mercoledì 15 marzo 2017

Così è, se vi pare.

Il ribollire della pentola sociale non trova sbocchi ne possibilità di eruzioni che non siano dispersive, qualcosa si muove in maniera meno occasionale di prima, le inchieste giudiziarie accompagnano il declino dei politici defenestrati e non è comprensibile quanto ci sia di agito a tempo e luogo, quanto ci sia di vero, chi promuova e come le indagini, se tutto e tutti, in questo civilmente arretrato Paese, concepiscano l'impegno pubblico come una leva per il proprio interesse, in simbiosi con quello di chi, in ogni ambito produttivo, sia disposto a giocare di sponda con il reticolo politico e amministrativo. E' un dato difficilmente contestabile che il fervore giudiziario si eserciti contro tutto l'apparato delle clientele affaristiche, senza a sua volta scendere a patti, mediare, con i profittatori di e dello Stato. Dal nostro punto di osservazione, nulla sembra più in grado di offrire garanzie, ma la forza dell'indipendenza dell'organo giudiziario, nell'ambito di tutti i poteri costituiti, rivela una sua forza, in atto e potenziale, che non va appaltata. La responsabilità civile dei giudici, in un Paese a sua volta civile, mi sembra un dato acclarato e giusto; in un Paese come il nostro, ogni adeguamento rischia di essere un maglio ricattatorio, uno strumento d'intimidazione, una prima incursione nella cittadella del diritto molesto. In un contesto nel quale anche le parti, pur rituali fra "i giusti e gli ingiusti", sono scambiabili, la parte construens non esiste e la parte destruens resta fuori dalla consorteria dirigenziale o, se vi si affaccia, è esclusivamente per mandato, con ovvia remunerazione, esercizio della forza e "prestigio" sociale, cioè nel perimetro popolore che, pur essendo amplissimo, non conta niente. Conterebbe invece qualcosa in una realtà di assunzione e condivisioni di un progetto comune e delle sue regole, purchè fossere rispettate da tutti, seppur su piani non omogenei, tranne che per il consenso e la disciplina? Rafforzerebbe certamente lo Stato ( uno Stato diverso ) e, in questi frangenti, la sua economia: storicamente, anche se in presenza di crisi, questa caratteristica, dove presente e per noi inconcepibile, ha dato frutti velenosi, e prodotto sentimenti malevoli. Mai una lotta intestina, condotta in ogni ambito prima politico ed ora impropriamente appropriativo, ma anche un'uniformità e un seguito a prescindere, l'attitudine all'aggressione e alla conquista, la difficile supremazia in un contesto di furbi e di opportunisti.  Insomma, in queste more, tutto quanto avviene sembra finalizzato alla falsa morale della contesa per acquisire la possibilità di rubare e di ritagliarsi spazi approfittando della precarietà, destinata ad incistarsi per le classi meno attrezzate e prive di "relazioni". Il contorno parolaio è uguale a quello speso sempre ad invocare una moralizzazione dei costumi, a beneficio di una platea di credenti, non praticanti, ogni volta che la novella viene rinnovata.

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