domenica 30 luglio 2017

La nevrosi ecclesiastica.

La proposizione scritta è una rappresentazione soggettiva che si appoggia al senso comune e alla comune ragione, per essere accettata.
Qualunque perorazione è soggetta a qualche "legge delle citazioni" che l'avvalori agli occhi degli astanti in ascolto  o intenti alla lettura.
Talvolta, però, quello che si dice è rivolto confermativamente solo a se stessi e tal'altra trova obiezioni generiche e squalificanti, anche nello stesso ambito di prevista diffusione.
Il richiamo al Vangelo di Papa Francesco I, sconta la parzialità del messaggio rispetto alla prassi del comune sentire, nelle parrocchie e nei confessioanli.
E' quanto attesta, in diverse edizioni mensili, il Fatto quaotidiano che ha visitato trecento parrocchie e basiliche, si è confessato, ha simulato uno spirito d'incomprensione e di ostilità nei confronti del pontefice attuale.
Anche quarant'anni fa, un quotidiano del pomeriggio in bianco e nero, diretto da Nino Nutrizio, di cui non ricordo il nome, mandò i suoi redattori a confessarsi, per raccogliere il pensiero gerarchicamente adattativo nei confronti dell'evoluzione incipiente dei costumi morali e sessuali.
Stavolta l'inchiesta ha trovato uno spazio d'interpretazione molto ampio fra i pastori dei fedeli e una propensione spiccata a condividere le obiezioni e i rifiuti e a svaluatare le parole del loro papa e dei cattolici tutti.
Ampia capacità giustificativa - sia detto per inciso - riguardo all'evasione fidcale che non ostante la condanna del Pontefice, continua a non essere considerata un peccato. Oggi come quarant'anni fa, come riportato da La Notte: mi è venuto in mente il titolo della testata.
Bergoglio parla al vento, è Vox clamans in deserto, la prassi interiore e sedimentata fa aggio sul Vangelo, le parole stesse di Francesco, antico e nuovo, vengono considerate opinioni fallibilissime,  prese di posizione utili a mettersi in mostra e via dicendo, a sconfessare, a livello dei confessionali, la dittatura morale della Chiesa cattolica.
Insomma, Bergoglio parla a vanvera: passerà anche lui, come, nei secoli è passato il Vangelo, il quale, quindi, è un'opera letteraria , un'icona da non osservare, perché una cosa è la teoria e un'altra la prassi.
Si difende, in sintesi, solo il proprio status, ponendo a sua salvaguardia il gregge confidente e si riduce il Verbo ad una dimensione astratta, infingitoria. ad una coltivazione estetica, ad una cultura utopistica e si rassicura così la mandria dei fedeli-atei o dei fedeli solo alle proprie condizioni. 
Ecco che il Vangelo riannunciato e le parole conseguenti di Bergoglio, riguardano solo lui, si involvono, vengono respinte.
I confessori rassicurano i respingenti e ciascuno può continuare a coltivare i suoi pregiudizi, in parte indotti, in altri momenti e, a quanto pare ancor'oggi, dalla Chiesa stessa.
Alla luce di questo, di che cosa ed a chi parla Francesco, antico e nuovo? 
FQMillennium cita infine un giurista tedesco che, nel 1928, affermò che la Chiesa è complexio oppositorum, l'entità nella quale si entropizzano tutti gli opposti, per neutralizzarli e amministrarli secondo convenienza.
La confessione sarebbe, dunque, la camera di compensazione dei sentimenti compatibili, la sentinella della deviazione dottrinaria, l'abitacolo dove il peccato, enunciato e chiarito dal vangelo, viene facilmente e costantemente assolto e nel quale, anche le parole del papa, se sono di questo estraneo genere, vengono lasciate cadere nel proselitistico bacile degli stolti.
Non essendolo e rivolgendosi ad essi, per farsi manipolati, ma rifiutando di esserlo ed essendo ancora troppo piccoli od ignoranti, seppur intelligenti, per saper esercitare un serio spirito critico sul minestrone, adatto a dei fedeli elementari, come molti sacerdoti, si viene indotti,  per punizione, alla nevrosi.

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