domenica 30 luglio 2017

La nevrosi ecclesiastica.

La proposizione scritta è una rappresentazione soggettiva che si appoggia al senso comune e alla comune ragione, per essere accettata.
Qualunque perorazione è soggetta a qualche "legge delle citazioni" che l'avvalori agli occhi degli astanti in ascolto  o intenti alla lettura.
Talvolta, però, quello che si dice è rivolto confermativamente solo a se stessi e tal'altra trova obiezioni generiche e squalificanti, anche nello stesso ambito di prevista diffusione.
Il richiamo al Vangelo di Papa Francesco I, sconta la parzialità del messaggio rispetto alla prassi del comune sentire, nelle parrocchie e nei confessioanli.
E' quanto attesta, in diverse edizioni mensili, il Fatto quaotidiano che ha visitato trecento parrocchie e basiliche, si è confessato, ha simulato uno spirito d'incomprensione e di ostilità nei confronti del pontefice attuale.
Anche quarant'anni fa, un quotidiano del pomeriggio in bianco e nero, diretto da Nino Nutrizio, di cui non ricordo il nome, mandò i suoi redattori a confessarsi, per raccogliere il pensiero gerarchicamente adattativo nei confronti dell'evoluzione incipiente dei costumi morali e sessuali.
Stavolta l'inchiesta ha trovato uno spazio d'interpretazione molto ampio fra i pastori dei fedeli e una propensione spiccata a condividere le obiezioni e i rifiuti e a svaluatare le parole del loro papa e dei cattolici tutti.
Ampia capacità giustificativa - sia detto per inciso - riguardo all'evasione fidcale che non ostante la condanna del Pontefice, continua a non essere considerata un peccato. Oggi come quarant'anni fa, come riportato da La Notte: mi è venuto in mente il titolo della testata.
Bergoglio parla al vento, è Vox clamans in deserto, la prassi interiore e sedimentata fa aggio sul Vangelo, le parole stesse di Francesco, antico e nuovo, vengono considerate opinioni fallibilissime,  prese di posizione utili a mettersi in mostra e via dicendo, a sconfessare, a livello dei confessionali, la dittatura morale della Chiesa cattolica.
Insomma, Bergoglio parla a vanvera: passerà anche lui, come, nei secoli è passato il Vangelo, il quale, quindi, è un'opera letteraria , un'icona da non osservare, perché una cosa è la teoria e un'altra la prassi.
Si difende, in sintesi, solo il proprio status, ponendo a sua salvaguardia il gregge confidente e si riduce il Verbo ad una dimensione astratta, infingitoria. ad una coltivazione estetica, ad una cultura utopistica e si rassicura così la mandria dei fedeli-atei o dei fedeli solo alle proprie condizioni. 
Ecco che il Vangelo riannunciato e le parole conseguenti di Bergoglio, riguardano solo lui, si involvono, vengono respinte.
I confessori rassicurano i respingenti e ciascuno può continuare a coltivare i suoi pregiudizi, in parte indotti, in altri momenti e, a quanto pare ancor'oggi, dalla Chiesa stessa.
Alla luce di questo, di che cosa ed a chi parla Francesco, antico e nuovo? 
FQMillennium cita infine un giurista tedesco che, nel 1928, affermò che la Chiesa è complexio oppositorum, l'entità nella quale si entropizzano tutti gli opposti, per neutralizzarli e amministrarli secondo convenienza.
La confessione sarebbe, dunque, la camera di compensazione dei sentimenti compatibili, la sentinella della deviazione dottrinaria, l'abitacolo dove il peccato, enunciato e chiarito dal vangelo, viene facilmente e costantemente assolto e nel quale, anche le parole del papa, se sono di questo estraneo genere, vengono lasciate cadere nel proselitistico bacile degli stolti.
Non essendolo e rivolgendosi ad essi, per farsi manipolati, ma rifiutando di esserlo ed essendo ancora troppo piccoli od ignoranti, seppur intelligenti, per saper esercitare un serio spirito critico sul minestrone, adatto a dei fedeli elementari, come molti sacerdoti, si viene indotti,  per punizione, alla nevrosi.

sabato 29 luglio 2017

E se la crisi dei capitali fosse la crisi del capitalismo?

Si concluderà entro un anno l'esperienza politica di Kim Jong-un e del regime delal Corea del nord?
E' quanto manca - dicono - al raggiungimento di una potenza balistica massiccia contro il territorio degli Stati Uniti.
Anche l'ultimo missile, sparato ieri, era stimato in grado di colpire Los Angeles, mentre l'Alaska è già certamente bombardabile dal mini Stato asiatico, nel quale vige, l'arroccamnto più esclusivo del mondo, dopo che anche l'Albania lo ha dimesso.
L'uno e l'altro sono stati  fomentati e protetti dalla Cina: l'irrisoria dimensione territoriale potrebbe essere cancellata da un masiccio e radioattivo attacco americano, che si troverebbe però a dover decontaminare interi Stati dell'Unione.
La potenza atomica rende Davide non più inerme contro Golia. Ha sassi anche lui da lanciare e con i quali far male.
L'affermazione del regime nord coreano, secondo la quale nei mesi scorsi la C.I.A. avrebbe tentato di far sopprimere Kim Jong-un potrebbe essere effetto di paranoia o di propaganda, invece, secondo me è vera e l'averlo scoperto ha reso ancor più radicale il giovane dittatore inducendolo al muoia Sansone con tutti i filistei.
La Corea del nord è un concentrato militare, nel quale le condizioni del popolo nei confronti della famiglia imperiale sono ininfluenti, almeno finché il proletariato continuerà a sfornare sudditi.
La sua funzione è quella di presidiare un'area potenzialmente molto ostile alla Cina, mai stata tanto forte ed invadente, finanziariamente concorrenziale e mentre la Russia ha riacquistato la sua storica natura di contraltare all'europa continentale che la fronteggia, gli Stati Uniti accusano una difficoltà crescente a fronteggiare lo scivolamento magmatico di un mondo che con la sola crisi da loro indotta e con la sola finanza, li sta mettendo in crisi, a sua volta.
E' anche per questo che il tronfio presidente americano vuole recuperare delle risorse dalla timida riforma sanitaria di Obama, la cui politica, a volte subdola, ma non imperiale, ha molto più circoscritto il raggio d'azione e l'invischiamento globale degli Stati Uniti, di quanto avverrà, paradossalmente, con Donald Trump, che dell'egoismo economico fa il suo dogma.
Dovrà o cercherà di ripristinare l'imperialismo, ma le difficoltà che incontrerà saranno maggiori e diverse da quelle conosciute durante la Guerra fredda.
I valori occidentali che hanno contagiato tutto il mondo, anche quello a loro ostile e culturalmente dicotomico, sono palesemente ripiegati su se stessi e le entità che furono inizialmente piegate ed umiliate potrebbero, metodicamente, rivalersi, se in toto o in parte è da vedere.
Anche la reazione populista trumpiana alla crisi manifestata dagli Stati Uniti, conduce all'utopia, il risveglio dalla quale potrebbe rivelarsi doloroso.

Saldi.

Anche la TIM se ne va, o meglio, resta ma in mani francesi.
Ecco spiegata la fuoriuscita inaspettata e sontuosamente liquidata del suo amministratore delegato, che pur non aveva sfigurato.
L'apparenza inganna e di apparenza e slongan si nutrono le imprese di qualsiasi genere, comprese quelle industriali.
Quarant'otto ore dopo, l'annuncio: TIM passa, armi e bagagli, nelle mani di Vivendi, la stessa che aveva conteso a Mediaset le torri di trasmissione e di irradiazione dei segnali telefonici mobili e delle onde televisive.
Ecco perché.
Salvate, ancora una volta, le sue televisioni, sempre più con il fiatone, l'ex cavaliere ritorna in politica a ottant'anni, per i motivi per i quali c'è sempre stato, per cercare di approfittare, finora senza successo, del potere governativo, o di quello condizionante, per piegare ai propri scopi ( in precedenza anche a quellidi una massoneria mandante ), le sue rendite, le attività che aveva estorto sempre tramite la politica.
Ma Vivendi non demorde.
Appena acquisita TIM ed subito rinominato il consiglio di amministrazione, ha annunciato la nascita di una nuova pay TV in Italia, in concorrenza, quindi, iniziale e prevalente con quella del biscione, non foss'altro che per una questione di dimensioni.
Tutte le attività economiche strategiche italiane vanno in malora, oppure vengono conquistate dall'estero, dove si rifugiano, chi entusisticamente e ingenuamente, chi con qualche prospettiva, i giovani laureati nostrani.
L'unica che si è salvata è stata la FIAT, che se ne è andata per tempo da sola.
Aveva ben compreso che la politica economica, lo scambio, non sarebbero stati più filtrabili, praticabili, da parte di governicchi Quisling, ai vertici dei quali uomini-fantoccio, cercano, in queste infelici guise, di fondare un potere personale, una possibilità insperata di arricchimento e di influenza personali.
Almeno fino a che saranno disarcionati anche loro, a prima missione compiuta.
Lo sanno e vivono, almeno astrattamente, preparati: un'altra occasione così, per il resto della loro esistenza, non si ripresenterà più. 
Un'Italia svuotata delle sue proprietà pubbliche - che invece la Francia ripristina - e di quelle private, basate sul debito bancario che, restringendosi, le ha fatte fallire quasi tutte e ridotto alle dimensioni di un'officina quelle sopravvissute.
Un'altra icona a ritroso: cominciò così la ricostruzione nazionale del dopoguerra, che si arrestò alla fine degli anni '60, per cominciare a raccoglierne le spoglie, alimentando la corruzione con il baratro di bilancio e la spartizione illusionistica dei cespiti, creati attraverso la politica affaristica e clientelare.
L'Italia ritorna al punto di partenza e come tutte le entità statuali di terza fascia - ad essere generosi - si riarma maldestramente, ma costosamente, per contendere due pozzi petroliferi ai francesi in Libia, decisissimi a recuperare sulla Germania, affossandoci definitivamente.
Gli unici la cui sorte è sicura, è quella dei profughi dalla miseria e dalle guerre.
La schiuma di questo mondo.

Una regressione ricorrente.

Quando c'era il mondo del lavoro, c'era soprattutto, in quell'ambito, una disciplina molto attenta a far si che le ruspanti e potenzialmente violente masse proletarie, non credessero possibile abbandonarsi a spontanee manifestazioni di vitalismo sovversivo, anche contro le costumanze apparenti della classe borghese, che schermava quelle dominanti.
L'ordine era propedeutico a quello che la masse e i massificati avrebbero conosciuto nel socialismo reale.
I capi comunisti non erano democratici, erano piuttosto appartati; le donne intelligenti d'apparato erano l'equivalente delle belle senza cervello dell'iconografia vincente.
Per le masse c'era la disciplina ideologica, prima di tutto, del tutto speculare e parallela a quella della chiesa cattolica nei confronti delle plebi, ignoranti e devote, a supporto della classi dominanti. Anche le messe erano di fatto separate: a una cert'ora un officiante-comiziante per la destra istituzionale, rappresentata da grandi commessi della burocrazia statale. Normalmente quella di mezzogiorno.
Per le masse, c'erano le case del popolo, l'intrattenimento post lavorativo, le riunioni di cellula, il suffragio sindacale alla CGIL che menava la danza nelle fabbriche, orientando l'azione dei suoi associati.
La grande borghesia stava arroccata - come oggi - nei suoi privilegi e nell' attenta difesa, anche e soprattutto politica, dello status quo, la media e la piccola borghesia paventavano l'egualitarismo, sentito come una perdita di status e la fine del sogno di appartenere un giorno alla classe alta. Come se questo fosse possibile, in termini strutturali.
Il partito comunista è morto, le masse ci sono ancora e lavorano pure ad intermittenza, ma sono disperse, frastagliate, non conoscono più un'organizzazione a cui riferirsi, sostanzialmente religiosa e consolatoria, per trascorrere la loro vita.
Vivono di espedienti, di debiti e di atteggiamenti verso il mondo, desunti dal mondo stesso.
La bigiotteria sociale , l'ubriacatura serale, la commistione, negli stessi quartieri e nello stesso ambito precario di lavoro, con il proletariato immigrato, ne fanno degli spostati che vogliono mascherare a se stessi l'assurdità della loro esistenza.
I valori, in maniera oscena, cioè nudi, senza orpelli, tranne quelli di chi la promana, non sono più osteggiati da valori popolari.
La dicotomica dispersione si esercita su due binari paralleli.
C'è solo questo?
Certamente no, ma l'evidente slabbratura, irricucibile, è propria della maggioranza dei dispersi e non salvati.
Da questo punto di vista, forse e per ora, conservano qualche tradizione che non sia meramente materialistica, le masse immigrate, di diversa cultura religiosa.
La contestazione proletaria è tornata ad essere appannaggio di frange utopistiche, che anticipano o giù interpretano il vandalismo, dai quartieri ghetto verso il centro.
Il centro, già snobbato dall'aristocrazia, per i vandali invasori di un giorno, perchè poi ripiegheranno nei loro acquartieramenti, è il miraggio del luccichio di beni apparenti, della bigiotteria sociale, appunto, oltre di qualche oggetto di consumo attribuente immagine, miserabile status, che vogliono possedere ad ogni costo.
L'istruzione torna a farsi escludente, se non elitaria. La cultura in senso nobile, a chi detiene una posizione di vantaggio e non ha una tradizione professionale, o anche solo culturale domestica, non serve, come non è mai servita: basta la ricchezza, interpretata, da parte loro, in modo becero e intrinsecamente, quando non esplicitamente, violento. 
I poveri e i neo poveri ne sono respinti, esclusi.
Non esiste un progetto formativo per loro.
L'inestenza comporta un'incapacità analitica, che non sia istintivamente reattiva e li abbandona alla repressione poliziesca.
Lo Stato in ritirata smette di essere, per loro, un'ancora di sia pur labile stabilità e li apparenta, sul piano sostanziale, ai migranti senza scopo, ormai da respingere perché non alterino irrimediabilmente il disordine ricostituito.

Lo squilibrio.

Il cosiddetto mondo del lavoro, se si intende, con esso, un'agglomerato uniforme delle classi sociali subordinate, che traggono il loro sostentamento - e nient'altro - del loro lavoro mercificato è' morto con la prima repubblica, è morto insieme al comunismo, alla fine del quale hanno concorso: l'insostenibilità della competizione militare con gli Stati Uniti ( in termini economici ), la strana fregola di un frivolo segretario, tanto stupidamente vezzeggiato ( Gorby ), quanto rapidamente accantonato a missione compiuta
Un antesignano dei Renzie che sarebbero venuti?
Il lavoro è tornato ad essere un'attività occasionale, nella quale il rispetto per la mano d'opera non può sussistere, perché non può essere rivendicato.
Le particolarità nell'ambiente sindacale, variegato secondo la prevalente rappresentanza sociale di questa o di quella organizzazione, convergono, come sempre, sulla politica, per conto della quale, pastori del gregge, assecondano e presentano come conquiste per una futura cogestione, tutte le possibili partnership subordinate, con le aziende in cui operano.
Gli organi superiori intrattengono relazioni clandestine con i governi dei gruppi, le segreterie nazionali con il governo, i partiti e i vertici delel associazioni di categoria produttiva : Unindustria, Confcommercio, Confagricoltura, Confesercenti, ecc.
A livello previdenziale pubblico ogni garanzia è venuta meno. L'unico elemento certo è una riduzione delle prestazioni, anche a godimento in corso e un lungo passaggio alla previdenza privata, lo scimmiottante welfare, dei contratti aziendali delle imprese bancarie a cui sarà demandato il compito di prestarla, in termini lucrativi per loro.  
La rivoluzione giudiziaria che pose fine alla dominanza dei partiti politici, fu contestuale alla caduta trasformistica di tutti i regimi comunisti d'europa, con l'eccezione di quello latino-romena, che finì con la soppressione coniugale del dittatore Ceausescu.  
Il venir meno dell'equilibrio fra due blocchi, ideologicamente avversi, per la prevalenza materiale di uno dei due, ha aperto la strada ad una serie di sessantennali aspirazioni unioniste nel continente europeo, con la Russia all'opposizione e viglie ai confini.
Ma l'unificazione monetaria si è poi rivelata un cappio al collo per le economie più fragili, perché più corrotte, dell'europa latina e meridionale.
Questa constatazione sottolinea la non occasionalità di un certo costume, non serio, dei paesi meridionali, sia dell'europa continentale, sia del sud america. 
Ormai, anche fra Stati si contende e, prima o poi, l'uno o l'altro cercheranno di fagocitarsi ( come è già avvenuto per la Grecia ), specularmente alla competizione strettamente individualistica, mai solidale fra di loro ed anzi tesa ad eliminarsi ed a soffrire meno di una concorrenza che sembra sia stata liberalizzata per selezionare fra le aziende e le attività e condurre all'accorpamento fra aziende leader, sopravvissute al cupio dissolvi del mercato.

Se non siano già state delocalizzate, come ha fatto la FIAT, quando si è resa conto che la collateralità con tutto lo spettro politico, dissoltosi in movimenti pubblictari, non era più redditizia, né rassicurante.  
La competizione si esercita, in crescendo, impossessandosi delle aziende strategiche di una nazione, di uno Stato, ad opera di un altro. 

Le ragioni dei comportamenti e delle dissimulate intenzioni.

Finalmente, rimanendo come base interpretativa, la Costituzione, siamo arrivati alla prima rilevazione implicita delle contraddizioni normative delle leggi sul lavoro del duo Renzie-Poletti.
Il Job's Act, presenta rilevanti elementi di incostituzionalità.
Almeno cinque suoi capisaldi, cioè cinque articoli del medesimo, sono in patente contrasto con la Norma dirimente.
E' per questo che Renzie & commpany volevano avere mano libera nello stravolgere la Costituzione per adattarla ( sempre trasformisticamente ) a quella in "Atto" e ad altre a venire.
Non attraverso una nuova Costituzione, che avrebbe visto impegnate le due Camere, una delle quali, il Senato, aveva preventivamente concesso la sua abolizione. Attraverso il subdolo e prepotente modello controriformistico - trasformistico italiano.
Furono sconfessati, maschere e burattini, che  rifecero un governicchio con gli uomini e le donne di Renzie, che, pochi mesi dopo è uscito da dietro le quinte, attraverso la rielezione occasionale e stradale ai vertici dell'ectoplasma, detto P.D.
Un referendum sul Job's Act, promosso dalla CGIL, fu respinto dalla Corte costituzionale, che consentì, per contentino, la sua appendice, sui Voucher lavorativi d'occasione, prontamente rielaborati, in maniera controriformistica e trasformistica, in quattro e quattr'otto dalle Camere; quella dei deputati e quella dei senatori salvati dal loro tentativo di suicidio.
Il Tribunale del Lavoro di Roma, prendendo a riferimento una causa specifica, ha rilevato e motivato l'incostituzionalità possibile e probabile della legge in questione e ha chiamato la Corte Costituzionale a pronunciarsi. Quella stessa Corte accomodatrice e censoria, mostratasi fiancheggiatrice del regime, evidente ma ignorato...dal regime stesso e dai suoi complici, gli apparati di merito e di controllo.
Attualmente, a far parte della Corte costituzionale . c'è quel Giuliano Amato, che aggiusta le situazioni e rilancia la combinazione della corruzione intrinseca, come un Cardinal-legato, un Mazzarino o un Richelieu, patriarca di una comunità di topi astuti e amorali.  
L'impianto costituzionale, finché non sarà stravolto in un regime formale, qualche volta reagirà, a cura di chi, almeno in parte, per ragioni storiche vi trova la sua ragione di esistenza e di azione.

venerdì 28 luglio 2017

Se c'è un progetto, non si vede.

Charlie è morto. Gli hanno staccato la ventilazione artificiale. E' morto soffocato, in maniera da limitarne le sofferenze ed abbreviarne la durata.
Non è andato fra gli angeli: è stato cancellato prima che compisse un anno.
L'Alta Corte ha così voluto.
Sintesi della vita.
Igor se ne è andato.
Dopo un furtarello da poveretto, sfociato in un omicidio, con una taglia addosso, dopo aver eliminato un altro potenziale cacciatore, è sfuggito all'imponente e ridicolo spiegamento di forze messo sul terreno - sul quale evidentemente non soggiornava più - ed è ora inseguito da una pecoreccia e incivile taglia, sulla quale si è opportunamente espresso il nuovo sindaco civico di Budrio.
Igor è, per ora, sfuggito alla sua sorte; Charlie no.
La Francia fa shopping in Italia: si è presa anche TIM, ha nazionalizzato la cantieristica militare, che gestirà con privatistica efficienza e ha messo da un canto quella italiana.
Le merci fornite sono le stesse e identica è la tecnologia applicata. Ha solo messo il suo apparato amministrativo - obiettivamente d'eccellenza - a disposizone di una delle imprenditorialità più remunerative e le ha conferito il suggello nazionalistico.
Intercetterà, sul suolo libico, i migranti indesiderati e li lascerà in mano ad aguzzini privati.
L'Italia intercetterà i barconi al largo delle sue coste; la Libia asserisce di non averlo mai chiesto.
Superata sullo scatto, inaugurerà anche i propri centri di selezione sul suolo libico.
Almeno sì si dice.
Vedremo con quale - dei tanti - atteggiamenti compromissori si approssimerà ad un impegno vagamente  enunciato, in generale e alle conseguenze che ne potrebbero derivare.
Avrà già preso accordi sul campo?
Il papa tace: forse parlerà domenica.
Le sue greggi sono in vacanza. parlerà ai pellegrini vacanzieri.
L'offerta di lavoro è inesistente, per quanto riguarda la dignità di chi lo presta, la facoltà di recedere da un impegno troppo costrittivo, mal pagato e patogeno, viene meno per la morbilità di tutto l'occasionale Pantheon - non più della domanda, che comportava aumenti salariali - ma dell'offerta indiscriminata di tante braccia e di tante inutili intellettualità.
La mai dismessa arroganza dei ricchi  e delle clientele, delle lobby e delle mafie non dovrà neppure mascherarsi.
La ribellione esistenziale di qualche singolo, lo porterà solo alla rovina.
La polizia è solo una versione istituzionalizzata  delle milizie private ed informali dei proprietari.
La desertificazione del mercato di qualità lascia spazio alla paccottiglia.
L'attività di un governo di copioni si arrabatta a regolare questo disordine, con prepotente improvvisazione. 
La destra non ha nessun riferimento morale, se mai lo ha avuto dopo il diciannovesimo secolo; la sinistra non ha ragione di prolungare la sua stentata agonia: mancano i lavoratori.
La sua testimonianza può solo concorrere con quella altrettanto indifesa di una metà della Chiesa cattolica.
L'onniministro Alfano tornerà in coalizione con Forza Italia alle prossime elezioni regionali della Sicilia e si preparerà a tentare un rientro (ri)trasformista nella destra.
Non si vergognò la pseudo-sinistra ad accoglierlo, da oltre dieci anni a questa parte, non si vergognerà la destra bottegaia a riaccogliere il figliol prodigo, in cerca di un remunerato riparo.
La Lega galleggia dentro il sistema e anche il Movimento 5 Stelle è ormai assorbito nelle prassi manducatorie.
E' bastato soggiornare per pochi anni in Parlamento, per averne assunto i connotati.
Mediocri e corrotti, come l'Italia.

mercoledì 26 luglio 2017

L'invariabilità dell'eterno.

Il piccolo Charlie, un gran bel bambino di undici mesi, ritratto con i suoi tubicini nelle narici, sereno e apparentemente assopito, morirà in un giorno ed in un luogo ignoto.
Certamente un hospice, quei luoghi, interni agli ospedali - di solito negli ammezzati - o in analoghe strutture esterne, dove i malati al termine della loro vita, vengono trasferiti dai reparti di degenza, dalle loro abitazioni e condotti alla morte a cui sono condannati, sotto l'effetto di psicofarmaci euforizzanti, che li rendono affettivi, entusiasti, sorridenti.
Un contrappasso incivile ed irridente, un'aggiornamento festoso socio-scientifico del costume antico, diverso nelle sue espressioni, per l'abbandono dei moribondi al loro destino.
Li si metteva nelle condizioni di morire in breve tempo, di stenti, conseguenti all'abbandono.
L'eutanasia moderna, riferita ai bambini, è l'equivalente della soppressione cruenta dei piccoli malformati e non in grado di sopravvivere in natura.
Gli animali - e noi siamo animali culturali - provvedono subito dopo la nascita.
Se ne incarica la madre.
Anche chi non riesce ad attaccarsi al seno viene lasciato morire.
Se la genitrice non è più - o non ha più - i suoi cuccioli, a volte provvede agli orfani.
Anche gli animali umani conoscono queste forme di edificante soccorso, che copre una loro insufficienza, che è per loro primariamente, mentre quando il prodotto eccede, è in esubero, lo riconducono nei margini della sostenibilità.


Charlie, biologicamente ancora vivo, sarà dolcemente soppresso, eliminato perchè irrecuperabile, o perché le cure sarebbero troppo costose e senza possibilità di guarigione, di recupero sulla malattia degenerativa che lo accompagna da prima della nascita.
Che cosa cambierebbe se Charlie morisse a casa, accanto ai suoi genitori, per una crisi da inadeguatezza delle strutture domestiche, anziché in un ambiente adeguato per un'eliminazione razionale?
In alcune considerazioni dell'antropologa Ida Magli, nel testo "Per una rivoluzione italiana" - che non ci sarà mai - ho letto che la sopravvivenza di esseri umani geneticamente tarati, dà luogo a successive generazioni di malati gravi, la cui trasmissione di infelicità, insieme ai costi sociali potrebbe essere evitata.
E', senza dubbio, vero, come è vero lo spettacolo dell'esclusione dei menomati.
I centri per loro sono dei ghetti. Fra l'altro non votano.
Quando se ne andranno, nessuno li rimpiangerà, come accade a tutti i fantasmi.
Fantasmi saremo tutti e il dolore per la nostra scomparsa durerà poco.
Chi avendo vissuto, sarà serbato nel cuore, sinceramente, anche da una sola persona, con la quale abbia trovato un'intersezione perfetta, non sarà vissuto invano
Charlie non sa, non saprà.
E' un'esemplificazione etologica della vita preculturale.
Il dolore è certo da parte dei genitori i cui geni portavano il contributo di qualche avo gravemente intaccato nei suoi fondamenti, per stigma naturale o portato della miseria materiale o morale, ma durante la lunga vita che ancora resta a loro, il piccolo Charlie resterà un ricordo anestetizzato e rimosso da almeno un'altra nascita, a meno che esami approfonditi della loro natura generazionale dovessero escludere una discendenza sana.
Questa morte annunciata storpia l'anima che l'oblio ricomporrà.
Di Charlie, come di tutti noi, non resterà che una fotografia che cristallizzerà, l'invariabile immortalità della morte, un sacello freddo.
L'alta Corte d'Inghilterra, neo caste sacerdotale, ha sentenziato: condanna a morte in un momento e in un luogo sconosciuti.
Nessuno potrà e dovrà serbarne la memoria.



lunedì 24 luglio 2017

E' difficile andare d'accordo in due, figurarsi in ventisette. L'unione impossibile. L'economia non può superare le culture e le tradizioni storiche..

Legge e costume, il costume che si fa legge.
Il diritto delle genti nel nostro mondo dottrinario non ha attecchito.,
Non c'è dubbio che così, la bi-tri-quadripartizione del costume, storico o opportunista, continuerebbe a mantenersi ed a manifestarsi nell'ambito di gruppi omogenei, fra persone di diversa indole, nella melassa inibitoria di un clima.
I marcatori culturali ribadiscono le etnie, non ostante tante apparenze sovvertite, per cui a una base colta se ne contrappongono tante altre d'impronta conservatrice o reazionaria.
Se l'eterodirezione dell'Europa continentale, a prevalente influenza massonica, ha tarpato le ali alle tradizioni politiche delle nazioni, che, in verità, cercavano di camuffarsi dopo la venuta meno della più importante alternativa al capitalismo, che ha fatto annegare anche le socialdemocrazie, il mondo della democrazia mercantile e cosmopolita, mentre accoglie, per farli lavorare come schiavi, la schiuma arcaica dell'assolutismo morale e religioso, dall'altro liberalizza gli ultimi anfratti della vergogna e dell'emarginazione, esclusiva creazione induttiva delle burocrazie morali al potere, attraverso il loro riconoscimento pubblico e formale.
Il pregiudizio resta immutato anche se viene stivato nelle intersezioni del mondo neo-ideologico.
Dopo il razzismo nazionalistico di Orban in Ungheria, ecco formarsi un quadrilatero di Paesi con costumanze nazionalistiche e particolaristiche, insostenibili autonomamente se non nei termini del più reazionario criterio di chiamata a raccolta dei vandeani e di un rinato particolarismo etnocentrico.
Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia ( pur separatesi per la spocchia dei cechi e la marginalità culturale ed economica degli Slovacchi, ritrovano l'unità nel voler restare in europa alle proprie condizioni ) vanno costituendo un blocco profondamente eterogeneo: cattolici e nazionalisti i Polacchi, parafascisti gli Ungheresi, colti e snobisticamente separatisti i Cechi. Gli Slovacchi, non so; probabilmente risentono anche loro di un complesso di marginalità, al quale però sono arrogantemente legati.
Eterogenei e con storie diverse nell'ambito di quella mitteleuropa, che senza la Germania e l'Austria non è storicamente esistita.
La Cecoslovacchia ci stava con prestigio, mentre gli Ungheresi e i Polacchi non ne facevano parte , se non geograficamente.
Ecco che proprio loro, con due aggiunte tralignanti, si fanno solidali per riaffermare le loro nazionalità reazionarie e populiste. Da loro, il gioco strumentale anti crisi è stato gestito dall'interno dei governi e non è stato tentato dalle opposizioni - come in Italia -. Per questo si sono assunti atteggiamenti e chiusure contro le migrazioni, di stampo strettamente razzistico e si è cancellata la separazione dei poteri in Polonia.
Un'infamia per la democrazia e, anche se la periclitante costellazione europea non è scevra da difetti molto evidenti, la Vandea centro-europea minore, può appartarsi tranquillamente, meglio può uscire, altrimenti potrebbe inquinare un assetto istituzionale e liberal-democratico, che sono un esclusivo appannaggio dell'occidente europeo.
Ci mancherebbe solo che la sventata costruzione allargata su fondamenta argillose, ci facesse precipitare in una palude malmentosa.
Anche l'Italia con le sue stratificazioni incivili, potrebbe adagiarvisi senza imbarazzo, trovando un equilibrio fra i suoi compositi e abborracciati marcatori culturali. 

domenica 23 luglio 2017

I giustizieri dell'orso.

In Trentino, d'estate, molto spesso avviene un incontro ravvicinato fra un improvvido escursionista e un orso sindacalista che fronteggia e aggredisce l'intruso, a nome del branco.
Ecco che l'esemplare viene condannato a morte.
Quanto è avvenuto, anche quest'anno a un anziano escursionista si può probabilemnte attribuire all'imperizia specifica circa i limiti e gli accorgimenti per passare, ammesso che sia possibile, in prossimità di un branco di orsi - animale solitario per antonomasia - durante la riproduzione o a riproduzione da poco avvenuta, durante l'educazione dei piccoli.
Anche le raccoglitrici di funghi, nel bosco, pur essendo della zona, ma non particolarmente edotte sulla fauna pericolosa, ogni tanto sono incappate nell'area territoriale di un orso, da solo ma intento a procurarsi il cibo.
Non è stato un incontro piacevole, più spesso sfigurante o invalidante.
Le aggressioni, per quanto ne posso sapere io, non si sono mai concluse con la morte dell'aggredito.
Può un orso che ha già osato attaccare un altro essere vivente troppo prossimo alla sua area di interesse, alimentare, riproduttivo o di allevamento, rifarlo? Immagino di sì, ma credo che anche un altro esemplare, ricorrendone le circostanze, possa fare, anzi farebbe altrettanto.
Quando si fanno delle escursioni sull'appennino, molto meno pericoloso, per seguire tracciati sicuri e noti, non vengono organizzate delle gite guidate, alle quali aprtecipano sempre pochi soggetti?
Perchè dunque, casomai a pagamento, come si fa per le lezioni di sci, non si ingaggiano i maestri estivi  e non si va per boschi in comitiva?
Si ritiene che l'andar da soli in natura sia poetico, salutista e rigenerante?
Comunque mi dispiace sinceramente per il povero boschivo viandante e mi dispiace - sono due sensibilità diverse - anche per l'orso, ancora non identificato, per il quale già si sono mosse le squadre degli eliminatori.
Da tempo, nei boschi ripopolati con gli orsi jugoslavi, donati al Trentino dal Maresciallo Tito, monta un'insofferenza eliminatoria per i plantigradi faticosamente ripopolatisi, data l'iniziale incongruità ambientale, per lasciare incontaminati e casomai turistici i promontori silvani, come se fossero e fossero sempre stati di esclusivo appannaggio degli uomini, estranei al contesto naturale.
Un esclusivo appannaggio mitologico, come quello, anch'esso ricorrentemente estivo, degli israeliti sionisti, nella terra degli avi, dove comunque non sono mai stati da soli e, per di più, nella condizione di minorità in quel culturale e naturalisticamente politico ecosistema.

La taglia.

La taglia degli amici del titolare di un luogo di ristoro a Budrio, in provincia di Bologna, lascia molto perplessi. 
Siamo arrivati alla privatizzazione della giustizia e regrediti a quella del denaro a ricompensa?
Possono dei privati farsi protagonisti sia della remunerazione della segnalazione conclusiva, sia dell'autonoma incentivazione a seguire il fuggitivo, casomai con la fantasia, nei suoi presunti spostamenti?

Evidentemente si, se nessuno dice niente.

Non so se sia possibile in via di diritto e ,quindi, in via di fatto.

Dopo lo smacco delle forze dell'ordine e di quelle militari, questa iniziativa, checché ne dicano, ha il senso di una sfiducia e di una rivalsa, appunto privata.

La commistione, di fatto, fra le uniche forze preposte alla repressione del crimine e le iniziative degli amici, non lascia ben sperare.

Probabilmente d'ora innanzi si andrà avanti così.

La latitanza non va segnalata in cambio di una remunerazione e le cento telefonate ricevute fin dal primo giorno, gli studi statistici domestici, la fantasiosità della maggior parte degli avvistamenti, anche postumi, che sembrano una specie di gratta e vinci, l'attendibilità di un'indicazione e di un'analisi, nella presunzione che la polizia preposta non sia autonomamente in grado di eleborare le sue metodiche e strategie, gli attestati di solidarietà individuali e di intere comunità, lasciano molto perplessi.
Le istituzioni lasciano fare perché non se la sentono, politicamente, di impedire invasioni di campo: la magistratura non ha niente da dire?

L'iniziativa degli amici del Bar Lume, può, nei suoi limiti, aver avuto una genesi ambivalente, fra l'aspirazione alla vendetta/giustizia e l'affetto per un amico ucciso, ma, se non ricordo male, nessuno puè esercitare la violenza. al di fuori di quella, legale e normata, delle forze dell'ordine.

Anche la sollecitazione della mitomania, se non fosse sotto il controllo istituzionale, potrebbe dar luogo ad equivoci, anche sanguinosi, mentre la bulimia da cinquantamila euro aumentabili, già evidente e prevedibilissima, è un triste e deprimente convivio.
Sarebbe certamente negata, ma è nei fatti.
 Il ricercato è latitante, la sua cattura richiederà costanza nelle indagini e lavoro di intelligence.
La taglia, a sollecitare una collaborazione dovuta, lo renderà, nell'opinione più diffusa, ancora più imprendibile, mentre la giustizia che si amministrerà nei tribunali non prevede surrogati.
Anche la puntualizzazione che le segnalazioni ricevute saranno passate alle forze preposte non recherà meno dispersione e più efficacia.
Il timore che il delitto resti impunito, non deve comunque dar luogo a un'azione soggettiva, impropria e collaterale.
I reati e le segnalazioni dei criminali  da parte dei cittadini sono dovute, per legge, e non vengono ricompensate economicamente.

sabato 22 luglio 2017

La spianata delle moschee e il muro del pianto.

Adesso sulla spianata delle moschee, a Gerusalemme, non si può neppure pregare.
L'area sacra al culto mussulmano fu già spregiata da Ariel Sharon quando vi camminò ostentatamente e suscitò, per dabbenaggine presuntuosa o per calcolo, una delle tante intifade che costellano un'impossibile convivenza.
Dove ci sono gli Ebrei, non si concoscono mezze misure; o perseguitati o persecutori, o invisi - da qui il Muro del Pianto - o egoistici prevaricatori. E' un limite culturale e psicologico grave, arelazionale.
A morire sono stati tre ragazzi, uno è stato vittima del cecchinaggio di un colono, un privato. Uno, proprio quello di cui ante, era ancora minorenne.
Il governo israeliano aveva vietato il culto del venerdì, tranne che agli ultracinquantenni, paventando la possibilità di attentati, disordini o forse proponendosi solo di praticare una ritorsione verso i suoi multigenerazionali nemici. 
La protesta c'è stata, ha coinvolto anche gli ultracinquantenni, ma a trovare la morte sono stati tre giovani palestinesi.
Non c'è nulla di peggio, nell'ambito di culture primitive, che impedirne l'espressione: il fatto culturale e la contesa religiosa si coniugano inestricabilmente e forniscono la forza per supeare la paura.
Una giornata della rabbia è già stata indetta in ambito palestinese.
L'incompatibilità fra arabi palestinesi ed israeliani è insuperabile, stante l'esclusività delle due religioni, una genitrice dell'altra, la cui azione ed influenza sono strettamente connesse alla cultura, anche laica per quello che riguarda gli israeliani e, in nome, dei soliti rattrappiti principi indefettibili, non potranno che darsi battaglia.
I dominatori ed usurpatori israeliani nella veste di tutori del loro ordine, i palestinesi tutti tesi a ribaltarlo ed a riappropriarsi della terra dove vivono da molti secoli quando la diaspora ebraica aveva disperso gli israeliti originari, mitologicamente, di un luogo di culto, ottenuto per volontà delle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale, sulla quale i sionisti hanno costruito il loro potere, che sentono sempre precario, secondo l'atavismo ebraico.
Quando la libertà di culto è comunque negata, la reazione e gli effetti sono ben noti ai predittivi dominatori.
La base minima di accettabilità è negata in radice.

venerdì 21 luglio 2017

Vocazioni censorie ed autocratiche. I sultani e il loro popolo.

Gianluca Paolucci della Stampa e Marco Lillo del Fatto quotidiano, si sono visti sequestrare i computer, i telefoni cellulari, i tablet, gli android. Le loro case sono state perquisite e anche i depositi dei giochi dei figli del primo sono stati messi a soqquadro.
Gli strumenti informatici a disposizione delle loro compagne sono stati anch'essi requisiti.
L'uno aveva denunciato le manovre lobbystiche dell'UnipolSai, attraverso  politici, ministri e facilitatori, per forgiare a proprio vantaggio la riforma della R.C.Auto.
Alla denuncia della compagnia privata, ma saldamente d'area, ha immediatamente corrisposto una repressiva attività della Guardia di finanza, che di ben altro e con ben altri obiettivi, si dovrebbe occupare.
Un'intimidazione vera e propria.
Marco Lillo aveva rivelato il retrobosco delle influenze accentrate e amministrate del padre di Matteo Renzi ed anche una telefonata fra i due nella quale il minore accusava il padre di non dire e di non avergli detto la verità.
Per questo, la loro vita, privata e professionale, è stata sovvertita e la loro libertà personale e d'indagine giornalistica, gravemente limitata e menomata.
Si sono cercate, poliziescamente, le fonti, che sono la base riservata dell'archivio giornalistico.
Questo è un atteggiamento dittatoriale, tutore dell'abuso di infuenza.
Anche la democrazia turca, arrivata ad un certo punto di degenerazione, subdolamente condotta e indotta, aveva cominciato, per poi farne una vera pandemia, a perseguitare e poi incarcerare i giornalisti e le testate non allineate.
C'è in questo una mentalità sottostante, che solo le formalità giuridiche possono rimpallare.
La reazione del corpo redazionale dei due quotidiani rintuzza l'aggressione, nella speranza che l'Italia, in mano ad una pseudo-sinistra autoritaria, e affaristica, clientelare e illiberale verso chi ne scopre gli altarini, non regredisca al livello della Turchia, che, se non altro, ha un aspirante Sultano, un po' più cazzuto, anche se ladro e familista, di un Renzie, padre o figlio e di un Gentiloni.   
Ai due "denunciati" mediaticamente, il politico padre di provincia e la Compagnia assicurativa e bancaria, partenogenesi delle cooperative e già del Partito comunista, non è stato sequestrato nulla. Nessun condizionamento, tranne quello giornalistico, è stato rivolto alla denunziatrice, anzi se ne sono subito prese le parti, in maniera invasiva e sequestratoria, costringendo la stampa a risalire sulle barricate di una difesa della libertà, senza tutele, se e quando, svolge in autonomia e senza riguardi servili la sua funzione, il suo lavoro.
La ex sinistra - ma se fosse mai stata al governo anche la sinistra vera, non sarebbe cambiato nulla - si svela autoritaria e pronta a strumentalizzare la sovrastruttura poliziesca e giudiziaria, quando serve ai suoi fini, secondo realismo ed opportunismo.
La guerra alla disonestà, quantomeno morale, coperta ed ambientale, non deve prendere in considerazione l'azione eterodiretta del braccio secolare dell'interesse combinatorio fra favori e illeciti vantaggi.
Solo così potrà rappresentare e difendere la democrazia.

E' proprio nell'inutilità che risiede la forza della cultura.

La soppressione delle democrazie può avvenire senza atti cruenti, colpi di Stato o presa del potere da parte di partiti o movimenti totalitari.
La democrazia può essere svuotata dal di dentro, come sta avvenendo, ad esempio, nella vandeana Polonia e come si è tentato di fare anche in Italia, senza però riuscirvi, per il risveglio, al momento del referendum sulla riforma costituzionale, di un popolo consapevole, anche se si astiene nelle occasioni dell'elezione di figure evanescenti e sfuggenti.
La normalizzazione polacca è consistita, fino ad ora, nella sottomissione degli ordini giudiziari, al potere esecutivo, impedendo, sia pur all'interno del sistema, ogni variabile interpretativa dei poteri che singoli personaggi hanno assunto, desertificando il loro cammino, dall'interno del partito di maggioranza, eletto col 37% dei voti validi, in rapporto al solo 50% votante degli aventi diritto.
La Polonia cattolica e nazionalista sta dimostrando tutta la sua alterità rispetto ad una democrazia orizzontale ed almeno formalmente egualitaria. Egualitaria sul piano del diritto applicato, dell'autonomia di opinione e di coscienza.
Eppure, questo Stato sulla via della regressione, è ancora dentro l'Unione europea, fa anzi parte della Corte tedesca, insieme alla Repubblica Ceca, alla Slovacchia, alla Slovenia,e, con aristocatrica parzialità, all'Austria. .
Un criterio di selezione, di inclusione e di esclusione deve sussistere e non limitarsi solo alla sottomissione economica ed al disfacimento sociale, ma anche ad una koiné culturale e giuridica che, invece, palesemente non esiste.
Non è la Polonia uno Stato leader, ma non lo sono neanche gli altri - ce n'è uno solo -,  nell'Unione e da lì può partire una revanche cattolica di segno autoritario e culturalmente oscurantista, di nuovo collaterale al costume prussiano.
La non utile battaglia culturale diventa imprescindibile, in questo contesto confuso e pericoloso per l'involuzione del costume, sotto il maglio di una politica economica sui paesi venduti e arruolati, nell'europa continentale, che non è stata, culturalmente e storicamente, un esempio di democrazia, procedendo dalla Germania ed espandendosi verso est.
Le particolarità espresse dalle società civili nazionali devono essere rivalutate e difese.
Purtroppo, al popolo bove interessano solo le facoltà speculative, anche le più miserabili e non è quindi alla massa consumista low cost che ci si deve riferire.
Il compito va riattribuito alla più ampia possibile espressione intellettuale e demandato ad un dibattito diffuso, nel quale coinvolgere quel mondo popolare che ha saputo conservare il rispetto per i contenuti costituzionali e rifiuta la strafottente superficialità di un Renzie qualunque.
Le battaglie intellettuali e giuridiche del secolo scorso, che trovavano applicazione nella politica, sono state abbandonate al loro destino per via di una contrapposizione rigida che non ne ha consentito né la riforma umanistica, né l'espansione e fanno ormai parte di una storia che può essere travisata ad arte per chi non vi ha partecipato, né ne ha mai sentito parlare prima della riesumazione , ancora pseudo-storica.
Lo spostamento dell'internazionalismo fra blocchi di Stati, nella globalizzazione evanescente, pubblicitaria e finanziaria, irrispettosa di costumanze, tradizioni e culture, non ha ancora dato luogo a sinergie filosofiche e giuridiche all'interno delle legislazioni civilistiche; ha invece imposto il recepimento, a viva forza, dato dalle impari opportunità economiche nell' Impero guglielminoQuarto Reich, nelle legislazioni nazionali, che sono state rese la parodia di quella dominante. Ci si fa trascinare, anzi, a diventare la cifra di un'omologazione subordinata.
A questo l'Inghilterra si è sottratta.
Il modello democratico può essere - come invece può non essere -  pretestuoso e di facciata - e mirare solo alla soddisfazione e all'egemonia di una parte, ma la cultura della libertà e dell'equità dialettica, non in senso idealistico, deve essere coltivata e diffusa con cura, coinvolgendo una società civile che, quando è stato necessario, ha dimostrato di esserci e che non è stata certo il prodotto  illusionistico dei manutengoli sprovveduti, deputati alla svendita ed al cretinismo pubblicitario.
Eppure, queste dinamiche involutive underground sono riprese dopo lo smacco referendario, mentre risalgono le quotazioni di leader ottuagenari, a riproporre, di ventennio in ventennio, sempre le stesse ricette, ignare ed insensibili verso il maggior bene pubblico, da condividere oculatamente.
Per questo, la democrazia che rischia di essere traviata nella degenerazione, deve essere dialetticamente e con fermezza reale rappresentata ed illustrata nell'agone comunitario e fatta oggetto di esportazione e contributo dialettico, in tutta l'europa che mostrerà volontà di discussione.
La cultura è inutile e, proprio per questo va coltivata ed offerta incessantemente, mettendola al servizio della platea più estendibile e ad essa assimilabile, perchè ne possa testimoniare l' insuperata validità.  

giovedì 20 luglio 2017

Uno dei crimini più gravi contro l'umanità, sul quale si continua, ad onta delle apparenze, a sorvolare.

Il comportamento della chiesa- associazione pedofila internazionale è emblematica di un ambito prevaricatorio e di potere.
Come il piccolo protagonista del Cacciatore d'aquiloni, il bambino di casta inferiore, estraneo alle presunzioni gerarchiche dell' ambiente in cui si illude di poter vivere in dignitosa amicizia, viene sodomizzato per dominanza, da un ragazzo più grande che, sul tappeto del privilegio familistico, sarà rintracciato mentre, ormai giovane adulto, esercita il potere arbitrario e coltiva il vizio concreto, ma anche simbolico e interiorizzato, su altri piccoli schiavi senza pedigree.
L'ambito ecclesiatico è speculare: autoreferenziale e totalitario.
Non è possibile che una dimensione così uniformemente enorme e regolare di un atto, prima di compiere il quale ci " si dovrebbe mettere una pietra al collo e buttarsi in mare" ( Vangelo secondo Matteo ) non sia uno stigma criminale endogeno, in quello specifico ambiente.
Il corpo ecclesistico ha esercitato ( e certamente esercita ) impunemente l'abuso più annichilente e umiliante, che la consorteria intonacata suggellava, in un ambiente concentrazionario, finalizzato all'espressione esteriore di una celestialità corale, attraverso la ritualità che Pier Paolo Pasolini così bene esegetizzò in Salò o le centoventi giornate di Sodoma, il suo ultimo lavoro cinematografico.
La sodomia ecclesiastica, è rivolta sui giovinetti, le cui famiglie fiduciose, li  avevano affidati ai preti, nell'assurda convinzione di farli entrare in un ambiente spiritualizzato, nel quale le differenze di classe, di cultura e di educazione familiare e ambientale, non avessero significato.
Invece ne avevano, eccome!
Nessuno mi toglierà dalla testa che gli abusi a man salva, si compissero sui frequentatori non referenziati degli oratori, che non fossero virgulti provenienti da famiglie delle professioni o del peculio, che non fossero discendenti della base ambientale dell'illiberale, atavica ed arcaica lobby celibe.
Papa Francesco I, li espone e li rimuove anche nella logica della competizione fra le anime nere dell'episcopato e dei pretini loro accoliti e l'ἐκκλησία del silenzio e della modestia.
La bipartizione esiste nella prassi reale e non riguarda solo le lobby sedimentate; si esercita anche nelle contese para-tribali dell'indistinzione dei cortili dei caseggiati popolari e nella promiscuità precoce ed incongrua di tutti gli ambiti disordinati.
O di quelli inchiavardati, come le carceri, i collegi e le caserme, i cori.
Retaggi immutati della παιδεία.
La Chiesa che vorrebbe e dovrebbe essere educatrice, ne cristallizza i costumi e si mostra nella sua peggior veste, che i fedeli, non solo religiosi, ma anche collateralisticamente politici, ignorano perché non li riguarda, almeno in quei paramenti occultatori, per altri esperienziali.
Il pedofilo è l'ultimo degli uomini, un criminale sadico e compiaciuto della sua malvagità e l'iterazione ambientale è una prova chiara della sua strutturalità delinquenziale.
Eppure, pur denunciando, finalmente, simili distruzioni di personalità, si continua a farne oggetto di disamina mascheratoria distraente, a continuare l'alleanza fra compari, casomai non della stessa riffa, ma comunque legati da solidali rapporti.
Non c'è niente di strano: non ne verrà coinvolto chi conterà in futuro.
Questi reati non devono trovare copertura nell'omertà e devono essere perseguiti nella maniera più dura e punitiva, in base al criterio oggettivo della prova, per contrappasso con la degradante infamia dei suoi abbrutiti protagonisti, capaci di recitatoria dissimulazione.
Dopo di che, nessuna pietà.
Questa gentaglia va relegata nelle carceri ed ivi mantenuta per lunghissimi periodi; non deve più valere l'esenzione implicita per il religioso o per altre figure di rispetto, non devono più conoscere impunità questi procuratori di rovina di vite intere.
Credete che avverrà?
Che cesserà l'officio ebte o complice verso questa istituzione screditata?
E' avvertita come screditata?
Si dica dunque sempre, con metodo e con capacità d'analisi, quanto avviene e se ne chieda la sanzione.

L'antitesi della giustizia.

La magistratura romana è ancora la necrofora del diritto e non solo nell'ambito della Corte di cassazione: ha condannato molti dei protagosti dell'osceno e stupido torneo di clientele, ma ha salvaguardato  il generone politico, senza il quale quegli atti e quegli eventi non avrebbero potuto verificarsi.
Colpevoli i malavitosi sul campo, esenti i titolari del sistema, che, come la mafia siciliana, si servono dei picciotti e dei loro capintesta e devono però lasciargli un ampio e personale potere sul territorio.
Per questo si è sempre detto e le decisioni di politica giudiaziaria ancora attestano, che "la mafia non esite", nel senso che è connaturata al sistema, quello stesso che afferma o denega.
Alla base un'affollamento di clientes  plebei.
Quindi, Mafia capitale non è esistita, un'organizzazione reticolare, adattabile alle circostanze non è individuabile, non ostante che sia sotto gli occhi di tutti coloro che hanno frequantato Roma per un sufficiente numero di anni.
Per qualsiasi specie ed a qualunque livello.
Il teorema non ha trovato dimostrazione tranne che per assurdo, laddove l'assurdo è il paradosso indolente e inequivocabilmente mafioso, dei ladri del tempio che ne vengono indicati come i sacerdoti e i priori, mentre ne sono solo i travisati, ma riconoscibili, strumenti.
Ovviamente, al soldo.
Le sentenze, nella capitale, di prima, seconda e terza istanza, sono sempre adattatorie e negatorie di quell'utopia dottrinaria che si spaccia per essere il diritto, la sua antitesi reale che ne nega proprio l'autonomia e l'indipendenza e che riafferma, ad ogni pie' sospinto, il suo ruolo di esegeta delle pandette ( come il dottor Azzeccagarbugli ) o di cane da guardia del delitto inevitabile.
Un po' come la pedofilia fra il clero.  
Dall'infantile eticità, al realismo dell'età adulta.

martedì 18 luglio 2017

Le culture morte e le giustificazioni culturali di una guerra in corso.

Guardavo, sulle pagine on-line del Manifesto, la produzione principale di opinioni dell'ultimo quotidiano comunista d'Italia e l'ho trovata del tutto accattivante per un pubblico indistinto di ben pensanti di sinistra.
Quando il Manifesto fu fondato, alcuni militanti di valore del P.C.I. furono espulsi e lavorarono per decenni fra le quinte colonne della sinistra extraparlamentare, della sinistra delle origini, internazionalista.
Quella che lo era stata, era stata anche eterodiretta, per cui quel quotidiano dalla vita stentata, ma che non fallì mai, a differenza dell'Unità quando perse la bussola, si caratterizzò per un'intellettualità ben divulgata e andò a riempire un vuoto esistenziale, come certa pubblicistica francese, radicale e bohémienne.
Non credo che sia un caso se una delle esponenti di maggior spicco e glamour, che ancora collabora al così mutato giornale, viva i suoi ultimi giorni a Parigi. Alludo a Luciana Castellina, già moglie di Alfredo Reichlin, les elegantiers del fu P.C.I.
L'uno ci rimase, l'altra se ne andò. Anche i due si separarono.
Ebbene, anche oggi il Manifesto, dopo la presa d'atto che il comunismo spendibile non poteva che essere molto più labilmente intellettuale di quello che l'aveva preceduto e dopo l'abbandono di tutta la vecchia guardia costituente, celebrata alla memoria, continua ad assomigliare ad un foglio ella gauche francese, ma non all'ufficiale l'Humanité, bensi al Canard Enchaîné, più incline al sarcasmo impotente che alla lotta sul campo.
Il campo è infatti desertificato e privo di riferimenti, non solo per i vecchi compagni che ululano alla luna, ma anche per i rappresentanti degli autoreferenziali vincitori, che sono pupazzi spellacchiati, grevemente e buffonescamente opportunisti. 
A suo tempo il Manifesto fu un organo rappresentativo di un'opzione politica, che forse intersecò ambiti non ben focalizzati del sentire di sinistra, ma lo fece con onestà e capacità di autoanalisi. Per questo non poteva essere accolto in un partito e basta.
Riconobbe nelle Brigate rosse le foto dell'album di famiglia, fu sincero intellettualmente nella formulazione delle sue analisi, sempre interessanti, a prescindere.
Fu disorganico perchè non rinunciò all'investigazione border line e non rinnegò mai tatticamnte le sue fondamenta ideologiche e culturali.
L'ultima edizione invece lo ha fatto.
Per costringersi a sopravvivere ha sposato l'utopia e compete con le associazioni umanitarie, sul piano fattuale, pur non rinuciando alla disamina laica. Una laicità propedeutica ad un nuovo fondamentalismo, non più obiettivo, materiale, ma fantasmagorico.
In fondo è diventato una lettura per onanisti cerebrali.
Anche Micromega, un tempo le ragioni del socialismo, è diventato una interessante rivista di filosofia, ma è costretta a militare nel campo delle libertà civili dell'illuminismo massonico europeo, ad ospitare meritoriamente le menti e le personalità messe ai margini dai rispettivi apparati. una rivista interessante nei suoi specifici ed individuali contributi, che, quando cerca una sintesi editoriale, scade nel manicheismo e nella povertà d'orizzonti.
E' il destino attuale del pensiero ..non più applicato.
La destra è popolare, cioè volgarmente profittatrice.
I liberali che andavano alla Camera dei deputati con le candele perchè la fornitura del gas era temporaneamente sospesa, sono gli antenati ottocenteschi di quei deputati che furono soppiantati dopo pochi anni dall'istituzione della Repubblica dai fascisti del M.S.I. ed infine espulsi, nella figura del loro segretario nazionale Valerio Zanone, da Cicciolina.
Oggi bisogna parlare, da destra, alla pancia roditoria e ai coglioni millantati della gente, non escluse le donne che propendono per un processo d'osmosi identificativa e ribadire che i criminali sono sempre brutti, sporchi e cattivi, in arrivo sui barconi della desolazione delle guerre e della conseguente carestia.
Prima erano poveri, ma non venivano e non c'era bisogno di campi di concentramento, in Libia, dove gli organi vengono espiantati e le donne sistematicamente violentate, per frenarne l'afflusso.
Afflusso quasi esclusivamente italiano, perchè nessuna altro paese europeo ne vuole condividere il carico, ad indicare chiaramente all'Italia che deve provvedere lei ai respingimenti, in quanto frontiera più prossima. ma l'Italia ha interessi, non bellici, ma pur secondari, a lei più congeniali e come al solito, si barcamena fra Scilla e Cariddi, facendo e disfacendo, dicendo e negando.
Sperando di continuare a sfangarla, avendo solo interessi di riporto nelle zone in cui si svolge la terza guerra mondiale e scacchi.
Un'accoglienza così soddisfa il solo requisito della sopravvivenza e precipita nella spersonalizzazione.
Solo la Chiesa attuale predica e in parte assai modesta, pratica l'accoglienza.
Lo fa anche per contrastare alcune importanti correnti epsicopali fautrici del fondamentalismo cattolico, in una sorta di affinità con l'Islam radicale.
Se Ratzinger svolgeva lezioni magistrali a Ratisbona, nelle quali bollava l'Islam come una religione sanguinaria e poi si scusava, senza curarsi delle teutoniche sevizie morali e, purtroppo, anche sessuali, alle quali erano sottopsoti cinquecentocinquanta coristi, diretti dal fratello Georg, che a sera inoltrata, suonava il pianoforte insieme al Papa, negli appartamenti vaticani.
Questo Papa nuovo, pur in coabitazione, esorta all'ecumenismo, anche verso i musulmani, in un calcolo da scacchiera per frenare un processo guerresco che informa ed interseca, più di quanto si sia disposti ad ammettere, in queste more di laicismo di facciata, anche le sue fila, le sue congregazioni nazionali e il corpo vescovile della Curia romana, che le rappresenta in Vaticano.
Lavoro, per questo, improbo, suscettibile di cambiare direzione e in collaborazione non invasiva con l'islamismo, più che con la Chiesa ortodossa e con il pur risorto rapporto con la casa madre appartata dell'ebraismo.
Intanto i poveri aumentano e impazziscono in giro per l'Italia, sotto i ponti - come si diceva - nei bagni e sui piazzali pubblici - derisi da ridicoli ed impotenti ministri e capi di governi inutili, tranne che alle forme istituzionali svuotate.

lunedì 17 luglio 2017

Le trame del potere e l'incanto, critico ma disarmato, che indulge, per questo, alla piaggeria.

Roberto Saviano, un retore che non mi entusiasma, ha questa volta pubblicato un bel reportage su Roma - centro di smistamento, in tutta europa, della droga.
Magazzino di stockaggio, di merce sbarcata a Livorno - dato che Gioia Tauro e Napoli sono ormai inflazionate, per questo genere di approdi, attraverso sinergie fra la malavita romana e n'dranghetisti, camorristi e altrimenti mafiosi trasferitisi a Roma, viene assegnata alle aree di consumo, valendosi di emigrati, pizzerie e altri luoghi di ristoro, impiantati per copertura, un po' dovunque.
Anche sul suolo patrio e segnatamente capitolino, romani, siciliani, calabresi e campani, hanno aperto ristoranti e ritrovi, specializzati nella vendita prevalente di questa o di quell'altra droga, creandosi in tal modo, una selezionata ed affezionata clientela.
Roma è al centro del vortice diffusivo che, dalle zone di produzione si trasferisce nella nostra capitale e da lì, si irradia per tutta l'europa.
Insieme ai terroristi in transito, esportiamo e sinergizziamo gli stupefacenti per tutti i reietti e tutti i viziati benestanti del nostro continente.
Affari privati, di holding associate e affari pubblici di neo ( di nuovo ) nazioni turistiche.
I nomi, gli apparentamenti, i matrimoni e le sanguinose separazioni, sono noti a tutti gli addetti ai lavori e, quindi, alle forze di polizia civile e militare, che pur intercettando la maggior parte degli stupefacenti ed impedendone lo smercio, restano inerti verso i grossisti del traffico residuo che Saviano stima superiore al capitale sociale della juventus e dell'A.S. Roma. Con quei soldi potrebbero comprarsele tutte e due e renderle competitive, ingaggiando i migliori campioni.
I riciclatori dei soldi delle mafie sono talvolta al vertice delle banche, dalle quali, nella loro posizione apicale, travisano delle strumentali operazioni finanziarie, per ripulire i cespiti del narco traffico.
Il riciclaggio avviene dove meno te lo aspetti, tramite il direttore di una provinciale banca emiliano-romagnola, neppur preso con le mani nel sacco, in quanto partecipe del mercato delle poltrone più professionali e quindi già trasmigrato, sempre come direttore, presso un'altra.
Ora, si sa che la migrazione di vertice avviene solo se si portano con sé pacchetti di ricchi clienti o, comunque, ingenti aspettative di raccolta e di impiego. Senza investigare troppo sulla materia origianria e la crezione che ne deriva.   
Da Roma caput mundi a Roma caput Coca. 
Le cronache del degrado criminale, dovuto all'immigrazione, si estendono in continuazione: non tutti gli immigrati delinquono, ma diversi fra loro, organizzati in gang o in conflitto fra gang, battono le pensiline della ferrovia, i portici del centro e asportano denari e documenti soprattutto dalle bisacce delle signore.
Se non sono dei dilettanti sprovveduti, imitatori che servono come i piccoli consumatori della droga negli aeroporti, mentre passa il carico, fanno bottino, ogni giorno e recuperano le loro ridotte in città diverse da quelle in cui si spostano per rubare.
Aumentano anche i poveri e i disperati: costoro dormono dovunque, si lavano come e dove possono, attentano, non per loro colpa, alla salute pubblica e si dividono fra remissivi ed aggressivi. Normalmente occupano spazi differenziati e ben delimitati.
La prostituzione si esercita, anche nei confronti dei passanti, con richiami dalle finestrelle dei camper, in zone residenziali, anche se non particolarmente popolate ed abitate soprattutto da extraxomunitari.
Le ragazze sono di etnia Rom, da intendersi come rumena, che pur avendo tratti zingareschi, sono fuori dal crogiolo gitano, che prevede il furto, l'appropriazione speculativa dei bambini - in misura molto ridotta, ma persistente - ma esclude fra le sue file e in ossequio alle sue leggi e al suo costume, la prostituzione diretta dei suoi membri.
Indulgono invece facilmente alla messa all'asta di creature estranee al loro ambito, ma dipendenti organicamente da loro.
Un caso simile fu scoperto anni fa, a Bologna, perché la praticante era palesemente minorenne: i suoi sfruttatori, una coppia, la controllava dalla roulotte nella quale anche lei rientrava a sera.
L'accoglienza indiscriminata, senza un contratto di lavoro, comporta, inevitabilemnte tutto questo.
Ma di quale discrimine potremmo - non lo stiamo facendo comunque - valerci se il lavoro è temporaneo ed occasionale anche per gli indigeni?
Quindi, la patologia sociale è provocata da infezioni autoinflitte. 
Nessuna delle campagne blaterate sui social ha attinenza diretta con quanto percepito dal popolo: si tratta di mosse interne a questo o quel mondo - compreso quello ecclesiatico - che selezionano i contributi a dinamiche interne. Certo, con attinenza a quanto sociologicamente si va apprestando, ma con logiche di riposizionamento e prevalenza delle forze in sinergico contrasto.
Questa esigenza si manifestò in Italia, nella sua storia recente, con le convergenze parallele - un'assurdità - di Aldo Moro, che gi costò la vita. Il compromesso storico con il partito comunista unica vera forza politica, insieme alla Democrazia cristiana. Oggi si sarebbero chiamate larghe intese.
Oggi, la lotta non viene dall'esterno, spaventato nelle sue aspettative da movimenti inconsulti o troppo raffinati dei suoi satelliti, ma si svolge all'interno delle istituzioni, civili ed ecclesiastiche, tutte tese al mediocre potere, delegato da chi conta veramente o, nel caso della Chiesa cattolica, sul volano delle posizioni prospetticamente più consone al proprio rilancio e capacità di condizionamento degli eventi politici.
Per questo - pur fra mille contese e inimicizie fra la congregazioni mondiali e una sorda contesa episcopale,che ne è la gerarchia accentrata  all'interno delle mura leonine, c'è irritualmente un gesuita sul soglio di Pietro.
La riforma della curia che esprime le divaricazioni ecclesiastiche, affidata in un primo tempo a un teologo conservatore, è stata affidata ad un politico di sinistra evangelica, già primo dei non eletti nel Conclave ratzingeriano.
Così s'interseca la dialettica storica che qualcuno domani leggerà frettolosamente, senza coglierne il senso.
Nè oggi, né allora.
Per questo la Storia non insegna niente.

domenica 16 luglio 2017

La riscoperta del bel Paese.

Dopo decenni di erosione turistica, a favore della Spagna e dei resorts arabi, l'Italia riconquista quote di itineranza natural-culturale. 
Anche città, da sempre ingiustamente trascurate, come Bologna, pullulano di turisti, soprattutto nord americani, francesi e spagnoli. 
Che sta succedendo? 
I prezzi al turismo non sono diminuiti, sono anzi sorti dei punti di ristoro dedicati, quasi inavvicinabili per gli indigeni.
E' semplice: l'Italia è immune dal terrorismo, è riuscita a deviare almeno quello, verso il continente europeo, non è esente da colpe per l'esodo biblico dei popoli eradicati dalle guerre energetiche e neo coloniali, ma si mimetizza, ed ha una presenza di immigrati islamici con famiglia, troppo recente per essersi incancrenita in desiderio di rivalsa. 
Le espulsioni ideologiche sono frequenti e mirate, vale a dire ben monitorate ed intercettate.
Eppure, la zona franca italiana è ancora una volta il frutto della doppiezza storica di questo popolo, sempre incline a cercare il compromesso su qualsiasi aspetto della vita politica e morale.
La causa sta nella povertà d'influenza che esercita sullo scenario internazionale, ridotta solo a prestarsi come base logistica per le incursioni degli alleati..si fa per dire. 
Le uniche due guerre alle quali ha ufficialmente partecipato, furono la prima contro l'Iraq, quando al capitano Cocciolone vene chiesto che cosa avessero fatto gli iracheni agli italiani per meritarsi dei bombardamenti mirati e, sotto l'egida di D'Alema, le incursioni contro la Serbia di Milosevic, fuori tempo massimo, solo per impedire ai Serbi di formalizzare la loro vittoria sul campo. Dello strame della popolazione kosovara, nessuno, sino ad allora, si era curato. 
Neanche allora ci furono ripercussioni, ma è un dato di cronaca storica l'appeasement che l'Italia ha sempre riservato agli arabi, nelle more del conflitto con Israele, anche in quel caso attraverso il passaggio sul suolo nazionale di uomini e armamenti, noti ma ignorati da polizia e carabinieri. 
Come facciamo storicamente con la mafia, a favore dei potentati borbonici del sud. 
Evviva dunque le vacanze, belle e al sicuro. un ritorno alle origini, almeno nelle città d'arte, mentre le spiagge restano deserte e gli ombrelloni aperti sembrano costituire una scacchiera sdentata sull'arenile.
Sono gli italiani a non andare più in vacanza e a rifugiarsi nelle piscine, il reddito si delocalizza e diventa sempre più specifico, mentre vaste aree del paese si desertificano ed inaridscono per il prosciugarsi di storiche e apparentemente assodate fonti di redito.
Il vacanziere medio si ustiona sulle spiagge solo il sabato e la domenica..per un giorno abbondante perchè, all'andata ed al ritorno, consuma in gran parte il primo.   
Italia mia, sei sempre bella e ruffiana, artisticamente puttana.

venerdì 14 luglio 2017

Se ti aggrediscono, puoi anche immaginare di fare qualcosa di buono.

Venerdì 17 febbraio 2017, ho ripreso a pubblicare sul mio blog, aggiungendovi anche la pubblica condivisione su Google.
Ho lasciato anche il riferimento alla precedente intestazione: Logosiatreus, per renderlo meglio individuabile, agli oltre quarantamila contatti, che l'edizione bannata, aveva già superato.
Il blog aveva già subito qualche incursione e una pressione intimidatoria.
Anche su Twitter, gli attacchi, pur molto limitati, avevano avuto un contenuto offensivo e prepotente.
Mentre, all'inizio del mese di Febbraio, stavo scrivendo un articolo critico verso la polizia francese, i suoi modi di rapportarsi alla libertà ed alla dignità disprezzata di un giovane incappato nelle sue grinfie, analoghe dovunque, la pagina, in corso di stesura, mi è crollata ed è sparita irrecuperabilmente.
Dell'articolo precedente sullo stesso tema, ma da un un punto di focalizzazione diverso, ho fatto il trait d'union con la nuova edizione, che è stata di difficile resurrezione, ma non a causa del blocco all'entrata che Google aveva posto a tutti i nuovi adepti dei suoi portali, dopo un massiccio e mondiale attacco degli hacker, ma di una faticosa riapertura dei canali informativi, a mio nome.
Ci siamo riusciti, io e, soprattutto, il mio amico ed esperto informatico, ma a tutt'oggi, alla mia fotografia  ho dovuto sostituire un orso, stante la non compatibilità dimensionale dell' immagine precedente che, comunque, è in calce agli scritti.
Anche il profilo di Twitter, ricchissimo di post e di commenti, è stato riesumato, ma ancora è privo della mia immagine identificativa.
Il mio nome e cognome sono sempre in testa.
Anche Facebook ha subito delle menomazioni. 
E' stato un attacco, portato da non so chi e non lo saprò mai.
Devo ritenerla un'intrusione demolitrice di qulche deficiente esperto di procedure o un'insofferenza specifica verso una fonte di dibattito, ormai seguita da un numero di persone considerevole, in gran parte del mondo?
In gran parte del mondo, perché avevo numerosi contatti in tutta l'Europa continentale, negli Stati Uniti ed anche qualcuno in Russia, negli Emirati Arabi e nello Yemen.
Adesso, la mia utenza, dopo un breve interessamento belga e tedesco, si limita ad un grande - lo dico perché è vero, senza vanagloria - binomio di contatti, ma solo limitatamente all'Italia e agli Stati Uniti.
Non riesco più neanche a vedere quanti contatti continuino ad avvenire sul vecchio blog di Logosiatreus, che sono/siamo riusciti a salvare sull'hard disk fisso e su quello accessorio e portatile.
La causa, in via - spero - di superamento, consiste in un reticolo di filtri, che andranno, ad uno ad uno, rimossi.
La cosa, accertata dopo lunghe ispezioni in rete, non mi inorgoglisce, non mi deprime e non mi spaventa.
Invece mi rattrista e mi incentiva a continuare, senza accentuazioni e sottolineature che non siano già comprese nel mio modo di analizzare e compendiare quei contributi che sono riportati in testa all'ultima edizione, identici a quelli proposti in quella che l'ha preceduta e che è ancora a disposizione di chi la voglia leggere.
Rimane ancora labile il cordone ombelicale fra i due gemelli; si tratta solo di rinforzarlo per riperendere, a trecentosessanta gradi, il dialogo con chi vorrà prestarvi attenzione e, chissà mai, anche apprezzarlo.

Cronache di periferia.

Le religioni, le ideologie, dalle più complesse a quelle terra-terra, prodotte da ambienti ben recintati e particolaristici, si proiettano "imperialisticamente", verso una totalità indefinita che si fermerebbe, al massimo, sul limtare dell'umanità di uno sperduto pianeta, in una sperduta galassia.
E' chiaro, ma rimosso, che l'universalità dei principi umani è una mistificazione; mentre la loro negazione intrinseca comporta l'ostracismo ambientale e il perseguimento penale, tranne che, ovviamente, per le classi dominanti e impressionistiche.
Questo aspetto, ridotto alla pura ostentazione minacciosa del potere, è univoco, ma del tutto alieni ne sono i contenuti, avvertibili da chi li osserva, se fa  parte di quel crogiolo. 
Anche i luoghi comuni risultano indefettibili, fra le comari, i ben pensanti e le tipologie umane ancor prossime al primate originario.
E' tutta una occhiuta conferma quotidiana di banalità, di asserzioni e di conferme diffusive; anche le dittature, di qualsiasi sedicente stampo, sono così e i poveri diavoli alle loro certezze dibattimentali non rinunciano.
Si spezza il pane e si beve il vino, o meglio, un panino e una bibita, negli empori commerciali, sempre affollati di fedeli rincoglioniti, con i loro bambini al seguito - se non lasciati in macchina a cuocersi - per la preparazione catechistica a un rito attuale, con una superficialità che ne lascia presagire l'abbandono o almeno la permeabilità ad altre superficialità.
Quel che è certo è che a un officio, se ne sostituirebbe un altro anche presso i miscredenti più accaniti.
Le più scoperte baggianate , sparpagliate come un seme per la coltivazione delle zucchine, nelle officine dei replicanti di Vulcano e nelle camere tecniche da cui provengono, promanano, impazzano fra le ridotte dei budget, dei bilanci, delle performances, dei plafond e dei ratios.
Ciascuno li adatta a se stesso e ne fa un gioco di ruolo, destinato a spegnersi appena fuori dall'uscio, ma pronto per la replica del giorno dopo e per i nuovi copioni dell'esibizione informatica, anche per gli stenterelli, sulle spiagge, in treno, fra i monti e in volo.
Chiudono tutti, uno dopo l'altro.
L'economia del secolo scorso è in via di accelerata estinzione: i grandi network che offrono prodotti vili per un gregge di caproni, distribuiscono povertà , riempiendo gli armadi e le rimesse di paccottiglia.
Si esce ricchi - soprattutto i commercianti, evasori ed accantonatori - ma anche per depauperamento del volume del lavoro non più sostenibile, per la tassazione da rapina, per la concorrenza delle offerte su internet.
Il precipizio della povertà è appena oltre la ceglia, ma è ancora confuso nella nebbia.
La fiducia, la credenza, la speranza, la soddisfazione sono sentimenti e situazioni legate ad una realtà che ne consenta il raggiungimento; in ambienti e fra persone secessioniste, l'opposizione autocondannante, l'autogiustificazione, ne fa dei perdenti genericamente solidali, mentre laddove sussistano le basi materiali e culturali ( le une senza le altre non bastano ) gli esiti sono, per tradizione, trionfalistici.
Alcune parziali eccezioni esistono, ma sono destinate ad una difficilissima competizione con le famiglie riconosciute e gli apparati.
Se non vogliono naufragare e se sono autenticamente di qualità, devono misurarsi altrove, secondo domanda di competenza e non di appartenenza o  di affiliazione.
Ciascuno, ciascuna travisata nazionalità si atteggiano e, forse, nella loro limitatezza, si considerano l'ombelico del mondo, o quel punto stupidamente mitologico, eppur localisticamente creduto, che era il centro della terra.
Visti da distante si rivelano per quello che sono: presunzioni suggestive, sovrapponibili alla sostanza più mediocre.

giovedì 13 luglio 2017

Pirandellismi.

Nella vita di ogni giorno, nelle ripetitive esperienze generazionali e della storia, la retorica pubblica, il senso civico, la sollecitudine verso gli scarti dell'assetto sociale, sono una finzione meramente politica.
Approssimarsi effettivamente al reietto, immedesimarsi, fare proprie le sue esigenze, è un atteggiamento da carenza o negazione materna, ma non ha nessuna valenza palingenetica.
Si ferma sulla soglia della soddisfazione sostitutiva.
Il Papa stesso, a capo di una accolita di pedofili, nel propugnare un utopico ritorno(?) al Vangelo, rilancia un altro "lasciate che i bambini vengano a me" di ben più prosaica intenzionalità.
Saprebbero, d'altra parte, i reietti apprezzare un'invadenza che si protraesse oltre il soccorso contingente ed immediato; recuperate o soltanto immaginate alcune facoltà, cresciuti nell'illusione della sicurezza alimentare,  non vorrebbero lasciare il nido, deprimendo ed abbandonando le loro solitarie nutrici?
Lo stesso scetticismo giustificativo alligna nelle file, anzi fra le legioni degli opportunisti, delle prostitutive vestali, fra i profittatori di situazioni.
Non esistono moralità che non siano di facciata, da quelle diplomatiche a quelle criminali, tutte funzionali a millantare gli scopi, empirici e rilevabilissimi, perseguiti: nessuno se ne adonta sinceramente; lo si fa per pubblicità negativa nei confronti dei propri competitori od avversari d'ambiente, di classe, di ambizioni, quando grottescamente si esercitano e si perseguono nel medesimo ambito e settore.
La dicotomia, l'avversità, la contrapposizione, che è stata politica, ora è nella sensitività di apparteneza o di repulsione, nella sciocca identificazione con ambienti irragiungibili, almeno per i maschi adulti.
La commedia dell'assurdo si ripropone ad ogni cambio generazionale, giustificato da un'illogica speranza per i più, come se non avessero già sperimentato e risperimentato le uniformi dinamiche rigide del pentolone sociale, che la democrazia di facciata, stempera nelle mode, negli atteggiamenti di sfacciata ostentazione della propria esclusività/esclusione.
Le ideologie assolutiste, non importa se laiche o religiose - impongono una figurazione simbolica che, per la base della sua sussistenza, diventa un'icona: come l'ardito del fascismo o il lavoratore del comunismo.
La superstizione religiosa si rifà ad altri, del tutto affini e speculari, principi interpolati.
Mentre la scenografia che ospita figure, controfigure e comprimari, si spopola di apparenti protagonisti di se stessi, che cadono nel dimenticatoio della non più vita e altri si avviano a raggiungerli - ma non in un'altra esistenza, bensi in una rinnovata negazione, nel nulla - altri si affacciano per riempirla di contenuti illusori per la massa, quali credenze, speranze, affettività impotenti, tal'altri sono già sulla via mediana, affannosamente alla ricerca di un esito che si allontana, mentre il fiatone aumenta.
Restano le iconografie, i monumenti all'immortalità possibile dei lasciti, esteriormente ammirabili, per nuovi, ma sempre etologicamente uguali, nasi all'insù, gli atteggiamenti imitativi di un'educazione smentita nei fatti in ogni momento, la memoria degli storici esponenti, creati o reali, di un sistema cangiante nei modi e immutabile nei suoi approdi.

mercoledì 12 luglio 2017

Nel mentre..

Nel mentre, ogni giorno, si leggono delle stramberie irrazionali sulle pensioni, sul loro trattamento, sulle modalità, fissa o viariabile, di ottenerle nel tentativo di fare il gioco delle tre carte e, ingannando gli sprovveduti, far quadrare conti che, evidentemente, non possono tornare.
Per questo giocano d'astuzia; un'astuzia da mentecatti, per futuri pezzenti, svelando anche ai più ingenui la finzione della democrazia.
Una finzione in genere, aggravata dalla disonestà, pubblica e privata, che è la cifra di questo miserabile paese.
Mentre questo avviene, l'I.N.P.S., che non ha smesso di supplire a tutte le carenze dello Stato, non  sociale, ma in ogni ambito improprio, a costo di sprecare risorse accumulate dai lavoratori e di farsi gabbare da tanti disoccupati che lavorano in nero, prima di riufficializzare un rapporto di lavoro già in essere, per sommarlo, per sei mesi, all'indennità di disoccupazione, si balocca con gli studi statistici di prospettiva ed invia, a giovani lavoratori delle lettere nelle quali profetizza che alla data stimabile del loro pensionamento, che può arrivare ai settant'anni, percepiranno una pensione equivalente agli attuali...1.400 euro mensili.
Trattasi, nella fattispecie di redditi da lavoro operaio, di commessi ed inservienti: una conclusione stentata di una vita di stenti.
Eppure, ministri come Poletti, insieme ad uno spaventapasseri del '68, come Paolo Gentiloni, sono continuamente a sparare castronerie, come se parlassero nevroticamente a se stessi, per salvare la carcassa sacrificando la polpa.
Dopo pochi anni dal superamento delle provincie - che non sono mai state superate in via di fatto ed i cui componenti sono stati sparpagliati, come dipendenti comuni, per le istituzioni residue, la regione Sicilia, a statuto autonomo, le ripristina,a  rimarcare il particolarismo insuperabile di un'Italia unita solo formalmente.
Le provincie siciliane saranno irrorate da un fiume di candidati, assessori e consiglieri, con ricchi stipendi e pensioni, per di più brevi, a segnare il margine borbonico, mai superato in loco e poi esteso dallo stato di minorità, nella falsa unione europea, all'intero Paese, venduto da Prodi e dal mediocrissimo establishement.
Aveva proprio ragione il Principe di Salina.
Frazionata o unitaria, la nazione italiana è composta solo da pupi.
La pedofilia del clero è stata praticata sistematicamente in migliaia e migliaia di casi, in tutto il mondo.
L'istituzione, per questo, non può non essere screditata.
Ma perché bambini e in così gran numero?
Perché deboli, fiduciosi, traumaticamente segnati e colpevolizzati, silenziosi e deformati per sempre nella loro personalità, in completo dominio dei loro abusanti; non impegnativi, come gli omosessuali adulti e, soprattutto, escludenti l'ipotesi di famiglia, di figli, le cui pretese ereditarie metterebbero in crisi il possesso indivisibile e tax free della società di celibi che la Chiesa ha scelto di essere, per non dover spartire niente con estranei all'ordine.
Il bambino è dunque la vittima sacrificale della finzione etica dei preti.
Nel mentre, dove tutto si apprezza nel suo scorrere, osservabile empiricamente, questo è: non conta nient'altro.

martedì 11 luglio 2017

La vaccinazione coatta.

La vaccinazione obbligatoria, ad opera di un ministero che da tempo ha ridotto drasticamente le prestazioni sanitarie e la somministrazione di farmaci, riservando quelli di prima fascia a coloro che possono privatamente pagarseli, oltre ad essere una incontrastata prevaricazione, è anche un'incognita circa gli effetti sul sistema immunitario di un bambino sottoposto ad un bombardamento indiscriminato di produttori di anticorpi.
Il provvedimento autoritario si inscrive nell'imperio da risparmio privatistico di una staterello indebiato fino alle orecchie e squallido imitatore della sanità anglo-americana. 
Quella tedesca è immutata e anche quelle degli altri stati europei, con l'esclusione della Grecia, sono meno criminali.
Vaccinando obbligatoriamente tutti i bambini si fa solo una proiezione statistica che riduce le complicanze, anche invalidanti e mortali, ad una percentuale gestibile, attraverso la sua diluizione territoriale, nella incompetente aspettativa di evitare malattie infettive in età adulta, produttiva ed improduttiva. 
La vaccinazione verrà somministrata, per i poveracci, nelle farmacie, come se si trattasse di una puntura e non di una delicata e professionale disamina pediatrica, con tutti i contributi altrimenti specialistici, che la materia impone..anzi imporrebbe. 
Mentre molte attività professionali ultradecennali chiudono nell'indifferenza generale e, a parte i casi di pigra e accantonatoria redditualità, vanno a rovinare la vecchiaia a tanti capaci imprenditori di se stessi le cui attività sono state soppiantate dalla concorrenza di internet e dei suoi prodotti sottocosto.
Un vero e proprio volano di miseria, sul quale adeguare le prestazioni previdenziali, prima che passino in via privata alle banche, mentre i network low cost impazzano, monopolizzano il mercato e le mode, come si può tristemente constatare dai tatuagggi ed altri travestimenti, concepiti come riempitivi di un vuoto, che scimmiottano i sempre rinnovati barbari-consumatori da pattumiera.  
I bambini delle classi popolari - perché non credo che l'obbligo sarà uniformemente rispettato - avranno il loro piccolo simbolo di spugnosità sulla spalla, come avemmo noi, da bambini, contro la poliomelite.
Ma i vaccini, allora, erano due, tre al massimo; le altre malattie infettive dell'infanzia si smaltivano e ci fortificavano in "quarantena": troppa per i tempi avari che si sono imposti ai paesi cialtroni, senza che nessuno si levasse a difendere una situazione insostenibile da tutti i punti di vista.
Chi non si è ridotto così, continua a valersi di uno stato sociale e previdenziale di tutto rispetto. 
La vaccinazione coatta, nel senso popolar romanesco, impazza come una prestazione comune, generalista e ignorante, indifferente alla filogenesi del corpo umano. 
Purché non costi. 
In un prossimo futuro, le persone senza reddito o senza più reddito, saranno la maggioranza della popolazione e di loro non ci si vuole più curare.
Sono esuberi, scarti.
Su questo si fondano le fortune di una nevrotica e psicopatica ministro, quelle Lorenzin, già salita agli onori delle riviste satiriche, quando riesumò le campagne demografice dell'Opera nazionale della maternità e dell'infanzia, l'opera fascista, perché quello è il continuum culturale di questo miserabile paese. 
Prolificate senza criterio e senza avvenire: saranno almeno adulti e vaccinati.

lunedì 10 luglio 2017

Il turbinare del nulla.

Nell'epoca enfaticamente definita della globalizzazione, le realtà particolaristiche, cioè vissute come una comunità ristretta, sono sparse dovunque e sono ben arroccate nei fortilizi eretti a propria difesa.
Il principio d'esclusione si è di molto rafforzato e viene condiviso, per stupidità e spirito gregario, da vaste plaghe del proletariato sanfedista.
Sì, perchè l'identità, è stata riscoperta proprio nei frangenti in cui viene messa in discussione dai venti finanziari.
L'immaterialità del calcolo itinerante ha indotto un senso d'insicurezza generale che si cerca di salvaguardare, nella ridotta della propria famiglia, attraverso una ritrovata solidarietà negli interessi.
Nelle famiglie proletarie, invece, l'aspirazione scoordinata ai beni  e agli status, provoca contrasti, prevaricazioni, disunione e, infine, necessità.
L'apparente convegno dei facilitatori politici, in feroce concorrenza fra di loro, è controcelebrato per strada, dai globalizzati contestatori che si danno appuntamento, in ogni parte del mondo, per scontrarsi non con loro, ma con i poliziotti.
La riduttiva pantomima è comunque l'ultima frontira del pensiero e della pratica generalista di una mitica classe degli emarginati, che vuole ricordare al mondo la condizione ignorata di un numero imponente e crescente di nuovi poveri.
In Italia si ricostituisce un'alleanza fra il partito delle partite I.V.A. e il sottoproletariato culturale del nord, specularmente affine, ma a classi invertite, ai borbonici padroni dei feudi.
Intanto, l'industria residua e ridimensionata, stenta ogni giorno a sbarcare il lunario, aggredita da una tassazione inconsulta e priva di qualsiasi affidamento da parte del finanziarizzato sistema bancario.
I pochi dipendenti rimasti si lagnano per la modestia della retribuzione netta, trascurando di leggere sulla busta paga, quanto se ne va in inutili contributi.
Si, inutili perché in questi giorni, un giovane opearaio di un'officina metalmeccanica, si è visto recapitare una lettera da parte dell'I.N.P.S., con la quale lo si informava che sarebbe andato in pensione nel 2050, con l'equivalente di 1.400 euro attuali. La prospettiva, sadicamente anticipata, di condurre gli ultimi anni della sua vita in ambasce, coerentemente a tutta la sua vita. In più sarà vecchio.
Si dice che il popolo italiano sia mite, ammansito: io non ci credo.
L'assenza di rivoluzioni, nella sua brevissima e inconciliabile storia, è stata dovuta alla sua costruzione artificiale, ai contrappesi politicamente gestiti della lotta fra poveri del centro-nord e di quelli del sud.
La Chiesa cattolica ha fatto il suo, ma è anche la formazione recente di una placca labile, di un'identità nazionale inesistente, a non averlo consentito.
Eppure, durante la guerra, al nord il vento soffiava e i partigiani hanno combattuto, sia contro i nazisti, sia contro i padroni, sconfessati da una sinistra burocratica, che ha finito, nei decenni, per perdere se stessa, come se non ci fosse mai stata.
Eppure, fino al 1989, l'Italia ospitava il più grande partito comunista dell'occidente intero, tenuto sottotraccia fino alla sua sconfitta posticipata, senza traumi, colpi di stato, che pur furono ideati, senza lasciare eredità culturale e tradendo la classe lavoratrice che ingenuamente aveva sostituito la fede in dio, con quella nel partito.
Ancora una volta, la nazione italiana svolazza sulle correnti globalizzatrici, stando ben attenta a conservare la rotta del proprio drone orientativo e i propri particolaristici interessi, lasciando in balia delle trombe d'aria il proletariato, genitore dell'eternamente utile volgo disperso che nome non ha.

Il nerbo della nazione.

La mafia militare si rifà viva, dopo molto anni di silenzio.
Alludo a quella siciliana, dato che quella calabrese si è mossa molto, sopravanzando, nel fatturato conosciuto, Cosa nostra.
In realtà, mi diceva un medico palermitano, parente di una delle mie disperse amicizie, che, in centro, erano ricomparsi i ladri di motorini, a suo tempo moralizzati dalla mafia.
L'abbandono dei piazzali e delle vie non era stato determinato da una contrazione dell'attività, ma dal suo spostamento verso attività più lucrose ed evolute, alle quali la mafia si era dedicata.
Sembrano tornare in campo, i picciotti e lo fanno celebrando il venticinquennale degli omicidi di Falcone e Borsellino, mentre Bruno Contrada ricomincia a percepire la pensione da dirigente dello Stato e tutti gli altri collateralisti contano di por fine alle loro inaspettate sofferenze.
La Corte di cassazione, neppur tutta, ma solo una delle tante sezioni che si contraddicono, ha sancito la riabilitazione dei delinquenti istituzionali, raccogliendo una interpretazione, più estranea che astratta, sull'insussistenza dell'associazione mafiosa esterna.
Invece, il concetto andrebbe sviluppato in ogni ambito della vita sociale, societaria, economica, legale.
Di cotali mafiosi freddi, distaccati, ruffiani e, soprattutto, ignoranti, si compone il nerbo della nazione.