sabato 29 luglio 2017

E se la crisi dei capitali fosse la crisi del capitalismo?

Si concluderà entro un anno l'esperienza politica di Kim Jong-un e del regime delal Corea del nord?
E' quanto manca - dicono - al raggiungimento di una potenza balistica massiccia contro il territorio degli Stati Uniti.
Anche l'ultimo missile, sparato ieri, era stimato in grado di colpire Los Angeles, mentre l'Alaska è già certamente bombardabile dal mini Stato asiatico, nel quale vige, l'arroccamnto più esclusivo del mondo, dopo che anche l'Albania lo ha dimesso.
L'uno e l'altro sono stati  fomentati e protetti dalla Cina: l'irrisoria dimensione territoriale potrebbe essere cancellata da un masiccio e radioattivo attacco americano, che si troverebbe però a dover decontaminare interi Stati dell'Unione.
La potenza atomica rende Davide non più inerme contro Golia. Ha sassi anche lui da lanciare e con i quali far male.
L'affermazione del regime nord coreano, secondo la quale nei mesi scorsi la C.I.A. avrebbe tentato di far sopprimere Kim Jong-un potrebbe essere effetto di paranoia o di propaganda, invece, secondo me è vera e l'averlo scoperto ha reso ancor più radicale il giovane dittatore inducendolo al muoia Sansone con tutti i filistei.
La Corea del nord è un concentrato militare, nel quale le condizioni del popolo nei confronti della famiglia imperiale sono ininfluenti, almeno finché il proletariato continuerà a sfornare sudditi.
La sua funzione è quella di presidiare un'area potenzialmente molto ostile alla Cina, mai stata tanto forte ed invadente, finanziariamente concorrenziale e mentre la Russia ha riacquistato la sua storica natura di contraltare all'europa continentale che la fronteggia, gli Stati Uniti accusano una difficoltà crescente a fronteggiare lo scivolamento magmatico di un mondo che con la sola crisi da loro indotta e con la sola finanza, li sta mettendo in crisi, a sua volta.
E' anche per questo che il tronfio presidente americano vuole recuperare delle risorse dalla timida riforma sanitaria di Obama, la cui politica, a volte subdola, ma non imperiale, ha molto più circoscritto il raggio d'azione e l'invischiamento globale degli Stati Uniti, di quanto avverrà, paradossalmente, con Donald Trump, che dell'egoismo economico fa il suo dogma.
Dovrà o cercherà di ripristinare l'imperialismo, ma le difficoltà che incontrerà saranno maggiori e diverse da quelle conosciute durante la Guerra fredda.
I valori occidentali che hanno contagiato tutto il mondo, anche quello a loro ostile e culturalmente dicotomico, sono palesemente ripiegati su se stessi e le entità che furono inizialmente piegate ed umiliate potrebbero, metodicamente, rivalersi, se in toto o in parte è da vedere.
Anche la reazione populista trumpiana alla crisi manifestata dagli Stati Uniti, conduce all'utopia, il risveglio dalla quale potrebbe rivelarsi doloroso.

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