il male impersonato dagli altri, anche se inermi, a coronamento di una mitologica esegesi storica.
"Non sono un criminale di guerra! Avevo ragione !"
Poteva dire qualcosa di diverso? Era convinto di quanto diceva?
Simbolicamente, la distruzione del ponte moresco di Mostar, ricostruito, ma snaturato come il ponte sulla Drina , svilito al rango delendo di un semplice ponte, fratturava artificialmente una vicinanza storica, mai digerita, irrisolta, ma nella quale gli interessi economici sottintendevano i risibili pretesti razziali e culturali, buoni per il popolo credulo.
Il generale ha agito per il suo Paese e per sé, sperando di averne un imperituro riconoscimento.
Così non è andata e, anche se nei normalizzati, ma non convinti acquartieramenti regional-nazionali non sono mancati gli apprezzamenti, che confermano i presupposti insinceri, ma diffusi fra chi cerca sempre un capro espiatorio per lo spettacolo popolare, il vecchio gerarca ha voluto morire teatralmente, confermando il nichilismo retorico del militarismo e dei gesti criminali paludati.
Da ieri, nessun colpevole sarà offerto in espiazione.
Viva la morte, la sua unica credenza.

Il non pensiero.

L'uniformità e l'oggettività, falsificazioni per definizione, strumenti ideologici e sopraffazioni psicologiche, sono di tutti i sitemi totalitari.
Tanto si è combattuto contro questa pretesa, quando aveva focalizzazioni politiche, quanto la critica culturale predica invano contro il non pensiero unico  commerciale.
Le false facilitazioni e gli aggiornamenti continui delle medesime facilitazioni apparenti, fermi restando il vincolo contratto, reiterano all'infinito gli stessi strumenti e gli stessi servizi, venduti come prodotti non oggettivi, ma puramente evanescenti ed evasivi.
L'assistenza tecnica, a cose fatte, non è più fornita. Gli eventuali e non garantiti tempi di intervento e di sostituzione, sono demandati a una struttura apposita per provincia, dalla quale si possono comperare gli oggetti più banali che si sono guastati, oppure attendere, come minimo, una ventina di giorni.
Lo stesso dicasi per l'assistenza tecnica sugli impianti durante e, soprattutto, all'atto dell'installazione.
Considerata l'interconnesione di questi strumenti in ogni ambito della vita moderna, si ottiene una nuova versione del bene strumentale, si sottoscrive subito la variazione di contratto e si paga anche una penale, anche se il gestore e il distributore non cambiano.
Fra il pagar prima o l'attendere senza impegni da parte dell'officina o del laboratorio del venditore, di solito si corre alla sostituzione del pezzo e si paga il divorzio dal vecchio.
Quando il pacco è stato rifilato, si passa al successivo, senza posa, secondo budget continuamente aggiornati perché non diventino troppo premianti.
Quanto ancora esula da questa dottrina, è svilito, privo di riconoscimento, più intercambiabile dei pezzi di ricambio meccanici e tecnologici.
Dal lavoratore povero, all'identità occasionale,  just in time, ci si perde e si sprofonda e, soprattutto, non si danno più contestazioni efficaci, direi neppure possibili.
L'animus pugnandi si ripiega sulle competizioni interpersonali e, data la labilità dell'identità lavorativa e sociale, si traduce in una paralisi indotta e mantenuta fra i non protagonisti di questa nostra era.
Per me seconda e certamente ultima. 
Considerato che, da che storia è storia, i caratteri della condizione umana, troppo spiritualizzata rispetto alla prosaicità del reale, sono stabili, immutabili e che la frustrazione degli irrisolti li porta a sposare terapeuticamente, utopie, sogni e peana guerreschi, la terza età porta con sé la presa d'atto, anche energetica, della semplice verità dei fatti,senza attribuzioni qualificatorie che non siano fuorvianti.
La fortuna occasionale è solo apparente, come la sfortuna: le cause rimosse ci sono.
Si passa dalla disperazione dell'apparir del vero, al termine dell'adolescenza, all'ingresso nella vita adulta, che si trascina sulle ali della giovinezza, nella maggior parte dei casi, al di fuori delle conferme dinastiche, su di una strada sterrata.
Molti di costoro cercano delle possibilità all'estero, dove, al di fuori di una cinetica applicazione commerciale delle professionalità, si può aspirare, al massimo, ad una gavetta analoga e ad un inserimento successivo ( a quale livello o con quali possibilità, resta da testare con l'esperienza ).
La sagra delle vanità sostitutive o compensative infuria: non è certamente una novità, né sono originali le sue caratteritiche, ne sono solo cambiate le forme, le sembianze, come per tutte le illusorie profferte delle piccole fiammifferaie, dei mendicanti organizzati sotto i porticati, delle etére stradali od internaute, dei venditori di pezzi di ricambio, come facevano i poveri fra di loro, liberi ma depressi professionisti dell'auto mercificazione o, peggio, della mercificazione lavorativa a chiamata, a beneficio dei mercanti.
Ci si è tanto scandalizzati delle aste dei migranti in grado di servire in Libia, ma il non pensiero imperversa uniformemente.
La merce riprodotta è inesauribile.

lunedì 27 novembre 2017

Il mercato delle pulci.

Commentare la campagna elettorale già in corso è esercizio inutile e sgradevole, ma la riproposizione della destra incravatttata per la borghesia dei dominii, affiancata da quella plebea e rissosa ( come la mafia nei confronti della setta borbonica che la sovraintende ), richiede un faticoso impegno.
Di nuovo.
D'altra parte quanto si ripropone è il sottofondo tumorale della scollata società italiana, la cui incongruenza è finalmente affrancata dagli orpelli dell'ideologia unitaria, sostituita, per affannosa difesa, dalla fortificazione europea, per noi subordinante, nella quale nessuno vuole più pagare i conti degli altri, perché la fine effettiva della seconda guerra mondiale non consente più di accollare agli sconfitti, anche da parte dei voltagabbana dell'ultimo momento, i loro costi.
Costi clientelari, ruberie ed elemosine, struttura parassitaria di consenso, insidiata dai salari da lavoro delle famiglie monoreddito degli immigrati.
Le caratteristiche esogene, culturali e religiose, sono pretesti propagandistici: la fede degli ultimi non li ha nai portati al cielo: nemmeno in quello di Allah.
Questi immigrati non contano e non conteranno mai niente; i loro figli ne ripercorreranno le orme e, l'essere italiani, ne ibriderà inconsapevolmente la natura proletaria e misconosciuta, in una società senza lavoro o con un lavoro occasionale imitativo dei ritmi dell'informatica.
Bisogna filtrare, depotenziare ed opporsi alla marea fascista, in doppio petto berlusconiano ed a quella proletaria, sociale, impostasi nei territori orfani del clientelismo della casa, del pacco di pasta, dell'impiego ai minimi, ma orizzontale.
La sinistra in campo potrebbe ripetere la funzione di filtro che già fu della Democrazia cristiana, ma la composizione contraddittoria della compagine messasi insieme solo dopo la fine dei blocchi, del partito comunista e del partito dei cattolici, non più richiesto dalle gerarchie vaticane, non ha trovato sufficente torta da spartirsi e, quindi, si frange, si sfarina e sopravvive solo per reticolari, ma circoscritte sotto-compagini, mentre apre spazi senza prospettive che non siano l'auto perpetuazione dello stipendio da parlamentare. 
Se da un lato, per fortuna, questo non avverrà, almeno per ora, dall'altro bisognerà continuare a convivere col revanscismo di destra che potrebbe trovare perverse sinergie con la sua pseudo opposizione e servirsene, come fanno i borboni con i mafiosi, dagli ambiti segreti delle Logge massoniche meridionali, mentre i millanatatori di favori e di vantaggi non sono più in grado di assicurarli, tante è vero che Berlusconi dovette procedere alla compravendita diretta, a cui la pletora politica parlamentare fornì una concorrenziale e prona adesione commerciale.
L'alta percentuale delle professioni ereditarie è andata in malora, insieme a quella stabile dei richiedenti lavoro a prescindere.
Potrebbe ritrovarsi in una vichiana accolita di revanscisti, questa volta di un progetto chiaro ed evidente, secondo il quale i disoccupati, i sottoccupati, gli esclusi ed i sottopagati senza diritti, devono essere schiacciati e ridotti all'istituzionalizzazione della loro inferiorità.
Un intero secolo, il ventesimo, non può essere passato invano e superato in via di fatto sull'abbrivio dell'ignoranza delle masse.
La resistenza e il contrattacco riguardano l'età matura e non ancora affossata di questa nuovamente venduta società.
Quella merce molto vile  trovò la maniera di essere sopravvalutata, a causa e ad onta di un'impeccabile formulazione teorica, machiavellica.
Il contrasto sarebbe necessario, ma mancano le condizioni perché possa avvenire.
Per cui, si vola su tutto questo.
Si finge, come si è sempre fatto.

domenica 26 novembre 2017

E' il momento di chiudersi.

Il mondo che va in vacca va lasciato al suo corso.
I bisonti fanno rintronare la terra marmorizzata alla ricerca di uno sconto proclamato che si conferma comunque una spesa.
E' la compensazione strumentalizzata della sfiga quotidiana, ha il senso della valorizzazione della merce per le più giovani, della corsa low cost alla dimensione sfuggita, per quelle meno.
E' un dato di fatto che il richiamo dello sconto è irresistibile per le femmine: sono come i selvaggi, gli piace tutto quel che luccica.
La propaganda degli stracci ha sostituito quella dell'identificazione, per chi era privo di identità, il senso di un'illusione anestetizza, solo per poche ore, il proprio egosimo fallito o irriconoscente.
Ci si guarda allo specchio e ci si trova gritteschi/e.
Bisogna riprovarci: un ritocco, un particolare finora sfuggito saranno la maschera ostentata di cui fregiarsi allo scoperto.
Una mascherata dispregiativa di se stesse che qualcuno, della stessa risma, si sentirà in diritto di abusare.
Ai vari strati dell'immagine, o autoimmagine venduta e, da qualche altro incauto o parimenti deficiente, comperata, la finzione e l'uso compiacente per stati miserabili, si acconcia alla ruffianaggine.
Qualsiasi babbeo/a può accedervi, non sono richieste qualità, bensì uniformità.
Una imponente maggioranza di officianti spende, si sindebita, spreca in idiozie ricorrenti.
Su questo speculano i mercanti polifunzionali: dalle indulgenze ai calzini, dai toys erotici ai pasti più belli a vedersi che a gustarsi...conformemente.
E' il momento di chiudersi alla barbarie presuntuosa, perché inconsapevole: restino pure in strada a dannarsi l'anima, non a nostro beneficio.
Noi non abbiamo niente da vendergli, né ci interessa comprare.
La voragine dell'educazione, dell'incultura e della frenesia insoddisfacente che provoca la continua ripetizione di iterazioni nevrotiche, è riscontrabile in tutti i momenti, in ogni circostanza, in ogni ambito lavorativo: si bestemmia e si impreca nelle cooperative di facchinaggio - ma non da parte dei musulmani - come nelle sale chirurgiche, dietro le quinte di un palcoscenico, nell'anticamera di un consiglio di amministrazione.
Poi, tutti insieme, come per gli straccetti che vengono acquistati, si trovano ancora una volta conformi nei giudizi, nella moralità propagandata, vessilliferi di ciò che non pensano, per invidia e pusillanimità.

mercoledì 22 novembre 2017

Il progresso basato sullo sfruttamento.

C'è un bel libro di Marta Fana: Non è lavoro, è sfruttamento, che analizza le leggi eversive dell'ordine lavoristico, affermatesi negli ultimi venticinque anni.
La ricercatrice ne sviscera i dati statistici, le percentuali d'incidenza sulla degradazione del lavoro e sul suo rinnovato sfruttamento, cardini della vittoria incontrastata del capitalismo nel confronto equilibristico con il lavoro produttivo, politicamente organizzato.
 E' stata proprio l'esigenza organizzativa a determinarne nel tempo la sconfitta, nei confronti dell'indistinto mondo del capitale e della finanza, che ha superato, abolendola, la classe operaia.
I sovietici avranno fatto sparare a Giovanni Paolo II, dalla la mafia turca ( come avviene per la mafia italiana e, credo, per qualsiasi altra forma mafiosa in giro per il mondo ), ma fra i suoi nemici nazionalisti annoverava anche il Papa polacco che aveva colto l'opportunità di partecipare alla preannunciata dissoluzione della patria dei lavoratori, inserendovi il cuneo della diplomazia vaticana, fra le varie cancellerie.
Il vero artefice della vittoria fu il rozzo ed ignorante presidente Ronald Reagan, che mise in ginocchio la periclitante economia della lesina con l'installazione dello scudo stellare  nell'atmosfera, capace di intercettare i missili avversari, ma anche di farli grandinare sulla testa degli impertinenti.
Da allora, tutto il mosaico di diritti e guarentigie lavorative è stato smantellato, con la tardiva e comoda resipiscienza della sola CGIL, che vi aveva invece contribuito all'epoca degli esecutivi presieduti da Romano Prodi.
D'ora innanzi farà gioco di sponda con Bersani, D'Alema e Pietro Grasso, che conferirà una veste istituzionale sia a MDP, sia alla CGIL.
Sarà solo un'apparenza minoritaria e.. fino a quando? 
La lucida disamina di Marta Fana resterà - è ovvio - fine a se stessa; una dispensa universitaria di supporto a qualche esame, finalizzato proprio a evitare il destino descrittovi.
Su base familistica e censitaria, non certo culturale.
Fu Margaret Thatcher a lanciare il peana dall'Inghilterra, patria del capitalsimo e di Adam Smith.          La destra europea continentale ha riscoperto il fascismo sociale, praticato a condizione dell'acquiescenza,  a favore dei ghetti periferici delle città metropolitane, con un successo particolare nella grande Roma.  
Nella metropoli  slabbrata e primitiva. i pischelli coatti di Pasolini, che di Roma è stato mentore non esornativo, né celebrativo, ( ma romano non era ), si sono riconvertiti ai tempi.
Non c'è più il riccetto, con solo una camicia bianca, che esce dalla sua baraccopoli, la domenica, per andare a fare la prima comunione, dimentico per un'ora della violenza intrinseca fra i brutti, sporchi e cattivi e del suo non riconosciuto sfruttamento sessuale.
Adesso albergano nel sottosuolo, come a Timisoara e a Bucarest e ripetono le esperienze narrate una generazione fa nei "Ragazzi dello zoo di Berlino".
Immigrati e italiani senza famiglia o con una famiglia da rigettare, che li ha ignorati e trattati come un'insopportabile impiccio, convivono: qualche bambina è incinta.
Ha smesso di drogarsi, in una resispiscenza sentimentale di un'idealità morale e sentimentale di cui è la negazione più triste, ma alla quale non vuole rassegnarsi, anche se, mentre  la gravidanza va avanti, preconizza il momento della nascita, quando la bambina o il bambino le sarà tolto.
L'indifesa precarietà attira i pedofili, comuni personaggi altrimenti mimetizzati nella vita di ogni giorno, spesso professionisti, spesso con rispettata famiglia.
Un pedofilo americano, un ingegnere in trasferta, come a Manila e a Bangkok è stato prosciolto dalle provate accuse di abusi su di una ragazzina di tredici anni, perché nessun genitore ha sporto denuncia.
Ma come? Questi abominii, sotto specie di reati, non si perseguono d'ufficio?
Si vive anche così, in una primitività senza senso, eclusi ed usati da  crudeli ben pensanti, in una costrizione disperata e senza vie d'uscita, fra i topi e i profittatori.
Il giustiziere della notte a Roma non c'è, ma il film è piaciuto ad una generazione ormai anziana, solo per la sua violenza a trecento sessanta gradi, ad opera di mentecatti scimmieschi e per vendetta verso di loro, di un marito e di un padre.
In questo caso, sono i mariti e i padri ad abusare di inermi disprezzati per rimozione ed autoapprovazione.
A scalare verso il basso, la società declina e la corruzione materiale e morale è da terzo mondo, raggiunto a ritroso.
Permanendo un potere d'acquisto, sempre più concentrato, nelle nostre società di vulgata mercantile, i corpi e le psiche si comprano, come in tutte le énclaves infernali delle città troppo grandi e popolate per non riservare una quota di reietti, recuperati al sadismo irreprensibile di chi ha la facoltà di soddisfarlo, nell'indifferenza e nell'interpretazione rimuovente di un canone che dovrebbe essere automatico ed obbligatorio. 
                                                                                                                                             

La candidatura ricorrente.

Un rumore di passi. Squittii d'accoglienza e d'ingresso.
Scampanellate successive e replay; in gruppo, in famiglia, in coppia, da soli.
Ruoli, in realtà, indefiniti: la padrona di casa effettiva, l'ancella rivalutata ad arte e per necessità, l'espressione di affetti pre analitici, fatica, disordine, sporcizia sul campo, a cose fatte.
Nel frattempo, libagioni e svinazzate, poi, per assurdo, dessert e caffé.
Ma non basta ancora: liquorino.
Tutto passato fra  il palato e la lingua, ma poi finito in una poltiglia invereconda nello stomaco e, di transito, nelle budella intestinali.
Alticci e con il mal di testa ecco le blaterazioni alcooliche, sempre più ovvie e triviali, fra un'ostentazione di superati splendori e mascheramenti grottescamente penosi.
Fin dall'inizio, prima che il chiasso si armonizzi con la betoniera buccale e gli schiocchi, le richieste di avvicinare quella bottiglia o quel piatto da portata, il rumore è indistinto, crescente: ognuno vuole partecipare alla manifestazione, ma vuole anche prevalere sugli altri, imporre la sua tesi con l'immagine discendentene.
Il sorriso stereotipato, l'adesione al sentire presunto come prevalente, non altera l'intenzione maggioritaria, della quale candidarsi a leader successivamente.
In realtà, nessuno ascolta nessun altro, come sempre avviene, al di fuori  delle gerarchie ruffianesche.
Ma nell'indistinto, seppur privato, della piazzetta domestica, nulla vale, ma di questo alcun si accorge.
Mastica e si parla addosso sotto una cascata.
Gli incongrui e solipsistici oratori si coalizzano e si riconoscono verso i marginali delle feste, soprattutto quando costoro, chiamati in ballo o per incauto desiderio di entrarci, esprimono pensieri , non ostili, non alternativi, ma critici analiticamente, non del baccanale, ma degli pseudo pensieri in agone.
Questo è il loro errore più grosso.
Semplicemente non ci dovevano andare.
Ma la lagna uniformista  di femmine avvalorate di riflesso, anche nella finzione sopravvenuta, spesso ha la meglio, per pura pace dei sensi scossi dall'idiozia irriducibile, irrazionale, ma proprio per questo, pretenziosa, nel tentativo di sottrarsi alla accuse di difformità, se non loro, della loro famiglia o di un singolo membro.
La ritorsione competitiva, aspetta solo che, sull'altro versante, qualcuno dimostri l'insubordinazione d'interesse, un po' come la loro, cementata dai figli e dalla mancanza d'alternative, in una vantata virtù mal sopportata.
Ecco che le tasche, già piene, tracimano.
Qualcuno e poi ciascuno cominciano a rammentare a se stessi ed a tutta la loro coorte, un impegno , una scadenza, il desiderio di affrancarsi da quel rito esausto e manducato, come in una primitiva convenzione magica.
Come erano entrati, per gruppi, per famiglie, in coppia o da soli, i commensali scrocconi se na vanno, lasciando in loco le padrone di casa a gerarchia variabile, in un cumulo di macerie, di avanzi scomposti, come una città dopo un bombardamento.
I Vandali vanagloriosi se ne sono andati verso altre razzie, in attesa di ripetersi sul medesimo luogo del delitto.
Lo scoppiettio e poi il fragore della festa si sono spenti nell'alveo eccessivo del riscaldamento e nella tristezza del crepuscolo dell'abbandono.
Apparente.
La candidatura è accettata in cambio di un materiale favore.

sabato 18 novembre 2017

La custodia.

Totò Riina, il capo dei capi, il Negus Neghesti della mafia sta morendo in questi minuti.
Una vita conclusa, intrisa di dichiarati principi, che, come tutti i principi, sono valori della minchia.
Si sta spegnendo un tratto lungo e importante, anche se consegnato al sotto-traccia, della vita del Boss, guardiano degli equilibri statici in tutto il mondo.
A cosa sono serviti i sacrifici, le morti, l'impegno - quando c'è stato - di fronte all'uniformità della morte che cancella tutto e tutto rivela per inutile?
Il vecchio recluso è morto da trentasei ore e la retorica misteriologica ha ribadito i già noti luoghi comuni e ripercorso una carriera criminale, durante la quale ha avuto più a che fare con i competitori interni che con gli apparati dello Stato.
Quando qualcuno di questi ultimi gli si è opposto e non solo a lui, lo ha eliminato, non solo per sé.
La mafia è sempre stata il braccio armato del potere meridionale e di quello politico romano, almeno per la parte borbonica ivi rappresentata.
Con l'inserimento dei propri capitali nell'economia settentrionale ha portato a replica autoctona quanto già fatto dopo l'emigrazione in america.
In quella del nord, ricca e mercantile.
Se lo ha fatto anche in quella latina, non è dato accorgersene: è in perfetta simbiosi con quell'ecosistema.
Anche con quella Chiesa, oltre a quella territoriale che ha sempre portato i sacramenti ai latitanti, senza mai contribuire a farli localizzare.
Da quando Giovanni Paolo II li aggredì verbalmente e, soprattutto, Francesco I li ha scomunicati, la posizione ufficiale evita la pubblica commistione con un potere delegato, per troppo tempo seppellito in una buia galera.
Anche Riina aveva fatto il suo tempo e la sua irriducibilità in carcere è stata l'ultima assurda battaglia autoimmortalante: il suo excursus di vita non è stato banalizzato dal pentimento e dalla confessione.
Con questa gente è meglio non averci a che fare e invece lo Stato, specifici apparati istituzionali e para istituzionali, hanno e continuano ad avere un sistematica collaborazione con la mafia ed è in onore di questa atavica consonanza che il Capo non ha mai parlato, ma si è invece investito della conservazione del suo segreto. 
Gli oppositori, ingenui epigoni dell'immolazione celebrativa, sono stati eliminati attraverso i suoi buoni uffici, secondo la prassi consolidata degli esecutori ambiziosi.
La loro esecuzione è stata sempre preceduta dall'isolamento, proprio da parte di quegli ambienti da cui avrebbero dovuto essere supportati e tutelati.
Lo scambio di favori non ci fu, perché quello vero non aveva alcuna attinenza con quelli presunti.
Il potere non indulge alla sua autodistruzione, ma ha bisogno di figure simboliche su cui riversare tutta la sua retorica occultatrice e coloro che vi hanno contribuito in vita e in morte continuano ad essere iconizzati nelle vie e nelle piazze.
Mentre il capo minore del gioco combinato ne ha taciuto i fondamenti, noti, ma volutamente indimostrabili, perché continuino a perpetuarsi, laddove l'uno ha bisogno dell'altro e tutto si tiene.

domenica 12 novembre 2017

La spinta a sprovincializzarsi.

Il riposizionamento delle entità e strutture politiche, improntate alla retorica politica e morale, va lentamente configurandosi. Gestito con cura e preveggenza, porterà nel tempo i destinatari a scoprire dimensioni inesplorate perchè troppo assorti in equilibrismi adeguatori.
Le notizie scemano e rimangono confinate nel loro stagno, da quelle recenti del secessionismo repubblicano della  Catalogna, agli acquitrini nei quali si è mimetizzato, per poi certamente uscirne, Igor della bassa.
Ogni vicenda cronachistica resterà ibernata, dopo essere stata inizialmente spesa, fino a che, se e quando tornerà d'attualità.
Allora si sprecheranno le analisi diacroniche, accumulate ed accantonate nel frattempo.
Non si tratta solo di spendibilità informativa, ma, in particolare nell'era del digitale, di una studiata politica di accentuazione-rimozione, secondo il tattico schieramento riposizionabile o confermabile, a seconda degli stati inerziali o degli interessi agguantabili.
La retorica di principio è sistematicamente contraddetta dai fatti empirici, in lontananza ma anche in prossimità: i principi non contano, servono solo a interpretare e a sorvolare: solo i fatti sono incontrovertibili.
Le disamie psicologiche, sociologiche eccetera, sono utili ed interessanti, ma sono estranee ai fatti nudi e crudi.
Il diritto che li amministra, autonomo in dottrina, deve però applicare la legislazione parlamentare, schierarsi, senza dichiararlo, con le gerarchie di fatto, con gli obiettivi e gli interessi prevalenti coalizzati, espressi cioè dalle coalizioni traditrici delle aule legiferatrici.  Che poi tutto venga ricondotto nell'alveo del diritto dottrinario e procedurale dalle commissioni tecniche, che traducono in norme le espressioni legislative della confusa rappresentanza politica, riafferma solamente il pendant reciprocamente compensatorio e dipendente.
Ne conseguono le spartitorie remunerazioni ed i privilegi burocratici.
Le sinergiche spirali mantengono la loro credibilità assolutizzatrice sull'appeasement popolare che si adagia sul gioco da altri preordinato e garantito, secondo la dinastica discendenza immutabile dei posti assegnabili.
Le solidarietà identitarie riguardano tutti gli strati sociali, dai più vaghi, sensitivi e generalisti, pro quota, a quelli di fortificazione dei privilegi intangibili.
Infatti, per attaccarsi alla coda della cometa, bisogna intercettarla a latitudini lontane da quelle presso le quali si è nati e dove si sono acquisite le basi di un'affermazione altrimenti impedita.
Mettendosi al servizio, non dei raccomandati, ma di progetti industriali, in qualsiasi campo, sanità compresa, per i quali altri paesi chiedono competenze, qualcuno, da emigrante, riesce ad emergere faticosamente, a differenza di quelli che hanno sempre avuto la testa fuori dall'acqua.
Insomma, la lotta non riportabile si consuma senza gran cassa, in maniera isolata, debole, aggredibile e, soprattutto, tenuta ai margini di un confine insuperabile.
Meglio portarsene fuori.

sabato 11 novembre 2017

Le tenebre distruttive dell'anima.

La denuncia tardiva delle molestie e soprattutto delle violenze, nel mondo del cinema si susseguono come in una catena di Sant'Antonio.
Espresse in questi termini, sono una campagna para-politica condotta sulla falsariga puritana del capitalismo liberale, la cui ideologia si è sparsa per tutto il mondo occidentale, compreso il precipitato radicale dell'arrassement, che spopolò negli Stati Uniti quarant'anni fa.
E' un processo revisionista di fatti sotto traccia che oggi perpetuano l'iter rimodernato delle attrici e di pochissimi attori.
Nel mondo della celluloide e in quello digitale, da che mondo è mondo ci si è sempre prostituiti, senza distinzione di genere.
Vorrei che non solo le attrici, apparentemente tutt'altro che traumatizzate da questi ripetuti eventi, ma anche gli uomini facessero coming out e non solo a fini rivendicativi nel falso mondo degli omosessuali adulti, come in quello falsissimo della finzione cinemetografica.
Vorrei, soprattutto, che non fossero pochi ed isolati, prima derisi e poi omertosamente rimossi, gli ex bambini abusati e resi infelici per tutto il resto della loro vita.
Nulla da eccepire alla propaganda moralistica, ridicolmente puritana a latitudini non consone: ben venga un modello culturale di contrasto e di prevenzione di codesti atti ed atteggiamenti: ma non sarà così.
Il sesso è piacere, appagamento, ma può essere anche affermazione di una supremazia che, per non essere ridicola, si vale dell'annichilimento dell'oggetto predato e che dovrebbe comportare l'annichilimento penale del suo autore.
La condizione dell'innocente annichilito non cambierà per questo, ma la legge del contrappasso sarà stata applicata.
Ma, si sa, siamo un paese cattolico nel quale anche i chierichetti del Papa venivano sodomizzati dal suo entourage, come rivelano altri documenti segretati portati alle stampe dal giornalismo d'inchiesta.
Anche quest'ultimo - il giornalismo d'inchiesta -  un chiaro segno del puritanesimo protestante importato.
Siamo nell'ambito della cultura propagandistica e non solo nei termini finora espressi.
C'è anche quella populista, di destra, che intravede l'unica possibilità di stupro nell'immigrazione, mentre non parla mai di quella infantile, ad esempio.
Le categorie sotto-culturali si toccano ed hanno certamente una base di identificazione e di proselitismo imponente, che è ormai emersa, dopo lo sdoganamento del fascismo endemico e sotto traccia e la sua ribalta sociale riproposta.
Purtroppo è vero che in taluni ambiti defedati e sudici, sono gli unici a interpretare la parte del Comandante Lauro, dell'omonima flotta oggi inglobata nella Costa crociere: un pacco si pasta, una scarpa oggi e l'altra sub condicione
Come sempre le vittime vere sono un pretesto polemico, mentre l'atteggiarsi ad esse, una conferma di status, dietro denuncia delle condizioni per acquisirlo, che non hanno provocato però, né rinuncia, né imbarazzo.
La povera ragazza polacca stuprata a Rimini, che aveva perdonato, nell'immediatezza, i suoi aguzzini, ha reso pubblico quanto scontato: lo scempio è stato mentale e rimarrà a segnare tutta la sua vita.
Le conseguenze, che qualcuno vorrà ridurre a sintomi, sono quelle di chi ha subito un'aggressione più letale della morte, perchè non abbandonerà più la sua vittima ricercata, nella piena consapevolezza dello scopo: vive autorelegata in casa, è in preda alla vergogna, assurda quanto speculare alla proiezione pubblica, soffre di paure paranoiche e teme la vicinanza dei suoi simili, anche di quelli innocui, ma estranei, irriconoscibili.
Teme che il suo stato sia causa di valutazione intrinseca nel suo ambiente, potenziale strumento di offesa nelle inevitabili competizioni della vita di relazione.
Un'esistenza rovinata, un'esistenza violentemente dolente.
Non voglio fare paragoni,
Il dolore normalmente è muto.
Di questo non c'è traccia nelle legittime, ma pubblicitarie denuncie.
Perché non parlano tutte attrici, compiacenti e quelle che rifiutarono una carriera così condizioanta e che furono escluse sul presupposto che l'immagine non prevede qualità?
Perchè sanno che sarebbero ignorate e derise un'altra volta.
Non per tutte/i loro, in un ambito infimgitorio, si è trattato e si tratterà di una novità: qualcuna se lo scrollerà dalle spalle con la stessa indifferenza con la quale ha praticato precocemente un sesso autoreferenziale e senza senso, ma per molte/i altre/i sarà uno stigma, un simbolo etologico, culturale e sociale e tale rimarrà, assurdo ma ineliminabile, nella loro psiche.   

sabato 4 novembre 2017

Divo Giulio.

Piccolo, grande Giulio, un anno fa, di questi tempi, giacevi in una culla, boccheggiante come un pesce sottratto alla sua amniosi, sulla quale era recata una data di nascita diversa, forse lascito di un precedente occupante.
Intorno a te si affastellavano i vaniloqui dei parenti e degli amici convenuti: in fondo, tutti se ne fragavano di te e celebravano, per l'ennesima volta, i loro offici logorroici, vacui e ripetitivi.
Anche tu, apparentemente, non te ne curavi, non mostravi disturbo per quel chiasso inconsulto.
Pare che non sia così, che la sensibilità precoscienziale sia presente, che incameri messaggi non decifrati secondo una chiave convenzionale che cercherà di influenzare anche la vita cosciente, che sarà contraddetta da quella profonda, nella quale sono sedimentate le semplici impronte pre civili, la cui inosservanza provocherà nevrosi, demando alla divinità salvifica, perenne contraddizione interiore, senso di insufficienza, sentore di falsità e di onanistica elaborazione, falsa ma continuamente riaffermantesi.
Dopo quasi un anno vissuto con un contagioso sorriso e una felicità manifesta, gli usi ineluttabili e incongrui alle esigenze vitali, tradotti nei termini economici, ti hanno esposto, fatto conoscere il contagio della socialità coatta, del nido da dove hai importato germi a ripetizione, li hai diffusi, vendicandotene, in famiglia.
Le vaccinazioni, di cui sono fautore, ma non nei termini istantanei nei quali sono somministrate, senza cura delle influenze sul sistema immunitario, a soli fini efficientistici scolastici, stanno facendo il resto e tu battezzi il tuo primo genetliaco col morbo inaspettato, che ti restituirà ai convenevoli più compreso di te stesso, ma probabilmente meno radioso.
E' scontato che i momenti di felicità, di sorriso e di gioia saranno ancora di gran lunga prevalenti, ma la cacciata dal paradiso è avvenuta: la pretesa di adeguare la natura in una convenzione, in usi consuetudinari acquisiti, scambiati per la natura delle cose, ti ha reso infermo e poco importa se, nell'ecosistema non modificato, saresti stato esposto all'inedia o alla sopraffazione, all'annullamento precoce.
Credi forse, credono i tuoi cari, che questa etologica condizione sia stata rimossa per sempre?
Rimossa, appunto.
Dimenticavo, tu non credi ancora nulla, eppure ti sovverrà inconsapevolmente di assumere tutti gli impulsi inconsciamente ricevuti, sovrastati dagli insegnamenti che qualcuno crederà di impartirti a prescindere dalla diversa e faticosa percezione evolutiva della realtà, nella quale alla primordiale ferinità, si sovrapporrà l'ingenua credenza, la mitezza che solleciterà l'istinto predatorio, che non mi sembra che sia nei tuoi geni e coltivato nel tuo ambiente.
Questa complessa dicotomia, tricotomia, quadricotomia, intersecherà il tuo cammino e richiederà semplificazioni utili o comode, tarate sulle possibilità, per vagheggiare una felicità studiata, un'aspirazione all'immortalità che i meno confusi altri animali non conoscono e non è detto, per questo, che siano sfavoriti rispetto a noi.
La febbre alta che ti accompagna, insieme a malanni vari, da quando sei uscito dal bozzolo felice della tua casa, delle già celebrate vacanze al mare e ai monti, dormendo sereno e a lungo, è già prevalsa, appena ti sei affacciato alla condivisione competitiva degli scarsi beni della terra, presentati nelle forme cangianti di un'infinitezza in realtà immutata, prodotti industrialmente per fornire l'illusione del possesso alla maggior parte degli uomini, mentre servono, nella loro reiterazione, a far ricchi solo chi li produce e, per mediazione, chi li vende. 
E' ancora presto, ma il senso del tuo futuro risiederà in obiettivi immaginifici, faticosi ed apportatori di convinti perseguimenti; poi passerà alla complicatisssima fase introduttiva ed attuativa nella quale spesso il gioco è truccato e lascia senza patria i nomadi creati dall'epica del globalismo, all'interno del quale i particolarismi si rapprendono per riflesso e grifagna esclusività.
Ho scorso un tratto troppo lungo del percorso; per adesso limitati al delirio della febbre alta, senza approfondirne i contenuti.    

venerdì 3 novembre 2017

L'illusione del traguardo.

Tutti in pensione a settantasette anni: la quiescenza di vecchiaia diventa l'unica possibilità di lasciare il lavoro, dopo esserne stati, per la maggior parte dei destinatari, svuotati e sfruttati.
Qualcuno potrà compiacersi in cuor suo di essere stato mantenuto fino al traguardo, per altre sarà stato pretesto per un bilanciamento al minimo sindacale dei doveri domestici con quelli lavorativi e viceversa, per sfuggire ai condizionamenti di entrambi.
Ma per la maggior parte non sarà così, men che meno per i dipendenti privati.
La pensione di vecchiaia sancirà l'interruzione di una prestazione non continuativa, intermittente e costantemente precaria, con contribuzione parametrata e prestazioni in vecchiaia insussistenti.
Questo si omette, ma è la realtà in divenire, per la quale la sostenibilità dei diritti in fieri non costituirà un problema, ma sancirà fino alla morte la diseguaglianza, formalmente negata, per i cittadini.
Vita precaria e pensione da fame, cure ridotte, assistenza privata. Per chi non se la potrà permettere, l'ultimo tratto sarà impervio.
Solamente breve, ma tormentato.
Addio risparmi, accantonamenti; ci saranno due precipitati: la disgregazione familiare e la liquidità, la precarietà sentimentale, e la strenua resistenza, inutile, priva di prospettive, ma almeno coesa, di chi ripiegherà le sue svelate, illusorie prospettive, in un bunker familistico.
Non è affatto detto che il fortino sia costituito dagli italiani del nord. E' più probabile che saranno le famiglie immigrate, strette in una tradizione che non consente evasioni e che modella i comportamenti e le gerarchie morali su di un asse premoderno, ma ordinato, anche sotto il maglio di un consorzio teocratico, ademocratico.
Più consono a resistere, continuando a galleggiare su di un barcone, al mondo al quale il caso non ha consentito loro di sfuggire.         
La proiezione si attesta sulla sostenibilità, teoricamente stimata, non illustrata ai cittadini perchè sarebbe disvelatrice di un'intenzione, negata a parole o rimossa dal già asfittico dibattito ed è una prospettiva generalista  depressiva e noncurante.
Per cui, le naturali aspettative legate alla giovinezza ed alla durata della vita, contraddette dall'evidenza, si spegneranno con il solo trascorrere del tempo, senza più fornire gratificazioni, modeste o illusorie, nel corso di una vita lavorativa improntata all'occasionalità.
Il cursus honorum previsto per le professioni si fa sempre più ambizioso, multispecialistico, in fase formativa e mirato all'utilità nel suo compimento accademico, a cui seguiranno master od esami di stato e specializzazioni secolari, talvolta, a differenza del passato, pagate
Quanti, secondo voi, potranno permettersele; quanti troveranno nelle risorse familiari, economiche e culturali, un approdo, un sostegno?
Quanti, trascinandosi verso la speranza di migliorare la loro condizione, attraverso uno sfinente corso universitario da lavoratori-studenti ( ce ne sono ancora ), troverà alla fine un posto, un ruolo congruo o, ben che gli vada, dovrà accontentarsi della serie B, quella dove, si sa, si continua a correre e a faticare, senza trarne, in nessun senso, soddisfazione, quindi impossibilitati ad estenderla al proprio nucleo familiare?   
Per cui, il prospetto, dogmaticamente fissato a sessantasette anni, con eccezioni, progetti donna, contraddittori con la prima richiesta di uniformità, ribattezzata uguaglianza e poi dichiarata, con voce impostata, da chi dovrebbe consentirla, a livello politico, proprio perchè consapevole che, potendosi approcciare solo al livello più basso e omologatore ( come tutte le uguaglianze ), ci si potrà valere anche di questa mistificazione, per articolarne le strategie pauperistiche.
Coraggio, ci vorranno sessantasette anni d'età, calcolati sulle statistiche di sopravvivenza, adeguabili nel tempo, riducibili, nel frattempo, in termini di prestazioni.
E' secondo questa nuova intepretazione che la nostra Italia continuerà a fondarsi sul lavoro..pigro, consistente nel prendere per i fondelli una massa mal pasticciata, chiamata popolo.
La loro, mutatis mutandis, continuerà a non tenerne conto. 

Molesti e moleste. La distrazione accusatoria che rimane sterile riguardo ad un costume diffuso e infame.

La litania delle denunce postume dei tentativi molesti, degli approcci maneschi e delle vere e proprie violenze in serie da parte di artefici delle carriere o meno delle attrici e, in qualche caso denunciato, degli attori, si inanella come una catena di Sant'Antonio.
Ciascuna sembra rilanciare la prossima rivelazione alla collega.
Niente di inaspettato: sul fenomeno sistematico esistono testi letterari e anche dei film, messi in cantiere ( su cui hanno investito a fini di lucro ) dagli stessi protagonisti di potere e di influenza sul pubblico e sulle marionette mosse da un regista.
Si, perchè gli attori, anche i più quotati, sono eterodiretti dai registi, condizionati dagli sceneggiatori,
anche quelli che sono accreditati dalle loro qualità e dalla loro carriera.
Questo avviene soprattutto nel mondo cinematografico, nel quale spesso la tecnica recitativa è secondaria se non del tutto assente. I maggiori interpreti, in particolare maschili, hanno fatto della staticità la chiave di volta della costruzione della loro icona.
Non tutti e non in ogni circostanza filmica, ma le scansioni temporali sono caratterizzate da un fermo immagine preparatorio e di collegamento.
Questi interpreti, di ambo i sessi, ma con probabile accentuazione per le aspiranti attrici e per quelle che non hanno uno specifico pubblico di richiamo su cui basare retribuzioni e lunghezza della carriera, vanno soggette alle spintarelle del produttore, del regista e di taluni attori.
Non c'è, a quanto pare, tutela familiare, né registica, né recitativa.
I figli e le figlie dei cineasti, mentre hanno, anche senza doti, una linea successoria garantita, non sono perciò stesso esenti dal costume diffuso ( anche al di fuori dell'ambiente artistico-mercantile ).
Chi detiene il denaro ha in mano il loro destino e approfitta senza remore della situazione.
Forse i genitori hanno fatto o subito lo stesso trattamento.
Alludo alle madri, ritenendo che il fenome all inclusive sia a loro riservato in percentuale quasi esclusiva.
Anche la cronaca relativa all'ambiente teatrale ha conosciuto un'accusa  da parte di una giovanissima figlia di  un attore e regista rinomato, rivolta ad un attore anziano, che approfittava - si affermava - delle situazioni di vicinanza per baciarla  in maniera laida e anticipatrice proprio durante la recitazione e le sue prove, sul palcoscenico.
Ad ulteriore dimostrazione che la parentela serve solo per accedere al mestiere del o dei genitori.
Chissa a quante senza Penati.
Libido speculativa a tutto campo. 
Ma potrei sbagliarmi circa i numeri maschili interessati dalla violenza dell'irrispettosità; le ultime grida, quelle che da tempo sono venute alla luce, parlano di apprezzamenti e atti consimili anche verso i maschi.
Le vecchie categorie paiono superate, anzi, se tanto mi dà tanto, erano così da sempre.
Ovviamente, quanto descritto, talvolta con dovizia di particolari, non avviene, né è avvenuto, solo nel mondo della celluloide o della attuale digitalizzazione, ma, in quest'ambito, la sua spettacolarizzazione lo rende evidente.
Tutti l'hanno sempre previsto e le confessioni rientrano in un progetto ambientale ideologicamente produttivo per le campagne politiche ed ideologiche che anche un attore/trice ha interesse a recitare.
Con questo non voglio, neanche per un momento, svilire un'interpretazione di gesti criminali e situazioni pesantemente mortificatrici per chi le subisce.
A volte però, in ogni ambiente, vengono accettate,  e  prolungate nel tempo per un ritorno personale che altrimenti non si avrebbe, anche, come si diceva nei molti casi in cui latita la qualità e si improvvisa per un'aspirazione vanitosa, sia in termini di immagine, sia in quelli della vita opulenta, della sua ostentazione e del red carpet dell'ambiente ammirato che si vuole impersonare.
A volte si tratta di semplici privilegi nel contesto lavorativo.
E' la meritocrazia richiesta.
Vorrei sapere - altre se lo sono chieste prima di me - quale donna non abbia nel suo bagaglio delle molestie, quante delle violenze che si proiettano statisticamente in percentuali molto alte, anche nell'ambito familiare, con mariti, spesso e in particolare di questi tempi, anche assassini.
Non si conoscono, sono rimosse le percentuali maschili, mentre si specula politicamente sul gender transgender ed, in particolare, a quanto ammontano i bambini/e traumatizzati per sempre dagli abusi infantili?
L'area grigia, ambientale è rimossa anche nel crogiolo sociale, anche micro e visibilissimo, che se ne disinteressa pure quando ne è a conoscenza o si pone preferenzialmente a fianco di chi è amicalmente prossimo od utile, sedimenta questo naturale consumo.
Le denuncie non sono ritenute sempre sincere, soprattutto in quel mondo artistico che la Chiesa cattolica stigmatizzava, per il suo esempio alternativo alla sua predicazione, consistente nel fai quello che dico e non quello che faccio.
Agli attori veniva negata l'inumazione in  terra consacrata, come ai suicidi, altri esempi nefasti, ma soprattutto difformi da una dottrina orizzontale, popolare.
Quanto avveniva a latere era spostato nella categoria emendabile del peccato, nel quale vittime passive e killer psichiatrici venivano omologati.
La campagna in atto  e mi riferisco solamente a quella politica, vorrebbe spostare i termini dell' aggressione al sistema neuronale sul piano del riconoscimento punitivo dichiarato e del rigetto, non sincero, di un costume improprio e per ciò anomalo, foriero di conseguenze che segnano le personalità o le deformano, come accade per i bambini, mentre vellica in realtà il consenso elettorale su comportamenti delinquenziali.
Quando sono opera di giovani di famiglie carenti nell'educazione e nella moralità tramessa, come nel gravissimo caso di Rimini, il facciamo coalizione è, in ambiente borghese, un riflesso condizionato, mentre quando a porre in opera su inferiori  gli stessi stti,  è uno o più fra loro, il giudizio e il sentimento interiore sono più complici, più sfumati e giustificatori: costoro hanno un avvenire ed è proprio la consapevolezza ambientale e una vergogna inversa, a inibire la denuncia.
Quindi, chiunque detenga un potere ( nel caso dei bulli da quattro soldi, anche solo fisico, intimidatorio ) lo esercita in ogni aspetto e trae piacere e perversa gratificazione dai suoi impuniti gesti delinquenziali.
Per le ambiguità descritte, da queste situazioni, nei termini della loro quasi totale impunità,  non si uscirebbe mai e la loro reiterazione continuerebbe ad essere diffusissima. L'unica terapia di contrasto sarebbe di  attenersi ai fatti nudi e crudi. Invece, anche giudizialmente, dove si dovrebbe consumare la contro afflizione e il risarcimento ai colpiti, in questi casi quasi mai prende corpo e non si traforma in una relegazione molto lunga.
Talvolta e molto spesso per le categorie di stupratori superiori, non avviene per nulla e viene confermata per gli abusati/e.

mercoledì 1 novembre 2017

Una partita a scacchi fra due schiappe, una castigliana ed una catalana.

La Catalogna ha avviato un percorso di indipendenza e di sepratismo dalla Spagna castigliana e, dopo la repressione dittatoriale di Francisco Franco e l'imposizione "ante mortem" della corona unificatrice, ha proclamato la Repubblica.
La reazione della Spagna monarchica è stata costituzionalmente antidemocratica.
L'art. 155, infatti, è un residuato giuridico del franchismo e tiene sotto un potenziale tallone le secolari rivendicazioni autonomiste di almeno due delle altre nazionalità ispaniche: quella catalana appunto e quella basca.
Anche l'Andalusia conosce un più modesto indipendentismo turistico.
Il fatto è che, lungi dal proporre una federazione fra Stati spagnoli autonomi, i catalani hanno deciso di costituirsi in Repubblica e di praticare uno strappo pacifico, progressivo, con il governo centrale, misconosciuto e rigettato.
La Spagna ufficiale, quella a cui fa riferimento l'Unione europea, ha reagito nella maniera più violenta che la legalità le consentisse.
Dopo i pestaggi degli attivisti ai seggi da parte della famigerata Guardia civil - i carabinieri del fascismo, mai disciolti - è seguito il commissariamento di una nazione che ha scelto di costituirsi in postestà statale autonoma.
Sia pur spalleggiata da entità sovranazionali, la Spagna ha praticato un colpo di Stato, deponendo il presidente catalano e sostituendo le figure di vertice e vicarie, con gli omologhi madrileni, che comunque, lungi dall'esercitare il potere accentrato pur loro già spettante, faranno da commissari, non del popolo, ma del governo sconfessato.
La frattura è ormai definitiva. 
La Scozia e una repubblica dell'Ossezia, affrancatasi dalla Georgia, per fare da cuscinetto alla Russia contro la N.A.T.O., hanno già riconosciuto la Catalogna indipendente; la risoluzione autonoma di una nazionalità parlamentarizzata del Regno unito, la dice lunga sull'aere indipendenstista che ha ripreso a soffiare dopo la finanziarizzazione del mondo occidentale e dei suoi ammennicoli.
Puidgemont e la Catalogna saranno il Don Chisciotte di Cervantes e si sfiancheranno inutilmente contro i mulini a vento, saranno traditi subito prima di essere sconfitti o, dopo la loro carcerazione sventata, assumeranno il ruolo simbolico di una lotta finalmente portata alle sue estreme conseguenze? 
Lo stare insieme, pur non riconoscendosi, non è più subito, ad onta dei conti traballanti e dell'impoverimento regionalistico.
Le culture hanno riacquistato la loro valenza identitaria e fanno aggio sulla crisi, sulla prudenza, sulla solidarietà fra entità diverse.
D'altra parte Madrid risponde con il pugno di ferro, riesumando l'atteggiamento franchista, dittatoriale, che non è stato superato da una democrazia nata per delega successoria, che conserva, insieme all'elemento autoritario centralizzato, le storie particolari delle sue nazioni, senza che nessuno proponga la costituzione di uno Stato federale.
L'ipotetica, comunque, futura federazione d'europa, troverà al suo interno, tante nazionalità specifiche e non sarà più considerata frutto di una coesione ipocritamente data per scontata, con i potentati sovrastatali a dirigerla, ma una congerie di comunità concorrenti all'opera e rivendicatrici del loro contributo, partendo dal riconoscimento della loro costituenda natura statuale.
Il puzzle riguarderà nazioni ricche e meno ricche, autonome sul piano economico e poi politico o autonome solo politicamente, ma senza un soldo.  
Il separatismo catalano è stato trattato dalla stampa italiana ed europea nelle brevi di cronaca, quello inglese, con grande risalto, in linea continuativa implicitamente riconosciuta con una particolarità che la Germania non riusci a soffocare e ad annettere e che il separatismo di tutto il regno avrebbe poi confermato.
La ragione risiede nell'alterità e residua importanza della Gran Bretagna nello scacchiere internazionale, tutt'altro che europeo se non in termini di controllo e di antenna d'oltre Atlantico.
Il fortino continentale è invece legato a squallide convenienze, a cui ci si è sottomessi senza abbozzare una parvenza di lotta per far valere le proprie ragioni ed esigenze e, all'interno di esso, non si possono, né si vogliono tollerare particolarità e rivendicazioni; per questo la Spagna pig gode - si fa per dire - della distaccata solidarietà dei suoi padroni e degli altri occupanti il porcile.
L'interesse "extraculturale" certamente sottostante ad un'aspirazione storica dei catalani, è intrinseco alla costituzione di un nuovo Stato che si erga a loro difesa e rappresentanza, ma anche i subordinati maneggi della Spagna unionista non ne sono privi, sia pur svenduti alla potenza egemone di un connubio difensivo.

In Italia, la Lega è diventata federalista e non più secessionista.
Questa prospettiva era già contenuta in nuce nel primo movimento secessionista bossiano, che l'ha lasciata marcire con la frequentazione del governo prima e con le ruberie domestiche dopo.
La differenza sta nelle motivazioni storiche e in un'identità che non sia solo economica.
Anche l'Italia è stata una monarchia, a simbolica difesa dell'unità formale di un paese inventato, senza caratteristiche comuni fra le aree territoriali; neanche linguistiche.
Un'accozzaglia di identità e di gerarchie sociali alleatesi e produttrici di un mai risolto inquinamento sottoculturale, nella quale sono convissute e convivono ogni sorta di politica complicità, compresa quella con i poteri criminali delegati delle zone borboniche.
I paladini delle istituzioni traditrici o inesistenti, ne traggono un iniziale successo personale, ma poi vengono sacrificati, esaurita la parata immaginifica di equilibri mistificatori.
L'emigrazione in massa e, di generazione in generazione, dal sud al nord, ha fatto il resto.
Tornando allo specifico frazionario ispanico, le mosse sulla scacchiera, che, a mio avviso, vedono in vantaggio Puigdemont, sono reciprocamente maldestre: quelle spagnole non conoscono strategia né tattica; quelle catalane sono più fluide, strategicamente lunghe e provocatorie verso un atteggiamento istintivo che porterà ai castigliani solo guai.
La separazione fra la Catalogna e la Spagna si è ormai consumata, sia per l'esito della consultazione popolare ( legale o illegale che fosse ), sia per la reazione violenta e dittatoriale di Madrid che, oltre ai manganelli, ha utilizzato un articolo bizzarro della costituzione che vieta, riconoscendolo implicitamente, il secessionaismo, che non è solo catalano.
Infatti, per le stesse ragioni, si ebbe l'appartato, solo filo ispanico, regime fascista di Francisco Franco, appoggiato dalla chiesa cattolica di quel tempo, nello schiacciare i regionalismi repubblicani che volevano diventare Stati autonomi.
La base catalana e basca era marxista: oggi di quella base culturale non resta nulla. Si è adeguata ai nazionalismi europei costretti nella gabbia dell'Unione, mentre il globalismo finanziario sfascia tutto. Anche la monarchia post franchista, fu ripristinata all'uopo, per evitare il repubblicanesimo autonomista ( allora marcatamente di sinistra e, come nel caso dei Baschi, comunista ). Ma la storia delle culture e dei popoli ( così come degli interessi sottesi ) si può schiacciare, ma non rimuovere.
Le mosse di Rajoy e del governo centrale - solo in senso sccapparratorio, non identificativo - l'applicazione di una contraddizione in termini costituzionale in una democrazia, ha il sentore stantio del fascismo..generalisticamente e gerarchicamente unitario , mentre in molti altri Paesi si manifesta quello particulare.
Puigdemont non è andato in esilio, in senso  tecnico, ma, di fatto, difeso e rappresentato da un ottimo giurista internazionale, costituirà il governo all'estero della Catalogna, come avvenne con i fuoriusciti italiani durante il fascismo nostrano. 
Non c'è, non conta l'ingenuo entusiasmo del popolo che si sente sentimentalmente protagonista lungo le ramblas: i termini politici sono sulla scacchiera, mossi da due schiappe, in una contesa mediocre che, di questi tempi, potrebbe ugualmente avere successo.
A favore della maggior autonomia e, di fatto, sovranità non riconosciuta, dei barbari discendenti di Teodorico.

mercoledì 25 ottobre 2017

Si eredita quel che c'è.

Per poco che serva, il vescovo ( con la minuscola ) di una terra accudita, prima dalla solidarietà contadina, non scevra di cattiverie ed invidie, poi dal comunismo scandinavo delle amminsitrazioni post resistenziali, in un empito di riflusso, riveste nuovamente l'attitudine nascosta al soccorso, che  diventa pubblica, strategica di quell'alleanza che il papa aveva preannunciato.
E così il vescovo si porta dietro il sindaco in un tour fra i senza tetto della rinomata provincia, che i suoi poveri li aveva nascosti, ma che ora non può fare finta che non ci siano e che il loro numero ne impedisca l'amministrazione. per cui è diventato necessario frequentarli di persona, non per interposto servizio, non per ideale carità, ma con diurno e notturno impegno nel raccogliere i cocci ed i rifiuti di una società che non prevede sconfitti.
Il fenomeno non sarà superato, non si cerca utopisticamente di superarlo, ma di testimoniarne la solidarietà negata, si.
In termini idealistici, utopistici appunto.
Servirà alla salvezza dell'anima dei soccorsi o dei soccorritori? E come va intesa codesta salvezza?
In termini immanenti, quindi politici, anche se senza lucro evidente.
Si affiancano i derelitti, ma si fa anche simbolo di una vicinanza che, anche se non risolverà niente fra le schiere ignorate dei vinti, sarà a loro di compagnia, si spera senza tentativi di coinvolgimento, né politico, nè religioso.
La loro libertà consiste nella loro inutilità: saranno disperatamente liberi, fino alla decadenza fisica, prima ancora che alla morte, che, come la nascita, non li riguarda.
La loro libertà miserrima viene agita dai soccorritori inaspettati, non invocati, respinti fino a che la debolezza ha il sopravvento, la solitudine rimanda al nulla incombente.
Anche il cagnolino ignaro, sottratto improvvisamente al gioco con i neonati fratellini per essere portato in una casa lontana per fungere da compagnia, che si innamora di chi lo accudisce ed apprezza la comodità del rifugio, si arrende al suo straniamento e ama chi lo ha trasformato in un amico, si adegua, ma il suo assurdo vivere lo richiama, a prescindere, da un atavico contesto nel quale sarebbe lui ad avere compagnia.
Una compagnia fatta di naturale cattiveria, da prevaricazioni ed abusi ed infine dalla morte violenta e gratuita o dall'equivalente abbandono al momento della sua progressiva inabilità.
Comunque utopisticamente si può far del bene, mentre l'algida razionalità lo esclude a priori, ma quel bene si può esercitare solo in termini primordiali, immaturi e quindi solo entro i limiti di una condizione acclarata o di una regressione intervenuta, attenuandosi le quali, verrebbe proprzionalemnte scalzato, diversamente respinto, avvertito come un'interferenza  e non più come un appoggio-
L'efficacia è quindi strettamente correlata allo status quo.
Insomma: la pratica del bene resta monca, insufficiente, la sua premessa è l'immutabilità dell'infelicità, con accentuazioni a volte spirituali o, come di questi tempi, materiali.
Gli uomini del fare passano dalle imprese lucrative al lavoro di strada, i pensieri astratti vengono, per ora, ignorati, la predicazione si fa con i fatti e i vecchi burocrati del comunismo dismesso viaggiano a fianco, ma sostanzialmente a rimorchio di una chiesa con le mani in pasta, anche se maleodorante e putrescente - la pasta e la Chiesa -  raffigurata in uomini, per tutta la parte precedente della loro vita, relagati negli anfratti dell'esistenza, insieme ai loro reietti, che vengono ora offerti sul proscenio, avendo cura di non insignirli di paramenti principeschi, confermando la loro francescana  dimensione popolare, vicaria rispetto al potere, che Francesco abbandonò mentre loro non l'hanno mai conosciuto e, per questo, intrisa di dolore assimilato e piagato lavoro.
L'impegno sarà profuso direttamente sul campo, l'eventuale consolidamento od arricchimento che la carità comporta, sarà riscontrabile solo domani e l'eventuale istituzionalizzazione degli enti preposti, degli strumenti organizzati della relegazione assistenziale, sarà rilevabile solo a cose fatte.
Nel frattempo, il bene accordato non potrà essere contestato e possibilmente neppure messo in dubbio, pena l'anatema sociale, popolare e falsamente sdegnato presso un'aristocrazia tanto vuota e superficiale, quanto ereditaria.
Così i poveri erediteranno, di generazione in generazione scartata, la terra.
Ad accompagnarli, per un breve tratto ci sarà la mitologia cristiano-cattolica, temporaneamente sottobraccio alla sinistra, anzi più marcatamente sinistra evengelica dell'esangue e bisognoso di sostegno crogiolo di indeterminatezze, nelle quali la parte periferica, senza interessi estrinseci, si fa strumento di un'evangelizzazione che domani cambierà riferimento.
In fondo l'amore è mediazione illusoria e maliziosa di credenze originarie rimiscelate nell'occasione e destinate all'usura da noia immobilistica una volta che ci si sia fatti catturare.
A Bologna potrebbe essere diverso. 

domenica 22 ottobre 2017

Festa...per tutti? Ancora non si sa.

Scorrono davanti agli occhi nella confusione degli itineranti verso un obiettivo, a cui ne seguiranno altri, fino al ripiegamento, alla decadenza e alla morte.
Vi attribuiranno un senso, lo tramanderanno, in via dinastica ai figli, ne terranno menzione sulla tomba. 
E mentre sciamano, un passeggero si accascia sul taxi sul quale era appena montato e, riverso, viene massaggiato pesantemente dal taxista ( che ha fatto un corso all'uopo ), sostituito in corsa da un infermiere sopraggiunto, mentre le sue gambe, ancora riverse sul sedile posteriore, restano inerti.
Non se ne accorge quasi nessuno, pochi volgono lo sguardo distrattamente, in altri ancora l'egoismo affonda nel vuoto dello sguardo davanti a loro.
Cerimonie di laurea: le famiglie sciamano con la corona d'alloro e mises femminili richiamanti una freschezza d'altri tempi.  Mignotteria senile.
I congratulanti veri sono pochi, mentre la maggior parte si congratula con se stessa e prova una  felicità riflessa.
La cordata dei laureati si avvia ai luoghi di ritrovo, senza sapere ancora come l'organizzazione dipendente o libero professionale, li cucinerà.
Le raccomandazioni, mentre loro festeggiano, già si dispiegano.
Mentre i coriandoli volano, le acconciature circensi si stampano sul viso dei neo laureati, le bottiglie di spumante per brindisi di plastica sparano tappi ed eiaculano spuma.
Sulla piazza antistante la storica mensa universitaria, alcuni senza tetto, alle undici del mattino, ancora giacciono sotto le coltri raccattate non si sa dove, non più dormienti, ma depressi.
I festeggiamenti, il disordine sovrapponentesi delle foto, degli abbracci e dei baci, non li riguarda come non riguarda gli astanti.
Gli extracomunitari si congratulano e, quando constatano che non riescono a vendere niente, chiedono un obolo per mangiare.
Un'anziana con "Piazza grande" si congratula e poi inneggia: " dottore, dottore del buco del culo, va' a fa'n cul.."
 A f'an cul c'è andata lei insieme a tutti quelli, laureati o non, che si sono fermati prima del termine accademico degli studi o non hanno neppure intrapreso il cammino oppure che se lo sono sudati da poveri o da lavoratori, senza spostare di "un'acca" la loro condizione, anzi accentuandone la frustrazione.
L'invidia, coniugata con la debolezza, completeranno il mosaico dissestato.

Oppure no: gli ambulanti così son nati e così vivranno, apparentemente sereni, nonostante la povertà,  più degli irrealizzati, degli invidiosi, degli arrivisti e dei/le vanitosi/e.
Casomai, di un giorno.  
Da sotto le coltri s'intravede il volto contrariato, ma silente, di uno degli sdraiati, mentre i suoi compagni di camerata, neppure aprono gli occhi: isolati da ogni contesto, del quale effettivamente non fanno parte e dal quale sono ignorati.
Almeno non c'è nessuno che ne chieda la rimozione.
Gli studenti percorrono le vie laterali ed i portici da e verso il centro, in un via-vai  ad una sola corsia per tragitto: sguardi compresi ed espressione chiusa per coloro che vanno verso..e poi ritornano in ridanciana compagnia, in attesa di ripetersi, questa volta festosa.
Poi, poche vie si affiancheranno ancora; per tutti gli altri le vie divergeranno e le corsie saranno solo concorrenziali.
Sempre fra stuzzichini o intorno a un desco, la giornata e poi la notte si alimenteranno di grida, sorrisi, alcool e stupefacenti. Gli abitudinari dell'eros mercenario impiegaranno parte dei denari ricevuti in una ripetizione , ma per l'occasione..come tante altre. I fidanzati o compagni daranno la stura a propositi di investimento prossimi e copuleranno, come a capo d'anno, gratuitamente.
Finché lite non li separi.
Ma che importa?
L'oggi è l'oggi e l'unica realtà o tradizionale cerimonia è qui ed ora.
Il resto è programmabile, ma basterà un terremoto o uno squilibrio, casomai portatosi dietro da età primordiali, a compromettere un sogno.
Oppure ed è quanto auguriamo ai corridori di un lungo itinerario, giunto al traguardo, gli alti e i bassi della vita si sperimenteranno ad un livello materiale comunque più confortevole di quello dei mendicanti e di chi dorme all'addiaccio.
Questi ultimi hanno in parte scelto o si sono trovati nel limbo di chi non lotta più, si estrania e cerca rasserenazione nell'assenza, mettendo in gioco una vita biologica che non gli interessa.
Forse i corridori, giunti al traguardo, si sono conquistati un ruolo nel quale non dovranno prendere ordini da tutti.
O forse ancora, questo avverrà per i tutelati, in favore dei quali sono già partite le telefonate.
Per oggi, festa per tutti.