venerdì 31 marzo 2017

L'europa sovrapposta.

Il 25 marzo scorso, la riunione , a ventisette, delle icone false di un europeismo sperequato, nel quale le ingiustizie sociali "in itinere" sono macroscopiche, non ha conosciuto contestazioni. Hanno sfilato solo belle anime , sostanzialmente prone, senza nessun conato di opposizione, ma solo di significanza morale, del tutto ininfluente.
Un'azione preventiva di relegazione in camere di sicurezza, anche otto ore, di tutti coloro che, intercettati alle porte della capitale, sono stati ritenuti, discrezionalmente, dal Questore adeguatamente indottrinato politicamente dal ministro Minniti, ex sodale di D'Alema, idonei o non idonei a seconda del loro "orientamento ideologico".
E' stata la prima volta in cui la facoltà di manifestare è stata "concessa" solo agli oppositori di Sua Maestà ed introdotto un sistema di negazione preventiva dei diritti costituzionali a far valere la propria facoltà di espressione, anche radicale, del dissenso.
L'involuzione democratica di questo corrotto paese sta raggiungenso livelli di intolleranza pericolosi, che provocheranno reazioni inconsulte, provocate da stupidi gerarchi, di un ordine alieno, sempre più autoritario.

Giambattista Vico.

Hanno un bel da lagnarsi i "latinos", vale a dire gli ispanici del meridione americano, del trattamento riservatogli, in passato e attualmente, dagli Stati Uniti del nord.
Se per contrastare il controllo di vicinanza, non hanno altra possibilità che insediare al governo dei personaggi come Nicolàs Maduro, in Venezuela, dovrebbero se mai meravigliarsi della sua non ancor avvenuta rimozione. 
Evidentemente agli Stati Uniti e ai suoi lustrascarpe in divisa, " a difesa della propria patria ", certi soggetti danno meno ombra di presidenti colti alla Salvador Allende, da sostituire con un generale ladro ( lui e la sua famiglia ), per fargli sperimentare - come fanno per i farmaci, in Africa - la distruttiva ed ancora attuale politica economica dei Chicago boys.
Il multicolore presidente venezuelano sembra uno dei nostri notabili meridionali, d'aspetto novecentesco, riesce a mantenere sulla soglia della sussistenza una popolazione incolta, inadeguata e con un'alta percentuale di criminali, disponendo di ricchezze petrolifere che lo collocano al terzo posto fra i produttori mondiali.
Maduro viene consigliato, durante il sonno, da quell'altro paladino dell'incultura che è stato Ugo Chavez, militare prima destro e poi sinsitro, allo scopo di acquisire  e mantenere un potere demagogico e che non si è mai proposto di iniziare un processo di crescita nazionale.
E' certo che, per farlo, avrebbe dovuto eterodirigerlo con mano ferma, ma ha preferito - e Maduro segue la stessa traccia - godere dei benefici di un potere incompetente, cassando ugualmente la democrazia e l'educazione civile dei concittadini.
Se fosse stato in grado di farlo, sarebbe già stato rovesciato da un colpo di Stato, sponsorizzato dagli Stati Uniti. 
Forse, la politica di Trump, di lasciarli nella merda, sortirà - se sarà confermata nella prassi -  effetti analoghi, se non identici, creando però una palude che sarà molto difficile bonificare, a meno che non ci si voglia restringere effettivamente e "sine die", nei propri confini satolli, perdendo lentamente i propri magazzini di approvvigionamento. Questo non è credibile.
Eppure, l'america latina sconta la sua natura pigra, confusa, plebea e violenta che la mantiene ai margini del mondo ricco, del quale potrebbe altrimenti, con qualche eccezione, far parte.
Invece, le risposte alle difficoltà crescenti nel mantenere il controllo delle situazioni, mal amministrate per manifesta incapacità, producono l'istituzionalizzazione della prepotenza becera, simbolo di una società che non muta, ma che conferisce una "sicurezza" arrogante ai deprivati di tutto, che tali restano, ma possono esercitare un potere e un controllo para-regime, nelle strade e nelle aie. 
La Chiesa cattolica, ancora egemone, presenta in quel sub continente, la gerarchia più reazionaria dell'episcopato: arcaica nel pascolo delle pecore e dei montoni, mondana e ingioiellata nelle barocche residenze. Le cliniche più attrezzate sono di proprietà della Chiesa e sono rigorosamente riservate a degenti facoltosi, a privati in grado di pagare rette altissime. Per il popolo vile, una preghiera per l'animaccia loro attaccata a un chiodo. 
E' un dato di assoluta evidenza che gran parte del mondo è abbandonata ad un destino di sottosviluppo, ma quel che perplime è lo smottamento delle società pseudo-liberali, nelle quali il welfare è in via di privatizzazione finanziaria, verso l'immiserimento della classe media e la regressione della democrazia in una ripristinata censitarietà.   
Giambattista Vico aveva ragione: la vita è circolare.

mercoledì 29 marzo 2017

Noi siamo felici, noi siamo contenti...

C'è, nel minestrone amministrativo, un margine di manipolazione che vecchi arnesi dell'imprenditoria che non conosce crisi, affidano alla cura tartufesca degli azzeccagarbugli disoccupati - alcuni anche molto bravi - che si impiegano e si umiliano nel parare il culo al padrone e nello scoprirlo agli altri, mettendo nelle previsioni la ritirata strategica, ma, se richiesti, anche la più cupa ed indecente circonvenzione degli incapaci, che sono molto numerosi e dei distratti. All'ultimo momento questi ultimi non sanno come acquisire facoltà trascurate fino ad allora e a dirimere le tesi artatamente interpretative delle aziende. Siamo tornati all'impiego post bellico, quando spesso e volentieri agli sprovveduti lavoratori non venivano versati i contributi previdenziali da parte di ditte poi trasformatesi od estinte. Oggi, sull'abbrivio della distruzione dei diritti lavoristici, sul superamento dei contratti e sulla scelta dei sindacati interlocutori, le aziende ruminano, forzatamente ed  artatamente, per farsene una gestione finanziaria attraverso "l'offerta", barattata nei contratti aziendali sempre dal tribunato della plebe ammansito, di un welfare privato, nato, per miracolo, dalla sera alla mattina e che ha sostituito ( o è sostituendo delle ) le guarentigie contrattate in azienda, del personale. Qualcuna di queste aziende non le ha mai avute ed ha scoperto, sempre insieme ai sindacati di fiducia, per slancio assistenziale mai esercitato, il "benessere" e la sicurezza dei propri felici dipendenti. Sono queste ultime, spesso dimensionalmente inadatte ad impegni improvvisati di questa portata, le più insidiose
Certamente, nella loro storia e nella loro attualità, hanno avuto ed hanno un contenzioso giudiziario elefantiaco, vincono e perdono, praticano un'omertà ambientale assoluta, anche quando perdono hanno ottenuto un guadagno, con la pratica, quasi prestimabile. 
Se queste sono le premesse ce n'è da "far tremar le vene e i polsi", senza tutele da rappresentanza, che non siano a loro volta insidiose, barattate a livelo aziendale ed a livello politico.
Come nelle garanzie e nelle fidejussioni esistono, in basso e in piccolo, le clausole onerose ad annullare il rischio del garante ed a fargli lucrare, nel frattempo, quando il garantito lavora, una rendita, cosi' appaiono negli statuti, nei cedolini degli stipendi e nei riferimenti alla normativa aziendale, dei codicilli che, pur non potendo derogare dalla legge generale, se non in meglio, vengono illusionisticamente agitati, mischiati, emulsionati e poi proposti, ma in termini ingiuntivi, per farne una forma, non condivisa, di tesaurizzazione.
Ovviamente, in queste more, il popolo lavoratore è felice come quello della Corea del nord per il suo pupazzone, nel timore della delazione ambientale, ma anche semplicemente della difformità di atteggiamento nei confronti dell'offensiva e demenziale propaganda.  
Ἰφιγένεια, Iphighéneia, Ifigenia, in Aulide e in Tauride, tragedia euripidea, declinata in farsa compiaciuta e prevaricatrice e rimodellata nel serventese universitario: " noi siamo felici, noi siamo contenti, il culo, festosi, porgiamo agli eventi". 
Nel mondo prossimo, prossimissimo, venturo, sarà necessario dotarsi dell'avvocato di famiglia, come ora del medico, ma trattando il leguleo il diritto privato, sarà accessibile a pochi, in rapporto a cifre individualmente modeste, che, invece, costituiranno un volano cumulativo per le aziende, fra l'altro trasformistiche e per le banche in particolare. Gli altri "patronati", di qualsiasi natura, saranno trappole per i topi. 
La delega, oltre che a tradire incompetenza e tradizione a demandare la rappresentanza dei propri diritti a dei "promotori", non è più esercitabile. I diritti sono individuali, oppure ed è il caso in oggetto, non ci sono.

martedì 28 marzo 2017

Il ministro delle pippe.

Certo che l'ignoranza è una bella risorsa per stare a questo mondo e per rappresentarne uno degli aspetti meno nobili: il lavoro.
Il grossolano ministro delle cooperative, usurpatore sia di quello del lavoro, sia di quello del welfare, ha citato la fiducia derivante dalle frequentazioni plebee quale criterio di selezione dei lavoratori, da parte di datori consimili. Si, perché gli uni e gli altri appartengono allo stesso ambiente materialistico, ma ne traggono ideologie contrapposte.
Caro Poletti, si vede da dove vieni: tu, come tutti i cafoni, te ne farai certamente un vanto. I calli alle mani, la franchezza dei giudizi, la banalità delle mansioni, i lavori per abbrutiti mentali.
In fondo sei l'icona della riproletarizzazione del lavoro, del quale sei diventato un ordinario sfruttatore, per aver valicato il confine fra il mettere a contributo le forze e dirigere un'impresa.
Si tratta di un binomio grezzo, fatto di uomini pratici, concreti, non distratti e disturbati da influenze meno che istintive, in conflitto sperequato per l'abbandono della trincea da parte dei sindacati che sono un demando sociale della politica che hanno a riferimento e degli interessi che ne discendono.
Personaggi di questo calibro, Amadori, direi, avrebbero potuto essere i gerarchi di un sistema corporativo, i capi di un kolkoz, di un complesso siderurgico e di una struttura politica intermedia, nella catena assolutistica del comunismo.
Poletti è stato potenzialmente tutto questo ed è solo apparentemente paradossale che, depotenziato, cafoneggi sulle persone men che vili, dal ministero del precariato.
Insomma, i lavoratori amministrabili da uno come Poletti devono essere del suo livello, quindi dei manovali. Il mondo del lavoro salariato ha compiuto il suo ritorno alle origini; casomai, in forme aggiornate, potrà forse ripartire verso un viaggio esclusivamente mentale.

L'etica del capitalismo che non piace a chi se ne maschera.

Il ministro Marianna Madia, delegata dello Studio Gnudi ad intrattenere, dal governo, rapporti strategici, ha copiato trentacinque delle novantaquattro pagine della sua tesi di dottorato all'IMT, l'alta scuola di dottorato di Lucca, ha modificato, in termini analoghi, la terminologia scientifica e tecnica, ha miscelato il tutto per cercare di renderlo irriconoscibile.
Il Fatto ha acceduto all'elaborato attraverso internet, attingendolo dall'archivio dell'istituto universitario. Un caso analogo, pubblicato in Germania dalla Süddeutsche Zeitung, portò, nel 2011, alle dimissioni di un ministro tedesco.
Molti titoli accademici sono conseguiti così, con l'intenzione di vestirsi di un attestato di orizzontale e uniforme acquisizione di nozioni rigidamente applicative, con al massimo la conoscenza dei loro protocolli procedurali.
Nessuna elaborazione critica ed esegetica, dopo, ovviamente, essersi impossessati della materia, allo scopo di trarne un vantaggio immodificabile. Questa aspirazione è realizzabile solo nell'ambito di un ambiente favorevole, nel quale basta solo essere inseriti ed essere poi disposti a rappresentare ed impersonare i demandi del "tutor" professionale.
In quest'ambito, l'acriticità e la fedeltà sono preminenti, mentre coloro che conseguono i medesimi risultati accademici, ma sono fuori dai giochi, possono solo far da coristi. In ogni caso, gli aspiranti, con o senza fondamento, provengono da famiglie culturalmente depresse o dispregiatrici, se non in senso strumentale, della cultura, che, se non incanalata, diventa estraneità ambientale e porta ad emarginazione e disprezzo.
D'altra parte, in questo cattolicissimo paese, fin nel midollo, non è possibile l'etica calvinista, se non come ipocrita e opportunista rappresentazione, verso un incipit pro tempore dominante, ma alieno. E' la stessa rappresentazione celebrativa dei valori democraticamente cangianti, da adottare per stare in branco, in testa o nel mezzo. "Gnosis auton, medice, cura te ipsum" replicante e ricopiatrice di impeccabile coerenza con il modello, sorriso stentoreo di circostanza, moralizzatrice degli impiegati pubblici, degli assenteisti, dei furbetti del cartellino, tu furbastra dell'iterazione, o meglio, ispirata ai classici moderni, antesignana accademica della cortigianeria.
Grande preparazione, dunque, insediamento per meriti conclamati, coma la Maria Stella Gelmini, che superò l'esame d'ammissione all'avvocatura a Reggio Calabria, perché " a Brescia non ci si riesce". Qualcuno ci sarà ben riuscito. Per altro, era convinta che esistesse un tunnel neutrinico che congiungesse l'Abruzzo con il CERN a Ginevra.
Itineranze, entro perimetri ben ristretti, per trovare una scusa ad una mansione di copertura per meriti preliminari e scopi secondari, una Madia, per una Gelmini, per un Poletti qualunque. Ministri di rivalsa, burattini che si credono burattinai, retori del buon costume, della morale superficiale alla quale aderisce per presunzione d'investitura, la fascia grigia che non può farsene beffe.
D'altra parte che c'è di non già noto da spacciare per nuovo e, per precipitato, in meglio, a chi non ha la conoscenza per interpretarne i contenuti sotto traccia, a rirovesciare la prassi, a pochi nota, in instrumentum regni? Ma qua voliamo troppo alto, Machiavelli non si addice a questi sacrestani dell'urna, a queste vestali del fuoco sacro, a queste scimmie imitatrici di quanto è meglio non sapere.
Naturalmente, in replica, si ribadisce la verginità della creazione, ma non si entra nel merito della dissezione praticata al testo dal denunciante, che, invece, essendone l'estentrice, si dovrebbe conoscere a menadito. Chiusura a riccio nel proprio sacello inviolabile, nell'appartenenza all'ordine, anche se gli elementi per rimanervi si sono attinti all'esterno, inaccessibili, come tutto il popolo bove, agli sbugiardamenti elitari. Solo l'irritazione per il dileggio pecoreccio di chi si diverte a trovare in fallo chi credeva di essersi messa al sicuro. Da tutto, fuorché dal ridicolo. 

lunedì 27 marzo 2017

Il Sindaco sabaudo e quello post papalino.

Il Sindaco di Torino, Appendino, si muove con sabauda riservatezza, fa quello che ritiene di dover fare, non cita beppe Grillo ad ogni piè sospinto e, ogni tanto, cala l'asso. Ieri, 26 marzo, ha presentato il conto del mancato trasferimento dei fondi destinati ai Comuni, al Governo: nel caso di Torino si tratta di sessantun milioni di euro. " Se ha trovato i soldi per le banche, deve trovarli anche per i Comuni". Anche il Sindaco di Bologna, Merola, aveva protestato due volte, in epoca Renzie, contro la sopraggiunta avarizia dell'esecutivo, non aveva ottenuto niente, se non apprezzamenti da borgataro circa la sua scarsa presa sull'elettorato locale...al confronto con...Un'altra non necessaria prova della necessaria asfaltazione del cafoncello di Rignano: la prima fu la tazzina di caffé sul banco del Governo alla sua prima uscita parlamentare, da presidente non eletto.
L'Appendino ha invece messo sul piatto il conto formulato aritmenticamente.
Il diverso stile e il diverso clima ambientale  di due esponenti dello stesso movimento, sono amblematici di una diversità di costume, che sarebbe clamorosa se non fosse già nota, anzi sedimentata: la guerra del regno di Sardegna contro la Chiesa e gli Stati borbonici del sud - di cui Cavour non conosceva neppure l'idioma - furono una pura forzatura degli ambiti d'interesse e d'influenza nell'europa dell'epoca ed hanno lasciati intatti costumi e assetti di potere, modelli economici e morali, completamente difformi, tenuti sovrastrutturalmente insieme ed in termini sempre meno identificativi, dal sentimento religioso cattolico comune, sia pur manifestato in fogge diverse.
La Raggi fa una fatica improba, non è neppure aliena dal piccolo cabotaggio degli interessi clientelari ( cominciò la sua attività d'avvocato nello Studio Previti, al quale non approdò certamente senza raccomandazioni ambientali ), è intestataria di polizze assicurative, non per incassarle, ma per fare un favore al suo galante collaboratore, sembra un cane in chiesa alle manifestazioni ufficiali alle quali deve partecipare, ricorre al suo mentore e si fa eterodirigere da Beppe Grillo, come già dai suoi assessori e consiglieri, arruolati  perché, in cambio della loro nomina, la coprissero , dà un'immagine tradizionale della corrusca e corrotta amministrazione capitolina.
Il Sindaco Appendino sembra decisamente un uomo - non me ne voglia - con la sua sacertà e fisicità, il caschetto alla maschietta e il viso robusto, un po' squadrato. E' seria e severa, non teme l'impopolarità e non provoca o propaganda, va allo scopo e chiede, motivatamente, soldi per la sua amministrazione. Ha tolto l'adesione di Torino alla contestatissima TAV e siede al suo scranno senza indulgere in parate pubblicitarie.
La Raggi, già condizionata dal ruolo istituzionale e religioso della sua città, o meglio, dalle influenze e dalle pressioni di potere che il multiforme generone romano è in grado di produrre, cerca, sperduta e bambinesca, rifugio nello sci, ma anche sulle piste viene inseguita dalle Iene che ne mettono in dubbio l'eleggibilità, in quanto la raccolta delle firme per sostenere la sua candidatura sarebbe stata fasulla, come quelle di Palermo e di Bologna. "Firmopoli", dunque per i paladini del servizio al popolo, del cui mandato sono beneficiari e, per questo, dipendenti. La furia spartitoria che ha bisogno di una poltrona amica, si riscatena al di fuori di ogni remora, ma, come già per il Sindaco Marino, rimosso dalle faide interne al P.D., può basarsi sia pur pretestuosamente e strumentalmente, su ipotesi conformi alla corruzione ambientale che nessuna successione al vertice può correggere e che non è neanche apprezzata dal costume di quella società.
Il Sindaco Appendino rappresenta la dinastia distante che volle impelagarsi nella conquista e congiunzione artificiale di una penisola percorsa da ogni sorta di variabile culturale, linguistica, economica e di tradizioni, per dare lustro ad una monarchia di rivalsa che avrebbe potuto essere facilmente acquisita dalla Francia. La Roma estorta ai Papi, con i quali si venne subito dopo a patti, ha mediato al ribasso le esigenze elettorali del centro-sud, abbandonando il settentrione a far da sé, nel ruolo, neppur egemonico, di fornitore di cespiti da rubare e da distribuire.
Da questo, l'istituzionalizzazione del razzismo - ricambiato - verso i terroni parassitari, ben rappresentato dalla Lega che, non dimentichiamolo, è un movimento popolare reazionario, che fa il paio con il fascistume incistato nel meridione, a partire da Roma. Ma il parassitismo però esiste e, senza una rimozione chirurgica, non si sanerà mai da sé. Per questo bisogna prendere atto che l'Italia, a soli centocinquant'anni dalla sua cucitura, è ancora un'espressione geografica. 

domenica 26 marzo 2017

Quel che ancora non si vede e che ci cadrà in testa come un' imperscrutabile conseguenza del Fato e che invece è prodotto degli aggiustamenti d'interesse della politica sotto i colpi del disordine accettato, mentre quello di reazione viene represso.

La stampa, quella che i comunisti chiamavano correttamente, la propaganda e per la quale avevano un apposito ufficio politico, è sempre più ridimensionata dall'informazione on-line. I fogli residui, che vivono anche di abbonamenti digitali, inibiscono, dopo i titoli, la lettura dell'articolo, rimandandola ad una sottoscrizione. Tutta l'informazione si fa estemporaneamente pubblicitaria, in termini asseverativi rispetto alla definizione dei comunisti. Alla banalizzazione dell'informazione, succedanea alla fine del confronto ideologico, che vedeva molti filosofi, molti letterati e un'infinità di giuristi sui banchi parlamentari, si accompagna un'enfasi crescente per la cronaca nera, reale o amplificata, per lo sputtanamento orizzontale che va dal malaffare della politica a quello privato, con esenzione per quella ambientale e prossima al foglio diffusore. La società del meticciato è sempre più raccontata solo per un'utenza bianca, autoctona: gli immigrati e i devianti indigeni non leggono le gazzette cartacee o informatiche nazionali. Nazionali e, in quanto tali, provinciali, mentre la stampa internazionale ha sempre più un chiaro riferimento di nicchia e inanella informazioni economicamente oggettive e politicamente orientate al costume delle lobby ed ai loro interessi, senza neppure curarsi di volgarizzarli. Questa metodica è stata ed è ancora propria della diffusione di notizie - alcune e non altre - dell'informazione indigena e, da destra ( il Giornale e Libero ) a sinistra ( il Manifesto ), parlano di un mondo di borghesia delle professioni e dell'imprenditoria residua, in fase di ripiegamento e declino e di una sempre più mitologica classe lavoratrice, confondendola artatamente con il singhiozzo occupazionale. Anche per questo il confronto dei proclami e de suoi mutevoli editti non è più avvertito come facile spunto di contesa verbale, direttamente assimilata, per slogan, dalla carta stampata. Emerge quindi, dalle notizie, la vita ordinaria, ma non quella grigia e uniforme, solo potenzialmente indispettita dall'approssimarsi di alieni, sociologicamente e culturalmente, bensì proprio quella, inquinante, del colore borgataro, con il suo non originale degrado e la sua inassimilabilità alle costumanze garantite, oggi con il sentore di una intervenuta fragilità. L' involuzione del commento sopraggiunge allorquando la toponomastica delle città è già stata quasi completamente alterata e quando le ultime sacche di resistenza conservatrice cedono le armi, ricche e satolle, talvolta mantenendo la proprietà delle mura ed affittandole per farsene una rendita, tal'altra alienandole, dato che i figli non intrevedono più una garanzia di reddito sicuro nella compromessa gestione familiare del commercio. Anche le residue attività produttive, che hanno visto ridursi le dimensioni e, con esse, il personale impiegato, se ereditate - senza quindi ambasce per trovarsi una precaria a sfruttata occupazione - stentano, ridotte ad officine, a stare sul pezzo, fra momentanee euforie e cadute di fiducia.  La "piece" cambia con ritmi ormai in accelerazione, per consentire ai vecchi interpreti di uscire di scena e consentire ai nuovi guitti ( espressione non offensiva degli esordi teatrali ), comunque appartenenti ad una mal laureata classe di discendenti degli schiavi, di catapultarsi con la testolina zeppa di luoghi comuni, appresi anche nelle aule universitarie,  in una scomposta e spesso anche indegna contesa per l'arricchimento padronale, in cambio di quattro soldi per la vecchiaia, che neppure la previdenza pubblica amministrerà più e che passeranno in gestione alle banche, eterne profittarici del denaro e delle necessità paradigmatiche, sempre illusorie, delle masse, senza strumenti propri, che non siano l'asservimento, per trapassare nel campo degli sfruttatori anzichè rimanere in quello degli sfrutatti. 
La rifirma del Trattato di Roma, ha visto convergere ben ventisette Stati disomogenei, alcuni dei quali astiosi e ipercompetitivi a ciacole e rimostranze, rispetto ai sei Stati fondatori che sarebbero dovuti rimanere tali e soli, per dare un senso economico e politico e non di struttura delegata continentale degli Stati Uniti o, in alternativa, della Germania, all'originario progetto, nato sulle ceneri della seconda guerra mondiale, che però si è conclusa solo con la riunificazione tedesca. La Gran Bretagna non c'era già più, ammesso che ci sia mai stata, non avendo adottato l'euro ( sarebbe forse rimasta se fossero state le altre nazioni ad adottare la sterlina, in una specie di  Commonwealth appena al di sotto del canale della manica ).  La retorica rimodulata si fa diversamente insidiosa e prepara la strada ad eventi difficilmente individuabili in una fase nella quale si è voluto stringere, ancora una volta, la vite delle consuetudini storiche fra le isole e il continente, fin troppo esteso in un ambito slavo di poca affidabilità culturale e politica e già incline - è il caso della Polonia - a rivendicare, da destra, delle uniformità che non sono reali e che temono possano sancire una relegazione minoritaria permanente nell'assetto unionista.
Infatti, cosi è: il corno delle possibilità consiste nel rafforzamento del nocciolo duro intorno ai tedeschi o nello sfarinamento omologatorio  verso le nazioni meno attrezzate e povere, dato che l'unità alla pari, cioè l'eguaglianza, è possibile solo in basso, dove qualcuno, per comandare, ha interesse a tirare giù gli altri, mentre questi ultimi coltivano "necessariamente" l'interesse opposto, cioè quello di metterli sotto i piedi. Alla facitura del dipinto sgorbiabile contribuiranno in maniera determinante gli Stati Uniti, che, nella vulgata trumpiana sembrano inclinare verso l'ognuno per sé e lo sgravio delle entità povere e senza prospettive che non si vogliono più ospitare perché nulla facenti e potenzialmente, quando non già in atto, criminali.  Da decenni, l'ospitalità si è tradotta in un trasferimento di denaro ingente verso i paesi dell'est, la cui parte maggiore è stata assicurata dalle attività criminali esercitate sul nostro suolo europeo in sinergia con la malavita indigena. Ora, come già prima la guerra del Kosovo, per assicurare una fuga a pagamento alle popolazioni musulmane, la tratta migratorie delle persone e dei bambini sulle rotte subsahariane e mediterranee, si alimenta di riscatti, vendita di organi, prostituzione e speculazioni sull'accoglienza, come l'inchiesta su "mafia Capitale" ha messo in luce. Su questi scenari, reali e iconografici, con in mezzo un  popolo insignificante, si giocheranno i nostri destini prossimi.

sabato 25 marzo 2017

Cerimonie ad auspicio e beneficio loro.

Gli eurocrati a Roma, il Papa a Milano.
Serata di gala al Quirinale per i manifesti pro tempore del potere personale, manifestanti in tutta la città, a rappresentare un "partito del ghetto", comunque un'opzione politica remota. Al ritorno dai quartieri dell'esclusione, come il Pilastro di Bologna, ma anche il Barca, e dal carcere, anche il Papa vedrà gli eurocrati e li ammonirà. Loro sorrideranno e faranno di sì con la testa, fregandosene altamente, in una delle tante rappresentazioni pubbliche nelle quali nessuno è sincero e chi lo è, è un imbecille. Cerimonialità, a scandire tutti i passi falsi della vita e a festeggiare i traguardi formali dei pochi che ne faranno un uso programmato dal censo o rapinato al consenso popolare. Tutto resta immutato, il progresso della storia rimane da certificare, gli stracci che si lascerà dietro non partecipano alle celebrazioni.
Il sindaco di Roma pentastellato ha fatto il suo discorso generico sulla centralità dei cittadini: è stata oggetto della curiosità, procuratale dai media, soprattutto della Merkel. L'Inghilterra, fra quattro giorni, comincerà ad esperire la procedura per uscire dall'europa continentale, in coerenza con la sua storia e il suo costume istituzionale. Sì, istituzionale, perché chi abita negli slums, la stragrande maggioranza, non vota. Inoltre, con il diritto consuetudinario, si vota solamente se si rimane sempre nella propria Contea, secondo l'uso fondiario del feudalesimo, aggiornato alle pratiche pseudo-democratiche. In realtà, con la caduta del comunismo, che equilibrava strategicamente il capitalismo elitario, la politica sociale contenitiva dei Paesi meno attrezzati economicamente in europa e perciò esposti ad una maggiore influenza dei comunisti locali - in primis l'Italia - comportava un riequilibrio, sia pur modesto, nella ripartizione del reddito che, oggi, per restare attaccati al carro di una dubbia democrazia prospettica, ma avvertito dalle oligarchie come un argine ai venti finanziari scomposti, ci costringe a pagare tasse per un impossibile rientro dal debito e ad usufruire di servizi essenziali secondo programmazioni che impiegano anni, per essere malamente e svogliatamente prestati.
La mancanza di contrappesi ha reso sbilenca, irrimediabilmente, la situazione e rilanciato il business della previdenza privata di massa, che ha già messo sul lastrico la categoria degli assicuratori.  
Il Papa mangia con i carcerati, che domani ricominceranno a far valere le gerarchie interne, i cui subordinati saranno repressi, se cercheranno di protestare, dalle guardie a suon di manganellate; gli abitanti delle periferie povere e multirazzial-confessionali, a Milano, sono troppo disillusi per accorrere a rimirare l'uomo bianco, come invece accade in Africa: resteranno comunque nel ghetto e la parola evangelica del Pontefice sarà tradotta, in quanto inutile, in una parata per la visibilità mediatica.
Insomma, per chi è privo di gratificazioni e non ha la possibilità di procurarsele, declina anche la curiosità, la partecipazione gaia, l'identificazione occasionale: ripiega nel suo privato rassegnato. Sarà pieno solo lo stadio, richiamo organizzato e eterodiretto e palcoscenico simbolico d'attualità. Simbolico perché subornato dalle televisioni commerciali.
Gi eurocrati, invece, fra la gente comune hanno smesso di andarci, soprattutto quando sono nella loro veste ufficiale e se ne stanno rintanati in sale lussuose, protetti da scherani di basso livello, pari allo stipendio, come da che mondo è mondo.

giovedì 23 marzo 2017

Ha tolto il vangelo dalla naftalina.

Il pampa-Papa continua nella sua testimonianza e non si fa suggestionare dalle vanità del mondo. L'Università di Salerno voleva "laurearlo" ad honorem in medicina. Che c'entra? Ha declinato perché - ha detto - non cerca onorificenze e, senza esplicitarlo, perchè la sua missione non è dottorale e non vuole farsi irretire né dare lustro per una contraddittoria e falsa gratificazione. La sua testimonianza non prevede allori, come quella di Gesù, come quella di Francesco, che vi rinunciò per una genuinità di conoscenza. Domenica, in coincidenza con la blindatura di Roma per una di quelle autocelebrative e stucchevoli manifestazioni bunkerizzate dei maggiorenti burocratici dell'europa o del mondo ricco ( con tutto il suo terzo mondo interno ), senza farsi confondere approderà a Milano dove pranzerà con i detenuti del carcere di San Vittore. La sicurezza dovrà raddoppiare i suoi effettivi e i suoi sforzi, di cui Francesco non si cura. Sono gesti rappresentativi? Non credo che lo siano esclusivamente e neanche prevalentemente: sono gesti belli e significativi che riconoscono la sofferenza là dove alberga, in simbiosi con quella - ma non sempre - procurata e sottolineano l'uguaglianza degli esseri umani, i cui giudizi sono strumentali ad un ordine arbitrario ( come quello della Chiesa quando esercitava il potere sui territori ).  La testimonianza immanente di questo rappresentante di una dottrina d'amore che non può esistere, né essere condivisa, se non si accetta di confondersi con gli esclusi, per qualsiasi causa, non conosce opposizioni ideologiche o di pensiero, che non siano infastidite e preconcette. Per questo è invisa ai feudatari della Curia e ignorata dalle conventicole statuali, in coerenza con l'esperienza di Cristo, che dei beni di questa terra non è stato investito. 

Marasma normativo e politico.

Il mondo occidentale sta vivendo una dissipazione di norme giuridiche che confondono e inquinano l'autonomia legale e gli aprioristici e generalisti principi morali. Il posizionamento nei confronti di questi temi si è invertito: è la destra revanchista ad agitare ed ammaliare le contro-rivendicazioni vandeane, mentre il popolo viene espropriato, con il suo consenso, di alcune prerogative, non soltanto economiche, che potrebbero alleviare la sua condizione e quella condannata dei loro discendenti. La violenta crociata trumpiana contro l'aborto delle classi povere - perchè quelle ricche se ne fregano - in un Paese dove la sanità pubblica non è mai esistita ed in cui le percentuali di analfabetismo e ghettizzazione sociale sono simili a quelle delle società in via ( eterna ) di sviluppo, le assimilano alle medesime, ma solo per la parte fuori dai margini di servizi esclusivi per una ricchezza solvibile, è l'espressione ipocrita di un odio malato. La società salica è aggiornata nella salicità delle discrasie capitalistiche. Che se ne farà Trump di classi spesso inoccupate e disordinate? Perché le vuole incrementare? La superficialità dei principi di un ignorante imposta a una società ignorata, decontestualizzata, da rincantucciare un'altra volta, interrompendo un modestissimo ed assai embrionale ( per restare in argomento ) tentativo di inserimento sociale, è di una violenza crudele. Ma forse, neanche di questo si tratta, in una pseudo-società che non si pone il problema dell'evoluzione delle masse e le lascia escluse, senza identità, soggette, infine, alla pena di morte. Che importa a Trump dell'aborto, in una società zeppa di principi coniugati nella violenza: "ira bona" quella reazionaria dell'inclusività per pochi; "ira mala" quella dei nati per caso, suggestionati dalle luci e dalla pubblicità, senza nessuna coscienza di classe, polverizzati come sono dal totalitarismo utilitaristico. Pare che lo Stato del Texas, uno dei meno dinamici culturalmente e civilmente, abbia stabilito, per legge, che i medici possano fornire informazioni false alle gestanti ed al marito, se il feto presenta delle malformazioni, evitando ai medici bugiardi contenziosi onerosi per loro, quando le famiglie si trovano a dover gestire, senza mezzi e senza assistenza, delle situazioni insostenibili, per loro e anche per il disgraziato nascituro. L'aborto, come tutte le cose, ha una valenza ambigua, contraddittoria, comunque complessa, ma lo Stato non deve essere etico (sic!); quanto sancito sul piano morale, cioè culturale, non deve trovare una giustificazione e una rappresentanza nel diritto positivo. La crociata antiabortista della destra, in ogni parte del mondo, non ha niente a che fare con l'etica, è solo una rappresentazione della moralità classista, che indica nei poveri e nell'occasionalità della loro esperienza, una condizione da non giustificare, una pena per loro accessoria. D'altra parte il rozzo presidente americano è già stato sconfessato in termini legali da almeno tre giudici, nelle rare occasioni dottrinarie nelle quali la giustiza si erge a vindice contro i prepotenti senza cultura; d'altra parte ancora è il medesimo che vuole ergere muri confinari verso gli affamati e sovrappopolati esuberi del Messico, faccia triste, diceva una canzone e in ampia compagnia, dell'america. Come al solito, tutto si tiene e la lotta, lo scontro prima del confronto sono la condizione ineludibile per difendersi e modificare, relegandole nei loro privilegi, le prepotenze particolaristiche e sostanzialmente razzistiche della parte autenticamente asociale del mondo.  
Il marasma politico e normativo, in materie di impatto massivo è pari a quello digregato dell'economia: dopo qualche anno dall'instaurarsi di normative meno repressive in fatto di autodeterminazione privata, la decadenza indotta dal venir meno della materialità della produzione, della vendita e del lavoro, sta producendo legislazioni difformi per aree apparentemente omogenee e il mondo anglosassone, anche in questa occasione mostra, a destra, la sua indole isolazionista, nella comodità e nel privilegio, ma non rinuncia a eterodirigere, per poterle controllare, sanzionare ed isolare, le necessarie facoltà popolari, quelle che, deprivate del loro riconoscimento, le rigettano nell'inferno della violenza dissimulata.

mercoledì 22 marzo 2017

Retorica combinata.

E' piuttosto imprudente commentare un avvenimento ancora in corso, come l'attentato di poche ore fa a Londra, ma trattandosi di una replica, quindi di un'azione sistematica di guerra, in questi termini, se ne può ragionare. Mi pare che sia la terza degli ultimi dieci anni ed ha caratteristiche apparenti di ripiegamento logistico ed organizzativo. Non ci vuole una particolare abilità, se si è disposti a morire a propria volta, a falciare, in qualsiasi prossimità, gente che cammina, con un mezzo a motore, su di una strada normalmente trafficabile. Sembra assodato che singoli esecutori, che si pavesano come "cani sciolti", sono incaricati, di questi tempi, a comiepre azioni imprevedibili, nella veste di kamikaze, nella versione di martiti di Allah.
Vorrei sapere che cosa si nasconde dietro la facile accusa di essere dei fanatici: sono inclini al suicidio? In giovanissima età? Quel che è certo è che sono poveri diavoli, senza il senso della responsabilità anche nei confronti delle loro famiglie, che sfogano la propria disperazione su altri anonime vittime sacrificali, come loro. Non voglio e non penso di poterli giustificare, ma non giustifico neanche la becera violenza esercitata sui loro territori d'origine da un neocolonialismo maldestro e indifferente, che infierisce su inermi sconosciuti. La vendetta si esercita negli stessi termini, è solo meno mirata ed efficace.
Quando avvenne l'attentato alla metropolitana di Londra, due miei amatissimi nipoti, pertecipavano, in estate, ad una vacanza-studio e, proprio quel giorno, erano stati accompagnati da personale del college, a fare una gita turistica, a quell'ora su un'altra tratta. Insieme ai genitori, anch'io ne sarei stato distrutto, perché erano "miei", come sono "loro" i bambini mutilati, uccisi o orfani.
Questi killer sono strumenti in mano a speculatori, ma la loro condizione non è dissimile da quella di ogni altra categoria subordinata, sia che vesta una divisa senza galloni, sia che eserciti un lavoro servile.
Tutto quello che accade ha una sua banale genesi, da altri sfruttata, ma noi occidentali non siamo vittime, lo sono solo i caduti inconsapevoli. 

martedì 21 marzo 2017

La dieta mediterranea.

La Gran Bretagna o Regno Unito procede senza remore lungo l'iter che porterà alla Brexit. Nessun compromesso fra interessi privati e alterazione del responso elettorale: così è stato deciso e così si farà, anche ad opera di un primo ministro che durante la campagna elettorale era stata contraria.
In Italia certi referendum non si tengono; se si tenessero si procederebbe ad ogni sorta di aggiustamenti elusivi dalla volontà espressa. In Grecia si è fatto il contrario di quanto sancito dal popolo. E' la differenza che corre fra Stati che furono potenze e che mantengono il rigore del prestigio e comunità sempre inclini al compromesso, alla politica del retro bottega e del disprezzo del diritto. La madre di Ilaria Alpi ha preso atto, dopo ventitre anni, che lo Stato italiano non vuole rivelare e, per questo, neppure seriamente investigare le ragioni della morte della figlia e l'identità dei colpevoli. Sarà lo stesso per Giulio Regeni. Il comitato per le vittime, anzi dei parenti delle vittime della strage del 2 Agosto 1980, a Bologna, continuano ad agitare, per via mediatica, quanto non sono in grado di fare in via parlamentare; si sono fatti eleggere come deputati ( Bolognesi per il 2 Agosto e Bonfietti per l'altra strage dell'Itavia ) ma i risultati non si sono visti, non hanno trovato definizione e saranno agitati all'infinito. Almeno la mamma di Ilaria Alpi ha combattuto la sua battaglia a mani nude e senza trarne nessun vantaggio, come la silente e dignitosa moglie di Marco Biagi, l'unica fra le tante vedove del terrorismo a non essere diventata, inutilmente, parlamentare.Il governo Gentiloni è il sequel del fu governo Renzi. L'esito del referendum costituzionale è stato subito ma non accettato, non accolto: la democrazia nei Paesi scassati è stata messa in naftalina e si continua a vendere l'Italia, dopo la svendita all'ingrosso messa in atto da Romano Prodi, il cui progetto di una sinistra catto-post-comunista è finalmente, dopo vent'anni di trasformismo, naufragato. La riedizione del compromesso storico, che avrebbe probabilmente portato allo stesso esito, per evitare il quale l'ex PCI, minato inconsapevolemnte a morte, lasciò l'alleanza di fatto dopo una deludente esperienza, fu, nella sua prima versione, la causa dell'uccisione di Aldo Moro, individuato, su base "oggettiva", dalle Brigate Rosse, come il regista di un'opera di assimilazione che la vecchia resistenza partigiana, "nouvelle vague", non poteva accettare, anche alla faccia dell'ingenuo eppur speculativo partito berlingueriano, timoroso di un colpo di Stato ed quindi adattabile.
L'Italia dei nostri giorni ha appena venduto il Palazzo della Cultura - la nostra - in quel di Bruxelles, per fare cassa; sarà sostituito con un cubo di cemento, senza finestre, che sarà ospitato nel cortile interno della egualmente scassatissima banca Monte dei Paschi di Siena, sempre nella capitale amministrativa d'Europa. Sarà infrequentbile e ridotto ad un'entità museale, mentre quello dismesso era stato "abitato" da Italo Calvino e Alberto Moravia e da tanti studiosi di ogni parte del mondo. Sembra e forse è, una delle tante chiusure di negozi più e meno storici, non sempre e non solo per ridotta redditività, ma per lucrarne una "liquidazione" o percepirne, in sostituzione, un lauto affitto: artigianato e preziosità per surrogati o belletti.
Il governicchio del buon Gentiloni ha deciso di abolire i voucher, certo di rimediare un'altra clamorosa sconfitta nel referendum promosso dalla CGIL, che si è vista scippare - perché non avrebbero potuto ripristinarlo "sua sponte" - il quesito sull'art. 18, come la Lega quello sulla legge Fornero. La giustizia costituzionale ha dosato i pesi sulla bilancia della Dea bendata. Se i voucher sono abolibili su due piedi, vuol dire che sono inutili, quindi, perché istituirli? Il solito doppio, ibrido, inaffidabile ripiegamento nella disonestà di governi ben rappresentativi della nazione, siano essi monarchici o repubblicani.
Intanto Matteo Renzie continua a nominare, forte dell'esperienza e conoscenza governativa, uomini evidentemente di suo riferimento - casomai temporaneo - ai vertici delle societa pubbliche e derivate, riesumando anche Alessandro Profumo,  che, dopo le sue scorrerie al Credito Italiano e poi all'Unicredit, dove era massone in servizio permanente effettivo, ( in undici anni era passato da un normale inquadramento impiegatizio, alla dirigenza..ovviamente per svolgervi determinati compiti ), era poi passato al Monte dei Paschi di Siena, per i buoni uffici della moglie, alto dirigente del P.D.
 Per entrambe le cariche era stato, prima largamente retribuito e infine sontuosamente liquidato. In entrambe le occasioni espulso, di fatto, al termine del suo "mandato". Eccolo di nuovo a capo di una società ispirata al genio perseguitato di Leonardo ( nome della società ) Da Vinci, nominato sotto traccia proprio da Matteo Renzie per sistemare alcuni suoi uomini in posizioni strategiche se le cose gli dovessero andar male definitivamente sul piano dei ruoli politici, continuando nel frattempo a fortificarsi in forme note, ma sfuggevoli nelle intenzioni, prima di inchieste giornalistiche e poi giudiziarie - queste ultime intervengono nella fase discendente, di crisi, della parabola dei protagonisti - che dovesssero metterlo direttamente o indirettamente  con le spalle al muro, mentre se, al contrario, la ruota dovesse tornargli a girare a favore, in toto o in parte, avrebbe già i motori rodati. Se non è democristianesimo questo....e che c'entra con il P.D.? Casomai, col partito della nazione..tale e quale, nell'inveterato malcostume, alla D.C., come anche la vicenda del padre dimostra. perché anche se dovesse andare assolto dalle accuse penali, il canovaccio clientelare, il Manuele Cencelli, vi troverebbe la sua evoluzione, al servizio effettivo delle oligarchie, fra e con le quali, sostenendosi, spartire ricchezze e potere per acquisirle.
Ciascuno, al di sotto della retorica, su base fattuale, dimostra sempre - e in questo l'Italia, ma, per converso,  anche la Gran Bretagna istituzionale sono coerenti - ad ogni piè sospinto, di che pasta è fatto.

lunedì 20 marzo 2017

Il comunismo delle donne.

Λυσιστράτη - Lisistrata di Aristofane, pone fin dall'antichità - non c'è nulla di nuovo sotto il sole - la donna oppositiva nel suo ruolo interferente e condizionante. Per riuscirci, Lisistrata promuove e proclama lo sciopero sessuale delle donne, perché i loro mariti erano sistematicamente impegnati in guerre fra città e, coloro che sopravvivevano, trascuravano completamente i loro obblighi familiari. Sicura del risultato portò a termine un'altrimenti insperabile opera di pacificazione. Mossa astuta e un po' mignottesca, nella sua versione edificante - diceva Freud che le donne sfuggono per convenzione sociale e tutela familiare, quando ci sono, ad una naturale attitudine. Chissà che cosa direbbero le femministe militanti: a suo tempo, mi pare - ero giovane - coniarono un : "sputiamo su Freud" facendosi vessillifere della stessa intolleranza che aveva caratterizzato il mondo cattolico, segnatamente quello italiano, verso il medico austriaco ed ebreo. Sputate pure fin che vi pare, non c'è obiezione, ma solo stizza e, per altro, a me, ad esempio, non fa né caldo, né freddo: perché ve la prendete sempre con gli scienziati e le persone senza pregiudizi e solidarizzate con i beceri e gli ignoranti? Sembrano i vostri referenti. Lisistrata, da protofemminista sposata mise in atto un progetto di condizionamento endogeno ad un'istituzione della quale le donne potevano mettere in atto, in qualsiasi momento, il controllo e, a dimostrazione delle origini psicologiche originarie di siffatta ideologia, proclamò, a risultato raggiunto, il comunismo delle donne, in conseguenza del quale anche le brutte trascurate  acquisivano il diritto, " ope leigs " alla vita sessuale, eterno binomio fra pari necessità e stizza. 

Che ce vulite fa'?

L'associazione Malafemmina mi ha spedito una petizione riguardante una trasmissione televisiva che non ho mai visto.
Vi si lamenta  che i contenuti non fossero stati politicamente corretti. Si esercita di fatto una censura ecumenica ed ideologica, da parte di vecchie femministe e di meno vecchie, associate in un fumetto, come i 5 Stelle nel blog della Casaleggio & C. Questo fumetto non è mai stato altro che la versione assimilata della cultura del piagnisteo nord americano, da dove proviene e che è fatta di pretese che equiparino il destino delle donne belle e di quelle brutte, alla quale tutte codeste malafemmine appartengono. Tutte? Sì, perché non sarebbe concepibile, ma neppur possibile che fra di loro allignassero femmine belle; la discrepanza evidente ne determinerebbe l'emarginazione per invidia e, casomai, qualche attenzione che non si vorrebbe più consentire agli uomini, anche attraverso forzature normative. Così facendo, le racchie si riservano per le classi popolari, all'interno delle quali condurranno la loro polemica esclusivamente per insoddisfazione, con partners a loro volta spesso brutti o grossolani, e marcano il territorio delle bonazze nei pressi dei ricchi che, come si sa, solo per questa caratteristica sono sempre belli, talvolta geniali. Il femminismo è stato una delle espressioni più imbastardite della sinistra comunista in Italia, che con l'argomento non aveva niente a che spartire, se non nell'ottica di una mai praticata uniformità di apprezzamento. I maggiori leader comunisti italiani, Palmiro Togliatti e Luigi Longo furono puttanieri di vaglia, lasciarono le loro mogli del periodo clandestino, inanellarono un'altra relazione ufficiale, ma non furono mai fedeli. Altri capi comunisti, meno noti, avevano consili costumi. Il femminismo rappresenta un'anticipazione ed ora una prosecuzione del radicalismo idealistico statunitense, di nessuna rilevanza oppositiva nell'economico, nel politico e nel sociale, che in quelle lande si chiama harassment=molestia, intendendosi per tale - soprattutto ai suoi esordi, quarant'anni fa - qualsiasi sguardo, espressione meno che formale, atteggiamento in ogni sede e circostanza, tanto da rendere la frequentazione di quel genere di donne insopportabile. Ovviamente, questo tipo di tormento si esercitava soprattutto sul ceto medio basso, il meno affascinante e meno palluto in assoluto, maldestro imitatore del lessico e degli atteggiamenti del Jet set e degli angiporti, dove le due categorie antitetiche e ben delineate, consumavano senza tanti infantilismi pseudo-culturali, le loro succose copule. 
A distanza di due generazioni, l'associazione Malafemmina se la prende con una trasmissione nazional-popolare nella quale - si dice - sono state fatte affermazioni eretiche sulla asserita preferenza di fidanzate slave, da parte degli italiani perché: sono poco appiccicose e senza velleità di menare la danza e dare precetti alla relazione, perdonano il tradimento, acconsentono a che il partner abbia la preminenza nel disporre le cose, senza contraddirlo; partoriscono, ma dopo riacquistano rapidamente una fisicità marmorea, sono buone madri e non sono particolarmente gelose e sospettose, in casa non indossano trasandate tute o camicioni informi.    
Se così è, non vedo perché un uomo, un essere umano, dovrebbe condannarsi a star male o a star peggio, se gli si offrono opportunità decisamente migliori, che poi quasi mai conducono al matrimonio: si fermano al fidanzamento 
Se la maggior naturalità della donne slave non era quindi un portato delle valigie di calze di nylon che molti turisti si portavano dietro, prima di raggiungere quelle terre fredde solo climaticamente, perché non cogliere, possibilmente, quanto il mercato tanto osannato può offrire, come se non esistesse questa dimensione nei rapporti. Per Malafemmina non deve esistere ed è una pretesa nevrotica che nasce della negazione mentale della realtà. Alla larga quindi, non firmerò quella petizione, sinceramente non me ne frega niente. Fra le molte forme di demenza compensativa artatamente spacciate per culturali, in parte occultatrici di negate tendenze oggi manifestabili, alligna anche questa, eviratrice - perché le femmine, pur apprezzandolo molto, hanno una mai completamente superata invidia del pene, che antropologicamente è un simbolo oltrechè uno strumento di emancipazione senza bisogno di lavorii ed autoconvincimenti mentali e, infine, di potere, denegando il quale lo si depotenzia, cosa che una donna ben ormonata e di gradevole aspetto non può proporsi, almeno finché il rapporto è agli esordi, quando cioè è ispirato dall'innamoramento. Per cui è sospetta questa ricorrente levata di scudi ogni qual volta un media di massa contraddice una vulgata totalitaria, che, per altro, nessuno osserva. Quanto, infine, alla rara possibilità di rapportarsi ad una donna intelligente, forte e felicemente disposta, se si è in grado di ambirne per condividere i contenuti ed il dialogo, mettendo una zeppa alle pretese dei facoltosi conquistatori e delle superficiali e frivole donzelle dai grandi sorrisi e dalle stesse parole, è opportunità non compresa neppure nelle facoltà di queste malafemmine.         

domenica 19 marzo 2017

La commedia dell'arte.

Augusto Minzolini sfugge ai giudici per la complicità del Senato, il sindaco Raggi va al ristorante e non paga. Nessuno dei due paga pegno; a Berlusconi, dopo un lungo accerchiamento, fatto di procedure e di rimandi giudiziari, toccò. L'uno e l'altro episodio s'inscrivono nella gerarchia davanti alla legge ed al costume democratico delle plaghe meridionali, che hanno assorbito anche le istituzioni parlamentari. E' lì che la pseudo democrazia italiana s'incaglia e viene alla luce nella sua miseria. La blognovela del Movimento 5 Stelle ne sta sfarinando l'apparenza: non era Grillo a firmare i post, venivano redatti in azienda, come nelle migliori tradizioni delle case produttive di voti, in questa circostanza. Propaganda per gonzi, alla quale l'ex comico prestava un'immagine scenica, nazional-popolare. I vincitori della lotteria elettorale, catapultati per un bimandato previdenziale, dai loro ufficetti agli scranni pletorici del parlamento ( come quelli impiegatizi e artigianali della Lega ), ne risentono in inconsistenza pelosa, arricchendo la retorica fascistoide di chi vede o preferisce vedere nelle aule solo una polizza sulla vita per chi le popola. Di questo Stato delle immoralità sinergiche si è detto fin troppo: ora che è sotto tutela, continua sfacciatamente a riprodursi, trasformando un servaggio in un'opportunità.   

sabato 18 marzo 2017

La duttilità delle materie vili.

La mafia conosce molte estrinsecazioni, la peggiore delle quali è quella ambientale, costituita dalla malizia ingannatrice, dal vantaggio celato, dalla conchiusa riconduzione di ogni specie ad un interesse peoloso e meschino. A questa si intersecano l'ignaranza ed i vizi personali, la falsa morale , gli slogans dissimulatori. Intendo, con mafia, tutte le consorterie, strutturali o di fatto, la "riservatezza" sui compensi, l'assenza, per questo, di un sistema incentivante orizzontale e la riduzione in questi schemi di quanto normativamente dovuto, violando e deprivando di chiarissimi diritti, a suo tempo liberamente, ma con riserva mentale, sottoscritti. Quanto precede distingue le persone serie e per bene dalla brutta gente, rigorosamente da evitare, dalla quale non farsi irretire in verbosi convenevoli, in una falsa socievolezza, in un mettersi d'accordo che ne tradisce l'impossibilità e la volontà. Un chiaro sgarbo, una chiara  prepotenza, la presunzione di essere investiti di un potere ambientale e di fatto, l'artefazione normativa per cercare di subornare chi non ha la preparazione ed i mezzi per tutelarsi, valersi di un sindacato come di uno specchio, solo prospetticamente all'incontrario, ma in realtà immagine riflessa dell'azienda. Disonestà che circuisce e costringe in un'aspettativa di benefici o che ne elargisce da quattro soldi, come la moralità e la personalità di chi accetta di interpretarli. La vita mi ha confermato quello che sapevo fin dall'inizio; da allora è stato uno scontata - ma mi illudevo del contrario - conferma di premesse ben identificabili fin dai loro primordi. La mia modesta cultura mi è invece servita molto, non ha cambiato la realtà di nulla, ma mi ha consentito di costituirmene una parallela, inattaccabile, privata. E' stata l'isola che non c'è. Non credo che vivere sia di per sé un privilegio, un dono, una prova da affrontare, quanto un processo di adattamento, di inclusione e di esclusione, non necessariamente in alternativa, ma "pro genere", in una delle tante caselle blindate che costituiscono un alveare di gente che si ignora e che trova, nella famiglia d'origine, in quella che si costituirà, i suoi confini sereni ed accoglienti. Da qualche tempo non è più così e lo sarà sempre di meno, perché le famiglie saranno sempre più influenzate da una società disgregata e gli interessi economici, che ne sono una delle basi fondamentali, si faranno sempre più competitivi  e potranno costituire una causa di fallimento anziché di evoluzione controllata. Mi chiedo per altro che senso abbiano avuto le stepefazioni sintattiche, i contenuti espressivi, i pensieri decontestualizzati, quando tutto si disolverà con la morte e mi rispondo: nessuno, se non quello di accompaganre e giustificare, alleggerire e consentire qualche momento di effimera felicità in un contesto alieno ed ostile. I commentatori, i predicatori, ripetono le litanie classiche, elaborate e fissate per sempre, se sapranno adattarne i toni ed i contenuti prevalenti a seconda dei tempi, cioè dell'alternarsi delle condizioni, determinate dagli egoismi prevalenti. La politica, bassamente si trasforma, in Italia, in termini esclusivamente tattici: le stesse persone rifondano pseudo partiti, piccole entità esclusivamente autoreferenziali e strumentali a mantenere e consolidare potere,  ricchezze e fedeltà clientelari. Il blocco si converte con assoluta e amorale duttilità. Penso che in fondo, quella che ho poi considerato l'ingenuità infantile, sia stata la più chiara espressione di lucidità, che le sovrastrutture incantatrici del percorso già tracciato e solo da percorrere, ha confuso, alterato e costretto in una dicotomia fra accettazione, vestizione  ed opposizione su basi artificiose.

venerdì 17 marzo 2017

Le tante gocce nel mare.

L'importanza dell'informazione libera, di qualunque valenza, anche di quella privata, acquista un significato perfettamente allineato col modello aideologico instauratosi dopo il crollo dell'ideologia dogmatica e totalitaria e la prevalenza della dinamica di supporto ad un mercantilismo low cost. A grandi linee, dobbiamo essere consapevoli che di questo si tratta, che tutto si tiene. Ma, nel marasma della Rete, navigano anche opinioni irrituali, ma ben meditate e stimolanti, che mettono in allarme tutte le vulgate costituite e la retorica che ne è imprescindibile. L'opera dei blogger non è meritevole e coraggiosa a Cuba e nefasta, rissosa in occidente: solo i Cinesi e i Turchi oscurano le note "stonate", ma gli statunitensi si vendicano quando network informali madiffusi e i loro collaboratori sul campo ne rivelano la sostanza intrigata dietro le quinte, i russi ospitano un dissenziente informatico sul loro territorio, Julian Assange si è trasferito sul suolo diplomatico  dell'Ecuador a Londra, dal 2012. l'ambascoata ecuadoregna attesta l'inviolabilità del suo territorio per persguire una persona che non vi ha commesso nessun reato e le imputazioni verso il quale sono inattendibili; lo stesso vale per la Russia o, mutatis mutandis, Per ogni Stato sovrano, sul quale invece òa potenza imperial e americana vuole avere diritto di intromissione e razzia. Si è rimesso in moto il gioco pericoloso delle diplomazie non coordinate, ma prezioso per consentire, a duro prezzo, alle agenzie informali di notizie - proprio per questo, le più libere - di diffondere notizie " classificate". La libertà, quando si oppone e non asseconda la diffusione delle opinioni prevalenti, ossia quelle dei "ben pensanti", diventa una pena sottoposta all'attacco concentrico e pretestuoso delel lobby e dei fessi che credono di essere rappresentanti dell'opinione pubblica, che, si sa, è avvertibile, ma non esiste. Ammettiamo che si tratti di un gioco: va giocato senza calcoli e senza paura, perchè anche se questa facoltà è un prodotto del sistema surrettizio instaurato, ne può limitare i danni, così come può accentuarli, ma deve rimanere contestabile in un ambito di libertà, alla quale non si possono opporre pretestuosi tentativi di censura, cioè di reindirizzamento nell'alveo delle convenienze che li reclamano e li promuovono.

L'inattendibilità dei tempi.

C'è molto di banale nell'informazione, in gran parte depotenziata dall'uso superficiale di internet, ma specchio dell'inconsistenza della realtà appaltata e dei mostruosi squilibri apportati nel corpo sociale, mai così in balia di una violenta offensiva reazionaria che si alimenta delle suggestioni tecnologiche e ragiona sulla base parziale dell'utile e della speculazione. L'immoralità è massima, ma il ritualismo delle convenzioni lo maschera, con connotazioni di una superficialità sconcertante. La capacità critica, sempre rara ed elitaria, è sterile, impotente, non veicolata da nessuna organizzazione sociale, da nessun partito: tutti i movimenti rimescolati di questi ultimi anni sono la controprova dell'inanità e strumentalità di qualsiasi proposta. Tutta l'informazione si concentra sul gossip e la cronaca nera, sulle stupefazioni sciocche, sul mercantilismo dello spettacolo più bolso che aumenta il suo appeal divagatore, mano a mano che la speranza di assunzione di responsabilità si affievolisce. Il processo, nel quale i cittadini ed i governi nazionali sono passivi, non lascia individuare una meta predefinita, ammesso che ne abbia una e la confusione, nella quale si insinuano tutti gli speculatori economici, politici e morali, simboleggia l'irrazionalità e , quindi, la falsità dell'asserito progetto. I voucher - è la notizia di oggi - sono stati aboliti da quello stesso governo che aveva sostenuto la loro necessità"per evitare un pericoloso vuoto normativo". Di fronte al referendum mutilato dell'art. 18 della CGIL, il governicchio ha preferito alla seconda sconfessione, economica in questo caso. contraddirsi senza ritegno. Questa è la misura storica dei governi italiani. Ora si troverà certamente una misura alternativa per continuare a precarizzare il lavoro. Dalla deposizione resa da un imprenditore, relativa al sistema delle tangenti che vedeva come protagonista quel tal Romeo che con la tragedia shakespeariana non ha nulla a che fare - chissà se aveva la sua Giulietta? - emerge che costui, dopo aver deposto in termini sinceri abbia smesso di essere preso in considerazione dall'ambiente professionale che frequentava, sia stato abbandonato dai suoi committenti ed abbia dovuto chiudere la sua attività. Ora, dal momento che ha ribadito tutto, per filo e per segno, teme per la sua vita. L'Italia è un Paese di malfattori, nel quale il crimine, vissuto con superficiale ridarola, è la norma e l'onestà è la regola dei polli, che devono, in questa veste, senza nessuna tutela, guardarsi le spalle e temere per la propria incolumità e dignità. L'Italia è un paese mafioso, che della mafiosità plebea, puntello del potere, conserva e perpetua i riti, per continuare ad umiliare le persone per bene. La normativa europea sta modificando anche la legislazione italiana, anche se ne lascerà inalterato il costume, i giudici investigativi, che saranno calmierati da quelli giudicanti, colpiscono - apparentemente - ogni qual volta individuino un'ipotesi di reato. Anche questo inusuale atteggiamento è un precipitato del costume giuridico dell'Europa che conta e l'azione conforme di una parte della magistartura ne segue la prassi. A questa attività, non sempre seguono provvedimenti coerenti: il sostituto procuratore Woodcock ha inanellato tante inchieste sputtanatrici e rivelatrici sociologicamente, quanto inconsistenti sul piano giuridico. Il giudice antimafia palermitano che aveva raccolto il testimone antimafia di Falcone e Borsellino, dopo molti boicottaggi - come Falcone - è approdato alla procura antimafia di Roma, come Falcone. Per ora ne ha seguito le tracce o vi è stato instradato, ha sperimentato la solidarietà ambientale palermitana - come Falcone - ha buone possibilità di seguirne la sorte, se continuerà ad andare controcorrente. E' approdato, infatti, al centro della Mafia vera, quella che salvaguarda il potere borbonico, che fu antibracciantile in zone di costume e tradizione agricola, di cui la mafia militare, grezza e cafona, assicura la conservazione, per continuare a lucrare per il servizio reso. Bisognerà ora investigare l'azione dei poteri incrostati nel contesto europeo, il gattopardismo  da esportazione, l'azione della magistratura più esperta in questa esplosiva materia, anche se credo che la conservazione sociale ed economica si adopererà per mutare ancora i suoi aspetti e le sue modalità di conservazione in un contesto vasto e multiforme, ma nel quale esistono certamente delle affinità da sfruttare. Del resto, l'informazione scandalistica, di questi tempi, non "indulge" all'analisi e non è attendibile nelle sue inchieste.  
 

giovedì 16 marzo 2017

Rimetto a voi i vostri peccati.

L'unica voce che, rifacendosi al Vangelo, riaffermandolo e ripetendolo, fa opposizione morale e culturale al ragionierismo speculativo e alla cultura - si fa per dire  - della convenienza reale o prseunta, è il pampa-Papa.
Ieri, durante l'udienza del mercoledì, ha ricordato ai destinatari e agli astanti, che chi chiude delle attività artatamente, per trarne profitto, per pigrizia satolla, commette un peccato gravissimo. Non è altro che l'estensione, concettualmente appropriatissima del : "chiunque defrauda la giusta mercede all'operaio commette un peccato così grande che grida vendetta al cospetto di Dio ". Il Papa ha focalizzato una tendenza generale all'espropriazione del lavoro, atto finale di una vocazione all'arricchimento attraverso lo sfruttamento della merce lavoratori, di tutti coloro, cioè, che vivono della propria attività subordinata. In senso proprio l'anatema si rivolge anche a tutti coloro che non pagano il lavoro, valendosi della "sindrome di Stoccolma" di mediocri ( di mezzo ) figure, che non consentono il riposo, che interpretano a proprio esclusivo beneficio norme e contratti. Purtroppo, la perorazione, giusta e culturalmente impeccabile, come quella realtiva ai pedofili :" sarebbe meglio che si mettessero una pietra al collo e si buttassero in mare ", unico sistema, all'origine, per impedire un fenomeno che né sanzioni durissime, nè la stessa pena di morte sarebbero in grado di arginare, sfuma nell'inconsistenza dell'amaterialità. Uccidersi eticamente prima di macchiarsi di uan cattiveria irreidimbile, estinguerebbe - unica soluzione - lo scempio psicologico, la morte dell'espressione della propria personalità. Non viene richiesto il harakiri agli imprenditori ed ai finanzieri, ritenuti dunque utili, ma un impegno rivolto ai lavoratori e alle loro famiglie, che li induca a resistere anche quando il lucro si fa faticoso. Chi bene condusse sua vita, la fatica non la può sopportare..come quei lavoratori attenti solo alla loro vendita, possibilmente con fatiche e fastidi a carico del prossimo meno desideroso di vendersi. Però, questa vendetta, di derivazione, interpolazione simbiotica, con l'antico testamento, non arriva mai, è rimandata ad un giudizio che non ci sarà: solo la morte estinguerà il grano e il loglio, per poi riprendere da capo, secondo insensata biologia. Con tutto l'affetto per questo Papa che non innova niente, che non parla "motu proprio", ma ripropone il Verbo della sua dottrina, il sospiro moralistico non scalfirà di un'unghia la protervia utilitaristica dei padroni e dei ricchi e dei loro servi sciocchi e reggi-coda senza dignità: senza l'opposizione e la lotta, tutto andrà perduto. Non si dà nella storia e nell'esperienza personale un risultato che non sia stato frutto di un impegno rigoroso e di una affermazione dei propri diritti e facoltà, senza mediazioni e ipocrisie, vale a dire per servirsene a fini di baratto. Il peccato, si sa, viene sempre rimesso in confessionale, anche quando è reiterato e costante; con quattro o otto litanie si ricomincia da capo e, si sa, per nessuno è escluso il perdono. Per questo bisogna difendersi da sè. 

mercoledì 15 marzo 2017

Così è, se vi pare.

Il ribollire della pentola sociale non trova sbocchi ne possibilità di eruzioni che non siano dispersive, qualcosa si muove in maniera meno occasionale di prima, le inchieste giudiziarie accompagnano il declino dei politici defenestrati e non è comprensibile quanto ci sia di agito a tempo e luogo, quanto ci sia di vero, chi promuova e come le indagini, se tutto e tutti, in questo civilmente arretrato Paese, concepiscano l'impegno pubblico come una leva per il proprio interesse, in simbiosi con quello di chi, in ogni ambito produttivo, sia disposto a giocare di sponda con il reticolo politico e amministrativo. E' un dato difficilmente contestabile che il fervore giudiziario si eserciti contro tutto l'apparato delle clientele affaristiche, senza a sua volta scendere a patti, mediare, con i profittatori di e dello Stato. Dal nostro punto di osservazione, nulla sembra più in grado di offrire garanzie, ma la forza dell'indipendenza dell'organo giudiziario, nell'ambito di tutti i poteri costituiti, rivela una sua forza, in atto e potenziale, che non va appaltata. La responsabilità civile dei giudici, in un Paese a sua volta civile, mi sembra un dato acclarato e giusto; in un Paese come il nostro, ogni adeguamento rischia di essere un maglio ricattatorio, uno strumento d'intimidazione, una prima incursione nella cittadella del diritto molesto. In un contesto nel quale anche le parti, pur rituali fra "i giusti e gli ingiusti", sono scambiabili, la parte construens non esiste e la parte destruens resta fuori dalla consorteria dirigenziale o, se vi si affaccia, è esclusivamente per mandato, con ovvia remunerazione, esercizio della forza e "prestigio" sociale, cioè nel perimetro popolore che, pur essendo amplissimo, non conta niente. Conterebbe invece qualcosa in una realtà di assunzione e condivisioni di un progetto comune e delle sue regole, purchè fossere rispettate da tutti, seppur su piani non omogenei, tranne che per il consenso e la disciplina? Rafforzerebbe certamente lo Stato ( uno Stato diverso ) e, in questi frangenti, la sua economia: storicamente, anche se in presenza di crisi, questa caratteristica, dove presente e per noi inconcepibile, ha dato frutti velenosi, e prodotto sentimenti malevoli. Mai una lotta intestina, condotta in ogni ambito prima politico ed ora impropriamente appropriativo, ma anche un'uniformità e un seguito a prescindere, l'attitudine all'aggressione e alla conquista, la difficile supremazia in un contesto di furbi e di opportunisti.  Insomma, in queste more, tutto quanto avviene sembra finalizzato alla falsa morale della contesa per acquisire la possibilità di rubare e di ritagliarsi spazi approfittando della precarietà, destinata ad incistarsi per le classi meno attrezzate e prive di "relazioni". Il contorno parolaio è uguale a quello speso sempre ad invocare una moralizzazione dei costumi, a beneficio di una platea di credenti, non praticanti, ogni volta che la novella viene rinnovata.

martedì 14 marzo 2017

Omicidi compatibili.

La polizia statunitense, in assetto militare, con un numero ragguardevole, spropositato di agenti, ha stanato come un sorcio da un furgoncino un giovane che vi si era rinchiuso e che, fumando una sigaretta, dialogava con loro - in realtà con se stesso -. Dopo averlo assurdamente provocato con un idrante e dopo averlo fatto scendere anche attraverso l'effrazione dei vetri del furgone nella sua parte posteriore, dove l'acqua non poteva raggiungerlo direttamente, quando è uscito, in uno stato emotivo, di rabbia e di paura, senza che nel filmato si veda nulla di quanto asserito, i poliziotti in assetto da commando, lo hanno gratuitamente ucciso. La storia, anche non recente, del costume poliziesco americano e poliziesco in genere è piena di questi episodi, investigati di facciata solo perchè parzialmente documentati da filmati. Gli assassini diranno a loro giustificazione che il soggetto impugnava un coltello ( forse prevedendo in un ingenuo tentativo di rassicurazione psicologica più che di difesa, la fine che gli prospettavano ) e poi, cambiando registro, che stava per appiccarsi il fuoco, dopo aver imbevuto di benzina uno straccio ( hanno pensato di impedirglielo uccidendolo? ) ed essersi acceso un'altra sigaretta ( bagnata? ). Solo il caso ha diviso e ricollocato su fronti diversi sbirri e vittime sacrificali simboliche, che, nella fattispecie, non avevano fatto nulla. Per altro, non ci crede nessuno, neanche chi compie, coperto e allineato, questi gesti derubricati come non misfatti. 

La vita bohémienne.

Oreste Scalzone ha settant'anni, è stato il fondatore di Potere operaio, è stato condannato a otto anni di reclusione, ne ha passati venticinque, da rifugiato, in Francia. Dal 2007 è tornato in Italia. Non ha affatto abiurato alle sue idee, alla sua storia, fatta di estraneità alla parte che è in grado di imporre le sue regole, a proprio beneficio e di farle applicare a qualche comodo e inamovibile funzionario, a meno che non rompa lui le scatole alla burocrazia giudiziaria, impersonata dalle procure. Walter Giovannini lo ha inquisito per sovversivismo e istigazione a delinquere per aver detto, in occasione della commemorazione di Francesco Lo Russo che solo lui e pochi altri ricordano ancora e con sentimenti opposti o ambivalenti, che, se la polizia attacca, bisogna reagire. Se così non fosse le manifestazioni di opposizione non cerimoniale non potrebbero neanche svolgersi, non dovrebbero neanche essere indette, sulla falsariga di quanto è accaduto ai sindacati con le precettazioni, i preavvisi prima degli scioperi, a cui sono seguite le esclusioni e le scelte dei filo-padronali, sia a livello aziendale, sia - elemento molto più importante per i tribuni della plebe - a livello politico. Poi, come loro, la politica è andata in vacca. Non conosco Scalzone e non ho mai militato in Potere operaio, né in nessun altro gruppo oppositivo di sinistra ( il Partito comunista non lo lo era ); me ne sono sempre interessato sul piano culturale e senza pregiudizi sui contenuti delle affermazioni dei suoi esponenti, frutto comunque di un'elaborazione spesso non banale. Lo Scalzone che ho visto suonare con una fisarmonica ed intonare l'Internazionale, sotto le vetuste vestigia di un menestrello di altri tempi, di un protagonista della commedia dell'arte, non mi è dispiaciuto, soprattutto quando ha affermato che, durante il rito del processo. nel quale non si difenderà, comincerà subito a rifiutare la rituale opposizione fra colpevolezza ed innocenza, senza rispondere alla prima domanda retorica che gli sarà rivolta e che non reciterà né la parte del colpevole e, men che meno, quella dell'innocente. A modo suo, un irriducibile in un mondo di marionette e di sacerdoti di una convenzione sociale.

Speciali e specialità.

Shaoul è un ebreo errante, non nel senso che sbaglia, ma in quello relativo al nomadismo, che lo porta, da pensionato, a riprendere gli studi in materia attinente alla cultura , per lui aliena, dell'Italia. E' importante che ne conosca la tradizione artistica, laica e cattolica, che ne stia apprendendo la lingua, che impieghi il suo tempo residuo nell'approfondimento dei lasciti di tradizioni e sovrastrutture culturali con pretese di eternità. Nella vita di ciascun uomo ci sono dei moventi nobili e dei moventi materiali, stretti in inestricabile simbiosi, ma la parte valutabile extra sensorialmente è quella culturale, destinata a spegnersi per poi ripetersi, per un'elitaria etnia...globalista. Shaoul gira con uno zaino, probabilmente è stato un pioniere dei kibbuz socialisti del primo Israele, voluti da Ben Gurion e frequentati negli anni della constestazione da molti studenti italiani. Sono state queste comunità agricole a dare inizio alla fertilizzazione del deserto, rimasta ignota agli arabi che vi sono sempre vissuti. La diversità ebraica nasce dalla mancanza di radicamento, frutto della loro inassimilabilità a culture oppressive, statiche, dinastiche. Eccoli dunque, sotto l'egida autoritaria di un dio vendicativo verso i tralignanti del suo popolo eletto, muoversi senza posa, rimanere particolari in ogni nazione ospitante, della quale sono cittadini speciali, non tanto e non solo per la loro fede - spesso assente - ma perché sempre in procinto di sfuggire alle persecuzioni, fin dalle sue avvisaglie. Nomadi, diversi fra di loro, provenienti da ceppi linguistici diversi, uniti ideologicaente da un'identità, accusati, per questo di costituire una setta arcana e di influenzare i destini del mondo. Gli ebrei trovano nella cultura uno strumento - spesso inutile - di conoscenza e nella musica, nell'arte scenica, nella scienza e nella loro triste letteratura, un'evasione e un rifugio, trasmettendo quella insicura omogeneità d'appartenenza, a prescindere dal luogo che stanno temporaneamente frequentando. Lo diceva Sigmund Freud, ebreo agnostico, eppure visitato dal sentore impalpabile dell'ebraismo. Dedicandosi agli studi in ogni campo, da estranei, senza soggiaciere a censure e mode politicamente corrette, gli ebrei hanno disvelato e sovvertito tutte le imperative e dogmatiche vulgate dei gentili, altrimenti detti, nell'antico ebraico Goy. Freud nell'investigazione  della natura dell'anima, Psiché, Karl Marx nel ribaltamento dell'economia politica anglosassone. Questo, dopo l'accusa di deicidio, che accompagnò le persecuzioni di tutti gli Stati cattolici, in primis la Spagna, valse loro l'ostilità ideologica dei conservatori continentali, meno dei liberali anglo-americani, tanto è vero che la più ricca ed influente comunità ebraica mondiale soggiorna a New York. Il nazismo ed il fascismo lo elessero ad alimento della loro irrazionale prassi e dottrina, quando la repressione e l'irregimentazione del popolo furono compiuti e si pose l'esigenza di passare oltre, senza giungere, se avessero prevalso, alle lotto intestine, fra di loro, all'autoeliminazione selettiva. Gli ebrei si muovono per tutto l'orbe terraqueo e non cercano di instaurare una religione mondiale - subirebbero la più implacabile repressione e forse genocidio non ancora sperimentati -  non praticano nessuna forma di proselitismo, la loro identità si tramanda familiarmente  per via matrilineare e basta. Se incontrano qualcuno che conosce parzialmente  la loro cultura, ne deducono che, solo per questa via, del tutto non impegnativa, sono un po' ebrei anche costoro, assumendo il dato culturale come koiné di scambio, senza bisogno di abiure od assimilazioni. Che poi l'agnosticismo depuri tutto questo, è un altro discorso. Il richiamo di una delle culture intervenute ad interpolare il pensiero, sovrapponendosi, per l'ignoranza assoluta dei popoli interessati, ai lasciti di epoche pagane solo per la plebe, è un riflesso periodico delle nostre sensibilità, scambiate per influenze soprannaturali, mentre - come tante volte accaduto - per la anime ignare e convinte solo da una superficiale catechesi, religiosa o laica che sia,  l'autonomia " irriverente " è un'anomalia da rimuovere. Per questo gli ebrei sono sempre in viaggio, ma non chiusi, bensì curiosi di tutto quanto la cultura, "l'altra" cultura è stata in grado di impiantare...per tutti gli altri, se ne impossessano e la migliorano in tante occasioni, vi contribuiscono. Sono, nei fatti, globalisti e internazionalisti; sono stati socialisti, nella speranza di una società di uguali ( drammatica ingenuità ), sono capitalisti, cioè agiscono in una e nelle società di mercato, soprattutto finanziariamente, ma contano nelle loro file medio ceto e poveri. Si sono specializzati, rimanendo rinchiusi nel ghetto, per abitudine acquisita, perchè esclusi da tutti o quasi gli altri mestieri, usati come banchieri e finanziatori di corte, invidiati per questo dal popolo ed osteggiati dalla Chiesa cattolica quando praticavano, in concorrenza finanziaria, prestiti anche per fini caritatevoli, grande business, mutevole nelle sue forme esteriori, come il welfare aziendal-sindacale di questi giorni.
P.S.
Shaoul è un nome di fantasia.

lunedì 13 marzo 2017

Il poverello che parla dei poveri.

Il pampa-Papa ha parlato dalla finestra dello studio che non frequenta, inquadrato nella quale presenta una figura remotissima,  la cui voce è avvertibile solo per l'amplificazione. Ha riaffermato laicamente, scientificamente i danni che la pedofilia apporta alle personalità in formazione, ha lamentato che questo peso deformante sia spesso portato nell'animo e non denunciato. Avrebbe dovuto chiedersi quanta sia l'influenza sociale, ambientale , il sarcasmo ed il compiacimento, il senso distorto nell'elaborazione psichica ed anche la cointerazione dei principi religiosi nel destabilizzare la personalità violata, uccisa per tanti suoi aspetti essenziali, resa incapace di misurarsi con le lotte dell'esistenza, a cominciare da quelle scolastiche, a ripiegarsi sconfitta: esattamente quello che volevano i suoi violentatori.  Eppure, questa reiterazione di principi scientificamente elementari urta la suscettibilità della Curia, che fa attrito, resistenza passiva. I magnifici quattro, fra i quali l'Arcivescovo di Bologna in pensione Caffarra, sono i vessilliferi della contestazione teologica, nella quale si distinguono, tanto che uno di loro, tale Burke, ha minacciato una procedura di "correzione" dello sconfessato pontefice, che tira dritto - purtroppo ottantenne - per la sua strada. Sono in corso le grandi manovre per impedire una successione "francescana" al prossimo Conclave e sono in progettazione - spero - altrettali strategie contrarie. La Chiesa è istituzione esclusivamente umana e queste contese politiche ed elettorali lo dimostrano. Il pampa-Papa ha anche affermato che nessun cardinale può aspirare a diventare Papa, perché ad effettuare la scelta è Dio. Sarà, ma i cardinali lo osteggiano riservatamente ed apertamente.  Con questa sua affermazione, Bergoglio ha voluto sottolineare la sua primazia di mandato, per diretta investitura, rispetto alle deleghe che il Papa stesso ha attribuito al Sacro collegio agitato dalle correnti e dalle contese endogene, La Chiesa, per quel che mi riguarda, può dire quello che vuole, ma nella fase di avvicinamento al verbo consolidato - per un po' - può fare danni ( più spesso ) o testimoniare, sia pur sterilmente, il dolore e la marginalità del mondo, perché anche gli abusi sessuali avvengono sui frequentatori generici degli oratori e dei collegi, carne vile, sacrificabile, come già facevano i pagani, senza che nessuno si alzi a denunciare e a fare giustizia: Ci prova paradossalmente un Papa francescano.   

domenica 12 marzo 2017

Metamorfosi negate.

Ho postato una rievocazione della morte di Francesco Lo Russo, a quarant'anni dall'omicidio, ad opera di un tiratore scelto dei carabinieri: a differenza dalla media, ha ottenuto un solo contatto. E' dunque una memoria perduta, celebrata solo da una discendenza di attivisti che se la fa suggerire, la officia come un rito religioso o mitologico, ne fa un vessillo ideale senza aver conosciuto quegli anni e quell'evento, nè aver mai frequentato il caduto? Penso prorpio di sì. Chissà se quell'assassino istituzionale è ancora vivo: dev'essere vetusto; certamente non ha provato rimorsi, nè ripensamenti, in quanto istintivamente decerebrato e incline ad obbedire , ad investirsi, a godere della violenza approvata. Chissà se ha fatto carriera? Ne dubito: questa gente viene dalla truppa, al massimo fa il sottoufficiale, chissà se è entrato in banca e ha fatto il cassiere. Lo Russo sarebbe diventato una persona influente, avrebbe impersonato, dopo la contestazione al sistema, l'ordine costituito e la sua classe dirigente, almeno presumibilmente. Un appartenente alle classi subordinate lo ha eliminato prima che potesse arrivarvi. Ritenevano forse i suoi mandanti che si sarebbe trattato di un povero disabile mentale, come sono i manifestanti dei centri sociali di questi ultimi anni? Non credo. La natura di borghesi, studenti universitari, era ben nota ai reggitori politici del sistema: si è cercato quindi l'incidente, la frattura, la morte simbolica, per tessere una trama sotterranea di cui sfugge ai cittadini  l'intreccio.  Quel ragazzo è stato dissolto, probabilmente è finito nel niente anche il suo omicida con le mostrine, povero orpello di una vita insignificante che si è vendicata su chi possedeva un potenziale. Sono convinto che questa malvagità si eserciti fin dall'infanzia e dalla prima giovinezza negli ambienti indistinti, sottoculturati, primitivi, contro i quali non vale la pena di confliggere ed ai quali non ci si deve mischiare, come se fossero in prospettiva degli interlocutori. In questo senso, aveva ragione Pasolini a considerarli i veri proletari, purtroppo armati e comandati: difenderebbero per un rancio ogni causa attestata su di un piedistallo di potere. Per altro, anche Lo Russo, se fosse diventato un leader, avrebbe potuto dare ordini consimili a quello che lo ha portato a morte o avrebbe potuto influire in modo vessatorio su altre esistenze. A differenza dei militanti marginali dei centri sociali, per lui la metamorfosi sarebbe stata possibile.

Le dicotomie coincidenti.

Nella vulgata dell'Antico Testamento, nella sua versione ebraica e nella ricopiatura parziale musulmana, poneva l'accento su di un dio giustiziere e sul senso della giustizia fondava i suoi principi ed esercitava il potere riflesso che ne derivava. L'Islam non conoscerà mai il "rovesciamento della prassi", l'abraismo la rifiutò, semplicemente perchè ostile al suo nomade apparato di identitificazione. E' indubbio che, partendo dai presupposti dell'ebraismo arcaico, un profeta - come ve ne erano tanti in quella società di esteti filosofici ( filosofia alquanto rozza ), che rovesciava, con marxista ( anch'egli un ebreo ) esegesi, il modello esistente in un sistema basato sul perdono e sull'amore, prefigurando un poco credibile dio buono e, a certe condizioni, generoso, non poteva fare che la fine che fece. Eppure, questa parola rovesciata, in società spietate sia sul piano morale sia, soprattutto, sul piano politico, fece il giro delle dominazioni romane del medio-oriente ( ad opera soprattutto di Paolo di Tarso  da molti considerato il vero fondatore del cristianesimo: se per passione fulminante o calcolo sottile, non è dato conoscere  ), fino a sedimentarsi sotto traccia in un grande sistema di potere in via di dissolvimento, alla stregua dei movimenti di base impotenti - per ora - delle società contemporanee, che però recava in eredità un formidabile sistema giuridico, atto a dominare ed amministrare un impero territoriale estesissimo, per quei tempi, sul quale la nascente "ecclesìa" fondò i suoi prodromi e resistette, insieme allo stoicismo dei suoi entusiasti martiri, alle repressioni tanto sanguinose, cerimonialmente offerte in svago, ma già minate dalla corruzione di un sistema secolare. L'amore del figlio di dio, il riformatore, anzi il rivoluzionario all'incontrario, figlio di una vergine, secondo la pretesa coniugale dei tempi ( perchè non una donna con plurime esperienze, poco incline a credere agli angeli? ).  La tradizione, la cultura, l'apparteneza al "genus" ebraico si trasmettono solo per via matrilineare, per cui se la madre non è ebrea non si darà discendenza ebraica; se il padre non è ebreo, ma la madre si, sarà lei a fornire l'impronta ai nascituri. Per contrappasso, si può individuare, all'incontrario, una genesi mitologica affine ed ambientale, mentre la discendenza carnale degli dei era già una tradizione delle culture ataviche, sì,  anche se spesso non vi si accenna,  con giovinette. Poi, si sa, fu - si tramanda - Gesù stesso a dichiarare che il suo regno ( e perché non una repubblica ? ) non era realistico, se non in uno spericolato tuffo oltre i dati sensibili, ma la presa iniziale sulle masse incolte sarebbe stato esiziale per il bi-potere costituito, rabbinico e romano, che trovarono una efficace sintesi d'opportunità. Ma mentre l'ebraismo, valendosi per paradosso anche  dello stato di soggezione, frutto e conseguenza del nomadismo attraverso Stati autocratici, si conservò intatto e non venne assorbito da nessun'altra nazione ospitante - quelle cioè convertitesi prima o dopo al cristianesimo, che condividevano con gli ebrei gli stessi territori. L'impero romano, dopo l'assimilazione e il decadimento, dovuto al fascino della "Graecia capta (che) ferum captorem coepit", trovò il suo traguardo nell'assunzione e nell'abbandono del potere, nel corso di qualche secolo, alla costituenda comunità cristiana che, affermatasi, custodì le vestigia dell'antichità nei conventi amanuensi, se ne impossessò stravolgendola e stabilendo, nei cinque secoli successivi, una ferrea dottrina che diede infine ordine e stabilità al cristianesimo. Che confermò, dopo averla persa ad opera della Riforma e che sta tentando, con metodica insistenza, di ripistinare.  Resta implicito che la Chiesa universale direttamente e le sue frammentarie gemmazioni , per politica soggezione al potere dei vari imperatori del nord europa, già barbarico, del rovesciamento della prassi "gesuitica" si fece beffe ed instrumentum regni presso le plebi e gli incolti, tanto è vero che, oggi, dovendo contrastare una conoscenza superficiale ma esclusiva ed escludente, quella tecnologica, praticata, ma non conosciuta nella sua particolarità dai suoi utenti commerciali, ripiega per un po' sul terzo mondo dei poveri e degli esclusi, ultima edizione. Per il quarto mondo, bisognerà attendere che si dirozzi un po'. Tramite i suoi rifiuti, la Chiesa vuole rimanere abbarbicata alle società potenti, vuole avere ancora qualcosa da assegnare ai suoi adepti, non nelle "favelas" del mondo, ma nei ranghi intermedi - dai più bassi -  per mantenere e possibilmente ripristinare la sua affinità benefica col mondo del male. Una dicotomia senza la quale, l'una e l'atra non si tengono.