domenica 12 marzo 2017

Le dicotomie coincidenti.

Nella vulgata dell'Antico Testamento, nella sua versione ebraica e nella ricopiatura parziale musulmana, poneva l'accento su di un dio giustiziere e sul senso della giustizia fondava i suoi principi ed esercitava il potere riflesso che ne derivava. L'Islam non conoscerà mai il "rovesciamento della prassi", l'abraismo la rifiutò, semplicemente perchè ostile al suo nomade apparato di identitificazione. E' indubbio che, partendo dai presupposti dell'ebraismo arcaico, un profeta - come ve ne erano tanti in quella società di esteti filosofici ( filosofia alquanto rozza ), che rovesciava, con marxista ( anch'egli un ebreo ) esegesi, il modello esistente in un sistema basato sul perdono e sull'amore, prefigurando un poco credibile dio buono e, a certe condizioni, generoso, non poteva fare che la fine che fece. Eppure, questa parola rovesciata, in società spietate sia sul piano morale sia, soprattutto, sul piano politico, fece il giro delle dominazioni romane del medio-oriente ( ad opera soprattutto di Paolo di Tarso  da molti considerato il vero fondatore del cristianesimo: se per passione fulminante o calcolo sottile, non è dato conoscere  ), fino a sedimentarsi sotto traccia in un grande sistema di potere in via di dissolvimento, alla stregua dei movimenti di base impotenti - per ora - delle società contemporanee, che però recava in eredità un formidabile sistema giuridico, atto a dominare ed amministrare un impero territoriale estesissimo, per quei tempi, sul quale la nascente "ecclesìa" fondò i suoi prodromi e resistette, insieme allo stoicismo dei suoi entusiasti martiri, alle repressioni tanto sanguinose, cerimonialmente offerte in svago, ma già minate dalla corruzione di un sistema secolare. L'amore del figlio di dio, il riformatore, anzi il rivoluzionario all'incontrario, figlio di una vergine, secondo la pretesa coniugale dei tempi ( perchè non una donna con plurime esperienze, poco incline a credere agli angeli? ).  La tradizione, la cultura, l'apparteneza al "genus" ebraico si trasmettono solo per via matrilineare, per cui se la madre non è ebrea non si darà discendenza ebraica; se il padre non è ebreo, ma la madre si, sarà lei a fornire l'impronta ai nascituri. Per contrappasso, si può individuare, all'incontrario, una genesi mitologica affine ed ambientale, mentre la discendenza carnale degli dei era già una tradizione delle culture ataviche, sì,  anche se spesso non vi si accenna,  con giovinette. Poi, si sa, fu - si tramanda - Gesù stesso a dichiarare che il suo regno ( e perché non una repubblica ? ) non era realistico, se non in uno spericolato tuffo oltre i dati sensibili, ma la presa iniziale sulle masse incolte sarebbe stato esiziale per il bi-potere costituito, rabbinico e romano, che trovarono una efficace sintesi d'opportunità. Ma mentre l'ebraismo, valendosi per paradosso anche  dello stato di soggezione, frutto e conseguenza del nomadismo attraverso Stati autocratici, si conservò intatto e non venne assorbito da nessun'altra nazione ospitante - quelle cioè convertitesi prima o dopo al cristianesimo, che condividevano con gli ebrei gli stessi territori. L'impero romano, dopo l'assimilazione e il decadimento, dovuto al fascino della "Graecia capta (che) ferum captorem coepit", trovò il suo traguardo nell'assunzione e nell'abbandono del potere, nel corso di qualche secolo, alla costituenda comunità cristiana che, affermatasi, custodì le vestigia dell'antichità nei conventi amanuensi, se ne impossessò stravolgendola e stabilendo, nei cinque secoli successivi, una ferrea dottrina che diede infine ordine e stabilità al cristianesimo. Che confermò, dopo averla persa ad opera della Riforma e che sta tentando, con metodica insistenza, di ripistinare.  Resta implicito che la Chiesa universale direttamente e le sue frammentarie gemmazioni , per politica soggezione al potere dei vari imperatori del nord europa, già barbarico, del rovesciamento della prassi "gesuitica" si fece beffe ed instrumentum regni presso le plebi e gli incolti, tanto è vero che, oggi, dovendo contrastare una conoscenza superficiale ma esclusiva ed escludente, quella tecnologica, praticata, ma non conosciuta nella sua particolarità dai suoi utenti commerciali, ripiega per un po' sul terzo mondo dei poveri e degli esclusi, ultima edizione. Per il quarto mondo, bisognerà attendere che si dirozzi un po'. Tramite i suoi rifiuti, la Chiesa vuole rimanere abbarbicata alle società potenti, vuole avere ancora qualcosa da assegnare ai suoi adepti, non nelle "favelas" del mondo, ma nei ranghi intermedi - dai più bassi -  per mantenere e possibilmente ripristinare la sua affinità benefica col mondo del male. Una dicotomia senza la quale, l'una e l'atra non si tengono. 

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