venerdì 7 luglio 2017

Tutto ciò che ci esclude.

Fa un caldo infernale.
La serotonina abbonda, ma il cervello evapora.
Non trovo spunti.
La condanna del lavoro spregiato è particolarmente evidente nel sud dei disoccupati che invadono le zone industrializzate dell'Italia, non più con le scarpe rotte, bensì con i loro inutili, inflazionati titoli di studio, mentre in quelle campagne, di anno in anno, si susseguono la schiavitù, il reclutamento occulto, lo sfruttamento sessuale, il record degli aborti. Fra le lavoratrici.
L'associazione di Ilaria Cucchi, in memoria del fratello, si è ribellata al contenuto denunciato dell'adeguamento legislativo nazionale alla normativa media vigente in Europa, riguardo alla tortura, fisica e psicologica, da chiunque inflitta, comprese le cosiddette forze dell'ordine.
Ma l''Italia pietosa è, alla prova dei fatti, reticente nell'applicare effettivamente le leggi civili provenienti da altri paesi, mentre è prona al massacro sociale ed all'inversione dell'identità politica.
Dobbiamo sempre accontentarci della medietà compromissoria fra il fascismo underground - sempre vivo e presente - e la sottocultura borghese.
In Italia la democrazia è una finzione - forse è una finzione dovunque - un principio rifratto da ogni angolazione, messo da parte dal sussiego degli interessi arroccati.
La legge punitiva della tortura è stata introdotta nell'ordinamento italiano, con una maggioranza risicata e un'applicabilità evanescente.
Si è riconosciuto solo un principio e lo si è fatto, fra indecorose resistenze solo per la decisione in tal senso dell'Unione europea.
Così, in quattro e quattr'otto, i questurini dovranno mascherare - solo se vi sarà un'adeguata capacità di denuncia da parte dei maltrattati - le loro pratiche delinquenziali all'incontrario, che sono causa di morte, invalidità e traumi psichici profondi.
Il reato di tortura, infatti, viene esteso alla violenza psicologica.
L'estrema resistenza della destra ancora intimamente fascista, renderà ancora più difficile l'applicazione della prima legge su un obbrobrio misconosciuto, come si addice ad una società arretrata e stupidamente forcaiola.
Quante volte si sono sentite affermazioni conformi all'effettiva violenza esercitata, come auspicabili, per ribadirle e chiederne l'estensione, pur sapendo che erano già in atto?
Ecco la rivelazione quotidiana e rimossa del costume intimamente fascista della piccola borghesia italiana.
L'Italia continua quindi a fare il pesce in barile, in termini applicativi: bisognerà conoscere i regolamenti attuativi per capirci un po' di più, ma fin d'ora si intravedono scappatoie interpretative , simili a quelle in uso nei processi per stupro.
La messa al bando della tortura nelle azioni di polizia e negli interrogatori dei catturati, resterà una foglia di fico di intimidazioni e soprusi.
D'altra parte, con la testa che mediamente si ritrovano, i poliziotti neanche capirebbero la valenza etica, prima che concretamente giuridica, della  "tutela in cattività" delle persone in custodia dello Stato, né interpreterebbero il contrasto piazzaiolo, come se non fosse uno scenario di guerra.
Codesti bifolchi esaltati non conoscono né la genesi, né il significato di queste parole. E' credibile che lo Stato non venga a patti verso chi esercita la violenza all'ombra del suo potere, dei suoi pregiudizi e della sua  incultura?
Solo se la parte maggioritaria della società civile non la condividesse.

Non si alleano, Stato e società, occasione per occasione ed anche in termini strategici, con la mafia?
Non è la mafia un reticolo giustificatorio silente, fino a che non decide di mettere a punto le cose?
Il giornalista del Fatto quotidiano che ha reso pubblico quanto si intuiva antropologicamente del democristianissimo Renzie e del suo genitore, è sottoposto a sequestro di telefoni e computer, mentre - come lui stesso ha rilevato - non ci si è mai peritati di fare altrettanto con quelli degli indagati, pervenendo, per questa via, allo svuotamento assolutorio delle inchieste.
Pur giustificata formalmente, l'incriminazione di chi avrebbe passato alcune informazioni al giornalista, per evitare (?) che passassero sotto silenzio, potrebbe essere una neutralizzazione di elementi  irregolari.
Pare - dico pare, perché colgo solo qualche notizia radiofonica, che sia in corso anche un contro-vertice in istrada ad Amburgo, dove una massa incongrua di sfessati dei regimi economici egemoni ed emergenti fa manfrina in inutili convegni.
Non seguo più queste vicende, sono troppo vecchio e smagato per darvi importanza, ma non riesco a cogliere il senso ed il peso di questi retorici fantaccini della politica serva del capitalismo finanziario e della tecnica per involverlo, attraverso le crisi ed evolverlo attraverso la trasformazione magica delle stesse risorse, nel novanta per cento delle opzioni, inutili.
Ecco l'abatino Gentiloni dividere equamente le cinquecento stanze del suo albergo con un dignitario saudita, mentre il Vietnam riunificato sotto l'egida comunista alla cinese, debutta fra gli sciocchi.
Intanto la Russia spazza via l'Isis dalle città strategiche per il regime di Assad e si attesta in veste di protagonista nel medio oriente, divenendo un interlocutore stategico per chiunque.
In trent'anni la Russia all'incanto di Boris Eltsin è tornata ad essere una potenza mondiale, spingendo nel baratro i suoi confinanti ex satelliti, troppo presto illusisi dal passaggio, armi e bagagli, al rimorchio del presunto vincitore.
Eppure il popolo russo è povero, nella stessa percentuale di quello statunitense, parimenti ignorato.
Non è stata una rentrée modellata sulla finzione democratica occidentale da esportazione, che l'avrebbe smembrata;, si è basata invece su di un'altra, autoctona e tradizionale finzione che, rimanendo fedele a se stessa, è, per ora, risultata vincente.
Il gioco dinamico delle contrapposizioni in contraddittorio ha ripreso il suo corso pericolosissimo, ma nel quale nessuno è migliore dell'altro.

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