lunedì 10 luglio 2017

Il nerbo della nazione.

La mafia militare si rifà viva, dopo molto anni di silenzio.
Alludo a quella siciliana, dato che quella calabrese si è mossa molto, sopravanzando, nel fatturato conosciuto, Cosa nostra.
In realtà, mi diceva un medico palermitano, parente di una delle mie disperse amicizie, che, in centro, erano ricomparsi i ladri di motorini, a suo tempo moralizzati dalla mafia.
L'abbandono dei piazzali e delle vie non era stato determinato da una contrazione dell'attività, ma dal suo spostamento verso attività più lucrose ed evolute, alle quali la mafia si era dedicata.
Sembrano tornare in campo, i picciotti e lo fanno celebrando il venticinquennale degli omicidi di Falcone e Borsellino, mentre Bruno Contrada ricomincia a percepire la pensione da dirigente dello Stato e tutti gli altri collateralisti contano di por fine alle loro inaspettate sofferenze.
La Corte di cassazione, neppur tutta, ma solo una delle tante sezioni che si contraddicono, ha sancito la riabilitazione dei delinquenti istituzionali, raccogliendo una interpretazione, più estranea che astratta, sull'insussistenza dell'associazione mafiosa esterna.
Invece, il concetto andrebbe sviluppato in ogni ambito della vita sociale, societaria, economica, legale.
Di cotali mafiosi freddi, distaccati, ruffiani e, soprattutto, ignoranti, si compone il nerbo della nazione.        

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