sabato 29 luglio 2017

Lo squilibrio.

Il cosiddetto mondo del lavoro, se si intende, con esso, un'agglomerato uniforme delle classi sociali subordinate, che traggono il loro sostentamento - e nient'altro - del loro lavoro mercificato è' morto con la prima repubblica, è morto insieme al comunismo, alla fine del quale hanno concorso: l'insostenibilità della competizione militare con gli Stati Uniti ( in termini economici ), la strana fregola di un frivolo segretario, tanto stupidamente vezzeggiato ( Gorby ), quanto rapidamente accantonato a missione compiuta
Un antesignano dei Renzie che sarebbero venuti?
Il lavoro è tornato ad essere un'attività occasionale, nella quale il rispetto per la mano d'opera non può sussistere, perché non può essere rivendicato.
Le particolarità nell'ambiente sindacale, variegato secondo la prevalente rappresentanza sociale di questa o di quella organizzazione, convergono, come sempre, sulla politica, per conto della quale, pastori del gregge, assecondano e presentano come conquiste per una futura cogestione, tutte le possibili partnership subordinate, con le aziende in cui operano.
Gli organi superiori intrattengono relazioni clandestine con i governi dei gruppi, le segreterie nazionali con il governo, i partiti e i vertici delel associazioni di categoria produttiva : Unindustria, Confcommercio, Confagricoltura, Confesercenti, ecc.
A livello previdenziale pubblico ogni garanzia è venuta meno. L'unico elemento certo è una riduzione delle prestazioni, anche a godimento in corso e un lungo passaggio alla previdenza privata, lo scimmiottante welfare, dei contratti aziendali delle imprese bancarie a cui sarà demandato il compito di prestarla, in termini lucrativi per loro.  
La rivoluzione giudiziaria che pose fine alla dominanza dei partiti politici, fu contestuale alla caduta trasformistica di tutti i regimi comunisti d'europa, con l'eccezione di quello latino-romena, che finì con la soppressione coniugale del dittatore Ceausescu.  
Il venir meno dell'equilibrio fra due blocchi, ideologicamente avversi, per la prevalenza materiale di uno dei due, ha aperto la strada ad una serie di sessantennali aspirazioni unioniste nel continente europeo, con la Russia all'opposizione e viglie ai confini.
Ma l'unificazione monetaria si è poi rivelata un cappio al collo per le economie più fragili, perché più corrotte, dell'europa latina e meridionale.
Questa constatazione sottolinea la non occasionalità di un certo costume, non serio, dei paesi meridionali, sia dell'europa continentale, sia del sud america. 
Ormai, anche fra Stati si contende e, prima o poi, l'uno o l'altro cercheranno di fagocitarsi ( come è già avvenuto per la Grecia ), specularmente alla competizione strettamente individualistica, mai solidale fra di loro ed anzi tesa ad eliminarsi ed a soffrire meno di una concorrenza che sembra sia stata liberalizzata per selezionare fra le aziende e le attività e condurre all'accorpamento fra aziende leader, sopravvissute al cupio dissolvi del mercato.

Se non siano già state delocalizzate, come ha fatto la FIAT, quando si è resa conto che la collateralità con tutto lo spettro politico, dissoltosi in movimenti pubblictari, non era più redditizia, né rassicurante.  
La competizione si esercita, in crescendo, impossessandosi delle aziende strategiche di una nazione, di uno Stato, ad opera di un altro. 

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