lunedì 17 luglio 2017

Le trame del potere e l'incanto, critico ma disarmato, che indulge, per questo, alla piaggeria.

Roberto Saviano, un retore che non mi entusiasma, ha questa volta pubblicato un bel reportage su Roma - centro di smistamento, in tutta europa, della droga.
Magazzino di stockaggio, di merce sbarcata a Livorno - dato che Gioia Tauro e Napoli sono ormai inflazionate, per questo genere di approdi, attraverso sinergie fra la malavita romana e n'dranghetisti, camorristi e altrimenti mafiosi trasferitisi a Roma, viene assegnata alle aree di consumo, valendosi di emigrati, pizzerie e altri luoghi di ristoro, impiantati per copertura, un po' dovunque.
Anche sul suolo patrio e segnatamente capitolino, romani, siciliani, calabresi e campani, hanno aperto ristoranti e ritrovi, specializzati nella vendita prevalente di questa o di quell'altra droga, creandosi in tal modo, una selezionata ed affezionata clientela.
Roma è al centro del vortice diffusivo che, dalle zone di produzione si trasferisce nella nostra capitale e da lì, si irradia per tutta l'europa.
Insieme ai terroristi in transito, esportiamo e sinergizziamo gli stupefacenti per tutti i reietti e tutti i viziati benestanti del nostro continente.
Affari privati, di holding associate e affari pubblici di neo ( di nuovo ) nazioni turistiche.
I nomi, gli apparentamenti, i matrimoni e le sanguinose separazioni, sono noti a tutti gli addetti ai lavori e, quindi, alle forze di polizia civile e militare, che pur intercettando la maggior parte degli stupefacenti ed impedendone lo smercio, restano inerti verso i grossisti del traffico residuo che Saviano stima superiore al capitale sociale della juventus e dell'A.S. Roma. Con quei soldi potrebbero comprarsele tutte e due e renderle competitive, ingaggiando i migliori campioni.
I riciclatori dei soldi delle mafie sono talvolta al vertice delle banche, dalle quali, nella loro posizione apicale, travisano delle strumentali operazioni finanziarie, per ripulire i cespiti del narco traffico.
Il riciclaggio avviene dove meno te lo aspetti, tramite il direttore di una provinciale banca emiliano-romagnola, neppur preso con le mani nel sacco, in quanto partecipe del mercato delle poltrone più professionali e quindi già trasmigrato, sempre come direttore, presso un'altra.
Ora, si sa che la migrazione di vertice avviene solo se si portano con sé pacchetti di ricchi clienti o, comunque, ingenti aspettative di raccolta e di impiego. Senza investigare troppo sulla materia origianria e la crezione che ne deriva.   
Da Roma caput mundi a Roma caput Coca. 
Le cronache del degrado criminale, dovuto all'immigrazione, si estendono in continuazione: non tutti gli immigrati delinquono, ma diversi fra loro, organizzati in gang o in conflitto fra gang, battono le pensiline della ferrovia, i portici del centro e asportano denari e documenti soprattutto dalle bisacce delle signore.
Se non sono dei dilettanti sprovveduti, imitatori che servono come i piccoli consumatori della droga negli aeroporti, mentre passa il carico, fanno bottino, ogni giorno e recuperano le loro ridotte in città diverse da quelle in cui si spostano per rubare.
Aumentano anche i poveri e i disperati: costoro dormono dovunque, si lavano come e dove possono, attentano, non per loro colpa, alla salute pubblica e si dividono fra remissivi ed aggressivi. Normalmente occupano spazi differenziati e ben delimitati.
La prostituzione si esercita, anche nei confronti dei passanti, con richiami dalle finestrelle dei camper, in zone residenziali, anche se non particolarmente popolate ed abitate soprattutto da extraxomunitari.
Le ragazze sono di etnia Rom, da intendersi come rumena, che pur avendo tratti zingareschi, sono fuori dal crogiolo gitano, che prevede il furto, l'appropriazione speculativa dei bambini - in misura molto ridotta, ma persistente - ma esclude fra le sue file e in ossequio alle sue leggi e al suo costume, la prostituzione diretta dei suoi membri.
Indulgono invece facilmente alla messa all'asta di creature estranee al loro ambito, ma dipendenti organicamente da loro.
Un caso simile fu scoperto anni fa, a Bologna, perché la praticante era palesemente minorenne: i suoi sfruttatori, una coppia, la controllava dalla roulotte nella quale anche lei rientrava a sera.
L'accoglienza indiscriminata, senza un contratto di lavoro, comporta, inevitabilemnte tutto questo.
Ma di quale discrimine potremmo - non lo stiamo facendo comunque - valerci se il lavoro è temporaneo ed occasionale anche per gli indigeni?
Quindi, la patologia sociale è provocata da infezioni autoinflitte. 
Nessuna delle campagne blaterate sui social ha attinenza diretta con quanto percepito dal popolo: si tratta di mosse interne a questo o quel mondo - compreso quello ecclesiatico - che selezionano i contributi a dinamiche interne. Certo, con attinenza a quanto sociologicamente si va apprestando, ma con logiche di riposizionamento e prevalenza delle forze in sinergico contrasto.
Questa esigenza si manifestò in Italia, nella sua storia recente, con le convergenze parallele - un'assurdità - di Aldo Moro, che gi costò la vita. Il compromesso storico con il partito comunista unica vera forza politica, insieme alla Democrazia cristiana. Oggi si sarebbero chiamate larghe intese.
Oggi, la lotta non viene dall'esterno, spaventato nelle sue aspettative da movimenti inconsulti o troppo raffinati dei suoi satelliti, ma si svolge all'interno delle istituzioni, civili ed ecclesiastiche, tutte tese al mediocre potere, delegato da chi conta veramente o, nel caso della Chiesa cattolica, sul volano delle posizioni prospetticamente più consone al proprio rilancio e capacità di condizionamento degli eventi politici.
Per questo - pur fra mille contese e inimicizie fra la congregazioni mondiali e una sorda contesa episcopale,che ne è la gerarchia accentrata  all'interno delle mura leonine, c'è irritualmente un gesuita sul soglio di Pietro.
La riforma della curia che esprime le divaricazioni ecclesiastiche, affidata in un primo tempo a un teologo conservatore, è stata affidata ad un politico di sinistra evangelica, già primo dei non eletti nel Conclave ratzingeriano.
Così s'interseca la dialettica storica che qualcuno domani leggerà frettolosamente, senza coglierne il senso.
Nè oggi, né allora.
Per questo la Storia non insegna niente.

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