venerdì 21 luglio 2017

E' proprio nell'inutilità che risiede la forza della cultura.

La soppressione delle democrazie può avvenire senza atti cruenti, colpi di Stato o presa del potere da parte di partiti o movimenti totalitari.
La democrazia può essere svuotata dal di dentro, come sta avvenendo, ad esempio, nella vandeana Polonia e come si è tentato di fare anche in Italia, senza però riuscirvi, per il risveglio, al momento del referendum sulla riforma costituzionale, di un popolo consapevole, anche se si astiene nelle occasioni dell'elezione di figure evanescenti e sfuggenti.
La normalizzazione polacca è consistita, fino ad ora, nella sottomissione degli ordini giudiziari, al potere esecutivo, impedendo, sia pur all'interno del sistema, ogni variabile interpretativa dei poteri che singoli personaggi hanno assunto, desertificando il loro cammino, dall'interno del partito di maggioranza, eletto col 37% dei voti validi, in rapporto al solo 50% votante degli aventi diritto.
La Polonia cattolica e nazionalista sta dimostrando tutta la sua alterità rispetto ad una democrazia orizzontale ed almeno formalmente egualitaria. Egualitaria sul piano del diritto applicato, dell'autonomia di opinione e di coscienza.
Eppure, questo Stato sulla via della regressione, è ancora dentro l'Unione europea, fa anzi parte della Corte tedesca, insieme alla Repubblica Ceca, alla Slovacchia, alla Slovenia,e, con aristocatrica parzialità, all'Austria. .
Un criterio di selezione, di inclusione e di esclusione deve sussistere e non limitarsi solo alla sottomissione economica ed al disfacimento sociale, ma anche ad una koiné culturale e giuridica che, invece, palesemente non esiste.
Non è la Polonia uno Stato leader, ma non lo sono neanche gli altri - ce n'è uno solo -,  nell'Unione e da lì può partire una revanche cattolica di segno autoritario e culturalmente oscurantista, di nuovo collaterale al costume prussiano.
La non utile battaglia culturale diventa imprescindibile, in questo contesto confuso e pericoloso per l'involuzione del costume, sotto il maglio di una politica economica sui paesi venduti e arruolati, nell'europa continentale, che non è stata, culturalmente e storicamente, un esempio di democrazia, procedendo dalla Germania ed espandendosi verso est.
Le particolarità espresse dalle società civili nazionali devono essere rivalutate e difese.
Purtroppo, al popolo bove interessano solo le facoltà speculative, anche le più miserabili e non è quindi alla massa consumista low cost che ci si deve riferire.
Il compito va riattribuito alla più ampia possibile espressione intellettuale e demandato ad un dibattito diffuso, nel quale coinvolgere quel mondo popolare che ha saputo conservare il rispetto per i contenuti costituzionali e rifiuta la strafottente superficialità di un Renzie qualunque.
Le battaglie intellettuali e giuridiche del secolo scorso, che trovavano applicazione nella politica, sono state abbandonate al loro destino per via di una contrapposizione rigida che non ne ha consentito né la riforma umanistica, né l'espansione e fanno ormai parte di una storia che può essere travisata ad arte per chi non vi ha partecipato, né ne ha mai sentito parlare prima della riesumazione , ancora pseudo-storica.
Lo spostamento dell'internazionalismo fra blocchi di Stati, nella globalizzazione evanescente, pubblicitaria e finanziaria, irrispettosa di costumanze, tradizioni e culture, non ha ancora dato luogo a sinergie filosofiche e giuridiche all'interno delle legislazioni civilistiche; ha invece imposto il recepimento, a viva forza, dato dalle impari opportunità economiche nell' Impero guglielminoQuarto Reich, nelle legislazioni nazionali, che sono state rese la parodia di quella dominante. Ci si fa trascinare, anzi, a diventare la cifra di un'omologazione subordinata.
A questo l'Inghilterra si è sottratta.
Il modello democratico può essere - come invece può non essere -  pretestuoso e di facciata - e mirare solo alla soddisfazione e all'egemonia di una parte, ma la cultura della libertà e dell'equità dialettica, non in senso idealistico, deve essere coltivata e diffusa con cura, coinvolgendo una società civile che, quando è stato necessario, ha dimostrato di esserci e che non è stata certo il prodotto  illusionistico dei manutengoli sprovveduti, deputati alla svendita ed al cretinismo pubblicitario.
Eppure, queste dinamiche involutive underground sono riprese dopo lo smacco referendario, mentre risalgono le quotazioni di leader ottuagenari, a riproporre, di ventennio in ventennio, sempre le stesse ricette, ignare ed insensibili verso il maggior bene pubblico, da condividere oculatamente.
Per questo, la democrazia che rischia di essere traviata nella degenerazione, deve essere dialetticamente e con fermezza reale rappresentata ed illustrata nell'agone comunitario e fatta oggetto di esportazione e contributo dialettico, in tutta l'europa che mostrerà volontà di discussione.
La cultura è inutile e, proprio per questo va coltivata ed offerta incessantemente, mettendola al servizio della platea più estendibile e ad essa assimilabile, perchè ne possa testimoniare l' insuperata validità.  

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