venerdì 14 luglio 2017

Cronache di periferia.

Le religioni, le ideologie, dalle più complesse a quelle terra-terra, prodotte da ambienti ben recintati e particolaristici, si proiettano "imperialisticamente", verso una totalità indefinita che si fermerebbe, al massimo, sul limtare dell'umanità di uno sperduto pianeta, in una sperduta galassia.
E' chiaro, ma rimosso, che l'universalità dei principi umani è una mistificazione; mentre la loro negazione intrinseca comporta l'ostracismo ambientale e il perseguimento penale, tranne che, ovviamente, per le classi dominanti e impressionistiche.
Questo aspetto, ridotto alla pura ostentazione minacciosa del potere, è univoco, ma del tutto alieni ne sono i contenuti, avvertibili da chi li osserva, se fa  parte di quel crogiolo. 
Anche i luoghi comuni risultano indefettibili, fra le comari, i ben pensanti e le tipologie umane ancor prossime al primate originario.
E' tutta una occhiuta conferma quotidiana di banalità, di asserzioni e di conferme diffusive; anche le dittature, di qualsiasi sedicente stampo, sono così e i poveri diavoli alle loro certezze dibattimentali non rinunciano.
Si spezza il pane e si beve il vino, o meglio, un panino e una bibita, negli empori commerciali, sempre affollati di fedeli rincoglioniti, con i loro bambini al seguito - se non lasciati in macchina a cuocersi - per la preparazione catechistica a un rito attuale, con una superficialità che ne lascia presagire l'abbandono o almeno la permeabilità ad altre superficialità.
Quel che è certo è che a un officio, se ne sostituirebbe un altro anche presso i miscredenti più accaniti.
Le più scoperte baggianate , sparpagliate come un seme per la coltivazione delle zucchine, nelle officine dei replicanti di Vulcano e nelle camere tecniche da cui provengono, promanano, impazzano fra le ridotte dei budget, dei bilanci, delle performances, dei plafond e dei ratios.
Ciascuno li adatta a se stesso e ne fa un gioco di ruolo, destinato a spegnersi appena fuori dall'uscio, ma pronto per la replica del giorno dopo e per i nuovi copioni dell'esibizione informatica, anche per gli stenterelli, sulle spiagge, in treno, fra i monti e in volo.
Chiudono tutti, uno dopo l'altro.
L'economia del secolo scorso è in via di accelerata estinzione: i grandi network che offrono prodotti vili per un gregge di caproni, distribuiscono povertà , riempiendo gli armadi e le rimesse di paccottiglia.
Si esce ricchi - soprattutto i commercianti, evasori ed accantonatori - ma anche per depauperamento del volume del lavoro non più sostenibile, per la tassazione da rapina, per la concorrenza delle offerte su internet.
Il precipizio della povertà è appena oltre la ceglia, ma è ancora confuso nella nebbia.
La fiducia, la credenza, la speranza, la soddisfazione sono sentimenti e situazioni legate ad una realtà che ne consenta il raggiungimento; in ambienti e fra persone secessioniste, l'opposizione autocondannante, l'autogiustificazione, ne fa dei perdenti genericamente solidali, mentre laddove sussistano le basi materiali e culturali ( le une senza le altre non bastano ) gli esiti sono, per tradizione, trionfalistici.
Alcune parziali eccezioni esistono, ma sono destinate ad una difficilissima competizione con le famiglie riconosciute e gli apparati.
Se non vogliono naufragare e se sono autenticamente di qualità, devono misurarsi altrove, secondo domanda di competenza e non di appartenenza o  di affiliazione.
Ciascuno, ciascuna travisata nazionalità si atteggiano e, forse, nella loro limitatezza, si considerano l'ombelico del mondo, o quel punto stupidamente mitologico, eppur localisticamente creduto, che era il centro della terra.
Visti da distante si rivelano per quello che sono: presunzioni suggestive, sovrapponibili alla sostanza più mediocre.

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