domenica 9 luglio 2017

Cose di Cosa nostra.

Che la magistratura fosse la cassazione dei reati politici, lo si sapeva fin dai tempi di Andreotti e del suo braccio destro Carnevale.
Ebbene, non è cambiato niente e i togati continueranno a scalpitare entro i due primi gradi di giudizio, per approdare, vecchi e ricchi, nel barocchissimo Palazzo dei Marescialli, a confermare, presso una sezione, per poi sovvertire, in un'altra, il frutto di decenni di applicazione giuridica non conformista.
Che sia stata un'applicazione efficace, lo dimostrano gli omicidi dei suoi artefici e l'incarcerazione di personaggi che agivano su due fronti, sicuri dell'impunità.
Non è tanto per queste cariatidi della mafiosità collaterale, pur meritevoli di espiazione completa, anzichè di trattamenti previdenziali da dirigenti o senatori, quanto della cassazione delle stesse ipotesi di reato, per le larghe intese mafiose in procinto di essere ristipulate.
Che sia stata la Corte di Strasburgo a sottilizzare sul reato formale di concorso esterno in un'associazione criminale, cambia poco la sostanza.
L'invadenza della giurisprudenza europea si scontra con le collusioni borboniche e affaristiche del sud e del nord, fa regredire la lotta alla mafiosità nazionale, piscia sulle lapidi di chi si è ingenuamente sacrificato, da pedina contro altre pedine di un reticolo mafioso che vede tutt'ora in corso una trattativa infinita, che è meglio lascire a lorsignori perché interseca la finzione istituzionale. 
Fu Falcone a chiedere ed ottenere l'istituzione di questo nuovo reato, indispensabile per scardinare la fitta e magmatica rete di complicità in perenne intersezione che foraggia il crimine e lo coopta al potere.
Tralasciò un altro e decisivo aspetto, giuridicamente non rivendicabile: il perseguimento dei capintesta, reddituari statici meridionali, baronie sotto - neanche tanto - mentite spoglie e via, a scendere, di tutta la pletora del funzionariato politico e poliziesco ( carabinieri compresi ), incline a riconoscere il potere reale che, per qualche anno, li aveva abbandonati, perché rimosso a sua volta.
Ecco che, alla vigilia della seconda edizione delle grandi intese, fra un giovane rottamatore e un vecchio, vecchisimo mammasantissima, di nuovo pronto ad uscire, come Totò Riina, dal suo 41 bis,
i nuovi mafiosi, con la benedizione ereditaria dei vecchi, sono alle porte.
La Democrazia cristiana non muore mai. 

Nessun commento:

Posta un commento