domenica 9 luglio 2017

La Chiesa che sta nel mondo.

Il Fatto quotidiano ha preso a pubblicare, mensilmente, un magazine d'inchiesta.
Questo mese è la volta dell'opposizione al pontificato di Bergoglio ed alla sua stentata riforma della Chiesa sul terreno.
La nomina di due vescovi metropolitani provenienti dalle periferie e senza berretta cardinalizia, oltre ad un altro, recentissimo, testimoniano della fatica impari, rispetto ai comodi consolidati, anche quelli esclusivamente pigri del piccolo clero.
Se i nuovi, sparuti arcivescovi di strada non potranno partecipare ai conclavi, la reazione sarà assicurata, se vi perverranno per l'estinzione fisica degli insigniti dignitari, bisognerà constatare quanto giocherà la prospettiva di un potere ritenuto irraggiungibile: se poi vi giungeranno da cardinali, l'innovazione del gambero ritornerà all'origine, come del resto è conforme al controriformismo cattolico. 
Sta di fatto che l'evangelizzazione dal basso,  fa venire l'orticaria anche a quel sacerdozio minuto che, ormai inchiavardato a un ruolo di passività oziosa, non vuole dedicarsi alla cura di altri diversamente sfigati.
Quindi, questo Papa erra, propone utopie - che l'uomo possa esser buono - non è infallibile in sede politica; in quella dogmatica - lo dice la parola - si. Infatti Bergoglio non ha sovvrtito la dogmatica, vi ha affiancato delle note interpretative aggiornate alla realtà di una chiesetta dei privilegi, sempre più arroccata in se stessa.
Per indurla alla modestia basterebbe farle pagare le tasse su tutti gli immobili che possiede, ma neppure il giacobino per una notte, Mario Monti, si azzardò a proporlo.
Solo una Chiesa spogliata dei suoi beni - si presume - potrebbe diventare povera, ma a prevalere, anche sul piano della diplomazia politica, soprattutto quella italiana, mediata dal Vaticano, sarebbero le altre diocesi più ricche del mondo, più prossime al potere ed alla ricchezza egemone.
Per questo la battaglia dell'eletto, già troppo vecchio, non potrà esaurisrsi con lui, anche se è probabile o semplicemente possibile che i futuri conclavi rafforzino questa scelta politica, così come, invece, è da mettere in conto che, senza sovvertirla sfacciatamente, la diluiscano e la condizionino dall'interno, fino a farle rinnegare, sempre attraverso la finzione, le sue premesse.
Una sorta di larghe intese ecclesiastiche: una mediocrità renziana.

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